Dalle sezioni del PCL
PER UN PARTITO E UN SINDACATO DI CLASSE..
12 Novembre 2014
Non meno di un anno fa dopo la vittoria alle elezioni europee del Partito Democratico, la Cgil emetteva un comunicato stampa che festeggiava tecnicamente la vittoria politica e morale di Renzi nel quale si intravedeva un possibile cambiamento politico culturale in Europa e nel Paese Italia. Di fatto questo possibile innovamento si è tradotto concretamente in una politica fatta di continui attacchi ai diritti sindacali e del lavoro, la distruzione dell’art. 18, il job act la nuova riforma del lavoro fatta su misura per indebolire la classe lavoratrice oramai annientata politicamente e culturalmente, a favore delle istanze dei capitalisti, delle banche, dei grandi potentati industriali tutto a vantaggio per i profitti della borghesia su scala nazionale e mondiale. Le responsabilità, per questa nera e cupa pagina di storia dei lavoratori e delle lavoratrici, di fatto sono facilmente attribuibili ed individuabili: responsabilità sindacali e della loro burocrazia, responsabilità politiche di una buona parte della sinistra italiana e dei loro gruppi dirigenti. Sul versante sindacale il quadro è a dir poco preoccupante : la tutela dell’ equilibrio ,l’instaurazione del compromesso permanente tra le parti, la continua svendita dei diritti per tutelare la pace sociale con i padroni da parte di CGIL-CISL-UIL nei luoghi di lavoro, di fatto ha lasciato campo libero ad ogni forma di sottrazione di diritti sociali e libertà dei lavoratori nel settore pubblico e privato: dal pacchetto Treu, dalla riforma Biagi, da Tremonti alla Fornero fino alla nuova riforma del governo Renzi(demensionamento, abbassamento dei salari, taglio degli ammortizzatori sociali, possibilità di spiare i lavoratori sul posto di lavoro con ricadute disciplinari, i primi tre anni di assunzione senza il versamento dei contributi da parte dei datori di lavoro),ha segnato la cancellazione progressiva di tutte le conquiste operaie ottenute con enormi sforzi dalle generazioni che ci hanno preceduto. Il braccio armato del capitalismo ha colpito il mondo del lavoro con una tale violenza che avrebbe dovuto imporre, da chi dovrebbe rappresentare le masse, una mobilitazione generale unitaria capace di contrapporsi per peso e per identità a tale violenza ed oppressione. Di fatto le burocrazie sindacali confederali da “troppo tempo” hanno deposto ogni forma di lotta, hanno scelto di non creare le condizioni politiche culturali per determinare le basi per la cacciata di tutti gli sfruttatori della classe lavoratrice , hanno scelto di mantenere e preservare le piccole “caste” interne accettando di riversare tutto il peso della crisi sulle spalle dei più deboli e degli sfruttati.Se la manifestazione del 25 ottobre della CGIL e tutte le altre, non si trasformeranno in sciopero generale prolungato e ad oltranza allora, il mondo del lavoro subirà la più grande sonora sconfitta del dopo novecento. Ad ora oramai la rappresentanza dei lavoratori è tutta relegata al semplice servizio burocratico e non più all’opposizione e alla tutela nei luoghi di lavoro e nella società. Grande responsabilità dell’arretramento dei diritti e per l’affermazione del capitale come forma dittatoriale e di gestione delle nostre vite, è da attribuire anche alla maggioranza della sinistra italiana che sistematicamente si è contraddistinta più per aver tradito che per aver conquistato sul piano dei diritti. L’entrismo senza testa e senza coda nelle coalizioni di governo di centro sinistra ha periodicamente cancellato la credibilità di quei gruppi dirigenti che si erano ritrovati, in passato grazie alla spinta del movimentismo dei primi anni novanta,nella costruzione del partito della Rifondazione Comunista(PRC) nato sulle ceneri del PCI che aveva lasciato, nella forma e non nella sostanza, la classe lavoratrice senza più una degna ed utile rappresentanza politica di classe. La divisione dell’ala social democratica guidata da Occhetto prima e da Dalema poi, avrebbe dovuto facilitare la costruzione di quel soggetto politico anticapitalista che avrebbe dovuto prendere la guida e l’egemonia politica sulla classe lavoratrice per portarla alla costruzione di una società libera ed egualitaria. I partiti e le forze politiche che avrebbero dovuto lavorare pe la costruzione di quel soggetto politico di massa unitario a sinistra delle forze riformiste del centro-sinistra, in maniera sistematica e calcolatrice, si sono vendute e hanno tradito per la propria autoconservazione, per il propri leaderismo, a tutela del proprio apparato che si è sempre subordinato alle ragioni della borghesia italiana. Da Vendola a Ferrero, e prima da Bertinotti e Diliberto, le rivendicazioni dei lavoratori sono state sempre svendute e barattate per una manciata di poltrone, nel nome di alleanze contro i governi di centro-destra guidati negli ultimi anni da Berlusconi e dalla destra liberale. Di certo il Berlusconismo ha rappresentato una grande piaga sociale, per i lavoratori e il proprio ceto sociale di appartenenza, ripresentata e incarnata inesorabilmente oggi con impressionante e costante ferocità da Renzi e da chi avrebbe dovuto, per bocca di molti ,rimediare controcorrente alle malefatte compiute dal cavaliere di Arcore.I risultati inequivocabilmente sono sotto gli occhi di tutti:l’aumento costante della disoccupazione, le continue delocalizzazioni dei posti di lavoro, la diminuzione dei salari con il taglio dei diritti acquisti, il crescente sentimento dell’odio raziale, creano le basi per l’avanzata della destra xenofoba, razzista, pronta a dare il colpo definitivo alla dignità dei lavoratori/ci di ogni colore di ogni stato e cultura .Solo una massiccia ed organizzata risposta di base e di massa può creare le condizioni per ribaltare questo stato di cose: imprescindibile diventa la costruzione di un sindacato di classe al quale va dato un partito di classe!!Un’organizzazione dei lavoratori che rompa definitivamente, con il proprio apparato burocratico( nei sindacati confederali) responsabili storicamente del più grande arretramento della coscienza e della dignità dei lavoratori negli ultimi anni all’interno delle fabbriche e nei siti produttivi.Una organizzazione dei lavoratori che si riappropri degli strumenti basilari della lotta ripartendo dalla rivalorizzazione della contrapposizione sociale al padronato di tutto il mondo del lavoro che scaturisca nel blocco della sovrapproduzione inutile per la collettività creando le prospettive per il grande sciopero generale nazionale che rimane storicamente l’unico strumento di lotta al capitalismo, e al suo apparato borghese, del quale oggi non se ne può più fare a meno. Fin dalla sua nascita il PCL lavora e si mobilita per creare le basi di riunificazione dei veri comunisti, su un reale e concreto progetto di opposizione alle classi dominanti che gestiscono la nostra società e che condizionano pesantemente la nostra libertà. Solo un opposizione sociale anticapitalista può radicalmente mutare un sistema fallito e collassato economicamente e politicamente che produca definitivamente l’autonomia dei lavoratori sfruttati e la cacciata dei poteri forti nazionali ed internazionali principali attori e protagonisti della più grande menzogna della storia raccontata ai lavoratori e alle lavoratrici: capitalismo e liberismo uguale a equità e giustizia sociale. Un partito e un sindacato che lottino parallelamente per una scuola e università pubblica a costo zero per i figli dei lavoratori con redditi vicino alla soglia della povertà ,per una sanità pubblica gratuita ,per la cancellazione immediata di ogni riforma di precariato del lavoro vera piaga sociale per il futuro dei nostri giovani, l’annullamento immediato dei finanziamenti alla chiesa e alle missioni militari sottratti allo stato sociale e alle pensioni, l’abbassamento dell’età pensionabile per i lavori più usuranti e rischiosi. Due soggetti che possano finalmente contrastare la macelleria sociale messa in atto dal profitto contro la classe lavoratrice.
Mauro Goldoni
PCL sez. Ancona