Interventi

Se questa è Chiesa

27 Agosto 2015

Come non provare una certa simpatia per le recenti dichiarazioni di alcuni alti prelati a sostegno dei profughi, contro il razzismo e le politiche del Governo ”del tutto inefficaci e riottose ad affrontare questo problema con umanità ed impegno”?

E come non riconoscere che la Chiesa si stia schierando , finalmente in coerenza con i suoi principi fondanti, con i poveri, i perseguitati e i diseredati?

Difficile negarlo, quasi impossibile quando ogni giorno su stampa e televisioni appaiono polemiche, interviste e dichiarazioni a favore e contro, che nell’insieme sembrano certificare tale realtà.
Una realtà secondo la quale il nostro paese sembrerebbe diviso in tre grandi aree di opinione: quelli che i profughi li vorrebbero accogliere senza se e senza ma, quelli che li vorrebbero accogliere entro certi limiti ma non sanno come fare e quelli che li butterebbero senz’altro a mare: rispettivamente la Chiesa (sinistra), il centro (governo) e la destra (i razzisti con in testa la Lega). A questa classificazione, piuttosto arbitraria e sicuramente assai datata, sfuggono però gli indecisi che oscillano fra la varie posizioni e che i grillini cercano di rappresentare con tutte le ovvie e paradossali contraddizioni.

Insomma l’impressione è che la Chiesa, progressivamente si stia sostituendo alla sinistra politica tradizionale nella rappresentanza delle fasce più povere della popolazione e non solo da noi ma a livello globale.

Non è una novità, fin dal primo giorno del suo insediamento sul soglio di Pietro, Papabuono ha annunciato la nuova Chiesa del terzo millennio: senza più la concorrenza del comunismo saranno i poveri la principale risorsa dalla quale attingere consensi per rilanciare il cattolicesimo nel mondo.

Però è innegabile che il recente aggravarsi della situazione abbia accelerato il cammino sulla nuova via e forse oltre le intenzioni di Papabuono stesso.

Cosa c’è che non va in questo? Non è forse un bene che ci sia qualcuno talmente autorevole da non poter essere ignorato che si batte per i bisogni del popolo?

Con questi presupposti, non si può che rispondere ”sì”; ma allora tanto vale abiurare i residui pruriti laici e socialisti e abbracciare senz’altro la fede come unica risorsa possibile per ottenere un minimo di giustizia sociale.

Ma la realtà non è fatta solo di immagini o parole, che sono la sua manifestazione estetica e sonora, ma un processo in divenire; il quale per essere compreso implica la conoscenza della storia e cioè delle relazioni umane politiche ed economiche che l’hanno generato.

Solo in questo modo ci si può orientare nel caleidoscopico vortice di suoni e colori per cercare di cogliere, non la verità o il bene che in assoluto non esistono, ma la tendenza prevalente del processo in atto, ovvero la direzione futura del cambiamento.

Non è facile, anzi estremamente problematico, specialmente in un paese in decadenza come il nostro, che è al secondo posto (dopo il Messico) nella classifica dell’ignoranza mondiale: secondo una ricerca recente la metà della popolazione non è in grado di capire quello che legge, quindi è lecito supporre che legga poco o niente.

Tuttavia bisogna continuare ad affermare con forza, oltre ogni apparenza, che non è affidandosi alla Chiesa che potranno migliorare le sorti dell’umanità.

Essa rappresenta il potere millenario del clero, che oggi compete per il dominio sull’umanità con la borghesia, come in passato faceva con la nobiltà e l’aristocrazia. E che ricorre a tutti gli strumenti a sua disposizione: il denaro, la propaganda, la tecnologia, la scienza e la tecnica.

Ma essa non è soltanto questo, è molto di più. È un’istituzione totalitaria ma eclettica che affonda le sue radici nell’antichità: l’unica mai riuscita a sopravvivere ai grandi cambiamenti epocali. Si schiera sempre con i vincitori, dimostrando, essa sì, una grande capacità di vedere oltre le apparenze, ricorrendo secondo convenienza alla tradizione, alla superstizione, all’economia e alla politica.

La Chiesa è responsabile quanto gli Stati occidentali, che ha sempre sostenuto e che ora accusa di egoismo, del caos primordiale in cui stanno precipitando i paesi mussulmani.

È complice delle politiche di demolizione della sanità e della scuola pubblica, essendo interessata alla gestione diretta di tali attività, per il profitto e per imporre un’educazione religiosa. Parimenti succhia dalle risorse pubbliche, sempre con la complicità di politici compiacenti, tramite la gestione delle attività caritatevoli: Caritas, Ass. Giovanni XXIII, e Acli nella formazione professionale.

Svolge attività commerciali senza alcun controllo fiscale (comitati per la fame nel mondo), è gestore di teatri e sale cinematografiche dove si proiettano film in programmazione corrente e rilascia biglietti fuori norma.

È infiltrata con il consenso di presidi compiacenti nelle scuole statali, specialmente licei classici (vedi quello di Forlì), dove circola liberamente la sua propaganda e gestisce appartamenti e studentati nelle città universitarie (Comunione e Liberazione). Possiede giornali, TV e case editrici.

Sceglie gli insegnanti di religione che però paga lo Stato e riceve lauti finanziamenti dai Comuni e dalle Regioni per le scuole di sua proprietà di ogni ordine e grado.

Condivide e promuove da sempre le politiche antioperaie di qualsiasi governo, sia esso di centro, destra o sinistra, tramite l’azione dei sindacati a lei prossimi: primo fra tutti la CISL.

È spietata nell’esigere gli sfratti dei suoi inquilini morosi, pur essendo il primo proprietario di immobili in Italia e nel mondo.

Possiede di fatto, ricorrendo ad artefici giuridici, banche e assicurazioni ed è un protagonista finanziario a livello globale: una multinazionale le cui attività sfuggono più di altre ad ogni controllo (Compagnia delle opere, IOR ecc.).

Dopo la guerra fredda il potere della Chiesa si è molto rinforzato e se ne vedono i risultati. Ma dal punto di vista del clero, dopo il trionfo del capitalismo, la secolarizzazione dei rapporti umani è stata una conseguenza imprevista e non auspicata, anche se certamente preferibile al comunismo.

Le denunce di Papabuono contro l’idolatria della merce e l’egoismo imperante vanno viste come il tentativo di recuperare il terreno perduto sul piano della competizione con la borghesia per il controllo delle coscienze.

Però, a prescindere da quanto detto, il fatto che Papabuono si scagli contro l’economia di mercato è un buon segnale: vuol dire che anche la chiesa, che la sa lunga, sente puzza di bruciato.

Questa è la realtà, il resto è fumo d’incenso e odor di crisantemi.

PCL - Sezione Romagna

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