Dalle sezioni del PCL
piano sanitario regionale ligure
Abbandonare le difese localistiche per una sanità pubblica efficiente
16 Luglio 2007
Il piano di riordino della rete ospedeliera ligure tra polemiche e concertazione. Scopo recondito buttare a mare la sanità pubblica
Siamo allibiti per le procedure che la amministrazione regionale ligure segue per l’attuazione del riordino della rete ospedaliera ligure, ma ancor più ci stupisce l’atteggiamento delle amministrazioni locali.
Il riordino della rete ospedaliera è osteggiata apertamente dai sindaci e dai consigli comunali di centrodestra, mentre la amministrazioni locali di centrosinistra concertano per ottenere che i tagli previsti dal riordino della rete ospedaliera regionale siano ridotti.
Ci domandiamo se questo è il metodo giusto per affrontare il problema della assistenza sanitaria in Liguria.
Le motivazioni addotte dalla giunta Burlando per un cervellotico riordino della rete ospedaliera, sono il pareggio di bilancio della sanità ligure e l’accentramento delle decisioni sul funzionamento o l’esistenza dei nosocomi liguri: togliendo la qualità di azienda ad alcuni, tagliando posti letto dove vi è carenza di personale, o eliminando presidi sanitari in località decentrate.
Questo modo di procedere è esattamente i contrario di quanto di dovrebbe fare nel settore della assistenza pubblica.
Uno slogan di una certa parte politica recitava qualche tempo fa :”la salute non è una merce, il cittadino è un utente non un cliente: si sa gli slogan sono fatti per darsi visibilità o dare in sintesi una scelta politica su un tema specifico di interesse pubblico.
E vero la salute non è una merce, il servizio sanitario deve essere reso nei termini più efficienti e qualitativamente migliori, a dispetto degli sbilanci fra entrate e uscite; considerazioni che sono aziendalmente importanti ma in termini di servizio dovrebbero essere ininfluenti, pur mantenendo una attenta gestione..
E fuori di ogni dubbio che vi sia nei conti della sanità ligure un forte sbilancio economico, ma prima di imporre tagli ridimensionamenti o chiusure sarebbe opportuno verificare dove e perché vi siano tali sbilanci e le inefficienze che purtroppo esistono nel sistema.
L’obiettivo primario però è razionalizzare il servizio con il principio della priorità della competitività a dispetto di ogni regola aziendale.
E chiaro però che se l’obiettivo recondito è scrollarsi di dosso un sistema difficile da gestire per affidarlo domani, con convenzioni o quanto altro di peggio si può trovare per pareggiare i conti aziendali,. alla iniziativa privata; quanto è proposto dalla giunta Burlando è il meglio che si possa fare. E se questo è il fine capiamo benissimo come le proposte della Amministrazione regionale vengano calate sulla testa dei cittadini creando un polverone di polemiche, suscitando smanie di campanile, concedendo qualche briciola agli amici, bacchettando gli avversari,giustificando tutto e il contrario di tutto.
In mezzo a tutto questo bailamme di trattative sotterranee e qualche volta “bipartisan”di comunicati e smentite: chi in effetti paga i costi di questa inefficienza, incompetenza e sprechi di tempo e di denaro sono i cittadini e i lavoratori addetti al sistema sanitario pubblico che vedono addensarsi pericoli concreti per il loro posto di lavoro:
La carenza di personale nei nosocomi liguri, i costi delle degenze, non possono risolversi con i tagli, i ridimensionamenti, le chiusure senza sostituzione, in nome del pareggio di bilancio che proprio la gestione delle amministrazioni regionali non è mai riuscite a realizzare. Si può con buona ragione sostenere che codeste amministrazioni (di centro destra e centrosinistra)hanno aggravato il deficit e che, lo stesso piano sanitario regionale con le strutture di direzione previste, aumenterà.
Che fare per fermare questa deriva? Si susseguono assemblee, infervorati interventi, spiegazioni tecnico scientifiche, ineccepibili a sentirle senza approfondire, ma la sostanza delle cose da fare è ben altro dai discorsi di parte:illuminati,, o pretestuosi,. Il che fare è buttare a mare questo piano sanitario (e i suoi estensori, e coloro che lo sostengono) con un movimento unitario che superi le logiche della difesa sito per sito, struttura per struttura, ma sia veramente un movimento di rivolta contro qualsiasi tentativo di mutilare depotenziare il servizio sanitario ligure. Le esigenze delle cure ai cittadini, la tutela dei posti di lavoro vengono prima di ogni considerazione aziendale. Ci viene da dire che invece di spendere 21 miliardi di euro in armamenti o per partecipare alle cosiddette missioni di “pace” il Governo dovrebbe predisporre un piano di riordino di tutta la sanità pubblica. Sanità pubblica che paesi esteri trovano ottima come sistema, anche se è gestita veramente male.








