Dalle sezioni del PCL

Considerazioni sulle elezioni e sul voto

14 Giugno 2015

A prescindere dal dato puramente numerico ottenuto dal PCL alle elezioni che, se confrontato con i dati statistici relativi a quelle passate, può dare adito a interpretazioni e conclusioni diverse e contrastanti tra loro, quello che mi preme di più in questo momento è focalizzare l’attenzione dei compagni sull’aspetto organizzativo della campagna elettorale. Come tutti i compagni ben sanno, quello delle elezioni è un momento privilegiato per sviluppare e ampliare la propaganda delle nostre posizioni, nel tentativo di conquistare ampi settori di classe ad una prospettiva di alternativa sociale e di potere, dove centrale è la parola d’ordine “di un governo dei lavoratori per i lavoratori”. A questo punto sorge la necessità di una analisi ad ampio raggio. dove centrale non è tanto il dato elettorale in sé, ma l’aspetto organizzativo generale raggiunto dal partito durante queste elezioni, e da li partire per poi giungere ad un analisi coerente sul voto ottenuto; che altrimenti rimarrebbe una vuota astrazione dalla quale si può trarre tutte le conclusioni che si vuole, ma che di fatto non ci dice assolutamente niente sul grado di sviluppo e di maturità organizzativa raggiunto dal partito e dai suoi militanti nel corso degli anni.

Fattore determinante e da non trascurare è capire che tipo di organizzazione deve essere oggi necessaria ad un partito marxista rivoluzionario, che deve lottare contro corrente per conquistare l’egemonia della classe operaia e porsi a sua volta come avanguardia di un vasto movimento rivoluzionario il cui scopo è l’abbattimento dell’ordine capitalista.

Per questo motivo è determinante capire, come e in che modo è stata affrontata la campagna elettorale e se sono stati fatti tutti gli sforzi possibili e immaginabili per dare sul territorio in cui eravamo impegnati uno spazio e una diffusione più ampia possibile alle nostre posizioni politico-programmatiche.

Interessante a questo punto sarebbe sapere se e quali iniziative sono state prese, a quanti comizi, o manifestazioni pubbliche, o televisive abbiamo preso parte, se si è sufficientemente distribuito sul territorio materiale propagandistico, e in quale misura e ampiezza tutto ciò è stato fatto, se è stato possibile stabilire collegamenti politici e legami organizzativi con i lavoratori durante il periodo di campagna elettorale.

In base a come si risponde a queste domande è possibile capire e analizzare lo stato generale in cui si trova in questo momento il partito, ed è questo il punto dolente; capire se siamo stati all’altezza della situazione, se il partito è preparato ad affrontare e ad sfruttare scientificamente il momento delle elezioni quale momento privilegiato di diffusione propaganda e agitazione dei nostri punti programmatici generali.

La presenza del simbolo nelle schede elettorali non è sufficiente, e non può e mai potrà sostituirsi al lavoro sistematico di propaganda e agitazione, necessario a conquistare le masse ad una logica di classe e anticapitalista.

Tutto questo lo trovo necessario per ristabilire e rimarcare il fatto, che un partito marxista rivoluzionario non aspira a diventare un partito di massa, orientato alla conquista di una fatiscente maggioranza elettorale da spendere in una logica parlamentarista, ma aspira a creare una avanguardia di militanti politicamente attiva, capace di conquistare l’egemonia del movimento operaio, di diventare guida e punto di riferimento nelle lotte, in vista della conquista del potere politico.

Solo un partito di militanti dedito alla causa può adempiere al ruolo di combattente d’avanguardia nella rivoluzione e condurre risolutivamente attraverso la giustezza della propria politica, alla vittoria la classe che ha nelle proprie mani il destino di tutta l’umanità. Questo, e qui mi riferisco al PCL , è oggi l’unico partito presente in Italia che può diventare strumento e veicolo di un reale cambiamento. Ma se è questo il partito che allo stato attuale delle cose, deve corrispondere ai bisogni ed al livello delle lotte e saperle svilupparle , allora è necessario che il partito sappia in ogni momento e situazione, orientare, dirigere e trasferire le proprie forze sul fronte di lotta, per sfruttare al meglio tutte le opportunità che si presentano e che danno ampiezza e profondità alle sue posizioni. Come un esercito compatto, il partito rivoluzionario deve essere in grado di inviare le proprie truppe laddove è più necessario per l’esito della battaglia, sacrificio e abnegazione alla causa devono permeare il militante politico rivoluzionario e spingerlo a supporto delle forze già presenti in campo, concentrandole li dove richiesto in quel momento, sapendo inviare oratori, propagandisti, agitatori, organizzatori, ecc.., il meglio di cui disponiamo, per ottenere il massimo del possibile dalla situazione.

Con questo, lungi da me rivolgere accuse a nessuno, del resto non dispongo né di informazioni, né di materiale, per un giudizio particolareggiato, ed è questo il punto, il difetto principale della nostra organizzazione di militanti, e che dobbiamo assolutamente superare; dobbiamo condividere maggiormente gli aspetti organizzativi e farne criticamente tesoro. Il partito non è e non può essere concepito come un agglomerato di sezioni separate e autonome ma deve essere una totalità organica il cui fine strategico è la lotta per il socialismo.

Thomas Tanganelli - PCL sezione di Arezzo

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