Dalle sezioni del PCL

Megacities and the united states army-preparing for a complex and uncertain future”:il documento del Strategic Studies Group (US Army) sulla guerra da condurre nelle megalopoli… e a Ferguson, Missouri

20 Agosto 2014

L’influenza negativa del pacifismo sul movimento operaio e sulla sinistra, fra i tanti effetti negativi prodotti, ha causato l’assenza di studi, di discussioni sull’evoluzione della strategia e della dottrina militare del nemico di classe in rapporto all’evolversi della lotta delle classi e di questa nei momenti delle crisi catastrofiche.
Al contrario, il nemico di classe aggiorna la sua dottrina e la sua strategia militare perché è consapevole delle implicazioni rivoluzionarie contenute nelle crisi. I limiti attuali del movimento operaio non riguardano né i fondatori del socialismo scientifico né Lenin, né Trotsky ed i bolscevico-leninisti. Uno dei meriti di Trotsky è quello di aver prodotto un’elaborazione sistematica della politica militare proletaria.
Nel giugno scorso è stato pubblicato a cura dello stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti d’America un documento del Strategic Studies Group “MEGACITIES AND THE UNITED STATES ARMY -PREPARING FOR A COMPLEX AND UNCERTAIN FUTURE “ che prepara la classe dominante alla guerra guerreggiata nelle metropoli, detto altrimenti sull’ impiego dell’esercito quando la lotta di classe rompe con la legalità e si trasforma in guerra civile:
“E 'molto probabile che le megalopoli saranno il terreno strategico di qualsiasi crisi futura che richieda l'intervento militare”. Nel documento si riconosce che la dottrina militare è indietro rispetto all’uso dell’esercito nelle megalopoli: “Il nostro esercito deve assumere le questioni date dalla sfida megalopoli. L'esercito conosce il mandato. L'esercito conosce le comunità coinvolte. L'esercito sa che questo è un ambiente per il quale è attualmente impreparato. Dato il compito, l'esercito deve prepararsi ora per garantire che, quando sarà il momento, la nazione ha le opzioni militari che l’esercito ha pensato e si prepara ad eseguire”. Le megalopoli che vengono indicate come modelli per l’intervento sono sei, al primo posto c’è New York poi seguono Bangkok, Rio de Janeiro, San Paolo, Lagos e Dakka. Non è un caso che al primo posto ci sia New York. Per quanto riguarda gli USA nel documento è posta questa domanda: “In che modo l'esercito deve costruire un partenariato civile-militare per facilitare la formazione, la sperimentazione dell’esercito nelle grandi città degli Stati Uniti?”
Nel documento nonostante il riconoscimento della impreparazione attuale dell’esercito ad affrontare la guerra civile nelle megalopoli americane si fa riferimento alle esperienze passate sulla guerra in ambiente urbano:“ il combattimento urbano non è, di per sé, una nuova sfida per l'esercito. Dalle strade di Aquisgrana ai mercati di Baghdad, i soldati hanno sconfitto i nemici che tentavano di utilizzare il terreno urbano a loro vantaggio. Il conflitto urbano è radicato profondamente nella storia dell'esercito”. Ma “gli approcci derivati da questa storia sono, tuttavia, insufficienti per affrontare le sfide poste dalla megalopoli. L’esempio più significativo e più recente di operazioni urbane dell’esercito è limitato in confronto alle sfide future. A Baghdad, l'esercito ha combattuto per più di un decennio in un ambiente urbano con una popolazione di 6,5 8 milioni di persone. Entro il 2030, ci saranno 37 città in tutto il mondo che sono 200-400% più grandi di Baghdad”. Il riferimento è alla battaglia di Haifa Street iniziate l’11 gennaio 2007. in un’area urbana di almeno 2 chilometri furono impiegati mille marines e truppe irachene collaborazioniste utilizzate come esca per individuare gli insorti. Il terzo giorno, dopo l’inizio della battaglia, furono utilizzati i carri armati e l’aviazione. Prima della battaglia di Haifa street ci furono i combattimenti a Balad Ruz (prov. di Diyala) e a Yusifiyah, “tutte le attività condotte in questo senso, come dichiarato dal Generale Petraeus, erano intese quali ‘shaping operations, in grado di preparare il terreno e le forze, saggiare la consistenza del nemico nelle varie aree, delineare un quadro preciso della sua struttura di Comando e Controllo. Il colpo che sarebbe stato sferrato, quindi, doveva essere devastante per precisione e potenza”( Federico Bernacca, Capitano, 186° reggimento paracadutisti, La dottrina Petraeus, Rivista Militare n° 4-2008). Il gen. Petraeus dopo divenne un uomo del premio Nobel per la pace Obama. Dal 2007 ai primi del 2009 ci fu una svolta nella dottrina militare Usa, fu abbandonata la dottrina di Rumsfeld e fu adottata la dottrina del gen. Petraeus(1). La dottrina di Petraeus può essere riassunta con la formula empirica del capitano Paul Flowler, ricavata dalla battaglia di Falluja(2004): “il solo modo per spazzare via gli insorti è quello di distruggere qualsiasi cosa che appare davanti alla tua strada”.
Un importante documento di dottrina militare della svolta di quegli anni, riflesso della crisi catastrofica inarrestabile sul piano militare, è “Incognite note: Gli ‘shock strategici’ non-convenzionali nello sviluppo della strategia della difesa”(“ Known Unknowns: Unconventional ‘Strategic Shocks’ in Defense Strategy Development”) del ten. Colonnello Nathan Freier, docente al United States Army War College. Questa è l’accademia militare statunitense più antica e gli “studenti” sono ufficiali la cui età media è di circa 40 anni che studiano per accedere ai vertici massimi dell’esercito. Fra i suoi studenti più noti Dwight Eisenhower, George Patton Jr., Ulysses Grant III, Alexander Haig, Norman Schwarzkopf e Richard Myers. Una delle “incognite” a cui deve prepararsi l’esercito è “un violento rovesciamento strategico all’interno degli Usa”, che potrebbe essere provocato da un “ crollo economico inatteso” o dal “ disfacimento dell’ordine politico e legale….una violenza civile diffusa all’interno degli Usa costringerebbe il personale militare a riorientare all’ultimo momento le priorità per difendere l’ordine nazionale…Un governo americano e un personale militare cullati nella soddisfazione di un ordine interno sempre sicuro sarebbero costretti a disimpegnare da alcuni o da gran parte degli impegni esterni di sicurezza per affrontare un’insicurezza umana in rapida espansione in patria… Il dipartimento della difesa sarebbe forzato dalle circostanze a porre le proprie molteplici risorse a disposizione delle autorità civili per contenere e bloccare le minacce violente alla tranquillità interna. Nelle circostanze più estreme, ciò potrebbe significare l’impiego della forza militare contro i gruppi ostili all’interno degli Stati uniti. Inoltre, il dipartimento della difesa diventerebbe per necessità, il centro essenziale per la continuità dell’autorità politica in un contesto di conflitti e disordini sociali in più stati o a livello nazionale”. Sotto Bush fu schierata negli USA la “First Brigade Combat Team” della terza di divisione di fanteria sotto il comando del colonnello Roger Cloutier, uno dei comandanti nella battaglia di Falluja. Intervistato dalla rivista Army Times( 8 settembre 2008), disse che la brigata possiede le cosiddette armi non letali “progettate per assoggettare individui rivoltosi e pericolosi nel quadro del controllo delle folle”. Obama ratificò.
Lo studio e la pubblicazione del documento del Strategic Studies Group sono determinati dalla guerra civile in Ucraina, che si combatte in ambiente urbano, anche se non si tratta di megalopoli, Donetsk ha circa un milione di abitanti. Ma la guerra civile nel sud est dell’Ucraina avviene dove la crisi capitalistica inarrestabile ha trovato il suo anello più debole.
Il proletariato rivoluzionario è avvertito, il fronte va da Ferguson a Donbass.


1) per chi volesse consultarli la nostra sezione ha elaborato due testi sul tema:
“Gli stucchevoli obamisti di sinistra e la lezione di Marat”, 21 febbraio 2009 e “Robert Gates ed il generale Petraeus in Iraq con Bush, in Afghanistan ed in Pakistan( e in Iraq) con Obama” 15 aprile 2009

Gian Franco Camboni sezione provinciale di Sassari Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale

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