Internazionale

Per l'unione del movimento operaio e della sinistra

2 Agosto 2014

da Prensa Obrera


Per mesi, il nostro partito ha sviluppato un’intensa campagna per convocare un Congresso del movimento operaio e della sinistra – la cui necessità è stata la conclusione principale del XXI Congresso del Partido Obrero. In questo periodo abbiamo sviluppato una polemica vigorosa contro l’utilizzazione unilaterale del sindacalismo per sviluppare un polo politico antagonista del Frente de Izquierda (Fronte di Sinistra), con dirigenti inseriti nel centro sinistra. La lotta di classe, dicevamo, consegue un vero sviluppo solo quando si trasforma in una lotta politica, lo stesso la coscienza di classe. Nel quadro di una crisi capitalista che investe tutti i piani, l’unica posizione realmente progressiva è lo sviluppo di un’alternativa operaia e socialista. La crescita del Frente de Izquierda alle urne e nelle fabbriche, nei luoghi di studio, nelle organizzazioni sociali e nelle classi medie, è l’espressione più completa di questo sviluppo.
Dopo questa campagna entriamo in una nuova tappa: l’organizzazione di assemblee in tutto il paese per discutere un programma e rivendicazioni parziali e l’elezione di delegati. Al tempo stesso, promuoveremo le definizioni di tutte le organizzazioni della sinistra – con le quali abbiamo un processo di discussione – per convocare un Congresso con una piattaforma comune – indipendenza politica della classe operaia, governo dei lavoratori – e un metodo politico concreto. A partire dalla pubblicazione del testo qui sotto, facciamo appello a sviluppare una campagna di pronunciamenti su scala maggiore, da parte degli attori più avanzati del movimento operaio e del movimento popolare – attivisti, delegati, organizzatori, protagonisti attivi.
L’Argentina attraversa, un’altra volta, una crisi di grandi proporzioni e un crollo del governo di turno e del sistema politico. Il paese affronta, di nuovo, per l’ennesima volta, una ristrutturazione politica e sociale d’insieme.
C’è, manifestamente, una crisi industriale, che si traduce in licenziamenti e sospensioni in tutti i settori dell’economia, in una rottura della catena dei pagamenti e nella chiusura delle imprese. Esiste, allo stesso tempo, una crisi finanziaria, che si esprime nella emissione di nuovo debito a tassi d’interesse usurai per pagare gli interessi del debito estero. A ciò si aggiunge l’impasse che si è creato con i fondi avvoltoi, la cui richiesta di pagamento eleverà in forma considerevole il debito estero e ridurrà in media le scadenze del suo pagamento.
Il capitale della Banca Centrale è negativo come conseguenza della crescita dei sui attivi inesigibili rispetto al Tesoro nazionale e di un aumento fortissimo del debito con le banche locali a tassi d’interesse esosi. Esiste anche una crisi fiscale determinata dai pagamenti degli interessi del debito pubblico e da una montagna enorme di sussidi il cui beneficiario finale è il grande padronato. La soluzione capitalista a questa crisi implica enormi sacrifici dei lavoratori e un aggiustamento colossale dell’economia nazionale. Il movimento operaio e i lavoratori hanno dinanzi la sfida di far fronte a questa situazione eccezionale con le proprie rivendicazioni, le proprie posizioni e la propria soluzione. In queste condizioni, lo sviluppo della sinistra rivoluzionaria nel movimento operaio e nella gioventù, e sul piano elettorale, emerge come l’espressione cosciente e organizzata di una soluzione politica dei lavoratori.
Sul piano politico assistiamo all’enorme fallimento della pretesa di far rivivere il peronismo del primo periodo. Tale fallimento testimonia l’esaurimento completo del nazionalismo borghese nell’avanzare in una maggiore autonomia nazionale e ampliare lo sviluppo del capitalismo autoctono. Nell’industria e nel settore agricolo è cresciuta l’influenza economica straniera, mentre il debito estero, ovvero in divise straniere, tanto con i creditori internazionali che locali, si è quasi duplicato. Le campagne si sono trasformate in una ruota di scorta del capitale finanziario (fedecommessi e “pools” di sementi) e dell’industria chimica (Monsanto) internazionale, subordinata alle grandi corporation cerealicole. Mentre il primo peronismo significò per le masse la conquista di rivendicazioni largamente rivendicate dal movimento operaio, i decennio recente, si è caratterizzato per l’incremento spettacolare dell’esternalizzazione e del lavoro precario, e per la trasformazione del regime previdenziale in un sistema di assistenza sociale. Attraverso lo scambio del denaro dell’Anses con titoli pubblici, per pagare il debito estero (e compreso su scala maggiore con le riserve in divise della Banca Centrale), “i nazionali” hanno proceduto con un’enorme confisca dei contributi dei lavoratori e dei contribuenti, che avrà, alla fine, come risultato un nuovo fallimento del sistema pensionistico. A questo sistema di confisca si è aggiunta l’imposta sul salario. Il kirchnerismo ha preteso di convertirsi tardivamente in un movimento popolare, a partire dalla celebrazione del Bicentenario, con il risultato di produrre una coorte di cooptati ed entrare rapidamente in declino. I negoziati del governo – con Bàez, Antonini Wilson, Boudou-Ciccone, Cirigliano-Jaime – sono dimostrativi di un sistema di governo di camarille, cioè in nessun modo rappresentativo di un movimento popolare. Solo un governo operaio e socialista può sviluppare un sistema rappresentativo dei lavoratori.


Crisi di un regime politico

L’Argentina non assiste solo ad una crisi di governo ma di regime politico. Sono in crisi l’insieme delle istituzioni e dei partiti tradizionali. Vi è un crollo aperto del potere giudiziario. I saccheggi di fine anno dimostrano la decomposizione delle forze della repressione. I partiti tradizionali si sono polverizzati e convertiti in camarille con una frammentazione della coesione politica. Un ricambio di governo in questo quadro politico e nel contesto della violenta crisi sociale, non sarà se non un altro passo nell’approfondimento della crisi generale.
Lo statalismo kirchnerista è considerevolmente più limitato di quello del primo peronismo e il suo carattere parassitario è più accentuato. In primo luogo si è impegnato a riscattare attraverso dei favolosi sussidi le privatizzazioni menemiste, soprattutto nel campo dell’energia. Ha tentato anche di creare gruppi capitalisti locali dei trasporti con le concessioni ferroviarie. Questa politica ha sviluppato una gigantesca malversazione del patrimonio ferroviario, che è esplosa nel massacro di Once. La difesa ad ogni costo delle esternalizzazioni, con la partecipazione essenziale della burocrazia dell’UF, ha provocato l’assassinio del nostro compagno Mariano Ferreyra e si è conclusa con la condanna penale di una parte dei suoi responsabili politici. L’espressione più nota del nazionalismo parassitario è stata rappresentata senza dubbio dalla statalizzazione parziale di Repsol, per la quale sono stati pagati, attraverso l’emissione di nuovo debito, 12 miliardi di dollari tra capitale e interessi, con lo scopo di lasciare le nuove aree petrolifere ai polpi internazionali più forti e stabilire un modello di appropriazione della rendita mineraria a beneficio del capitale finanziario internazionale. Dall’altra parte, le attività imprenditoriali sviluppate dai lavoratori a partire dagli svuotamenti capitalisti del 2001/2 si sono trasformate in sistema di auto sfruttamento (una forma di lavoro precario), carenti di protezione sociale, quando non direttamente sabotate nella possibilità del proprio sviluppo economico. Perché la statalizzazione economica abbia una funzione progressiva deve essere diretta dai lavoratori e servire allo scopo di sviluppare le forze produttive in una transizione verso il socialismo.


Esaurimento dell’esperienza K

Nel momento in cui la pressione del capitale minaccia di provocare una nuova sospensione dei pagamenti, il governo K manca del tutto di un piano economico che vi faccia fronte, il che costituisce un esempio più che ovvio d’incapacità politica e di capitolazione completa.
Anche la pretesa di recuperare il movimento della gioventù peronista degli anni ’70 si è risolto in un fiasco assoluto. L’espressione simbolica di questo fiasco si è avuta in occasione della celebrazione del quarantesimo anniversario del 1° maggio 1974 (l’ultima volta che il peronismo si radunò in Plaza de Mayo), quando dalla Presidentessa in giù ripudiarono la rottura della JP con Peròn, l’autore intellettuale della Tripla A. Dopo la legge antiterrorista e il Progetto X, il kirchenerismo pretende di ridar vita a “l’operazione Dorrego” del 1973 , tra la JP e il generale Calcagno, mediante la designazione come capo dell’esercito, il capo dello spionaggio militare, il videlista Cesar Milani. La pretesa di rivitalizzare i simboli passati per rinnovare l’interesse delle masse verso il peronismo, si è trasformato nel suo contrario – in un’acuta delusione politica e in un’aspettativa popolare verso la sinistra. Anche su questo piano il kirchnerismo si caratterizza per il suo arrivo tardivo: raggruppamenti come La Càmpora debutano all’incirca al Bicentenario, moltissimo tempo dopo che la gioventù, specialmente quella studentesca, ma anche quella lavoratrice, si lega alla sinistra rivoluzionaria e socialista.
Dopo il tentativo di riportare Peròn, nel 1972, per destituire il movimento operaio indipendente, combattivo e anche rivoluzionario che partorì il Cordobazo, compito che avrebbe completato la dittatura militare; e dopo i tentativi di Menem e di Kirchner di trasformare il peronismo in una soluzione all’impasse storica dell’Argentina capitalista; il risultato storico di questa lunga e dolorosa esperienza è l’emergere della sinistra rivoluzionaria come protagonista politica. Questo significa che la classe operaia si sviluppa come fattore politico indipendente. La sinistra non può essere mai un’etichetta elettorale: la sua funzione storica è essere l’espressione della lotta di classe dei lavoratori, la forma più alta e organizzata dei questa lotta di classe. Il crollo del Frente del Pueblo e dell’Izquierda Unida, che si è sviluppato nel periodo alfonsinista, ha prodotto un’esperienza definitiva. Lo stesso vale per i tentativi della sinistra “plurale” che si canalizzarono in Proyecto Sur e altre etichette elettorali promosse dalla CTA. La sinistra non può essere se non l’espressione politica cosciente della lotta internazionale della classe operaia e dei lavoratori. Il tentativo del kirchnerismo residuale, che si esprime in Marea Popular e nel Frente Popular Darìo Santillàn, di far tornare a galla un movimento nazionalista, è semplicemente reazionario, perché significa bloccare l’emergere di un proletariato politicamente indipendente, con il pretesto di riscattare un cadavere politico. È inaccettabile qualsiasi confusione politica su questo aspetto.


La potenzialità del Frente de Izquierda

Il Fronte di Sinistra e dei Lavoratori ha ottenuto nelle passate elezioni un milione e trecentomila voti. Nella capitale di Salta ha battuto il PJ di dodici punti; in numerosi capoluoghi di provincia ruotava intorno o ha raggiunto i dieci punti. Si è trasformato nel canale politico di una parte della classe operaia e della gioventù; riflette il passaggio di una parte del movimento operaio con un passato peronista, alla sinistra combattiva e socialista. La sinistra ha smesso di essere un attore marginale della lotta politica a partire dallo sviluppo del Frente de Izquierda; il Fronte di Sinistra ha impresso alla sinistra una fisionomia politica che confluisce con il movimento operaio. È un compito imprescindibile sviluppare la potenzialità del Frente de Izquierda per trasformare la classe operaia in protagonista politico; qualsiasi azione in senso contrario sarebbe antioperaia.
La crisi industriale, le sospensioni e il licenziamenti hanno reso evidente il ruolo unico e insostituibile della sinistra nel movimento operaio. Tanto nei picchetti di fabbrica e nei blocchi stradali che nell’azione parlamentare, la sinistra classista è stata l’unica forza politica che lotta insieme al movimento operaio. È servita per mostrare dove passa la delimitazione politica fondamentale in Argentina: da un lato il padronato, il governo, la burocrazia sindacale e i partiti padronali, dall’altro, le organizzazione sindacali classiste e la sinistra rivoluzionaria. Da CFK in giù – Capitanich, Urtubey, De la Sota, Pignatelli, UCR e progres di Cordoba – si sono lanciati in un attacco virulento contro i parlamentari del Frente de Izquierda per il loro attivismo ai cancelli delle fabbriche, negli scioperi e nelle arene legislative insieme ai lavoratori. A Salta e Cordoba sono state emesse o si pretende emettere sanzioni contro di loro. A Santiago del Estero sono oggetto di attacchi fisici per il loro legame con i contadini che lottano contro gli sfratti. A Tucumàn siamo alla testa della lotta contro la violazione dei diritti umani da parte del regime di Alperovich. La sinistra combattiva è la grande protagonista della lotta degli insegnanti in tutto il paese; lo stesso accade tra gli studenti universitari e della scuola secondaria e nel movimento di lotta della donna. Il campo di azione della sinistra, nel movimento operaio e nell’insieme del popolo, si è ampliato in maniera considerevole; è necessario uno sviluppo considerevolmente maggiore.


Per un congresso del movimento operaio e della sinistra

È per potenziare queste prospettive che convochiamo un Congresso del movimento operaio e della sinistra. Non si tratta di un movimentismo senza profilo. Ha una strategia politica definita: sviluppare l’indipendenza politica della classe operaia e dei lavoratori, e le condizioni per un governo dei lavoratori. Si convoca per radicare la sinistra nel movimento operaio e trasformarlo in una forza politica cosciente. Unifica tutti i campi d’azione dei lavoratori intorno ad un progetto politico. E’ strumento per ampliare il campo d’intervento della sinistra. La prepara meglio per le prossime elezioni, siano quelle previste o anticipate.
Stabilisce un’agenda di discussione politica nella sinistra di fronte ad un movimento delle masse. Presenterà al paese un programma di rivendicazioni, che sarà la conclusione di una deliberazione politica. Servirà per rendere pubblica l’enorme quantità di proteste del nostro popolo – in tema di alloggi, salute, educazione, ecosistema, servizi fondamentali, discriminazione e repressione sociale e politica. Produrrà un enorme “quaderno delle lamentele” di proteste e rivendicazioni.
Il Congresso del movimento operaio e della sinistra sarà preceduto da numerose assemblee in lungo e in largo per Argentina. Il cuore delle discussioni sarà come far fronte all’offensiva capitalista scatenata dalla crisi capitalista. La necessità di ripudiare il debito estero usuraio e confiscatore, per liberare le forze produttive dall’asfissia del capitale finanziario, collega tutte le forme del grande capitale (tutti i fondi e i grandi capitali sono avvoltoi). Proibire le sospensioni e i licenziamenti e ripartire le ore di lavoro senza ridurre il salario. Fine della precarizzazione del lavoro: stesso lavoro, stesso salario. Per un piano di opere pubbliche, sotto il controllo dei lavoratori, per combattere la disoccupazione. Abolire tutte le imposte dirette e indirette sul salario, per un’imposta unica e progressiva sul capitale. Nazionalizzazione dell’energia e di tutte le risorse strategiche, sotto la gestione operaia, per combattere i monopoli del capitale internazionale e nazionale e le nuove concessioni, e per trasformare queste risorse nella leva di uno sviluppo al servizio della maggioranza. Di fronte alla bancarotta imminente che minaccia di produrre il collasso finanziario, poniamo la questione della nazionalizzazione del sistema bancario e del commercio estero e lo sviluppo di un piano economico unico in funzione delle priorità presenti e future dei lavoratori.
Il Congresso discuterà anche e soprattutto una campagna per dare impulso ad un piano di lotta del movimento operaio e dei sindacati, per far fronte all’offensiva capitalista e difendere i diritti dei lavoratori. Una campagna per lo sciopero generale. Una campagna che miri unita all’unità della sinistra nei sindacati per sviluppare più commissioni interne e delegati combattivi e creare le condizioni per espellere la burocrazia sindacale. La democrazia e indipendenza dei sindacati è fondamentale, ma sarà reale solo con una nuova direzione del movimento operaio. In Argentina, la burocrazia dei sindacati, nella sua immensa maggioranza, rappresenta una casta usurpatrice molto cosciente dei propri interessi, vincolata economicamente al capitale, e intensamente intrecciata con lo Stato e i suoi corpi repressivi e squadre d’assalto. Sono un bastione ultimo della difesa del capitale contro il movimento operaio.
Il Congresso dovrà pronunciarsi sulla situazione internazionale. L’assalto dell’Ucraina da parte di NATO e UE; il massacro di Gaza e l’espulsione della sua popolazione storica; la controrivoluzione brutale contro i movimenti popolari in Egitto e le guerre per il controllo del Medio Oriente; tutto ciò mira a creare una situazione mondiale che favorisca lo scaricamento della crisi capitalista sulle spalle dei lavoratori. In opposizione alla barbarie capitalista avanziamo l’unità dei popoli affinché la crisi la paghi il capitale e per l’unità della classe operaia di tutto il mondo.


NOTE:

L’INPS argentina.

Joventud Peronista

Fu un’operazione di collaborazione tra la gioventù peronista e il vertice dell’esercito argentino in 18 municipi argentini tra il 5 e il 23 ottobre 1973, durante l’ultimo governo di Peròn, per far fronte a una tragica inondazione che aveva colpito il paese, in realtà servirà ai vertici dell’esercito per identificare gli elementi della sinistra peronista, i Montoneros, ed elementi dalla sinistra in generale da eliminare in seguito e in particolare nel corso della successiva dittatura militare di Videla.

Partido Justicialista (il Partito Giustizialista o Peronista, fondato da Juan Peròn e ora diretta da Cristina Kirchner)

Comitato nazionale del Partido Obrero

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