Dalle sezioni del PCL

Ponticelli dice NO allo sgombero.

Vittoria del picchetto anti-sgombero al convento occupato di Ponticelli, a Napoli.

15 Settembre 2015

La lotta tra occupanti e Curia rappresenta la battaglia tra diritto all’abitare dei proletari e proprietà privata immobiliare dei preti. Lo Stato borghese dimostra, qualora fosse ancora necessario, quali interessi di classe tutela, schierandosi militarmente a difesa della borghesia clericale.

sgombero convento

Oggi un dispiegamento enorme di forze di polizia ha provato a sgomberare 24 famiglie in occupazione del Convento di via Ulisse, Porta-Giurleo nel quartiere Ponticelli, di proprietà della Fondazione “Opera Pia”.
Per motivi propedeutici al ragionamento è bene spiegare la dinamica che negli ultimi mesi ha contraddistinto questa vertenza.
Il giorno 15 aprile avviene uno sgombero, che non va a buon fine. Nel lasso di tempo che va dal 15 aprile al 15 settembre, PCL e USB, assieme a delegati democraticamente eletti dagli occupanti, avviano una trattativa con la Curia, chiedendo che il Comune di Napoli faccia da “interlocutore” o “garante”. Dopo alcune mediazioni si raggiunge un accordo tra le parti in cui gli occupanti del convento dichiarano la propria disponibilità a pagare l’equivalente di un affitto di una casa popolare, a pagare regolarmente le forniture elettriche, uscendo da una condizione di abusivismo per un percorso di regolamentazione.
Per fare in modo che tale accordo diventi una legge comunale, PCL, USB e gli occupanti case rivendicano dalle istituzioni comunali una delibera di “Albergo sociale”; una tipologia di risoluzione di alcuni problemi sociali della città, tra le altre cose già altre volte approvati in altre situazioni simili.
A fronte di un accordo già sostanzialmente a buon punto, l’atteggiamento del PM è stato quello del disprezzo totale di qualsiasi ragione degli occupanti e per un approccio di tipo repressivo a tutti i costi, confermando l’ordinanza di sgombero con l’interruzione della fornitura idrica ed elettrica.
Dinanzi a questo atteggiamento la decisione degli occupanti e dei compagni è stata quella di una resistenza ad oltranza. Dopo un lungo braccio di ferro durato circa 6 ore, con minacce da parte delle forze dell’ordine, e diversi momenti di fortissima tensione – che hanno portato anche al ferimento di un’occupante del convento, questi decidono di desistere dallo sgombero.
Una vittoria, seppur parziale, ma importantissima, dato l’atteggiamento che sin dalle prime ore dell’alba avevano mostrato le forze di polizia, schierate con Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia Municipale, Polizia di Stato e dirigenti addirittura in alta uniforme. Un atteggiamento eccessivo a fronte di un illecito per allaccio abusivo di fornitura elettrica, per cui, in genere, non si procede ad uno sgombero, ma al taglio delle forniture o, in alternativa, ad un percorso di regolamentazione con il pagamento di arretrati.
Crediamo che la dinamica per cui si è sviluppata tale lotta sia da esempio sotto diversi punti di vista:
1) i proletari non hanno altri alleati che loro stessi.
L’atteggiamento meschino e vigliacco della giunta De Magistris, che ha preferito staccare i telefoni per quasi 12 ore, pur di non essere investita di responsabilità durante le trattative, dimostra che non esiste alcuna “giunta comunale di emergenza popolare” o “amica” delle ragioni delle classi subalterne.
2) i nemici dei proletari non sono ne’ i migranti ne’ i rom, più volte additati come dei “privilegiati” dallo Stato rispetto agli “italiani”, bensì la borghesia in tutte le sue sfaccettature, siano esse religiose, come nel caso specifico, “arancioni” o a “5 stelle”.
3) la lotta è l’unico modo per vincere, laddove i proletari sono determinati e uniti.
A tal proposito le ragioni della vittoria sono da ricondurre soltanto alla caparbietà degli occupanti e dei comunisti, che sono stati al loro fianco ed alla loro testa. Percorsi clientelari non avrebbero portato alcun risultato.
4) la lotta tra occupanti e Curia rappresenta la battaglia tra diritto all’abitare dei proletari e proprietà privata immobiliare dei preti. Lo Stato borghese dimostra, qualora fosse ancora necessario, quali interessi di classe tutela, schierandosi militarmente a difesa della borghesia clericale.
I prossimi passaggi per la risoluzione definitiva di tale vertenza saranno svolti con ulteriori iniziative di lotta che investiranno direttamente il Comune di Napoli, chiamato a rispondere tempestivamente della produzione della delibera necessaria a risolvere la questione.

PCL - Sezione di Napoli

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