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La proibizione governativa dello sciopero dei metalmeccanici è nulla e non valida!

Comunicato del DIP - Turchia (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori)

12 Febbraio 2015
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Il governo dell’AKP si è ancora una volta rivelato un governo costantemente al servizio della borghesia. Ha vietato lo sciopero dei metalmeccanici, diretto dal sindacato Birlesik Metal, che coinvolge 42 imprese e oltre 15mila lavoratori in 10 città dal giorno dopo il suo inizio. La copertura legale a cui ha fatto ricorso il Consiglio dei Ministri è una norma promulgata per la prima volta dalla giunta militare nei primi anni ’80 che stabilisce la possibilità di “rinvio” degli scioperi per 60 giorni. Ci sono due motivi differenti che la legge cita come base per tale decisione, la salute pubblica e la sicurezza nazionale. La scusa usata questa volta è la “sicurezza nazionale”! Naturalmente, poiché la nazione è la comunità dei capitalisti, la sua sicurezza di fronte alla classe operaia è considerata “sicurezza nazionale”! Benché la misura legale si ponga come “rinvio”, a tutti gli effetti significa, praticamente, nient’altro che un divieto, poiché alla fine dei 60 giorni, il sindacato non può tornare a scioperare ma solo rivolgersi all’Alto Collegio Arbitrale! Solo alcuni mesi fa il governo (con Tayyip Erdogan allora primo ministro) aveva “rinviato” uno sciopero di 5600 lavoratori del vetro, adducendo la “salute pubblica” come motivazione! Lo stesso destino e toccato ad uno sciopero di una settore dei minatori. È di pubblico dominio che il divieto (il “rinvio”) questa volta è stato chiesto al governo dal MESS, l’organizzazione padronale dei metalmeccanici. Bisogna ricordare che questo divieto giunge solo sei mesi dopo il disastro di Soma, un “incidente” minerario in cui almeno 301 operai hanno perso la vita. La società turca fu allora riportata alla dura realtà del dilagante sistema del subappalto nei posti di lavoro, dell’orribile condizione in cui lavorano i minatori, delle misere norme praticate sulla sicurezza e la salute sul lavoro e della costante noncuranza dei rischi sul lavoro e della totale indifferenza per la vita dei lavoratori da parte delle compagnie ossessionate dall’avido perseguimento del profitto. Ma dietro tutto ciò aleggia la figura di Tayyip Erdogan e del governo dell’AKP, un governo, che nei suoi lunghi anni al potere, ha fatto di tutto per rimuovere i più piccoli ostacoli alla spietata ricerca del profitto delle compagnie, permettendo così questa sorta di massacro collettivo del lavoro. È proprio questo governo dell’AKP che sta negando ora ad una altro settore della classe operaia il suoi diritti più elementari.

Il significato dello sciopero dei metalmeccanici
Lo sciopero dei metalmeccanici è molto importante in primo luogo per le seguenti ragioni: anche se riguarda circa 15mila operai, nei fatti è seguito da centinaia di migliaia di operai metalmeccanici. L’industria metallurgica è divenuta, nell’ultimo decennio, il battistrada dell’industria turca quando sono proliferate le fabbriche di beni di consumo durevoli (elettrodomestici), sia turche che straniere, e molte società automobilistiche hanno fatto della Turchia una piattaforma manifatturiera relativamente a basso costo per l’esportazione nei paesi dell’UE, data l’unione doganale con l’UE in vigore negli ultimi due decenni. I prodotti automobilistici sono ora l’articolo in cima alla lista delle esportazioni turche e la quota dell’industria metalmeccanica nella manifattura turca ha recentemente raggiunto oltre il 40%.
Naturalmente l’industria sta impiegando una crescente forza-lavoro. Dei tre sindacati organizzati nell’industria, un sindacato giallo e gangsteristico chiamato Turk Metal controlla 100mila membri, mentre il Birlesik Metal, di solida origine di sinistra, ha all’incirca un quinto di quelli. (Il terzo sindacato, affiliato ad una Confederazione Islamica che agisce come burocrazia sindacale dell’AKP, è ancora più piccolo). Ogni due o tre anni, si inscena una commedia tra il MESS, l’organizzazione dei datori di lavoro, e la Turk Metal, un atto che ha invariabilmente come risultato un accordo proficuo per i capitalisti. L’accordo è quindi imposto agli altri sindacati, la cui resistenza è difficile dato il soverchiante potere della Turk Metal.
Tuttavia, già in passato ci sono state rivolte spontanee tra gli aderenti alla Turk Metal, una volta alla fine degli anni ’90 e l’altra nel 2012. Quest’ultima avvenne chiaramente come risultato del fatto che in quell’occasione Birlesik Metal aveva scioperato contro i termini concordati da Turk Metal e una certa parte degli aderenti alla Turk Metal, compresa l’importantissima fabbrica della Bosh passarono alla Birlesik Metal. Non c’è dubbio, un dato di fatto che conosciamo dall’esperienza immediata derivante dall’attività condotta tra i lavoratori, che anche questa volta, alcuni settori di aderenti alla Turk Metal delle gigantesche fabbriche d’auto e di beni di consumo durevoli (elettrodomestici), soprattutto nella città di Bursa e Manisa, stiano avidamente seguendo lo svolgersi dello sciopero del Birlesik Metal. Cosi anche i molti collettivi operai nei posti di lavoro non sindacalizzati. Quindi, l’importanza dello sciopero va ben oltre il 15mila operai direttamente coinvolti.
Lo sciopero è importante anche per la situazione politica generale turca. Ciò perché potrebbe aver agito da leva per spingere il movimento operaio fuori dalla sua stagnazione. Questa stagnazione è continuata dallo sciopero della Tekel del 2010, quando migliaia di operai avevano messo su una tendopoli nel centro di Ankara per 72 giorni. Da allora ci sono state numerose lotte disperse tra differenti industrie e regioni del paese, ma rimasero isolate e, per quanto alcune di loro si siano dimostrate combattive, di solito alla fine hanno ceduto.
Questa volta, la base della Birlesik Metal ha manifestato una atteggiamento molto combattivo ancor prima che cominciasse lo sciopero. Il sindacato ha alquanto esitato prima di dichiarare lo sciopero e la decisione finale è stata indiscutibilmente presa sotto la pressione della base. In tutte le fabbriche dove i datori di lavoro hanno chiesto una consultazione (un diritto della legge turca sulle relazioni industriali glielo consente, allo scopo di dargli un arma in più contro gli scioperi), i lavoratori hanno votato a favore dello sciopero con maggioranze schiaccianti, benché per comprensibili ragioni i padroni chiedessero una consultazione solo degli anelli più deboli! Dall’altra parte della barricata, la resistenza dei padroni si stava erodendo: alcune imprese ( a cominciare dalle due fabbriche della Schneider, il gigante elettrico e multinazionale dell’automazione) hanno annunciato, ancor prima che lo sciopero partisse, che si sarebbe ritirate dal MESS, l’organizzazione padronale, e negoziato un proprio contratto collettivo, che naturalmente è destinato ad essere più vantaggioso per i lavoratori della società in questione.
Il DIP, per parte sua, è davvero immerso nello sciopero dei metalmeccanici. Noi lavoriamo con metalmeccanici di diversi sindacati o di posti di lavoro non sindacalizzati di centri industriali come Istanbul, Izmir, Corlu, Bursa, Manisa ecc. Abbiamo diffuso i nostri volantini in tutte le fabbriche entrate in sciopero. Il sito Facebook del bollettino che pubblichiamo, “La voce dei Metalmeccanici” è seguito da più di 1500 metalmeccanici, sindacalizzati e non sindacalizzati.

È necessaria la solidarietà internazionale
Tutto ciò ora è cambiato con il brutale intervento del governo per conto dell’organizzazione padronale. Non sappiamo dire a questo punto come il sindacato e la base reagiranno a questa spudorata violazione dei diritti dei lavoratori. Per il momento l’opzione più immediata sembra essere lo sciopero bianco (rallentamento della produzione). Come DIP cercheremo certamente di fare del nostro meglio affinché il movimento non si estingua completamente prima di aver costretto il MESS a fare serie concessioni. Abbiamo pubblicato un comunicato che caratterizza il decreto del governo come illegittimo ed ingiusto e, allo stesso tempo, illecito. La ragione è che la costituzione turca stabilisce che le convenzioni internazionali debitamente sottoscritte sono superiori alla legislazione turca. La Turchia aderisce a molte convenzioni dell’OIL(ILO), che indubbiamente giudicherebbero il decreto governativo come una negazione dei fondamentali diritti dei lavoratori, rendendolo così illecito anche per l’attuale sistema normativo turco. Nel comunicato abbiamo anche dichiarato che ogni azione di massa che sfidi a questa decisione è legittima. Allo stesso tempo chiamiamo tutte le organizzazioni della classe operaia internazionale ad esprimere la loro chiara condanna di questa vergognosa decisione del governo dell’AKP e la loro forte solidarietà con i metalmeccanici della Turchia con ogni mezzo che ritengono appropriato. Anche il più piccolo messaggio aiuterebbe. Abbiamo bisogno di reagire con forza allo spietato sfruttamento cui la classe operaia internazionale è soggetta. Riguarda questo la condanna del divieto governativo dello sciopero dei metalmeccanici in Turchia.

30 Gennaio 2015

Per questo come Partito Comunista dei lavoratori abbiamo fatto un presidio sotto il consolato turco con le parole d'ordine "Giù le mani dallo sciopero del Birlesik Metal" e "Spalla a spalla con i metalmeccanici turchi!"
Si ringrazia i militanti del Si Cobas,del IlSindacato è un'altra cosa e del collettivo La Sciloria che hanno partecipato al presidio.

presidio per i lavoratori turchi

Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (DIP)
Turchia

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