Internazionale

“Valutazione d'insegnamento” e decomposizione capitalista

19 Giugno 2015

Questo testo prende forma da un intervento del Partido Obrero (sezione argentina del CRQI - Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale) nel dibattito sul progetto dell'Istituto di Valutazione dell'Equità e Qualità d'insegnamento della città di Buenos Aires. Il dibattito ebbe luogo martedì 12 agosto presso la Comisión de Educación di Buenos Aires, alla presenza di deputati da tutte le fazioni e un centinaio di docenti. [Traduzione a cura del PCL Sardegna]

Signori deputati: volendo ironizzare sulla mia prevedibile opposizione a questo progetto, un diputato mi ha appena chiesto se, oltre a oppormi al progetto articolato, avessi intenzione di votare anche contro “i suoi fondamenti”. Senza saperlo, ha colto nel segno: si tratta esattamente di questo. La nostra è un'opposizione di princìpi, sistematica, che risponde a una visione antagonistica dell'istruzione e della società in cui quest'ultima è inserita. L'istituto di valutazione docente e di “qualità d'insegnamento” che ci propone il macrismo non ha nulla di nuovo. La cosiddetta destra moderna, a detta di alcuni, non sta offrendoci niente di nuovo.
Da un lato, la “valutazione” risponde interamente alle riforme dell'istruzione che gli organi internazionali del capitale finanziario portano avanti ormai da decenni. Dall'altro, neanche il governo della Città innova nella relazione con la politica nazionale. A difesa del loro progetto, i deputati del PRO hanno invocato la Legge Nazionale dell'Istruzione, e su questo bisogna dargli ragione. La “valutazione d'insegnamento” è già presente in quella legge e nelle pratiche del Ministero dell'Istruzione nazionale, il quale si sottopone, già da anni, alle cosiddette prove Pisa, condotte dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCDE). La tendenza in questo progetto è comune a tutta la politica dell'istruzione a livello nazionale. Perciò, non soprende che gli oppositori – kirchnerismo e Unencerchino forme per dare consenso al progetto ufficiale.


Valutatori e valutati

L'Istituto di valutazione sarà un organismo autarchico, che ammetterà fondi privati al suo processo di finanziamento. La scuola pubblica pertanto sarà “studiata” dal capitale privato. Ora, cos'è che verrà sottoposto alla valutazione? Nel contesto di un'istruzione colpita dal crollo degli edifici scolastici o il permanente deterioramento dei salari dei docenti, lo Stato si autoesime dal presentare un bilancio sulla sua gestione d'insegnamento. Al contrario, mette il professore sul banco di prova. A gennaio di quest'anno, in occasione della crisi delle iscrizioni online, il Ministero dell'Istruzione della Città promise la sua presenza a quest'assemblea per “quando saranno finite le iscrizioni” e per presentare un bilancio del processo. Sono passati otto mesi. E stiamo ancora aspettando. Lo stesso Stato, insieme al governo, che propugna questa valutazione ha schivato in tutti i modi possibili un esame della propria politica, anche dopo aver lasciato più di 10.000 giovani senza lavoro(?).


Qualità d'insegnamento

Si è parlato tanto di “qualità d'insegnamento”. Voi (i deputati) avete polemizzato sugli “attributi” che sarebbero necessari per quello che si suol chiamare “un insegnamento di qualità”. Noi semplicemente, ci avvaliamo dello stesso concetto di “qualità d'insegnamento” e chiedo ai compagni docenti di non farsi ingannare nemmeno un attimo dal lessico dei nemici dell'insegnamento. La categoria di “qualità dell'insegnamento” ha la pretesa di isolare e sottrarre l'istruzione alle relazioni sociali che la circondano. Quelle relazioni sociali sono però segnate dalla frammentazionee dalla catastrofe sociale, dalla distruzione della famiglia, dalla liquidazione del diritto al lavoro. “Qualità d'insegnamento”? Signori deputati: in alcune delle scuole di questa città che ho visitato, ci sono alunni che raccontano ai professori dei furti che hanno commesso durante la giornata. I professori riescono solo a raccomandarsi di non usare armi per evitare maggiori conseguenze. La pretesa di considerare l'istruzione fuori dalle condizioni sociali imperanti e sottoporla a una valutazione isolata, ha naturalmente un'altra implicazione: si giudica la sua qualità come se si trattasse di un qualunque altro prodotto. È il primo passo, chiaramente, per assimilarla (l'istruzione) come una merce qualunque dandole un valore di mercato. Abbiamo sistemi di qualità anche nell'industria dell'automobile e in molte altre. Bisogna però metterlo in chiaro: tanto nell'istruzione quanto nell'industria, la qualità è antagonista del capitalismo, il proposito del quale non è perfezionare i prodotti del lavoro umano nelle varie aree del progresso collettivo, bensì la ricerca di un beneficio privato. Il “controllo di qualità”, sia dell'insegnamento o industriale, è solo un metodo sistematico di riproduzione del processo di lavoro, in vista di tali benefici. Nel caso dell'istruzione, i “controlli di qualità” rafforzano soltanto l'unilateralizzazione della conosceza a spese degli stessi alunni. È noto, per esempio, quello che succede con le prove Pisa, in cui i docenti, per superare le prove, “specializzano” gli alunni su argomenti che saranno temi d'esame. Il tutto, a spese di un processo di apprendimento integrale. La valutazione dell'apprendimento, pertanto, è solo un altro passo di degrado e impoverimento. Per far uscire l'istruzione dal pantano, signori deputati, è necessario rivoluzionare le relazioni sociali vigenti. La ricostruzione della conoscenza come un processo integrale esige che l'uomo sia di nuovo riunito col prodotto del proprio lavoro, a partire da una regolazione cosciente del processo di produzione sociale.


Istruzione continua

Ad ogni modo, e se qualcuno avesse ancora dubbi, il progetto ufficiale ci dice chiaramente cosa si intende per “qualità d'insegnamento”: negli articoli la conoscenza compare sotto la categoria “abilità e saperi”, naturalmente, “secondo le nuove esigenze tecnologiche e scientifiche”. Più volte si caratterizza l'educazione come “processo continuo”. È la concezione dell'istruzione “continua o permanente”, che le riforme della Banca Mondiale propugnano fin dagli anni '70.
In questa visione, la formazione scientifica e universale è rimpiazzata da “abilità e saperi”; quindi dal dettato di contenuti empirici e di validità momentanea che subordinino l'istruzione alle necessità in continuo cambiamento del mercato capitalista. Seguendo questa via, i percorsi di laurea vengono sostituite da da modici “studi tecnici” l'attualizzazione delle quali apre il passo a un altro filone, quello dei corsi speciali o master a pagamento. “Destra moderna”? Ma per piacere!
Permettetemi di ricordare, signori deputati, al governatore della Rioja1 che un quarto di secolo fa predicava i vantaggi di “studiare informatica invece di sapere filosofia o storia” e con questa visione, incominciò la rigorosa distruzione dell'istruzione pubblica. È in questo modo che questo progetto intende la “qualità dell'insegnamento”, un progetto che come già detto non differisce in modo sostanziale dalle politiche nazionali in materia di istruzione.


Disarticolazione, privatizzazione, precarizzazione lavorativa

Secondo il progetto che abbiamo tra le mani, la politica dell'insegnamento verrà definita a partire da “valutazioni, indicatori e studi” che l'Istituto in questione realizzerà. I sintomi di questa politica però si stanno già presentando, sulla pagina web del governo della Città si può notare l'esistenza di un “Bollettino delle Scuole” e di un “Indice di qualità educatia”. Per spiegarne il significato, il ministro dell'istruzione, Bullrich, ha raccontato ai Media i supposti benefici di un regime di “ricompense” di budget connesso a un “ranking” (classifica) delle scuole. Naturalmente, è un meccanismo che renderà ancora più profonda la frattura del sistema educativo e condannerà definitivamente quelle scuole che già si trovano ad affrontare le più dure condizioni sociali. La “competizione tra scuole” e la differenziazione di budget lascerà sempre più spazio agli “apporti” dei capitali privati per ogni stabilimento e alla manipolazione del processo educativo in funzione degli interessi specifici di questi ultimi. Lo strumento finale di questa privatizzazione della stessa scuola pubblica sarà il voucher scolastico per famiglia, una delle eredità di Pinochet in Cile, paese in cui gli antagonismi sociali si concentrano brutalmente sull'istruzione. Il progetto abbonda di allusioni alla “valutazione della pratica del docente”, omette però qualunque riferimento allo Statuto del Docente, il quale, d'altro canto contempla elementi di valutazione fondate sull'autovalutazone e sulle autorità di ogni scuola, oltre a partire dalla conquista di stabilità lavorativa e riconoscimento dell'anzianità. Il progetto che abbiamo qui invece, mira a istituire un salario per merito, intendendo per “merito” i risultati provenienti dai dubbi indicatori di qualità elaborati dai finanziatori internazionali della privatizzazione educativa. Tornando un attimo al Cile, è bene ricordare che anche la stabilità lavorativa del docente è condizionata da tali valutazioni. È chiaro che un tentativo di riconversione impresariale della scuola pubblica debba iniziare necessariamente imponendo le conseguenze di una relazione impresariale tra lo Stato e il maestro- questo è il cuore di tale valutazione educativa. La scuola pubblica riproduce in questo modo i metodi de “l'industria dell'insegnamento” della scuola privata.

Valutazione e decomposizone capitalista

Finalmente, e come socialista rivoluzionario, mi sento in obbligo di indicare quale sia, a nostro giudizio, il significato di fondo di questa riforma che vuole istituirsi nella città. Ci troviamo di fronte a un altro tentativo di adattare l'istruzione al declino dell'ordine sociale in cui viviamo, alla decadenza del capitalismo. È passato molto tempo da quando il capitalismo esaurì le sue fattezze “progressive”, da quando, per esempio, sosteneva l'istruzione pubblica per formare coloro i quali sarebbero poi stati sfruttati. Dopo questa caduta, il capitalismo, non riesce neanche più a istruire i propri schiavi! Da un lato ha bisogno di liberare la spesa pubblica dalle spese dell'istruzione, per sostenere invece i parassiti usurai del debito pubblico. Dall'altro, si esige che l'istruzione si trasformi, lei stessa, in un altro filone da sfruttare come rimpiazzo per le attività industriali i cui benefici diminuiscono. L'istruzione viene demolita dalla caduta e dall'esaurimento di un'intera organizzazione sociale. Bisogna rivoluzionare tale società per riscattare l'istruzione. Insisto: c'è tutto un regime sociale che spinge a questa nefasta valutazione, e questo si rende evidente quando vediamo l'identità di propositi tra ufficialisti (propugnatori) e oppositori del sistema, oltre le sfumature particolari che li separano in questo dibattito. Avviso tutti quanti della possibilità che questo progetto, che fino ad ora è rimasto un patrimonio solitario del macrismo, finisca, come spesso succede in questa legislatura, per ottenere un altro consenso reazionario. Perciò facciamo un appello fervente ai sindacati dei docenti, ai compagni lotta qui presenti, allo sviluppo di un'intensa deliberazione nelle scuole, per opporci e preparare azioni di lotta contro questo “istituto” reazionario. Questa è la prospettiva, questa opposizione viscerale del nostro blocco Frente de Izquierda al progetto di cui dibattiamo. Grazie Mille.

Note
1 Poche ore prima Pino Solanas aveva fatto riferimento al macrismo come “destra moderna”

Marcelo Ramal [dirigente del Partido Obrero, deputato della città di Buenos Aires per il Frente de Izquierda, e
professore dell'Università di Buenos Aires e dell'Università di Quilmes]

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