Dalle sezioni del PCL

Putin si smaschera fra gli insorti del Donetsk

11 Maggio 2014

I disperati tentativi di Putin, sempre respinti da Washington, per dimostrare le sue buone intenzioni di risolvere in “modo pacifico” la crisi ucraina hanno l’effetto di rafforzare la determinazione del governo golpista di Kiev nell’offensiva contro gli insorti del Donetsk. Il 3 maggio, Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, riconosceva che Putin “aveva perso il controllo sugli insorti”, ma ribadiva che era “assurdo” tenere, “in questo clima di violenze le elezioni politiche il 25 di maggio”. Dopo, dietro le pressioni delle sanzioni economiche e dell’aumento delle truppe Nato ai confini con la Russia, colui che gli insorti del Donetsk, inizialmente, chiamavano il loro ‘salvatore’, nell’incontro( 7 maggio) a Mosca con Didier Burkhalter, il presidente di turno della Svizzera all’Ocse, ha chiesto agli insorti di fermare il referendum per scegliere l’autonomia previsto per l’11 maggio ed ha, anche, sostenuto che le elezioni presidenziali del 25 maggio in Ucraina possono essere un primo passo nella giusta direzione, annunciando che le truppe ucraine si erano ritirate dai confini della Crimea. Per tutta risposta i battaglioni della Guardia Nazionale ucraina, il 9 di maggio, sono entrati a Mariupol con i carri armati, sparando sui civili, uccidendone venti. E’ evidente che questa strage è stata pianificata, perché cadeva nel 69° anniversario della vittoria dell’Armata Rossa sui nazisti. Nel discorso che Putin a tenuto a Sebastopoli, in occasione della grande vittoria, non ha accennato minimamente all’Ucraina( Mary Dejevsky, The guardian, 10 maggio). Alle richieste di Putin di spostare il referendum dell’11 l’ assemblea nazionale del Donetsk rispose che “la decisione del referendum è una decisione del popolo del Donetsk-Donbass e i suoi rappresentanti non hanno nessun diritto a privarlo di questa opportunità”. I sicari di Kiev, giovedì 8, a Donetsk hanno bruciato 800 mila schede elettorali.
La perdita d’influenza dei vertici russi sugli insorti preoccupa gli imperialisti. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, in una intervista rilasciata a Repubblica (6 maggio), diceva che “non dobbiamo permettere a Putin di essere un avversario….Una "Ginevra 2" deve stabilire singoli passi vincolanti, ridurre la tensione nelle zone più colpite dai conflitti, rafforzare un processo politico e costituzionale che includa tutti in Ucraina, sullo sfondo della cooperazione tra Usa, Europa, Russia per la stabilizzazione economica ucraina”. Questo significa che l’imperialismo tedesco ha posizioni più morbide di quello americano. No. Il primo fa lo sbirro buono, il secondo fa lo sbirro cattivo.
Il 23 aprile scorso sul sito russo Svobodnaya Pressa, vennero raccolte le opinioni di diversi sociologi ed economisti russi, sugli avvenimenti in Ucraina, dopo che i minatori del Donbass iniziarono a scioperare. Boris Shmelyov, direttore del Centro di studi politici dell'Istituto di Economia, Direttore del Dipartimento di Relazioni Internazionali dell'Accademia Diplomatica della Federazione Russa, mise sull’avviso che “ l’aspetto sociale delle rivendicazioni delle masse del Donbass si amplificava…e il governo di Kiev sarà costretto a prendere misure dure per soddisfare quanto richiesto dal FMI. Ricordiamo che le misure del FMI svilupparono la protesta sociale di massa in Grecia. Penso che l’Ucraina non faccia eccezione….Penso che nella misura in cui crescerà la protesta sociale le funzioni di governo passeranno alle autorità autoproclamate in quelle regioni ed alcuni attivisti politici rivendicheranno programmi di trasformazione sociale”. Aleksandr Shatilov, preside della facoltà di sociologia e scienze politiche di Mosca riteneva che le dure condizioni di vita precedenti sommate a quelle prodotte dalle misure del FMI, “rafforzeranno l’insoddisfazione corrente contro le autorità, non solo nella parte orientale ma, anche, nelle regioni centrali dell’Ucraina”. Il prof. Shatilov come spiegava le simpatie, di quel momento, degli insorti per Putin? “La popolazione del sud-est si è formata l’immagine di Putin come colui che ha schiacciato gli oligarchi russi. Ora la gente pensa che possa farlo anche in Ucraina”. Sempre Shatilov, in modo apparentemente ingenuo, disse che il governo di Kiev “ha commesso l’errore di equiparare ogni opposizione ad un intrigo dei separatisti filo-russi”. Anche Sergey Vasiltsov, vice direttore del Centro per la cultura politica della Russia, riconosceva che “l’insoddisfazione verso le autorità di Kiev diventa sempre più di natura sociale….Per decidere di ‘rovesciare gli oligarchi’ e nazionalizzare le aziende c’è bisogno di una grande esperienza sociale..”.
La lotta di classe è una grande maestra, ma la politica rivoluzionaria può accelerare i tempi.
Le dinamiche della lotta promettono bene e sono tali da minacciare lo stesso Putin.
Il nostro partito si è impegnato a denunciare quelle forze della pseudo sinistra che hanno partecipato al movimento reazionario “euro maydan” per costituirvi un “settore sinistro”. Zakhar Popovich, membro di “Opposizione di sinistra” (quella che voleva a febbraio costruire il “settore sinistro”) ospitato alla festa del Nouveau Parti Anticapitaliste, ha rilasciato un’intervista al settimanale di questo partito e alla domanda “quali informazioni hai sugli scontri attuali nell’Est”ha risposto così:
“ Le testimonianze si fanno sotto lo choc delle emozioni, della propaganda. Ci vuole un’inchiesta imparziale….Andrej Brajevsky, membro di Borotba, fa parte delle vittime dell’incendio e dell’aggressione alla Casa dei sindacati. Era implicato in una milizia militare “pro-russa”. Un altro giovane, militante “anti-fascista”, è stato ucciso ucciso precedentemente sulla piazza Sobornaya nel centro di Odessa durante la manifestazione “pro-Ucraina” che è stata bloccata dalle milizie “pro-russe” armate. Dei militanti di sinistra hanno preso le armi e sono diventati carne da macello in una guerra che non ha niente a che vedere con gli interessi dei lavoratori”. Popovich utilizza le stesse parole di Turchynov-Yastenyuk. In piazza Sobornanya, non c’erano i “pro-Ucraina”, ma i fascisti armati. Quando lui e gli altri di “opposizione di sinistra”, in piazza Maydan volevano costruire il “settore di sinistra”, assimilando ciò che succedeva in quella piazza, a quello che i media borghesi hanno chiamato la “primavera araba”, hanno preso calci in culo dai fascisti senza alzare un dito. Non c’è da meravigliarsi se costui butta fango sui giovani martiri di Odessa. Ilya Boudraitiskis, della sezione russa del Segretariato unificato, ha definito i fascisti di piazza Maidan “la parte più coraggiosa del movimento, letteralmente i migliori combattenti. Nessuno va all’offensiva contro la polizia come lo fa l’estrema destra”( Retour sur Maidan, ses contradictions et les taches de la gauche- sito NPA). Miserabili!
Oggi più che mai la lotta contro la pseudo sinistra è necessaria per rafforzare l’avanguardia rivoluzionaria.

Gian franco Camboni sez. prov. di Sassari del PCL 10-05- 2014

CONDIVIDI

FONTE