Dalle sezioni del PCL
L’aggressione alla Libia e SEL
30 Maggio 2015
Nei tre fronti militari della reconquista imperialista (l’ex URSS, la Cina e la Nazione Araba) la tensione è alta. In Sardegna ci confrontiamo direttamente con l’aggressione alla Libia. Il documento dei ministri della difesa dell’Unione Europea mostra che l’aggressione, giustificata con “la lotta agli schiavisti”, può provocare una risposta antimperialista. Per questa ragione il Consiglio Militare dell’UE richiede una campagna propagandistica condotta nei migliori modi possibili. Ma questa non è una novità, Carlo I Stuart diceva “chi controlla i pulpiti controlla il regno”. Il popolo inglese però non credette più a quelli che parlavano dai pulpiti e tagliò la testa al re.
Completamente subalterna ai pulpiti del Consiglio militare dell’UE è Sinistra Ecologia e Libertà. Nel documento del 25 maggio (LIBIA: DIPLOMAZIA A TUTTO CAMPO E CORRIDOI UMANITARI NON AZIONI MILITARI) si propone di “tentare di fare un salto in avanti rispetto ad una prassi ormai consolidata che vede la sinistra progressivamente subordinata a visioni del mondo fondate da una parte sull'interesse nazionale, l'accettazione del principio dell'ingerenza umanitaria, del securitarismo, e dell’autonomia dello strumento militare rispetto al ruolo della politica e della diplomazia. E dall'altra appiattita sulla critica “sic et simpliciter” ispirata a vecchi paradigmi anti-imperialisti”. SEL fa un piacere ai comandi militari perché cerca di screditare i “vecchi paradigmi imperialisti”. La piccola borghesia di sinistra, cresciuta negli apparati dello stato sociale, è convinta che, attaccando il leninismo, l’oligarchia dominante la lasci scodinzolare felice dopo qualche calcio in culo. Sel è subalterna perché sta sul terreno degli avversari: fa finta di credere che l’intervento militare sia quello della “lotta agli schiavisti”. Se la prima aggressione è andata male è perché i “fenomeni globali” sono “ingovernabili con gli strumenti tradizionali della politica internazionale”. La soluzione: “E' dal basso, e con il necessario sostegno della diplomazia delle Nazioni Unite e dell'Europa , che può ripartire un progetto di ricostruzione della Libia oggi smembrata in varie aree di potere ed influenza, da quelle che si riconoscono nel governo di Tobruk e quello di Tripoli, chi alleato dell'occidente, chi più prossimo ai Fratelli Musulmani - che in occidente perdono progressivamente appoggi - , a quelle in mano a milizie paramilitari, o al controllo delle tribù che da sempre hanno svolto un ruolo di primo piano nella gestione e ripartizione del potere nel paese”. La parola magica è “dal basso”. E’ l’ideologia delle ONG, con cui vengono ingannati tanti giovani volenterosi che potrebbero dare il meglio di sé facendo la propaganda e l’agitazione antimperialista fra le masse popolari e fra gli immigrati per alimentare l’odio contro gli sfruttatori. Ma nel documento c’è un punto in cui SEL manifesta il proprio luridume piccolo borghese: “un intervento internazionale a comando italiano, sul terreno di un paese, nostra ex-colonia, le cui due fazioni contrapposte…..hanno chiaramente espresso la loro opposizione, ci trasformerebbe poi in bersglio ideale per gli adepti del Califfato, aumentando i rischi per la sicurezza del nostro paese”. SEL ha già deciso, qualsiasi azione militare contro gli aggressori sarà opera del “Califfato”. Una visione da colonialista. Forse che un giovane libico che vede martoriato il suo paese dal nemico di sempre, l’imperialismo, per vendicare l’aggressione abbia bisogno di diventare “un adepto del Califfato”? La Libia è piena di armi non c’è bisogno di entrare nel “Califfato” per usarle contro gli invasori.
La guerra fratricida nella Nazione araba è il frutto della Controrivoluzione iniziata prima in Libia e poi in Siria. L’imperialismo è rimasto terrorizzato dalla potenza degli scioperi della classe operaia egiziana, perché questo era il centro della rivoluzione permanente nella Nazione Araba. Tutti i suoi sforzi si sono concentrati nell’impedire che i sollevamenti popolari contro Gheddafi e Assad abortissero subito. Da quegli aborti è nata la guerra controrivoluzionaria fratricida. Certamente gli eventi avrebbero preso un’altra direzione se ci fosse stata l’internazionale proletaria con la maturità e la dedizione alla causa dell’Internazionale di Lenin e di Trotsky. Quanto più si ritarda nella costruzione della IV Internazionale, il Partito della rivoluzione socialista mondiale, tanto più l’imperialismo proseguirà con la carneficina nel centro dominante e nella periferia da riconquistare.