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In ricordo di Lev Sedov, un esempio rivoluzionario

15 Febbraio 2015

Il 16 febbraio del 1938 moriva assassinato a 32 anni Lev Sedov, il figlio maschio maggiore di Trotsky.
La vita di Lev Sedov fu compromessa con il movimento rivoluzionario fin dalla nascita, era nato nel 1906, nel periodo in cui il padre era in arresto per aver presieduto il Soviet di Pietrogrado durante la rivoluzione del 1905, dopo il trionfo della Rivoluzione d'Ottobre studiò all'Accademia Tecnica Superiore separato dalla famiglia, per non essere considerato un privilegiato. Entrò nelle fila della Gioventù Comunista, impegnandosi nella difesa e nella costruzione dello Stato Sovietico. Entrerà nell'Opposizione di Sinistra e ne sarà l'organizzatore più impegnato e indispensabile. Dopo la presa del potere da parte della burocrazia staliniana, seguì il padre nell'esilio che lo portò ad Alma Ata, continuando a lavorare intensamente, rispondendo a migliaia di telegrammi e lettere, e soprattutto per mantenere le comunicazioni con l'Opposizione a Mosca. Trotsky disse di lui: “Con 22 anni di età era il nostro ministro per gli affari esteri, ministro di polizia e delle comunicazioni”. Fu molto importante anche l'aiuto che dette al padre nella ricerca assidua nelle biblioteche in Turchia, a Berlino, infine a Parigi, di date e fatti che servirono alla pubblicazione di alcune opere di Trotsky tra cui Storia della Rivoluzione Russa e la Rivoluzione tradita. Lo stesso Trotsky ammise:”Il nome di figlio dovrebbe stare insieme al mio in quasi tutte le mie opere scritte dal 1928”.
Andò a Berlino nel 1931, concluse i suoi studi e continuò ad essere l'editore del Bollettino dell'Opposizione Internazionale, con l'arrivo dei nazisti al potere Lev Sedov si trasferì a Parigi, dove annodò rapporti con molti militanti dell'Opposizione. Intanto la GPU lo aveva individuato e lo teneva sotto controllo anche attraverso infiltrati nell'Opposizione .
Nel 1936 iniziarono i processi di Mosca, basati su vere e proprie calunnie e bugie i quali accusavano l'intera vecchia guardia bolscevica di attività controrivoluzionaria e di essere agenti di Hitler. Trotsky si trovava in Norvegia impossibilitato a lavorare e rispondere pubblicamente alle accuse, perciò Lev Sedov scrisse il libro “Il libro rosso dei processi di Mosca” in risposta ai processi farsa che il padre definì “Un regalo inestimabile...la prima risposta contundente ai falsificatori del Kremlino”.
Trotsky ottenne il visto per il Messico, uscendo momentaneamente dal pericolo degli assassini della GPU stalinista, ma quegli anni furono particolarmente terribili per i marxisti rivoluzionari. Milioni di rivoluzionari perirono nei gulag, altri vennero fatti sparire, altri ancora venivano fucilati con processi farsa o senza processo, Zina la figlia maggiore di Trotsky si suicidò a Berlino nel 1933 dopo che l'Urss le negò il visto per rivedere il figlio e il marito, Sereza il figlio minore di Trotsky fu fatto sparire nel 1935. Bastava avere un semplice legame con l'Ottobre per essere sospettato di trotskismo ed essere fucilato. La violenza staliniana si faceva sentire anche al di fuori dell'URSS, gli assassinii più atroci vennero commessi contro i collaboratori di Trotsky. Erwin Wolf suo segretario in Norvegia e segretario per il Comitato della IV Internazionale venne fatto sparire durante la guerra di Spagna, Rudolf Klement suo segretario a Parigi fu mutilato e gettato nella Senna, e questo fu il destino di molti altri rivoluzionari passando da Andres Nin fino a Pietro Tresso.

Tra i militanti dell'opposizione che in Francia avevano fatto una certa amicizia con Sedov, fu l'esiliato russo Mark Zborowsky, conosciuto nel movimento trotskista come Etienne.
Etienne era in realtà un agente della polizia stalinista che si era infiltrato nel movimento rivoluzionario.
Agli inizi del 1938 Lev Sedov a causa di forti dolori addominali si sottopose ad un intervento di appendicite in una clinica russa a Parigi, consigliatagli dal “compagno” Etienne. L'intervento riuscì ma dopo qualche giorno Sedov iniziò ad accusare dei dolori acuti che lo portarono alla morte. Il proprietario della clinica risultò essere un dottore russo ex servitore della polizia segreta. Lo stesso Zborowsky ammise di avere contatti costanti con l'ambasciata sovietica a Parigi per informare sulle attività di Lev Sedov, il quale fu molto probabilmente avvelenato dagli stalinisti.
Oggi a 77 anni dalla sua morte, vogliamo ricordare l'esempio di questo rivoluzionario instancabile e coerente che ha dato la vita per l'emancipazione del proletariato mondiale attraverso le parole che usò Trotsky nel libro “Figlio, amico, combattente” scritto in sua memoria: “Come un vero rivoluzionario, la sua vita valeva solo nella misura che serviva alla lotta per la liberazione del proletariato”.

PCL - sezione di Grosseto

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