Dalle sezioni del PCL
Syriza e Tsipras da incendiari e fiammelle
dal NoPasaran alle concertazioni rateizzanti
19 Febbraio 2015
Dall'alto del populismo radicale e dell'opposizione intransigente alla Troika e all'Europa, Tsipras, scende alle alleanze con le destre e ai compromessi con l'austerità.
I binari del cretinismo parlamentare e istituzionale possono solo portare alla disfatta e alla fine di un'illusione.
Tsipras è l'emblema della sinistra riformista e socialdemocratica.
Illude con il populismo sinistroide, vicino ai movimenti e alle aspirazioni di cambiamento, sfrutta fraseologie elettorali di niet ad ogni ricatto politico della pressante, quanto sfuggente, Troika.
Già condannamo e denunciammo l'arretrato programma elettorale, ben attento a non sfuggire dalle maglie della gestibilità tutta interna alle logiche del mercato, del capitale e del potere politico europeo, espressione di un coacervo di borghesie nazionali in cerca di darsi un manto unitario all'esterno mentre si giocano spietatamente il primato interno.
Ma dal dopo elezioni, chi vuole gestire una crisi economica rimanendo dentro il gioco dei parlamenti, dei governi, delle istituzioni europee e borghesi, delle regole del mercato e del profitto, si troverà a far calare la sua maschera di promesse e proclami battaglieri. Dopo le prime dichiarazioni da "NoPasaran" Syriza e Tsipras cominciano ad abbassare le orecchie, rimodellare il tono della voce, abbassare il tiro e prepararsi la fossa dell'umiliazione e del rientro tra le righe.
Utili idioti li chiamerebbero. la loro unica utilità, solitamente, è quella di riempire di speranze e aspettative gli sfruttati e le grandi masse per addolcire la medicina. Tsipras si vanta col fratellino, il popolo, di grandi battaglie verbali con mamma Europa per difendere entrambi, per nascondere la vergogna di strazianti tavoli, incontri e suppliche in cui cercare il modo migliore di aggiungere vasellina per i suppostoni al fratellino. Sanno benissimo Troika ed Europa che, ora, il popolo greco sarà assopito per un pò nella speranza che i loro delegati riescano nelle loro promesse e nelle loro battaglie. Il metodo del sindacato concertativo che tratta i licenziamenti e le casseintegrazioni con il padrone applicato al governo socialdemocratico e al padrone europeo.
Ma le fiammate iniziali cominciano a mostrare la loro reale entità di fiammelle deboli a primi incontri e ai primi compromessi.
Fin dall'inizio, Tsipras, senza la maggioranza assoluta si presentava debole di fronte ai proclami battaglieri; se la reale forza su cui vuoi contare sono le sedie in parlamento e gli uffici dei ministeri ovviamente o osi oppure cerchi alleanze, con cui giustificare il tuo immediato annacquamento dei discorsi pre-elettorali.
Così ha fatto il barocne Syriza. Il KKE aveva già espresso la sua totale distanza, o il KKE ottiene il governo e la maggioranza assoluta in parlamento oppure per la buorcrazia stalinista non esiste nient'altro che opposizione parlamentare e scioperi da parata.
Di conseguenza Tsipras ha raggiunto un accordo che preannuncia il modus operandi di chi di rivoluzionario, oltre alla cravatta non messa, non ha nulla. Il Governo Tsipras si fa con l'appoggio di ANEL (Greci Indipendenti), partito della destra anti-europeista del leader Kammenos, a cui viene assegnato niente poco di meno che il ministero della Difesa.
Passano i giorni tra risposte e controrisposte con i maggiori esponenti del male dell'austherity e con le prime trattative escono le ritrattazioni dei discorsi infuocati.
Quello che sembrava il rifiuto di qualsiasi condizione, di qualsiasi imposizione dell'Europa e della Troika, viene trasformato, con la contrattazione politica, in frutto di trattative e non più imposizioni unilaterali, "passi avanti" verso nuovi accordi, veri e propri abbellimenti e rateizzazioni di ciò che doveva essere respinto al mittente.
In tutto questo, un pò per rassicurare i più intimoriti e le borse, un pò per mettere in chiaro i confini ideologici entro cui ci si muove, il fascinoso, quasi hollywoodiano, ministro dell'Economia Varoufakis si smarca immediatamente dalle insinuazioni di marxismo e di lotta al sistema capitalista.
Egli finisce col definirsi marxista, ma non ortodosso, "riformista". Perchè oggi non si può pensare di rovesciare il capitale e il capitalismo, ma di renderlo migliore, più umano, più mascherato. Bentornato Kautsky! Bentornato Keynes! Bentornata socialdemocrazia!
Passo successivo: Siamo contro le privatizzazioni da sempre, per questo privatizziamo il Pireo e diamo continuità istituzionale.
Una delle battaglie centrali della campagna elettorale di Syriza e dell'intervento politico, prima di diventare forza di Governo, era la lotta alle privatizzazioni, emblema della svendita del patrimonio e delle ricchezze pubbliche e turistiche a privati e affaristi. Per questo fin dal 2009 Syriza protestò contro la vendita del Pireo a Cosco Holding, multinazionale cinese, per un totale del 67% degli asset. Gli accordi dovrebbero essere portati a conclusione in questi giorni e Tsipras pare abbia fatto totale marcia indietro sull'opposizione alla vendita della Piraeus Port Authority, limitandosi a esprimere contrarietà rispetto alla privatizzazione di settori strategici all'interno di un piano da 2,8 miliardi di Euro in cui rientrano le licenze di 14 aeroporti, la distribuzione del gas, vari hotel e immobili dello stato. Insomma, con tutte ste privatizzazioni almeno il gas lasciatecelo, chiede il ribelle di sinistra.
E in onore del rispetto del capitale, delle sue istituzioni, dell'ordine costituito borghese e delle sue istituzioni "democratiche" Tsipras vuole dare la sua ultima grande dimostrazione di pragmatismo, universalità e senso dello Stato (Borghese) con l'elezione del Presidente della Repubblica.
La partenza è peggiore della fine, nonostante la fine sia tragica.
Il nome proposto in partenza da SYRIZA sfiora l'inverosimile, Dimitris Avramopoulos, del partito di destra Nea Dimokratia (Nuova Democrazia) con incarichi da ministro in numerosi governi pre e post crisi, quindi anche durante il periodo degli accordi devastatori con la Troika, ora Commissario Europeo per le Migrazioni e la Cittadinanza.
Dopo le trattative con Anel e Nea Dimokratia Tsipras arriva alla proposta, e alla candidatura confermata, di Prokopis Pavlopoulos, dell' "ala moderata" di Nea Dimokratia, ministro degli Interni del governo di destra di Karamanlis durante le rivolte di piazza, quelle in cui morì il compagno quindicenne Alexis Grigoropoulos. Un uomo della politica d'elite greca, già consigliere del presidente della repubblica che guidò la Grecia guori dalla dittatura dei colonelli.
Solo il partito rivoluzionario della classe proletaria può dare una svolta.
Alleanze con le destre per tenere in piedi i resti delle decrepite e vacillanti istituzioni borghesi greche; proclami di barricate per poi sedersi ai tavoli con gli esecutori politici dell'austherity per concordare rateizzazioni di momerandum, agende e imposizioni economiche e finanziarie; dissociazioni da qualsiasi tipo di marxismo o ideale anticapitalistico e rilancio del populismo e di fraseologie di fuoco contro un Europa da cui non può (fino a che Syriza vorrà rimanere nell'alveo delle regole di chi comanda il gioco) o non vuole sfuggire: in fondo l'Europa dei popoli e del welfare in un momento di spartizione e resa dei conti globale economica, politica e militare è proprio ciò che ci si può aspettare, soprattutto con l'arma di qualche timida trattativa a Bruxelles e Berlino. L'Europa del libero mercato cerca solo di non farsi sfuggire l'esplosiva tensione sociale greca, non può permetterselo ora anche se potrebbe comunque strozzare il governo Syriza e farlo morire senza alcuno strumento di difesa ma il rischio è troppo alto. Meglio la carota di Tsipras, per preparare lo spazio al bastone vero e proprio.
Solo l'organizzazione autonoma della classe proletaria e sfruttata, che attragga a se la rabbia e i bisogni delle masse di disoccupati, immigrati e ceto medio impoverito e schiacciato dalla crisi, potrà dare una speranza alternativa.
Solo la costruzione di un partito rivoluzionario, che non tema e non accetti i limiti della politica borghese, dei parlamenti e dei ministeri ma che sia l'espressione politica della forza della classe lavoratrice, potrà garantire una reale opposizione alle politiche della Troika e del Capitale.
Il Partito rivoluzionario non è un comitato elettorale con cui accedere a poltrone e stanze dei bottoni ma lo strumento per organizzare l'esproprio della classe borghese quartiere per quartiere, fabbrica per fabbrica, casa per casa fino alla distruzione delle istituzioni parlamentari e il trasferimento di tutto il potere agli organismi di autogestione e autorganizzazione dei lavoratori e del popolo, con un'economia pianificata e socialista.
Questo quello che portano avanti in ogni lotta e in ogni vertenza i compagni e le compagne dell' EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori), sezione greca della CRQI (Coordinamento per la rifondazione della quarta internazionale), di cui è sezione italiana il Partito Comunista dei Lavoratori.
Siamo rivoluzionari, comunisti, internazionalisti, per la rivoluzione mondiale.