Dalle sezioni del PCL
La Repubblica popolare del Donetsk annuncia il processo di nazionalizzazione
22 Maggio 2014
Il 20 maggio il capo del Consiglio Supremo della Repubblica Popolare di Donetsk Denis Pushilin annunciato sul suo Twitter l'inizio del processo di nazionalizzazione . Questa decisione è stata presa durante una riunione del Consiglio Supremo della Repubblica.
"A causa della riluttanza degli oligarchi regionali per pagare le tasse alla Repubblica popolare ha deciso di iniziare il processo di nazionalizzazione," - ha scritto Pushilin.
Questa decisione politica avrà un effetto dirompente non solo nel movimento di lotta nel sud-est ucraino ma in tutta l’Ucraina e nella Federazione russa ed in tutta l’area dell’ex Unione sovietica. Non si tratta di una misura che fa parte del programma politico dell’attuale direzione della Repubblica popolare (che non ne ha) ma, piuttosto, di una scelta indotta da una combinazione fattori. Se vogliamo trovare un precedente il più adeguato lo possiamo trovare nei decreti sul maximum che il governo del Comitato di Salute Pubblica adottò gradualmente (4 maggio, 11 settembre, 29 settembre del 1793) sulla pressione del movimento dei sanculotti. Il maximum, la fissazione del prezzo dei cereali, della farina e di tutte le derrate alimentari era una misura rivendicata dai sanculotti per mettere un argine all’aumento dei prezzi ed alla speculazione sul grano. Questa misura andava contro le concezioni liberiste dei giacobini, ma questi erano coscienti che per liquidare ilregime assolutistico era “assolutamente necessario far vivere il povero se volete che vi aiuti a completare la Rivoluzione”( Jean Bon Saint-André, responsabile della Marina del Comitato di Salute Pubblica). Con questa analogia non vogliamo certo dire che l’attuale direzione della Repubblica del Donetsk sia fatta da giacobini. Tutt’altro. Denis Pushilin appartiene a quella fauna politica prodotta dalla disgregazione della burocrazia stalinista, riciclatasi in formazioni nazionaliste. Pushilin, da giovane, è stato funzionario della compagnia russa MMM che truffò circa 5° mila cittadini russi.
La decisione di avviare il processo di nazionalizzazione è stato precedute da delle prese di posizione della direzione della RPD che manifestano divisioni interne che non tarderanno a farla entrare in una crisi in una crisi esplosiva. Il giorno dopo il referendum nel Donetsk, Denis Pushilin dichiarò che se la situazione “deteriorava” avrebbe proposto un referendum per l’adesione alla Federazione russa e l’invio di un contingente russo di peacekeeping. Il 13 maggio il co-presidente della repubblica popolare del Donetsk, Miroslav Rudenko, rispondeva a Pushilin che la “priorità è la lotta contro l’occupazione nazista del sud-est e che discutere di fusione con la Russia era prematuro”. Il 16 di maggio veniva presentata la bozza di costituzione che ricalcava quella della Federazione russa del 1993. Ciò provocò l’attacco di Borotba e dei militanti più politicizzati impegnati nella guerra contro i nazisti di Kiev. Su una decisa politica di nazionalizzazione in funzione antioligarchica si è schierato, la settimana scorsa, il sindaco del comune insurrezionale di Sloviansk, Vyacheslav Ponomariev: “ l’industria dell’intera città verrà nazionalizzata. Non possiamo lasciare l’industria della città nelle mani di imprenditori senza scrupoli”. La guerra per battere le truppe di Kiev ed il loro terrore spinge ad una politica di espropriazione della oligarchia. Altro fattore decisivo spingere verso la politica di nazionalizzazione è il fatto che Rinat Akhemetov ha gettato la maschera, si è schierato definitivamente con Kiev. Si quando l’oligarca più ricco dell’Ucraina, proprietario di fabbriche e di miniere del sud-est e padrone di Yanukovich, ha mantenuto i piedi su due staffe, la direzione della RPD lavorava per utilizzare il movimento insurrezionale per arrivare ad una condivisione del potere con Kiev. Ma il movimento delle masse e le mobilitazioni dei minatori e gli imperativi della guerra contro i reparti dei ‘punitori’ di Kiev hanno fatto capire ad Akhemetov, che i suoi interessi li può difendere, solamente, il governo golpista. Akhemetov ha messo su una propria milizia camuffandola come se fosse composta dai ‘suoi’ operai. Questo fatto è stato utilizzato dalla stampa USA per dire che i metalmeccanici ed i minatori del sud-est fossero contro l’insurrezione. Akhmetov,ora, tratta direttamente con gli imperialisti USA ed UE e fa il pacifista chiamando i suoi operai ad “uno sciopero per la pace”. Boris Kagarlitskiy, direttore dell’Istituto della globalizzazione e dei movimenti sociali, ritiene che il processo di nazionalizzazione della direzione della RPD, confuta la “favola” che dietro repubblica ci fosse Rinat Akhmetov. Il governo russo la settimana scorsa ha annunciato l’intenzione di accelerare la privatizzazione di Rosneft, la più grande compagnia petrolifera statale russa. Il governo vuole portare la quota dello stato dal 69,5% attuali al 50%. Nel maggio del 2012 Putin escluse la Rosneft dal piano di privatizzazioni lanciato in quell’anno, reputando la Rosneft azienda strategica. I lavoratori russi che perderanno il lavoro hanno come esempio la lotta delle masse del sud-est dell’Ucraina. L’uragano del Donetsk-Donbas-Luhansk si sta avvicinando alle teste di coloro che hanno distrutto l’URSS.