Prima pagina

INTERVENTO DEL PARTITO SULLA LOTTA PER LA CASA CC del PCL– luglio 2015

27 Luglio 2015
Cc casa

In questi anni di crisi economica del capitale e di ristrutturazione e riorganizzazione delle forze e degli spazi del capitale stesso si sono sviluppate, in forme organizzate o meno, in tutte le città italiane e in particolare nelle grandi metropoli, le resistenze a sfratti e sgomberi e lotte per la casa in varie forme e declinazioni. Inutile sottolineare come una simile questione politica, sociale ed economica coinvolga grandi quote di proletariato e sottoproletariato, colpiti direttamente su un bisogno primario come quello della casa, con casi in cui l'affitto o il mutuo divengono la principale voce di erosione e riassorbimento del salario costringendo alla miseria intere famiglie e settori del proletariato, che oggi non sono nelle condizioni di replicare la propietà diffusa e stabile della prima casa, così come non hanno più a disposizione quel numero di "case popolari" disponibile fino a pochi decenni fa, ora "precarizzate" o direttamente vendute e sostituite in parte dal truffaldino Social Housing. "Non appena l'operaio abbia finito di subire lo sfruttamento del fabbricante, ed abbia toccato il salario in contanti, eccolo a diventar subito preda degli altri membri della borghesia, il padrone di casa, il bottegaio, il prestatore a pegno" - Karl Marx, Il Manifesto del Partito Comunista

QUESTIONE ABITATIVA E SCENARIO DEI MOVIMENTI SULLA CASA
La questione della casa e le lotte che ne conseguono, siano esse sotto forma di resistenza o di riappropriazione/occupazione, sono in grado di dare vita a processi di aggregazione e costruzione di coscienza di classe se strutturate in termini classisti, anticapitalisti, rivoluzionari. Uno dei primi elementi che viene messo in discussione da queste forme di lotta è sicuramente quello dell'involabilità della proprietà privata, associato a processi di aggregazione e elaborazione di una coscienza di classe a partire dal bisogno e dalla necessità della casa dai quartieri e dalle città. Non è un caso che lo Stato e tutte le sue strutture amministrative intermedie e periferiche spalleggino e assecondino gli interessi di grandi proprietari attraverso la costante marginalizzazione delle formule di edilizia popolare, attraverso la truffa del cosiddetto Social Housing creato ad arte per trasferire nelle tasche di immobiliaristi, speculatori e palazzinari fiumi di denaro pubblico al fine di ridare slancio ai profitti e alle rendite in un mercato immobilizzato e in difficoltà. Non è un caso che vengano messe costantemente al servizio di proprietari e padroni di casa le forze dell'ordine per sgomberare, sfrattare e colpire direttamente i movimenti sociali e politici che si pongono come obiettivo l'organizzazione di resistenze ed occupazioni.
Non è un caso che enormi patrimoni immobiliari, sfitti o meno, siano merce di scambio a garanzia di bilanci pubblici e di soggeti speculatori privati e finanziari e che la contrazione dell'offerta sia strumento per la speculazione sui prezzi e sugli affitti.
Il Piano Casa di Lupi e Renzi è stato il paradigma di quelli che sono gli interessi e la volontà di costruttori e proprietari. Attraverso l'art.5 si colpisce chi occupa con l'impedimento ad accedere a servizi essenziali come acqua, luce, gas, telefonia fissa e residenza; attraverso l'apertura alla totale svendita del patrimonio immobiliare pubblico e al suo abbandono e smantellamento; per tramite della farsa di poche briciole per i fondi contro la morosità incolpevole (formula ambigua e arbitraria) e la difficoltà abitativa; con lo sdoganamento del Social Housing e del sostegno attraverso le casse pubbliche a proprietari e speculatori.
Questi processi economici, politici e sociali non solo colpiscono direttamente proletari e sottoproletari in difficoltà; non si traducono solo in sfratti, sgomberi, pignoramenti e crisi sociali al limite dell'emergenza, ma divengono strumento principale per la riorganizzazione degli spazi metropolitani, per la modificazione radicale delle tradizionali composizioni sociali dei quartieri, con processi di espulsione nelle periferie degradate, abbandonate e prive di servizi per tutti coloro che non hanno accesso alla soglia del consumo tipica dei ceti medi, attraverso la ridefinizione dei centri storici e dei quartieri popolari più appetibili al mercato che vengono trasformati in zone di consumo, vetrine per il turismo e riqualificazioni funzionali agli interessi economici e finanziari di ceti medioalti. Questi processi di gentrificazione sono portati avanti con processi di una violenza inaudita e con lo scopo di allontanare, marginalizzare e isolare in quartieri ghetto alienanti proletari e sottoproletari, costringendoli a capitolare in una spirale viziosa di degrado, impoverimento, isolamento e assenza di qualsiasi luogo e possibilità di aggregazione e solidarietà.
Non è un caso quindi che si sviluppino, in maniera disomogenea e quasi spontaneistica, forme di resistenza e di lotta che vedono, al momeno, forze antagoniste, disobbedienti e anarchiche in competizione tra loro nel tentativo di egemonizzare tali lotte attraverso le proprie parole d'ordine e le modalità che appartengono alle varie declinazioni. Comitati di quartiere, coordinamenti di lotta e occupazione, comitati anti-sfratto, occupazioni singole, gruppi informali di resistenza, occupazioni collettive, reti di solidarietà, esaltazione della marginalità sociale, movimenti compositi in collaborazione e coadiuvazione delle istituzioni territoriali e dei municipi, legami con le lotte antirazziste, contro le privatizzazioni, saldatura con la rivendicazione del reddito garantito, del rifiuto del lavoro, della generica creazione di zone franche...sono solo alcune delle formule adottate nelle varie città e nei vari quartieri da queste forme di lotta e organizzazione. Alcune con maggior successo altre più marginali o esposte alla repressione poliziesca. Le finalità sono le più differenti ma, ciò che manca e fa mostrare la sua assenza e debolezza laddove esista, è un intervento politico e organizzativo coerente con la lettura marxista rivoluzionaria dei processi organizzativi e di costruzione di lotte anticapitaliste.

I COMPITI DEL PARTITO NELLO SCENARIO ODIERNO
Il Partito Comunista dei Lavoratori deve farsi carico di questa necessità politica attraverso la strutturazione coordinata di un intervento delle sue sezioni sul tema della casa; ricercando territorialmente le modalità migliori per costruire un intervento autonomo e in grado di confrontarsi con i processi di lotta e di resistenza in maniera protagonistica e militante. E' risaputo che alcune sezioni del nostro partito già fanno di questo tema politico un loro ambito di intervento in grado di dare risalto alla propria particolarità teorica, programmatica e politica.
E' necessario dare una razionalità politica a questo lavoro. Come in ogni settore d'intervento si tratta di perseguire l'obiettivo della costruzione di una tendenza rivoluzionaria fondata sulle rivendicazioni programmatiche del partito relativamente al settore in questione. Una tendenza che raggruppi sulla nostra piattaforma di intervento il settore più avanzato e combattivo del movimento di lotta per la casa, avvicinandolo al partito. Le modalità di perseguimento e costruzione di questa tendenza rivoluzionaria possono variare a seconda dei contesti. In determinati casi può essere necessario o utile prender parte ad aggregazioni classiste più larghe interne al movimento, segnate dalla presenza di altri soggetti politici. Si tratterà allora di usare il bacino di relazioni di queste aggregazioni transitorie in funzione del nostro progetto di costruzione della tendenza rivoluzionaria: senza blocchi politici confusi con altri soggetti temporaneamente alleati ma in competizione con essi nella lotta politica per l'egemonia.
La nostra proposta politica si distingue dall'impostazione prevalente delle forze “antagoniste” non solo nel merito del programma transitorio, ma anche in relazione alla prospettiva del movimento.
In primo luogo rivendichiamo lo sviluppo di un movimento di lotta per la casa che sia unificato nazionalmente su basi democratiche con il ruolo riconosciuto e decisivo dei soggetti sociali coinvolti: fuori e contro quelle logiche localiste micro territoriali con le quali le diverse componenti dell'antagonismo si disputano le une contro le altre le proprie quote controllate di occupanti case, spesso usandole in funzione del proprio riconoscimento contrattuale presso le istituzioni locali dello Stato. La proposta dell'autorganizzazione democratica degli sfruttati e dell'unificazione nazionale del loro fronte risponde alla necessità elementare di sviluppare la loro coscienza ed esperienza, ed anche la loro forza vertenziale generale. Ponendo oltretutto le condizioni di un confronto libero e vero all'interno del movimento tra proposte e indirizzi diversi.
In secondo luogo ci battiamo per una logica di massa, non minoritaria. Il problema non è solamente unificare su basi democratiche l'attuale movimento di lotta per la casa, nelle sue modeste proporzioni. Il problema è battersi perchè il movimento operaio nel suo insieme assuma la questione della casa all'interno di un proprio programma di lotta generale. Nella battaglia per una vertenza generale unificante del movimento operaio e sindacale dobbiamo porre la questione delle abitazioni. Solo se la classe operaia incorpora il tema casa alla propria azione generale, solo incidendo per questa via sui rapporti di forza complessivi tra le classi, è possibile aprire varchi e strappare risultati reali. Nell'attuale movimento di lotta per la casa dobbiamo batterci per questa prospettiva, contro ogni visione autocentrata, dentro la nostra politica più generale del fronte unico di classe.
Diviene necessario coordinarsi maggiormente e, sulla base di un programma di transizione chiaro e rivoluzionario, dare vita ad un intervento costante, valutando territorialmente le migliori tattiche e strategie di intervento per aprire varchi di riconoscibilità politica e di reclutamento per il partito, allo scopo di costruire una forza di classe politicamente egemonizzata da noi. In alcuni casi- molto limitati- si potrebbe ipotizzare la strutturazione di un intervento autonomo attraverso "sportelli" e comitati di lotta costruiti attraverso l'iniziativa politica esclusivamente di nostri militanti e iscritti; ma per lo più si tratta di intervenire in coordinamenti o movimenti già esistenti per partecipare al dibattito politico e allo sforzo organizzativo cercando di influenzare pratiche e rivendicazioni su posizioni classiste in grado di porre lo scontro capitale/lavoro come focus centrale.
Il fine di questo intervento deve essere chiaramente quello di porre al centro della lotta per la casa la necessità di sviluppare una forza sociale e di classe fondata sulla contraddizione tra capitale e lavoro in funzione del rovesciamento del capitalismo, contro le derive post-operaiste e disobbedienti fondate sul riformismo radicale della conquista a spinta dei diritti o della rivendicazione di reddito garantito. Sforzo dei nostri militanti e iscritti quello di siluppare la saldatura di questa lotta con le lotte dei lavoratori e dei proletari in chiave anticapitalista e rivoluzionaria, per la costruzione di una rappresentazione politica e sociale della classe nei luoghi dove la classe stessa vive e per la costruzione di organi di contropotere che possano essere la base della nuova società comunista assieme ai consigli operai e dei lavoratori. Il nostro intervento deve porsi contro l'isolamento e l'autocentratura di una lotta sociale che non può essere autosufficiente e contro le impostazioni individualistiche o fourieriste. L'intervento sul terreno della casa deve essere funzionale alla diffusione di una coscienza di classe in grado di attrarre alle rivendicazioni del proletariato anche tutta la popolazione sottoproletaria, migrante, studentesca per mezzo di un programma transitorio che rompa con la gestibilità borghese anche su questo fronte; per la costruzione di tendenze anticapitaliste, classiste e rivoluzionarie sulla base di questo programma di transizione e la costruzione di un area di egemonia classista che possa contrapporsi al riformismo, al movimentismo, all'individualismo e all'anarchismo.
Per questo il CC delega alla Commissione Movimenti la raccolta da parte di tutte le sezioni del partito di resoconti e analisi della situazione abitativa e delle forze in campo sulla lotta per la casa insieme ad una valutazione delle possibili strategie di intervento laddove le forze lo permettano. Delega alla Commissione Movimenti anche la strutturazione di un confronto, attraverso una o più conferenze, tra quelle sezioni e militanti che già sono attivi sul tema della casa per avviare un percorso di centralizzazione e coordinamento dell'intervento del Partito sulla questione della Casa e l'individuazione di strategie e tattiche in grado di rendere effettiva la costruzione di fronti unici di massa e relazioni politiche e organizzative con le forze politiche, sociali e sindacali di avanguardia con cui poter strutturare un intervento classista, rivoluzionario ed anticapitalista a livello territoriale e nazionale.

PROGRAMMA TRANSITORIO PER LA LOTTA SULLA CASA
Per far fronte a questo diviene utile individuare già un primo abbozzo di programma transitorio su cui costruire l'intervento delle sezioni del nostro partito e dare una prima forma di coordinamento politico alle rivendicazioni e alle parole d'ordine del nostro partito, delle nostre sezioni e dei nostri militanti e iscritti:
Nazionalizzazione delle agenzie immobiliari, dei grandi patrimoni immobiliari privati e delle agenzie e aziende del territorio per l'edilizia - ex IACP sotto controllo dei proletari;
Blocco e cancellazione del Piano Casa del governo Renzi, dei "piani sgombero" locali, immediata revoca dell'art. 5 contro le occupazioni abusive e blocco delle speculazioni mascherate da riqualificazioni;
Blocco totale degli sfratti e degli sgomberi e sostegno ai picchetti di resistenza contro sfratti, sgomberi e pignoramenti;
Requisizione ed Esproprio di tutto lo sfitto e dell'invenduto in mano a Banche, Chiesa e sue ramificazioni, Agenzie Immobiliari, Società Finanziarie, Grandi Proprietari, Organizzazioni Mafiose e Multiutility e trasformazione di questi in edilizia popolare;
Occupazione di tutto lo sfitto ed invenduto fino ad applicazione dell'esproprio dei grandi patrimoni come strumento di riappropriazione, organizzazione e costruzione di una coscienza di classe in grado di reagire alle politiche di speculazione, gentrificazione e smantellamento dell'edilizia popolare;
Un piano di ristrutturazione e modernizzazione dell'edilizia popolare e dei quartieri popolari e assegnazione immediata a tutti i proletari e sottoproletari (salariati, precari, disoccupati, studenti, immigrati e persone in difficoltà) delle case vuote;
Trasformazione del Social Housing in formule ERP fino al raggiungimento di una casa e utenze gratuite per lavoratori, disoccupati, precari, cassintegrati, studenti e immigrati;
Sostegno alle occupazioni abitative singole e collettive e ai Movimenti e Coordinamenti di Lotta per la Casa;
Costruzione di comitati di quartiere e cittadini democratici, che coordinino tutte le occupazioni abitative, i comitati antisfratto e antisgombero, tutte le persone in lotta per la casa e tutti coloro che hanno difficoltà abitative;
Per un coordinamento nazionale di delegati e delegate eleggibili e revocabili in qualsiasi istante dei vari Movimenti per la Casa, Coordinamenti, Comitati, assemmblee di occupazione e di quartiere;
Per la saldatura dei movimenti di lotta per la casa al movimento operaio e studentesco, per l'unità delle lotte sulla casa alle rivendicazioni dei lavoratori;
Blocco di tutte le privatizzazioni dei servizi e per il controllo dei lavoratori sulla gestione dei servizi pubblici (Trasporti, Edilizia Popolare, Scuola, Sanità, Ambiente etc) e blocco della svendita del patrimonio edilizio pubblico;
Blocco delle Grandi Opere del profitto (Gronda e Terzo Valico, Tav Torino-Lione, Muos, Mose e molte altre in Italia);
Per un Piano di manutenzione del territorio e di recupero del dissesto idrogeologico.


Comitato Centrale del PCL
Bologna, 11 luglio 2015

Comitato Centrale del PCL
Bologna, 11 luglio 2015

CONDIVIDI

FONTE