Dalle sezioni del PCL
Gli scontri di Decimomannu e la “difesa della Costituzione”
No alle denunce e agli arresti, solidarietà con i militanti antimperialisti caricati!
15 Giugno 2015
« Quando il Governo viola i diritti del popolo,
l'insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte del popolo
il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri. »
(articolo 35 della Costituzione francese del 1793)
No alle denunce e agli arresti, solidarietà con i militanti antimperialisti caricati!
Come marxisti rivoluzionari abbiamo sempre messo in guardia il proletariato circa le mistificazioni e l’ipocrisia dei discorsi della borghesia sulla “democrazia” e la “Costituzione”. Per la borghesia infatti molte delle sue stesse leggi, e la “legge fondamentale” in primis, la Costituzione, costituiscono un impaccio. Le conquiste democratiche non sono mai state una concessione benevola e illuminata delle classi dominanti, ma furono strappate come concessioni parziali e temporanee dal movimento di lotta operaio e popolare, con azioni e proteste come quella di Decimomannu. Continuamente, invece, la borghesia sovverte e viola le sue stesse leggi, in barba all’astratta formalità dell’esistenza di un regime dello “stato di diritto”. Ciò è confermato, oggi, dallo scandalo degli appalti che coinvolge amministratori e imprenditori di alcuni comuni sardi, sino a quelli dell’Expo o di “Mafia capitale”, per citare solo i casi più recenti, mentre è un dato di fatto che la corruzione del ceto politico ed economico borghese nello stato italiano, e in tutti i paesi cosiddetti “democratici” o in cui vige “lo stato di diritto”, è un elemento organico e strutturale indispensabile del sistema capitalista, come il grasso che serve a ungere e far girare gli ingranaggi. Gli scontri dell’11 giugno a Decimomannu sono l’ulteriore conferma della considerazione che la borghesia ha delle sue stesse leggi democratiche, queste sono per lei pura carta straccia. Che cos’è infatti l’esistenza della base NATO di Decimomannu, e di tutte le altre, in cui si addestrano e da cui partono le forze militari per le missioni di guerra e di aggressione imperialiste, se non un aperta violazione della Costituzione? Nello specifico, dell’articolo 11, al cui primo comma si afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione della controversie internazionali.” La Costituzione Italiana sancisce esplicitamente la posizione neutralista e pacifista dello Stato Italiano, principio derivato dall’esperienza di due guerre mondiali imperialiste fratricide e di annientamento reciproco. Il Questore di Cagliari Dispenza, invece, giustifica la carica della polizia affermando: “Le forze di polizia operano per garantire a tutti i cittadini l'esercizio dei diritti previsti dalla Costituzione, compreso quello di manifestare pacificamente e non possono essere oggetto di atti di violenza di alcun genere…” (“La Nuova Sardegna” 12 giugno 2015). Ma come si concilia questo presunto ruolo di difesa della Costituzione, con la palese violazione dei principi Costituzionali da parte delle classi dominanti, e con il fatto che, quindi, in realtà, le forze dell’ordine si trovavano oggettivamente a difendere, a Decimomannu, la sovversione della Costituzione contro i militanti della Rete No basi che invece oggettivamente tentavano di affermare, con la loro protesta, la realizzazione di uno dei suoi principi fondamentali espresso dall’articolo 11?
Il Questore (e ogni lavoratore e lavoratrice di polizia sinceramente democratico) anziché minacciare denunce e arresti dovrebbe invece interrogarsi sulla palese contraddizione della posizione sua e dei suoi uomini, che, chiamati formalmente a difendere la Costituzione, ogni qual volta intervengono contro uno sciopero operaio, una protesta antimperialista, antifascista, o contro una base militare, o per lo sgombero di case occupate o di picchetti antisfratto, stanno intervenendo per difendere la sovversione della Costituzione, contro chi la Costituzione, e i propri diritti costituzionali, oggettivamente difende! I lavoratori, la classe operaia, il popolo oppresso non hanno, oggi, alcuna autorità legale reale a cui possano appellarsi per trovare effettiva soddisfazione! Chiediamo infatti come può un popolo sperare difendersi dalla sovversione della Costituzione, quando proprio coloro che sovvertono la Costituzione e le leggi siedono la potere, e delle leggi e delle forze repressive che gli offre l’ordinamento costituzionale si servono per farsi scudo e difendersi dalla protesta del popolo contro la loro sovversione?
Ogni uomo o donna “di legge” non dovrebbe mai dimenticare come la punta più avanzata dello stesso pensiero giuridico democratico borghese bollò chi non agì conseguentemente di fronte ad una simile situazione:
« Vi dicevo che il popolo deve fare affidamento sulla propria forza. Ma quando è oppresso, quando può contare soltanto più su sé stesso, sarebbe un vile chi gli dicesse di non sollevarsi. Proprio quando tutte le leggi sono violate, quando il dispotismo tocca l'apice, quando la buona fede ed il pudore vengono calpestati, il popolo deve insorgere. »
(Parole pronunciate da Robespierre in parlamento il 26 maggio 1793.