Dalle sezioni del PCL

Imperae dominae

A Pama imminente lo sgombero del CSA SPA SOVESCIO

6 Agosto 2014

La strategia borghese tende a cancellare totalmente qualsiasi espressione politica dell'antagonismo di classe
proposta tattica di un presidio legalmente inattaccabile sul territorio da cui rilanciare l'attivismo antagonista fondato su presupposti rivoluzionari come risposta politica

Immediatamente dopo le rivendicazioni e le lotte degli anni ‘70 è cominciato uno dei periodi di reazione più
violenti e forse più definitivi della storia. La borghesia capitalista, in quella fase storica, ha dovuto fare delle concessioni alla classe operaia, ma ha contemporaneamente strutturato e messo in atto una strategia che gli avrebbe permesso, nel tempo, non solo di recuperare il terreno perso in quegli anni, ma addirittura di andare oltre fin quasi a giungere ad una totale liquidazione dell’antagonismo classista storico. In una prima fase crea tensione e fomenta lo scontro ideologico con lo scopo di terrorizzare la popolazione, in una seconda fase attua la parte più devastante e tragica del suo disegno: distruggere quella coscienza collettiva in cui ogni singolo lavoratore salariato si riconosceva come appartenente ad una classe dominata. La borghesia è conscia che il suo esistere come classe non può prescindere dal mantenere una posizione di dominio: la lotta di classe gli è ben consona oltre che fondamentale per difendere la propria posizione di dominio. La strategia borghese è convincere la classe dominata che annullando il conflitto di classe si pone fine al terrore. E compie il suo piano: un'unica ideologia di potere in cui coesistono due nature: una è profonda, sostanziale e assolutamente nuova, l'altra è epidermica, contingente e vecchia. La natura profonda di questa ideologia reazionaria è difficilmente riconoscibile; la natura esteriore è invece ben riconoscibile, ma è uno specchietto per le allodole che catalizza l’attenzione solo nell’aspetto superficiale di questa ideologia reazionaria: una sorta di risorgere del fascismo, in tutte le sue forme, comprese quelle decrepite del fascismo mussoliniano e del tradizionalismo clericale-liberale. Questo aspetto della restaurazione è un comodo pretesto per spingere ad ignorare l'altro aspetto, più profondo e reale, che sfugge alle abitudini interpretative di ogni specie.
Dunque la lotta di classe non è finita è stata abilmente occultata. E, infatti, ecco l'aspetto esteriore, di questa reazione rivoluzionaria, aspetto esteriore che si presenta appunto nelle forme tradizionali della destra fascista e clerical-liberale: questa reazione prima distrugge rivoluzionariamente (rispetto a se stessa) tutte le vecchie istituzioni sociali - famiglia, cultura, lingua, chiesa e poi, per poter adempiersi al riparo della lotta diretta di classe, si dà da fare per difendere tali istituzioni dagli attacchi della classe dominata. Ecco, dunque, il “luogo” dove si svolge, occultata, la vera lotta di classe: il varco attraverso il quale la borghesia fa fluire la sua ideologia nella coscienza di ogni singolo individuo annientandolo e riducendolo con inaudita violenza a strumento per la realizzazione di se stessa. La lotta di classe è in atto e il luogo dove il conflitto si svolge non è più manifestatamente, vista la disgregazione contrattuale, temporale e spaziale dei soggetti che entrano a far parte dei processi produttivi, il luogo “fabbrica”, ma nel Sociale inteso come momento e luogo dove la cultura si incarna è diventa realtà. Concetti come solidarietà, uguaglianza, libertà privati del loro valore politico diventano meri strumenti di annientamento delle coscienze, sovrastrutture atte a mimetizzare la vera struttura della società borghese fondata su un potere anarcoide il cui scopo è di preservare proprietà privata e profitto attraverso l’esercizio del dominio dell’uomo sull’uomo.
Porsi il problema da dove ripartire per rilanciare il conflitto sociale è doveroso scopo e ragion d’essere di ogni avanguardia politica. Se lo strutturale economico (fabbrica) diventa terreno impervio, il politico in questa fase, inteso come territorio fisico dove vive il proletariato, diventa essenziale terreno unitario ed unificante delle varie lotte, polo di aggregazione dei soggetti che compongono il nuovo proletariato, terreno dove ogni lotta è strumento di costruzione della coscienza rivoluzionaria, di alterità culturale e sociale, dove, quindi, ogni conflitto ha valenza solo nei termini di creazione di potenzialità eversive al potere borghese. Non si disdegna il raggiungimento di obbiettivi materiali, ma essi devono essere MEZZO e non FINE ULTIMO del movimento, altrimenti restano mero e puro “ribellismo” subalterno e non altero al dominio di classe o, peggio ancora, riformismo sindacalista privo delle potenzialità che caratterizzano una vera lotta di classe. Occupazione fisica e riappropriazione politica (della città-comunità della “ Polis”) come tattica per rendere ingestibile agli apparati istituzionali della borghesia l’agire del movimento di lotta. Senza una chiara progettualità rivoluzionaria ogni lotta è destinata alla sconfitta ed al rafforzamento del dominio borghese, chiarezza progettuale che ponga al centro la distruzione del capitalismo e dei suoi valori senza la quale, ribadiamo, ogni lotta, per quanto apparentemente aspra, è destinata alla sconfitta.
Che fare, dunque? La politica del governo Renzi è quella della repressione e degli sgomberi, della cancellazione di ogni possibile luogo fisico e mentale di ogni antagonismo di classe. L’uso sistematico degli apparati istituzionali (magistratura, questura, istituzioni politiche locali) rende la conquista e la gestione di questi spazi liberati, “casematte” citando Gramsci, estremamente difficili. La presenza dei movimenti antagonisti uniti alle avanguardie operaie nel territorio della “Polis” (inteso come territorio fisico e politico) è strategicamente fondamentale e quindi se necessario, tatticamente, si utilizzano gli strumenti tipici della clase borghese: l’acquisizione legale di una sede, di un sito comune all’area antagonista inattaccabile secondo la legge dei padroni da dove partire per attaccare il territorio controllato dal Capitale con occupazioni veloci, incontrollabili, funzionali ad iniziative di lotta darebbe in primo luogo un chiaro e forte segnale politico si renderebbe incontrollabile il territorio alle istituzioni borghesi creando un nuovo rapporto di forza dove il potere costituito viene messo sulla difensiva in continua ansiosa attesa dell’esplosione dell’antagonismo. Il valore politico di un agire così strutturato rovescia il concetto stesso di legalità: un luogo di aggregazione politica antagonista così costituito è legalmente inattaccabile. Un luogo che proclami pubblicamente e con fierezza il suo attivismo all’interno di un conflitto che è un conflitto di classe, nel quale confluiscano forze realmente antagoniste nel più totale e assoluto rispetto della propria autonomia nel suo percorso politico. Un luogo dove l’assemblea è sommatoria di conoscenze e coordinamento di comuni iniziative estranea a giochi di egemonia funzionali a qualcuno.
Come avanguardie operaie, come comunisti, siamo fermamente convinti che solo la trasposizione del pensiero in azione fondata su una progettualità rivoluzionaria, con una chiara impronta di classe, con unità di intenti di tutte le componenti antagoniste e assolutamente estranei a qualsiasi velleità riformista porterà alla ricostituzione di un nuovo movimento di lotta del proletariato.
PCL Parma Frida Kahlo
Commissione Comunicazione e Propaganda

PCL Parma sez. Frida Kahlo

CONDIVIDI

FONTE