Dalle sezioni del PCL
CRISI ECONOMICA E NUOVO FASCISMO: LA CLASSE LAVORATRICE DEVE REAGIRE
24 Aprile 2014
La crisi economica dell'Europa, i cui costi sino scaricati da padroni e banchieri tramite i loro governi, corrotti e in crisi di legittimità popolare, sulla classe lavoratrice, alimenta il risorgere di vecchi e nuovi fascismi.
Oramai sono numerosi gli esempi nel vecchio continente: si ispirano apertamente al ideologie fasciste e naziste partiti che hanno raggiunto un seguito di massa come Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria e Svoboda in Ucraina. Altre forze bordeggiano il fascismo con parole d'ordine intrise di nazionalismo e xenofobia come il Front National che forse vincerà le elezioni europee in Francia.
La piccola borghesia schiacciata dalla crisi alimenta questi movimenti cercando di aprire un varco ad un proprio ruolo politico indipendente.
Per questo, per mietere consensi popolari, si scaglia contro la UE, ma non contro il capitalismo di cui la UE è serva, sviluppa la propaganda xenofoba e razzista nei confronti dei lavoratori migranti, contro i quali arma squadracce di picchiatori (Alba Dorata), governa (Jobbik in Ungheria) o produce “rivoluzioni” nazionaliste (Svoboda in Ucraina) che esitano invariabilmente in attacchi alle condizioni di vita delle classi popolari.
Tutto ciò non annuncia nulla di buono per la classe lavoratrice.
In Italia l'estrema destra rappresentata da piccoli partiti e movimenti come Forza Nuova o Casapound sembra avere ancora un ruolo politico marginale anche se non mancano episodi di cronaca criminale ad essi riconducibili come quelli del febbraio scorso a Firenze o gli accoltellamenti di marzo a Rimini. Però bisogna rilevare il ruolo importante che queste due formazioni politiche hanno avuto nella direzione del movimento dei Forconi. Anche in Italia dunque la crescita della destra fascista sulla scorta di movimenti piccolo borghesi e popolari di carattere reazionario non è più un pericolo remoto.
I governi di unità nazionale che si sono susseguiti nel nostro paese, in nome dell'austerità capitalista e degli interessi di banchieri e padroni hanno invariabilmente perseguito l'obbiettivo di attaccare le condizioni di vita e i diritti dei lavoratori e di imprimere una torsione reazionaria antidemocratica al regime borghese italiano, fatti che neppure il populismo filo padronale di Renzi riesce a dissimulare. Di fronte a ciò solo la classe operaia con una lotta radicale, duratura e concentrata può imprimere una svolta dell'opposizione sociale che apra la strada all'alternativa di potere e di società e che al contempo sventi la minaccia di un fascismo risorgente in Italia e in Europa.
Enormi sono invece le responsabilità delle burocrazie sindacali e delle sinistre, anche quelle definite impropriamente radicali, subalterni gli uni agli interessi capitalistici della grande borghesia, opportunisticamente alla ricerca di alleanze remunerative con i partiti borghesi (il PD) gli altri, nell'impedire il sollevamento della classe lavoratrice.
Per questo il PCL associa l'antifascismo militante alla coerente e rigorosa lotta di classe contro banchieri, padronato e i loro governi di ogni colore, in funzione di quella svolta radicale e di massa dell'opposizione sociale, che sola può ribaltare la china, mentre rifiuta l'antifascismo di parata istituzionale, con il quale la borghesia sta distruggendo il valore della Resistenza al solo fine di privare le nuove generazioni proletarie dell'esempio forse più alto della lotta di classe italiana.
Per questo il PCL impegna tutti i propri militanti lavoro di costruzione di quel partito rivoluzionario, che solo può dare prospettiva reale alla opposizione di classe. Nella prospettiva della rivoluzione e del governo dei lavoratori, i soli che possono realizzare un'alternativa vera. Spazzando via i capitalisti, i loro partiti, i loro ciarlatani.