Dalle sezioni del PCL
Giovani e lavoro: quale futuro?
8 Aprile 2015
Le generazioni precedenti potevano immaginare che il loro futuro sarebbe stato migliore di quello dei padri e dei nonni. Oggi questa generazione ha ragione di pensare che il suo futuro rischi di essere peggiore di quello dei padri e dei nonni. Se c’è un misuratore della svolta storica del nostro tempo che attraversa anche l’Europa è esattamente questo.
Punto fondamentale, il Lavoro
È necessario una grande mobilitazione dei giovani per abolire le leggi di precarizzazione del lavoro che minacciano la loro esistenza e il loro futuro. C’è un grande super market di forme di lavoro flessibile per cui qualsiasi padrone prende , usa e getta e un giovane non ha il diritto di vivere dignitosamente del proprio lavoro ,ammesso che riesca trovarlo.
La piaga delle leggi di precarizzazione, votate anche dal centro sinistra, deve essere cancellata.
Rilanciare a livello europeo una grande rivendicazione di riduzione dell’orario di lavoro per ripartire il lavoro che c’è. Questa è la battaglia internazionale del movimento dei lavoratori in Europa in particolare nei momenti di crisi. Il lavoro ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia privato
Rivendicazione fondamentale e di civiltà.
Ci vuole un grande piano pubblico di investimenti per il lavoro. Lo stato deve intervenire nei servizi a partire dall’istruzione, massacrata dalle politiche di austerità. Abolire il debito pubblico verso le banche e nazionalizzare le stesse. Gli istituti di credito non dovrebbero essere uno strumento di aiuto invece che uno strumento di strozzinaggio? Per quali ragione i diversi istituti di credito non potrebbero essere concentrati in un'unica banca pubblica sotto controllo sociale che possa finalmente liberare giovani e famiglie dal cappio al collo di tanti usurai e possa finalmente finanziare un grande piano del lavoro.
Qualcuno potrebbe dire che questo non è compatibile con l’unione europea. Lo sappiamo.
Infatti questa è una buona ragione per dire ci vuole un’altra Europa.
Un’altra Europa è possibile solo su basi sociali diverse. I popoli d’Europa non sono condannati a vivere separatamente in contrapposizione fra loro. Lo sono sotto un quadro di regole di mercato che sottomette ogni popolo alle leggi spietate dalla concorrenza.