Dalle sezioni del PCL
Lo sfruttamento del proletariato non passa solo dalle tasche.
8 Gennaio 2015
Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una progressiva intensificazione delle campagne di sensibilizzazione circa le morti bianche. Campagne che, però, sono state meramente teoriche e per niente pragmatiche, forti di una legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che, almeno su carta, è considerata una delle più rigide e precise d’Europa.
Analizzando le statistiche circa il fenomeno delle morti sul lavoro si evince che, da inizio 2014, sono state circa 578 : il 7,1% in più rispetto al 2013 (Fonte: INAIL) .Se si aggiungono i lavoratori sprovvisti di assicurazione (mai tenuti in conto), le morti in itinere ed i lavoratori a nero, la quota supera ampiamente i 1000 morti.
LO SFRUTTAMENTO DEL PROLETARIATO NON PASSA SOLO DALLE TASCHE.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una progressiva intensificazione delle campagne di sensibilizzazione circa le morti bianche. Campagne che, però, sono state meramente teoriche e per niente pragmatiche, forti di una legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che, almeno su carta, è considerata una delle più rigide e precise d’Europa.
Analizzando le statistiche circa il fenomeno delle morti sul lavoro si evince che, da inizio 2014, sono state circa 578 : il 7,1% in più rispetto al 2013 (Fonte: INAIL) .Se si aggiungono i lavoratori sprovvisti di assicurazione (mai tenuti in conto), le morti in itinere ed i lavoratori a nero, la quota supera ampiamente i 1000 morti.
L’età media dei deceduti si aggira intorno al 37 anni.
Se c’è, dunque, una questione che può essere considerata assolutamente marxista, questa è la questione degli infortuni sul lavoro.
Il concetto di Marx appare semplice: il lavoro serve per vivere, sia al padrone che ha come fine l’accumulo di capitale, sia per l’operaio che vende la sua forza lavoro come parte della sua “quota di vita”. Dal momento che l’operaio lavora per vivere e non vive per lavorare, le pessime condizioni di lavoro o gli infortuni non si limitano a danneggiare il lavoratore nella sua relazione con il lavoro, ma vanno a ledere ogni aspetto della sua vita, incidendo anche sulle sue relazioni con il mondo.
Il sistema di produzione capitalistico pone su una bilancia la produzione e la sicurezza. Inutile specificare da quale lato penda il piatto della bilancia : bastano le stime a evidenziarlo. D’altronde, riprendendo un passaggio del Capitale di Marx, porrei l’accento sul concetto secondo cui la produzione capitalistica è assolutamente parsimoniosa nei confronti della merce prodotta ed è anche, tuttavia, una grande dilapidatrice di lavoratori. Il ribasso delle spese per i campi che non sono finalizzati alla produzione è intrinseca alla logica di profitto; possiamo quindi tranquillamente affermare che nel sistema di produzione capitalistico la sicurezza e la produzione sono inversamente proporzionali.
Oggi, quindi, assistiamo al progressivo attacco padronale, con la complicità dei sindacati, verso le misure di sicurezza che dovrebbero essere attuate in maniera preventiva. Quest’attacco va a ledere quella che è la salute individuale e collettiva dei lavoratori che, tristemente rappresentati ormai dai cosiddetti “sindacati padronali”, sono volutamente tenuti allo scuro di quelle che sono anche le più elementari norme di buona condotta per ovviare a determinati rischi potenzialmente lesivi per la propria salute. Da un lato, abbiamo i sindacati che invece di premere affinché la normativa vigente (D.Lgs 81/08) venga applicata preferiscono siglare accordi al ribasso sulle condizioni di sicurezza degli operai, dall’altr, abbiamo i padroni, che si guardano bene dall’investire parte del proprio capitale d’azienda, in misure preventive e protettive per il proprio personale.
I risultati sono: malattie professionali, infortuni medio-gravi, morti bianche.
Assistiamo ad una massiva evoluzione tecnologica dei mezzi di produzione che, tuttavia, hanno sistemi di sicurezza decisamente obsoleti, andando a creare, addirittura, nuove tipologie di rischi spesso anche più subdoli e difficili da prevenire rispetto agli anni precedenti.
In tutto ciò, gli organi istituzionali adibiti al controllo e monitoraggio delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro sono formati da persone poco formate (ex vigili sanitari) o comunque in sottorganico.
Appare cristallino, quindi, che la campagna di sensibilizzazione non trova (o non vuol trovare) gli strumenti adatti all’attuazione.
La situazione complessiva è drammatica.
Sicuramente, rispetto al 1950 - quando ci furono le prime leggi in fatto di sicurezza - si sono fatti dei passi avanti, ma oggi come oggi ci troviamo a fare dei salti all’indietro (indice di quanto il sistema capitalistico si stia riacutizzando). E’ compito dei compagni del PCL istruirsi per istruire i lavoratori sulle contraddizioni che la produzione capitalistica provoca nei luoghi di lavoro e sulla loro vita privata. Queste contraddizioni saranno sicuramente ben accolte in quanto tangibili quotidianamente : lo sfruttamento della classe proletaria non passa solo dalle tasche, ma anche dalla salute.
Pcl Napoli- Cellula Lavoro/Sindacato
08/01/2015