Dalle sezioni del PCL

Bisogna salvare le fabbriche e i posti dei lavoro, non i parassiti dell'aristocrazia finanziaria!

9 Settembre 2015

Questo documento è stato scritto una settimana fa, come volantino per la diffusione in occasione dell’annunciata manifestazione dei lavoratori Alcoa ed Eurallumina di fronte al MISE a Roma: purtroppo, come prevedevamo già alcuni giorni fa, è notizia di queste ore che la stessa Glecore si prepara a tagli e licenziamenti come conseguenza della crisi internazionale che colpisce il settore delle materie prime. La lotta per l’esproprio è più che mai indispensabile, dietro i tira e molla delle trattative si nasconde l’incapacità del governo e l’impossibilità dei capitalisti di garantire i posti di lavoro e la produzione.

Come prevedevamo, Alcoa ed Eurallumina restano chiuse e gli operai sono di nuovo costretti a scendere in piazza, con in più la minaccia dei processi per le manifestazioni precedenti! Questo solo basta a mostrare l’assoluta malafede e il disprezzo per i lavoratori del governo! La situazione dimostra il totale fallimento della linea sindacale sinora seguita. Condurre lotte separate dalle altre categorie di lavoratori per ottenere dal governo tavoli dove si firmano impegni che restano sulla carta, non fa fare un passo avanti ai lavoratori ma serve ai governanti per prendere tempo, perché non hanno alcuna volontà ne soluzioni da offrire.

Non sarà il “mercato” a salvare Alcoa ed Eurallumina!
La linea del sindacato e dei governi nazionale e regionale è sempre cercare un nuovo padrone che acquisti la fabbrica. Ma ne i burocrati sindacali, ne il governo dicono la verità ai lavoratori. La crisi dell’Alcoa non è un problema di produzione o di costo dell’energia, è una crisi dei profitti! A causa della crisi internazionale esplosa nel 2008 oggi crollano i prezzi delle materie prime, crollo rafforzato dal rallentamento economico cinese. Nonostante i bassi prezzi dell’alluminio le giacenze nei magazzini restano elevate. Questo fatto riflette un crollo della domanda mondiale, cioè un arresto della produzione industriale generale: l’industria si ferma, quindi servono meno materie prime. L’Alcoa opera nel mercato internazionale delle materie prime, e, come tutti gli altri del settore, per salvare i profitti chiude stabilimenti, taglia posti o sfrutta di più i lavoratori. Non a caso negli ultimi giorni “ha avviato un’ulteriore revisione della capacità di raffinazione ad alto costo, che potrebbe portarla a chiudere, rallentare o vendere impianti per 500mila tonn. di alluminio (pari al 14% della sua capacità totale) e 2,8 milioni di tonnellate di allumina (16%).” (Il Sole24Ore 03/09/2015). In tutto il settore delle materie prime si preparano decine di migliaia di licenziamenti a livello mondiale. Se già la trattativa tra Governo italiano, UE e Glencore sul costo dell’energia non è il solito gioco delle parti per illudere i lavoratori, gli operai sardi non potranno aspettarsi da un nuovo padrone che un’ennesima chiusura o sacrifici e tagli!

La soluzione alla crisi economica è la lotta per l’esproprio senza indennizzo e sotto controllo operaio!
Dal oltre 30 anni vediamo lo smantellamento inesorabile dell’industria nei paesi più avanzati. Dagli Stati Uniti, all’Europa, alla Sardegna avanza il deserto industriale. Contemporaneamente si estende lo strato parassitario dell’aristocrazia finanziaria. Il capitale non trova più redditizio investire nella produzione e nell’economia reale mentre fa profitti favolosi con la speculazione finanziaria e in borsa. Questo è il motivo del crack del 2008 e della crisi attuale. La decisione delle banche centrali americana, europea e cinese di pompare migliaia di miliardi di dollari nel sistema non sta rilanciando l’industria ma sta rialimentando le speculazione finanziaria e preparando un nuovo collasso economico. Questa situazione indica che il capitalismo è in putrefazione e non può più garantire alcuno sviluppo. Espropriare le industrie e i banchieri è necessario per riavviare la produzione reale, salvare i posti e riprendere la via dello sviluppo.

Una burocrazia sindacale succube e corrotta
Allora perché i vertici delle direzioni sindacali non unificano le centinaia di lotte divise in un’unica grande forza? Perché il sindacato non rivendica la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio di Alcoa, Eurallumina, Meridiana o delle altre fabbriche in crisi nello stato italiano? Perché è controllato da una burocrazia succube e corrotta. Lo stipendio d’oro (336mila euro) dell’ex segretario della CISL Bonanni gli è costato la dimissione anticipata nel 2014. L’iscritto Cisl Fausto Scandola è stato espulso per aver denunciato i privilegi dei burocrati: Sorgi, Inas Cisl (256mila euro), Ranieri, Fisacat CISL (237mila euro) ecc. L’ex segretario della CGIL Epifani occupa ora una ricca e comoda poltrona da deputato della repubblica. Così si hanno comprato questo Giuda craxiano perché votasse in parlamento l’abolizione dell’articolo 18 e l’affossamento dello Statuto dei Lavoratori. Susanna Camusso, che nel comizio del 2009 a Cagliari invocava la requisizione dell’Alcoa ora tace e non fa nulla! Gente così è lontana anni luce dei problemi dei lavoratori è non ha alcuna voglia di lotta! Lavora per dividerli perché a paura di lottare e di perdere i privilegi!

I lavoratori sardi devono riprendere in mano il controllo del sindacato! Bisogna convocare un’assemblea generale sarda dei delegati delle fabbriche, dei cassintegrati dell’industria e dei trasporti, dei lavoratori del commercio, servizi, scuola (Alcoa, Eurallumina, Meridiana, grande distribuzione ecc.) eletti dal basso e revocabili, per discutere un piano comune di lotta e unificare tutte le vertenze! In ogni luogo di lavoro è necessario formare comitati di lotta che raggruppino tutti i lavoratori Tutte le risorse finanziarie del sindacato devono andare al sostegno della lotta e alla preparazione dell’assemblea dei delegati, non a ingrassare i burocrati!

L’unica soluzione è l’esproprio da parte della Regione Sarda, senza indennizzi e sotto il contro operaio, di Alcoa, Eurallumina, Meridiana e tutte le altre imprese che chiudono o licenziano!

Mentre i banchieri e i capitalisti responsabili della catastrofe economica non fanno nemmeno un giorno di galera continuando ad accumulare profitti con le stesse speculazioni, gli operai sardi sono sotto processo per aver difeso il posto di lavoro!

I processi contro gli operai devono essere immediatamente interrotti e tutti i capi d’accusa ritirati! Bisogna costituire un comitato regionale di sostegno aperto a tutte le forze popolari, sindacali e democratiche per il ritiro dei processi!

Vogliamo vedere sul banco degli imputati gli industriali, i banchieri e il ceto politico regionale e nazionale responsabili del disastro economico e del saccheggio della Sardegna!

Partito Comunista dei Lavoratori - Coordinamento regionale Sardegna

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