Interventi
Economisti borghesi delinquenti e cinici
12 Settembre 2015
Il botto in Cina ha aggravato lo stato di prostrazione degli economisti borghesi che gli indebolisce mentalmente, gli toglie le difese e ciò che dicono, senza rendersene conto, è una conferma delle analisi e delle previsioni de socialismo scientifico nell’agonia del modo di produzione capitalista: “ la vita del capitalismo monopolistico del nostro tempo è una catena di crisi. Ogni crisi è una catastrofe. La necessità di sfuggire a queste catastrofi parziali per mezzo di barriere doganali, dell’inflazione, dell’aumento della spesa pubblica e dei debiti etc. prepara il terreno per nuove crisi, più profonde e più inevitabili. Queste preparano ineluttabilmente delle catastrofi rivoluzionarie. Veramente non è facile ammettere con Sombart che il capitalismo divenga col tempo sempre di più ‘calmo posato, ragionevole’. Sarebbe più giusto dire che è in procinto di perdere le sue ultime vestigia di ragione. In tutti i casi, non c’è dubbio che la ‘ teoria del crollo ’ ha trionfato sulla teoria dello sviluppo pacifico”. Oramai lo stato di crisi e la regola e non esistono più intervalli di normalità.
Nel 2008 la presunzione sulle previsioni perfette dei modelli matematici si trasforma in sconforto. Una degli analisti più importanti del Sole 24 ore, Marco Margiocco ammetteva, senza tanti giri di parole, che: “L’intero invesment banking è stato colpito dal morbo di Black-Scholes: il virus nascosto nella formula matematica che porta quel nome e che ha fatto vincere all’Accademia americana tre premi nobel. La formula, che si pensava capace di eliminare il rischio dalle transazioni finanziarie, è invece la madre di tutti i guai, con la pretesa di saper individuare il giusto prezzo futuro. Di prevedere il futuro, insomma”(Sole24ore 21 sett. 2008). Emanuel Derman, capo delle strategie quantitative di Goldman Sachs, dove ha lavorato dal 1985 al 2002, nel febbraio del 2012 intervistato da Corriere Economia, alla domanda “Lei ne ha creati parecchi di modelli: non si sente in colpa”, rispondeva con un candore ributtante: “No, perché dipende da come li si utilizza. L’importante è capire che i modelli finanziariari non sono la verità e nemmeno una rappresentazione accurata della realtà; sono solo analogie che usano lo stesso linguaggio della scienza fisica, ma il loro significato e contenuto sono molto diversi e alla prova dei fatti possono andare in frantumi. Il mondo a cui si riferiscono è solo ipotetico”. Derman, prima di andare a Goldman Sachs faceva il fisico e alla domanda “Come mai aveva deciso di lasciare la fisica per la finanza?”, rispondeva: “all’inizio credevo che i modelli finanziari potessero funzionare come quelli della fisica e fossero capaci quindi di prevedere il futuro: ero infatuato dalle loro eleganti formule matematiche. Per gli economisti è ancora più difficile distaccarsene, gli danno più credibilità perché non conoscono davvero i modelli ‘ buoni’, quelli della fisica”. Cattivo economista ma anche cattivo fisico. Un fisico materialista e dialettico non commetterebbe l’errore di Derman che riduce le leggi della storia umana a quelle della fisica. Questi intellettuali che fanno i raffinati precipitano in un meccanicismo volgarissimo, che i filosofi del grande meccanicismo seicentesco sapevano evitare. In un bell’articolo su Le Scienze del gennaio 2012 (Una formula per rovinare l’economia) il giornalista scientifico David H. Freedman denunciava i delinquenti di Wall Street che, nonostante, il crakc del 2008 continuavano nelle loro speculazioni “usando basi scientifiche inconsistenti…In nessuna altra area dell’attività umana è mai stata riposta tanta fiducia su basi scientifiche tanto inconsistenti come nella finanza” Nell’articolo veniva citato David Colander del middlebury College: “L’idea di avere a disposizione modelli in grado di rendere conto delle incertezze e dei comportamenti imprevedibili dei mercati è folle. Ma è così che sono stati usati i modelli… non ci sono mai stati incentivi a diffidare dei modelli perché la gente che sta ai comandi e li adopera continua a fare un sacco di soldi”.
E adesso veniamo al settembre del 2015 dopo che i vari Quantitative Easing di Obama e di Draghi continuano a ingrassare l’aristocrazia finanziaria, e la ripresa annunciata anno dopo anno non arriva. Mohamed El-erian, ex amministratore delegato delegato della Pimco, azienda di gestione di investimenti (al giugno 2015 gestiva una massa monetaria di 1.500 miliardi di dollari), ora consulente economico generale di Allianz e presidente del Consiglio per lo sviluppo globale di Obama, col cinismo proprio dell’intellettualità parassitaria del capitalismo nella sua agonia, riconosce che la “maggiore instabilità, ora verso l’alto e ora verso il basso, è da considerarsi la nuova norma dei mercati finanziari”(Sole 24 ore, 10 settembre 2015). El-Erian elenca i fattori dell’instabilità:
1) I paesi emergenti non sono più in grado di “controbilanciare la fiacchezza in Europa e Giappone….e, come ha sottolineato il presidente della Banca Centrale europea, Mario Draghi giovedì scorso, l’europa non si trova certo nella posizione ideale per riuscire a superare la fase di ristagno, lasciando agli USA l’onere troppo pesante di fungere da potente locomotiva della crescita globale”;
2) La bolla speculativa in Cina: “Con modalità molto simili come dieci anni fa la maggior parte delle famiglie negli USA perseguì l’intento di acquistare la casa..così l’apparato cinese di governo ha incoraggiato i cittadini a una partecipazione molto ampia al mercato azionario”;
3) La guerra valutaria cinese e la fuga di capitali dai BRICS;
4) La scarsa fiducia nelle “capacità dei policy-maker di reagire con rapidità ed efficacia. In parte, è dovuto all’aver fatto eccessivo affidamento sulle banche centrali, considerate l’unica soluzione praticabile”
5) La paura che la prossima settimana la Banca Centrale USA aumenti i tassi d’interesse che per EL-Erian è “la politica giusta nel momento sbagliato…proprio come la decisione di Pechino del mese scorso di indirizzarsi verso un sistema valutario più flessibile, anche questa giusta decisione in materia di economia interna rischia di accrescere l’instabilità finanziaria globale proprio in questo frangente”
6) i marchingegni dei prodotti finanziari.
Il consulente di Obama ha il timore che l’instabilità finanziaria abbia una ricaduta nell’ ‘economia reale’. Il cinismo qui è al massimo perché l’ ‘economia reale’ è massacrata ben prima del 2008. El Erian individua delle cause reali ma secondarie. Non può spiegare questa cause perché non è in marxista. La finanziarizzazione, l’esportazioni di capitali sono quelle che Marx chiamava cause antagoniste alla legge della caduta tendenziale del saggio del profitto. Proprio del declino, dell’agonia del capitalismo è che queste cause antagonistiche diventino esse stesse fattore di crisi. Dal punto di vista politico, per noi, è importante il riconoscimento che anche le banche centrali hanno fallito.
Siamo in mano a una banda di delinquenti. Gli economisti borghesi sono come i nemici di Galileo che per sostenere ciò che non era sostenibile si inventavano ipotesi per far quadrare i fatti con il geocentrismo. Olivier Cromwell, che Trotsky ammirava per la determinazione con cui schiacciava i nemici della rivoluzione, cacciò via dalle università inglesi gli aristotelici e aprì le porte ai discepoli di uno dei padri del moderno materialismo, Francis Bacon, odiato due secoli fa dai romantici, dalla seconda metà del novecento anche dalla scuola di Francoforte e da tutta la canea reazionaria dei postmoderni).