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FISCHI OPERAI A LANDINI. IL SIGNIFICATO DI UN PASSAGGIO
7 Novembre 2014
La gestione dello scontro Thissen da parte dei vertici FIOM si è esposta ieri ad una contestazione operaia.
Lo scarto fra le parole e i fatti non può essere più evidente. Landini aveva minacciato l'”occupazione delle fabbriche” e più precisamente della fabbrica ( la Thissen)). Invece ha effettuato un primo arretramento di fronte al padrone e al suo ricatto ( “o sospendete lo sciopero o niente stipendi”) sospendendo lo sciopero del personale amministrativo e del tubificio. Senza alcuna contropartita, allo stato, sul punto centrale, la difesa del lavoro; e soprattutto senza verifica democratica dell' opinione degli operai in lotta, a partire dalla delegazione presente, posti di fronte al fatto compiuto. I fischi operai a Landini davanti al Ministero dello Sviluppo hanno rappresentato la reazione a tutto questo.
Siamo a una stretta della vicenda Thissen. Il governo Renzi cerca di disinnescare la “mina” per il significato simbolico che ha assunto per milioni dei lavoratori e centinaia di vertenze. Le burocrazie sindacali, inclusa la direzione FIOM, puntano ad un accordo di “riduzione del danno”, e aiutano di fatto il governo a trovare la via d'uscita “politica”. L'intesa parziale di ieri fra sindacati, azienda, governo è concepita come primo passo in questa direzione. Sia dal governo Renzi, sia dagli apparati sindacali.
Verificheremo naturalmente il corso degli avvenimenti. Lo sciopero operaio è ancora in piedi assieme ai presidi ai cancelli. Nulla in sè è ancora compromesso. La lotta è ancora aperta ad ogni esito. Ma la dinamica dei fatti ripropone una vecchia lezione generale. Solo una gestione radicale della lotta ( occupazione della fabbrica, cassa di resistenza, comitato di sciopero, generalizzazione dell'azione) può organizzare al meglio la forza dei lavoratori, dispiegare le sue potenzialità, rafforzare la sua unità, rispettare la sua democrazia. E per questo strappare, anche sul piano sindacale, i risultati pratici migliori possibili ai fini della difesa del lavoro. Puntare a vincere è il modo migliore per ridurre il rischio di perdere.
E viceversa. Una gestione burocratica finalizzata non alla vittoria ma all'accordo, sensibile alle pressioni del governo, attenta a uscirne esclusivamente con la “minimizzazione del danno” per il proprio ruolo, non solo disperde la forza operaia e ignora la democrazia dei lavoratori, ma perciò stesso accresce i rischi di sconfitta e la possibile portata del danno.
Non solo. Una gestione radicale dello scontro può valorizzare anche un risultato parziale come sottoprodotto della lotta agli occhi dei lavoratori stessi, senza ledere tenuta e futuro della lotta stessa
. Una gestione burocratica del conflitto trasforma un possibile risultato parziale in fattore di arretramento , sfiducia, demotivazione dei lavoratori. Il primo accordo di ieri alla Thissen ha assunto esattamente questo significato.
Una cosa è certa: la necessità di un'altra direzione del movimento operaio e sindacale, che sia all'altezza del nuovo livello della lotta di classe, è riproposta una volta di più dalla vicenda delle acciaierie di Terni.