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Sinistra Anticapitalista: L’Impotenza del centrismo.
2 Giugno 2015
Mercoledì 20 maggio, l’esecutivo nazionale di Sinistra Anticapitalista (SA) faceva uscire un comunicato, dove dichiarava le proprie posizioni sulle elezioni regionali che si sono appena concluse domenica 30 maggio.
In questo comunicato SA dava un’ importanza nazionale” alla tornata elettorale (vero!), in cui si “testava” il consenso del governo Renzi, per questo auspicava la costituzione di un’alternativa di sinistra al PD e al Governo (non è dato sapere su che basi programmatiche), cosa che secondo lei in parte è successo con le liste dell’Altra Europa (Liguria,Umbria,Puglia e Veneto) e con le liste della Sinistra Unita(Toscana,Campania e Marche). Liste che venivano definite nel seguente modo:
“Resta però che la presenza di queste liste, pur nella loro forte differenziazione, nella loro insufficienza e con le loro contraddizioni, costituisce l’unico fragile antidoto al predominio di Renzi, al consolidamento di Salvini come “unica vera opposizione”, all’impotenza sociale del M5S, alla disperazione dell’astensione.”
Nello stesso comunicato si denunciava “la perseveranza nel proprio arroccamento e la presentazione in qualche regione di liste autoproclamatorie, cercando di capitalizzare qualche briciola derivante dalle contraddizioni delle forze di sinistra principali del PCL.” Per tutto questo il comunicato finiva con l’indicazione di voto alle liste dell’Altra Europa e della Sinistra Unita.
SA e PCL: l’Indipendenza dal Riformismo che da sempre ci contraddistingue
Il nodo centrale della questione non è se appoggiare questa o quell’altra lista. ma la differenza politica da cui scaturisce il problema.
Se il Partito Comunista dei Lavoratori a differenza di Sinistra Anticapitalista è rimasto indipendente da liste alternative al PD, non è un caso, ma è figlio di un’ altra natura politica. Queste infatti sono liste riformiste con un programma di compromesso più o meno radicale col capitalismo e con l’aggravante di non fare nessun riferimento ai lavoratori ma ai cittadini equindi non avendo nessuna connotazione di classe e anticapitalista, ma rimanendo al progressismo democratico, radicale ma sempre democratico.
La stessa cosa che ci ha fatto dividere per 15 anni nel partito di Rifondazione Comunista dove noi abbiamo fatto opposizione al Bertinottismo denunciando la sua natura riformista e denunciando che la sua svolta di apertura ai movimenti di lotta (i No Global, la lotta degli studenti contro la riforma Moratti e la lotta dei lavoratori in difesa dell’articolo 18) era una svolta opportunista che mirava alla costruzione di una base di massa per meglio svendere le ragioni dei movimenti stessi all’altare del Centro-Sinistra e “guadagnare” più poltrone e ministeri (poltrone di cui hanno beneficiato anche dirigenti di SA); mentre nello stesso momento l’allora gruppo dirigente di SA appoggiava Bertinotti denunciando la nostra “mancanza di comprensione della dinamica oggettiva che porterà Bertinotti, sotto pressione dei movimenti di lotta,a essere alternativo al Centro-Sinistra e al Neo-Liberalismo”. La storia ha dato ragione a noi.
La stessa differenza che a livello internazionale porta SA e i suoi partiti fratelli a sostenere governi di collaborazione di classe come in Grecia dove appoggiano il governo Siriza-Anel, il governo del compromesso con la Troika e la borghesia greca, mentre il nostro partito fratello EEK lotta ogni giorno per un governo Siriza-KKE sulle basi di un programma anticapitalista che rompa con ogni compromesso con la Troika, la BCE e la Borghesia ellenica a partire dagli armatori.
Insomma,non si tratta di una semplice differenza tattica nei confronti di elezioni amministrative ma del riflesso di un’organizzazione incapace di un intervento indipendente tra le masse.
Il Fine e il Metodo dei Comunisti nella Presentazione Elettorale
La nostra presentazione elettorale non è un atto “autoproclamatorio”. Ma un mezzo per propagandare il nostro programma rivoluzionario alle masse che seguono la campagna elettorale denunciando la natura, falsa e ipocrita, della democrazia borghese in cui un pugno di industriali e banchieri governano indipendentemente da chi vince le elezioni e anche per “testare” il nostro consenso e avvicinare compagni alla costruzione del partito. Per questo,il nostro apparentamento con altre forze è vincolato da questo obbiettivo che non può essere rimosso,non a caso l’unico apparentamento l’abbiamo fatto con Casa Rossa in Umbria. L’esperienza della Liguria è esemplificativa. In Liguria si presentavano tre forze di sinistra. La lista di Pastorino che era un ex senatore del PD uscito insieme a Civati che si rappresentava come il vero centro-sinistra,la lista Altra Liguria che candidava Antonio Bruno che secondo SA era “ il tentativo di dare voce e rappresentatività ai movimenti ed ai conflitti sociali che si sono sviluppati nella nostra regione” e il Pcl che candidava Matteo Piccardi già consigliere comunale a Finale Ligure. Bene. La lista unitaria che doveva dare voce ai movimenti a differenza del settario e dogmatico Pcl, ha preso un un’enormità di voti? No. È sotto all’1% e a preso meno voti di Matteo Piccardi, candidato del Pcl. Non solo, aldilà del positivo seppur modesto risultato elettorale (0,78%) in una situazione difficile visto le tante liste di sinistra, il Pcl è riuscito ad avvicinare decine di compagni che hanno aperto una interlocuzione col partito chiedendo la tessera e anche l’avvicinamento di un settore operaio della Fincantieri di Genova che ha riconosciuto la coerenza del Pcl a presentarsi davanti alla fabbrica prima, durante e dopo le elezioni e di lavoratori della Piaggio, riconoscendoci come l’unico partito che parla ai lavoratori e non ai cittadini fossero pure progressisti o antagonisti.