Dalle sezioni del PCL

IL GREMBIULE ROSSO - LETTERA AI DOCENTI IN LOTTA

IL RUOLO DELLA SINISTRA RIFORMISTA E LA SCUOLA PUBBLICA -PROSPETTIVE

17 Maggio 2015


Rimanendo nel perimetro delle compatibilità capitalistiche, assunto come limite invalicabile da tutte quelle formazioni e posizioni che non vanno oltre l’anti-liberismo e/o un nuovo keynesismo (sinistre PD, SEL, RC,PCdI, ecc.), non è possibile alcuno sbocco concreto delle lotte contro le politiche di privatizzazione, mercificazione dei diritti sociali e di devastazione del Lavoro, oggi al Capitale economico-finanziario indispensabili nell’ambito di una competizione globalizzata.
La Scuola Azienda, con i suoi tratti autoritari le sue finalità di educazione e accettazione della cultura d’impresa e delle sue regole, è parte assolutamente integrante di quelle esigenze capitalistiche, dato che le attuali condizioni storiche non consentono più soluzioni riformiste.
Solo un governo di lavoratori consapevoli può imporre misure che gettino le basi per un superamento dell’attuale sistema.
Ma per creare consapevolezze e coscienza, occorre stare nelle lotte e alimentarle, dando prospettive e “speranza”.
Il ricorso al referendum abrogativo, nella lotta contro la riforma/restaurazione autoritaria del governo Renzi, serve per l’appunto ad impedire che la sanzione legislativa di quelle “Riforma”, nella sostanziale assenza di alternative praticabili, crei scoramento e abbandono nel movimento, con il conseguente esaurimento della spinta di opposizione.
La via istituzionale del referendum, nonostante gli innegabili rischi che comporta, fa comunque continuare una lotta che invece, probabilmente , in mancanza di prospettive credibili e praticabili, si spegnerebbe ben presto.
Il Referendum inoltre, è occasione tanto di maturazione politica dello stesso movimento tanto di aggregazione sociale e culturale di tutti quei settori colpiti dalle attuali politiche capitalistiche.
A volte le modalità della lotta valgono più dei risultati immediati.

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Premessa

La riforma del sistema istruzione, come le altre politiche di privatizzazione e di attacco al lavoro, è richiesta a Renzi dal Capitale nazionale e internazionale. Non raggiungendo l’obiettivo, al nuovo Bonaparte verrebbe a mancare la base stessa del suo potere. Con ampio ricorso a metodi autoritari, Renzi riuscirà a imporre la sua “Buona Scuola”.

Il Movimento di opposizione, anziché sgonfiarsi, deve fare tesoro delle consapevolezze acquisite nella lotta e dare vita a forme “permanenti” di autorganizzazione democratica, con l’obiettivo immediato della raccolta firme per un referendum abrogativo. Occasione che potenzialmente offre l’opportunità di coinvolgere e aggregare, in declinazione anticapitalista, tutti quei settori sociali colpiti dalla destrutturazione del Welfare e dal pesante arretramento delle condizioni e della civiltà del Lavoro.

“Alle classi dominanti, nazionali ed europee, conviene che la macelleria sociale sia fatta dal macellaio con il grembiule rosso dato che, su quel grembiule, gli schizzi di sangue sono meno visibili che su quello azzurro (del macellaio azzurro)”.

Parto da qui perché, sollecitato da alcuni post apparsi su uno dei vari gruppi-docenti di facebook, mi appare necessario chiarire il vero volto del PD, la sua attuale funzione e il conseguente l’autoritarismo del novello Bonaparte.

Reputo, infatti, assolutamente indispensabile, per l’andamento e i fini della lotta di resistenza contro l’annientamento della Scuola Pubblica e contro la sua trasformazione aziendalistica, individuare con la massima chiarezza le forze e gli interessi che sostengono il progetto renziano e le ragioni ultime che li muovono.

Come accennato, ho riscontrato in più interventi di docenti il richiamo alla necessità di rivolgersi all’opinione pubblica europea se non, addirittura alla Merkel. Altri, poi, hanno lamentato di vivere sotto una “dittatura comunista travestita da democrazia”.

Ritengo questi inviti e/o giudizi pericolosamente fuorvianti e controproducenti rispetto agli obiettivi del movimento e alle effettive necessità della lotta che sta conducendo.

Se non si comprende come la “Buona Scuola” Renziana sia parte integrante (e prosecuzione) di un ben definito progetto “europeo” – in cui il piccolo, demagogico e arrogante Bonaparte riveste il ruolo di utile e necessario esecutore- si rischia infatti, di finire come Cappuccetto Rosso nelle fauci del Lupo-Nonna, di consegnarsi direttamente al mandante cercando di sfuggire al suo sicario.

Se la lotta è politica, e non può essere diversamente dato che la radicale distruzione /trasformazione della Scuola Pubblica democratica in Scuola Padronale (in tutti i sensi) è un preciso progetto politico, non ci si può permettere di scambiare per alleati i nostri carnefici.

Di là dalle suggestioni di un mito europeo artatamente diffuso da compiacenti media, dovremmo forse convincerci, invece, che l’attuale costruzione europea non è l’Europa solidale dei Popoli, ma un’istituzione del capitale economico-finanziario che fomenta e favorisce egoismi, che ha come obiettivo ultimo la fuoruscita da un modello sociale frutto di lunghe e dure lotte, cioè l’arretramento delle condizioni e della dignità del “Lavoro” e la cancellazione dello Stato sociale con la conseguente soppressione dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione (istruzione, sanità, pensioni, ecc,).

L’attacco alla Scuola Pubblica è, infatti, coerentemente inserito nel solco di quelle politiche di privatizzazione dei beni pubblici e diritti sociali che li trasformeranno in merci per i cittadini e, specularmente, in nuove occasioni di profitto per le cordate economico-finanziarie.

Nel mondo della competizione globalizzata, si tratta di un obiettivo necessariamente non rinunciabile per buona parte del Capitale italiano ed europeo, perché amplia il Mercato e le opportunità di profitto, estende l’area della disoccupazione da utilizzare quale esercito di riserva, produce manodopera a basso costo e senza diritti, spezza e addomestica la resistenza sociale, consente lo shopping a prezzi stracciati delle attività produttive dei paesi più deboli (vedi Grecia).

In quest’ottica, l’autoritarismo diviene, insieme alla scientifica disinformazione di massa, strumento assolutamente indispensabile.

Nel caso specifico della Scuola, l’imposizione autoritaria, necessaria a superare la reazione sociale, si traduce, circa il metodo, nella sostanziale blindatura del confronto parlamentare e delle relazioni sindacali, e, circa i contenuti, nella figura del Preside Padrone/Podestà che, utilizzando uno smisurato potere di ricatto, potrà cancellare la libertà d’insegnamento e imporre un sapere subordinato ai valori e agli interessi degli sponsors.

“L’Uomo solo al comando” è dunque, anche in ambito scolastico, del tutto funzionale e indispensabile per l’attuazione concreta della Scuola-Azienda dove, anche attraverso l’alternanza scuola-lavoro, i giovani saranno educati alla “cultura d’impresa”, al saper lavorare ma non al saper pensare, a ritenere naturale la mancanza di diritti.

“L’Uomo solo al comando” sarà insomma il padrone assoluto di “una fabbrica destinata a produrre schiavi (i futuri lavoratori) per mezzo di schiavi (gli attuali docenti) ”.

A chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui , la breve analisi svolta sembrerà forse poco utile e non pertinente con i temi della lotta.

Cercherò pertanto di spiegare perché la comprensione del contesto generale in cui ci muoviamo può fornire utili suggerimenti per il prosieguo e i fini di quella lotta.

A ragione di quanto esposto, ritengo – seppur con rammarico e senza nessuna voglia di disfattismo- che la “Buona Scuola” diverrà comunque Legge.

Quest’esito, tuttavia, non pone necessariamente fine alla mobilitazione che può, anzi deve, riposizionarsi su un più lungo periodo - conservando e sviluppando il livello di consapevolezze ed esperienze a oggi acquisite - e avviarsi a costruire una qualche forma “permanente” di autorganizzazione democratica.

In altri termini la battaglia, mantenendo tutto il patrimonio di consapevolezza raggiunta, dovrebbe spostarsi sul piano della raccolta delle firme e (auspicabilmente) dell’effettuazione del referendum abrogativo.

In quelle occasioni, dovendo rivolgersi a tutto il corpo elettorale, in buona parte drogato dalla propaganda mediatica e dai luoghi comuni in questi anni sempre strumentalmente alimentati, sarà fondamentale, per sfuggire alla logica della “guerra fra poveri”, non apparire corporativi, cioè come portatori d’istanze particolari, spesso presentate e viste come “privilegi”.

Sarà necessario, al contrario, raggiungere e far comprendere a vasti settori sociali che la sostanziale privatizzazione della Scuola Pubblica li riguarda, li coinvolge e li colpisce non solo nel loro diritto a un’istruzione democratica ma anche in tutti i loro altri diritti fondamentali.

Massimo Calcarella pensionato e simpatizzante PCL della provincia di Lecce

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