Dalle sezioni del PCL
Programma elettorale per le amministrative di Pesaro
Perchè il Partito Comunista dei Lavoratori alle elezioni
23 Aprile 2014
Il Partito Comunista dei Lavoratori partecipa alle elezioni comunali di Pesaro con un punto di vista alternativo rispetto alle formazioni che si contendono la difesa degli interessi della borghesia pesarese: quello dei lavoratori, dei migranti, dei giovani, dei precari e dei disoccupati. Questo tanto più di fronte alla subalternità della sinistra riformista (rappresentata dalla lista de La Sinistra) al Partito Democratico, vero perno dei poteri forti locali. E tanto più oggi di fronte ad una vergognosa alleanza senza princìpi a sostegno del candidato democratico Matteo Ricci che va da Rifondazione Comunista fino a rappresentanti della destra post-fascista.
Non ci illudiamo che il terreno elettorale possa rappresentare di per sé il terreno dell'emancipazione del mondo del lavoro dallo sfruttamento. Ma anche il terreno elettorale può dare visibilità e voce a una proposta d'azione anticapitalista e rivoluzionaria, facendola conoscere a più ampi settori di massa e favorendo l'organizzazione attorno ad essa degli strati più coscienti dei lavoratori e dei giovani. Questa è la ragione della nostra presentazione elettorale, in contrapposizione a tutti gli altri partiti.
A differenza di ogni altra forza politica, non siamo a caccia di assessorati a braccetto col PD. Non siamo alla ricerca di pacche sulle spalle di ambienti benpensanti e della loro legittimazione. Noi non abbiamo altro interesse da difendere che l'interesse dei lavoratori e la loro liberazione. Non facciamo politica per prendere voti, ma chiediamo voti a una politica: una politica intransigente di difesa del lavoro.
Non a caso siamo l'unico partito della sinistra italiana a non aver mai tradito i lavoratori. A non aver mai votato- in cambio di ministeri- missioni di guerra, sacrifici sociali, regali alle banche. A non aver mai votato, in cambio di assessori, i tagli alla sanità, le privatizzazioni dei servizi, il rincaro delle tariffe. Siamo stati e saremo ovunque, ad ogni livello, da una parte sola: la parte degli sfruttati contro gli sfruttatori, i loro governi, le loro giunte. Non abbiamo l'ambizione nazionale di allearci col PD o di non essere scaricati dal PD, che oggi più che mai sostiene l'attacco del padronato e della finanza contro i lavoratori. Abbiamo un'ambizione più grande: unire gli sfruttati contro tutti i loro avversari per realizzare una società a misura d'uomo. Una società socialista.
Questo patrimonio di coerenza è decisivo perchè la sinistra e il suo popolo possano tornare a vincere. La sinistra non ha affatto perso perchè troppo “divisa”. Ha perso perchè ha cessato di essere tale. Tutte le sinistre erano unite al governo in anni recenti a votare le leggi di precarizzazione dei giovani e le finanziarie lacrime e sangue contro i lavoratori. Altro che sinistre “divise”! Tutte le sinistre sono unite, al di là delle diversità di sigla, nelle giunte di centrosinistra a votare il taglio delle spese sociali. E se litigano spesso tra loro è solo perchè si disputano poltrone e ruoli nelle stesse giunte in cui insieme siedono. Altro che sinistre “divise”!
La verità è che c'è bisogno finalmente di una sinistra vera, di una sinistra che non tradisca.
Solo una sinistra vera può unire davvero i lavoratori, i precari, i disoccupati contro i loro avversari. Può contrastare le mistificazioni dominanti. Può aprire una pagina nuova. Il PCL è impegnato, controcorrente, con tutte le sue forze in questa prospettiva: unire in una vera sinistra, sulla base del programma comunista, tutti coloro che vogliono ribellarsi all'esistente, per costruire una società liberata dalla dittatura del profitto.
IL CAPITALISMO E' FALLITO. E' NECESSARIA UN’ ALTERNATIVA DI SOCIETA'
Il capitalismo è fallito.
Venticinque anni fa, dopo il crollo del Muro di Berlino, ci avevano raccontato la favola di un futuro radioso dell'umanità, grazie alla vittoria del capitalismo. E' accaduto l'opposto. Il capitalismo si trova di fronte alla crisi più grave dell'ultimo secolo, e non sa come uscirne. Nel frattempo prova a scaricare la propria crisi sulle condizioni sociali , di lavoro e di vita, della maggioranza dell'umanità.
Istruzione pubblica, sanità e pensioni diventano carne da macello per pagare gli interessi alle banche. Tutta la campagna ossessiva a favore dei tagli e dei sacrifici in nome del “debito pubblico” vuol dire concretamente una cosa sola: spolpare definitivamente ciò che è rimasto delle vecchie conquiste sociali per pagare gli interessi ai banchieri, grandi detentori dei titoli di stato. Lo Stato italiano versa ogni anno nelle tasche delle banche 90 miliardi di Euro. Le giunte locali di ogni colore versano complessivamente ogni anno ai banchieri 70 miliardi. Ecco a cosa servono i sacrifici sempre più insopportabili imposti a lavoratori, pensionati, giovani: a pagare quegli stessi banchieri che con le loro speculazioni e truffe sono i primi responsabili della grande crisi! Altro che “democrazia”! La grande maggioranza della popolazione viene sacrificata alla dittatura di una piccola minoranza di industriali e banchieri. I principali partiti (di ogni colore) e i loro governi, nazionali e locali, sono solo gli esattori del capitale finanziario.
Pensare di “riformare” questo stato di cose è pura utopia.
Chi ha diffuso a sinistra in questi anni la leggenda di un possibile governo “amico” che possa risolvere la crisi a vantaggio dei lavoratori, ha raccontato frottole per giustificare la propria corsa a ministeri o assessorati. I governi Prodi, Zapatero, Obama, sono stati il cimitero di queste illusioni, e il nuovo esecutivo Renzi si avvia indiscutibilmente a percorrere la stessa via, rappresentando il baluardo confindustriale di un capitalismo nostrano in crisi di rappresentanza, che ricerca disperatamente un proprio appiglio stabile tramite il quale proseguire nell’applicazione di misure antioperaie. L'unica via -certo difficile ma reale- è quella di rovesciare questo stato di cose. Mettendo in discussione il capitalismo e le sue radici. Rifiutando il pagamento del debito pubblico ai banchieri strozzini. Nazionalizzando le banche (con piena tutela dei piccoli risparmiatori), e unificandole in una unica banca pubblica, sotto controllo sociale. Espropriando le grandi aziende sotto il controllo dei lavoratori, a partire da quelle che licenziano e ignorano i diritti sindacali (Fiat in testa). Ripartendo il lavoro esistente fra tutti, secondo un piano democraticamente definito dai lavoratori stessi, in modo che nessuno ne sia privato. Avviando un grande piano di opere sociali (riassetto ambientale, fonti energetiche alternative, trasporto pubblico, edilizia scolastica e popolare, riparazione della rete idrica, bonifica del territorio a partire dall'amianto, socializzazione del lavoro domestico...), che dia nuovo lavoro a milioni di disoccupati (italiani e migranti) e che sia finanziato dalla tassazione progressiva delle grandi ricchezze, dall'abbattimento dei privilegi istituzionali e clericali, dall'abbattimento delle spese militari e di guerra, dalle enormi risorse risparmiate con il ripudio del debito ai banchieri e la nazionalizzazione delle banche. A proposito della “lotta agli sprechi”…
Questo programma indica l'unica via possibile di alternativa. Ma non sarà realizzato né dai governi avversari, né dalla pura pressione dei movimenti, né dalle grida populiste di qualche comico guru, come Beppe Grillo. Può essere realizzato solo da un governo dei lavoratori e della popolazione povera: un governo che può essere imposto solo da una sollevazione popolare.
Lavorare in ogni lotta a questo sbocco è il nostro impegno quotidiano. La campagna elettorale è solo un terreno collaterale e provvisorio di questo nostro lavoro. Un nostro eletto/a, in qualsiasi sede istituzionale, sarebbe solo un tribuno di questa battaglia generale, in un rapporto indissolubile con le ragioni di tutti gli oppressi. Un eletto dei lavoratori, al loro servizio, per una alternativa di società. Non un agente dell'avversario tra i lavoratori a difesa di questa società.
IL NOSTRO PROGRAMMA: NON PER PESARO, MA PER I LAVORATORI
Le nostre rivendicazioni programmatiche, anche sul terreno comunale, sono dichiaratamente “di parte”. Rifiutano di recitare il mantra ipocrita dell'”interesse generale della Città”. Sposano dichiaratamente una parte della Città contro l'altra: la parte del lavoro, dei giovani precari, dei disoccupati, dei migranti (cioè la larga maggioranza della popolazione) contro la parte dei salotti, della borghesia benpensante, dei poteri forti cittadini (la piccola minoranza di banchieri, industriali, costruttori, Curia, lobby delle cosiddette cooperative rosse e dei loro ambienti ramificati). O di qua o di là: in mezzo non si può stare. E noi stiamo senza riserve da una parte sola.
Proprio per questo rifiutiamo apertamente la logica apparentemente “realista” delle cosiddette “compatibilità”. A chi ci dice che la svolta che ci vorrebbe “non è possibile”, “perchè c'è la crisi, perchè le risorse sono poche, perchè il Comune ha competenze limitate, perchè non si può che obbedire alle leggi esistenti” ecc, ecc, rispondiamo che proprio la subordinazione a questa cultura, ad ogni livello, ha accompagnato negli ultimi 30 anni la sconfitta drammatica del mondo del lavoro. Noi rifiutiamo questa logica. La nostra logica non è quella di gestire l'esistente, ma di rompere con le sue leggi. Non è quella della rassegnazione e della resa, è quella della rivolta. L'unica via per ritornare a vincere. A chi, in sostanza, afferma che il nostro programma non è compatibile con il sistema esistente, noi rispondiamo semplicemente che è vero, ma che è proprio per questo che ci presentiamo: perché crediamo che il capitalismo non sia l’unico dei mondi possibile e che, non essendo più in grado di offrire alcuna soluzione progressiva a favore della stragrande maggioranza della popolazione, possa e debba essere rovesciato a favore del socialismo, l’unica e concreta alternativa di società plausibile.
Il nostro programma “elettorale” è molto poco… elettorale: non si limita ad elencare i buoni propositi del nostro Candidato Sindaco, che Sindaco non sarà. Ma presenta innanzitutto quello che comunque facciamo e faremo a fianco dei lavoratori, precari, disoccupati pesaresi, in opposizione alle giunte di centrosinistra o centrodestra. Sia se resteremo fuori del Consiglio Comunale. Sia, con forza ben superiore, se i nostri candidati saranno eletti.
La nostra linea prevede una netta opposizione nei confronti delle politiche che stanno depredando risorse e qualità ai servizi offerti alla popolazione.
Al tempo stesso non ci limiteremo all'opposizione. Non siamo solo “antagonisti”. Siamo comunisti. Non ci limitiamo a combattere l'attuale potere, vogliamo un altro potere, quello dei lavoratori, in funzione di un altra società, dove a comandare non siano le banche ma chi lavora.
In questo senso avanziamo un programma di rivendicazioni radicali: tanto radicali quanto radicale è la crisi che i lavoratori subiscono e l'attacco che viene loro portato. E' il programma di una giunta di svolta a Pesaro, che abbia il coraggio di rompere apertamente con le regole del gioco del capitalismo e di battersi per un governo nazionale dei lavoratori.
IL NOSTRO PROGRAMMA PER UNA GIUNTA DI SVOLTA
- Il primo e imprescindibile punto per chiunque voglia porsi seriamente in discontinuità con le politiche di tagli e privatizzazioni degli ultimi decenni è il rifiuto totale e intransigente di subordinarsi al Patto Finanziario di Stabilità che sta strangolando i Comuni a vantaggio delle banche, e ripudiare il debito pubblico contratto con le banche: le risorse così risparmiate e recuperate vanno investite nei servizi pubblici e sociali, a tutela dei lavoratori e della popolazione povera;
- Pesaro è tristemente leader a livello nazionale in quanto a privatizzazioni ed esternalizzazioni, che hanno portato solamente al peggioramento dei servizi e ad un progressivo aumento delle tariffe, gestendo beni e servizi pubblici come fossero aziende da cui trarre profitto. Il PCL è per la ripubblicizzazione senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori di tutti i servizi privatizzati e esternalizzati. A partire dall'acqua e dal servizio di trasporto, garantendo una copertura sufficiente alle esigenze di lavoratori e studenti (ed a prezzi popolari) e la completa gratuità di asili, mense e trasporti per le famiglie dei lavoratori a basso reddito. Siamo contrari alla privatizzazione, al depotenziamento e, più in generale, al disimpegno del Comune dalla gestione dei servizi di asilo nido e scuole materne;
- Siamo per l'abolizione del finanziamento pubblico di scuole private, laiche o confessionali, devolvendo le risorse così risparmiate all'istruzione pubblica e agli asili. Siamo altresì per il ritorno alla gestione comunale di tutte le scuole dell'infanzia (di cui Pesaro poteva vantarsi di ricoprire una posizione qualitativa di avanguardia), ampliando il servizio e assumendo nuovo personale. Sono necessari interventi urgenti di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le scuole;
- Il nostro territorio non è immune dall'emergenza abitativa. E' necessario requisire le case sfitte, a partire da quelle detenute dalle grandi società immobiliari, e porle a disposizione della popolazione povera e bisognosa. E requisire anche le grandi proprietà immobiliari del Clero (esclusi i luoghi di culto), e usarle a fini sociali sotto controllo pubblico, a partire da strutture autogestite per i giovani e di strutture di ritrovo per anziani;
- La nostra giunta di svolta rivendicherebbe piena facoltà di intervento in tutte le realtà in cui sono minacciati i diritti dei lavoratori, a partire da casi di licenziamento, sfruttamento in nero e chiusure, promuovendo l’occupazione dei relativi siti produttivi e la loro nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori. Promuovere un piano generale di intervento in tutti i casi di sottoccupazione, per la riduzione dell’orario di lavoro (a parità di salario) affinché nessuno debba restarne privo. Allo stesso tempo va garantita la gratuità di tutti i servizi pubblici per i disoccupati;
- La tradizione comunista, prima della degenerazione stalinista, prevedeva l'abbattimento dei privilegi istituzionali: sindaco, assessori, dirigenti del Comune e delle aziende comunali dovranno avere uno stipendio non superiore a quello di un operaio specializzato. Le risorse così liberate dovranno partecipare al finanziamento di un salario sociale ai disoccupati in cerca di lavoro;
- E' assolutamente necessario annullare le spese faraoniche oggi previste per opere speculative e anti-ambientali, al servizio degli interessi di costruttori e privati (ospedale unico, casello di Santa Veneranda), investendo le risorse così liberate in un grande piano di rinascita sociale della città, capace di dare lavoro utile a migliaia di disoccupati, italiani e migranti: riassetto idrogeologico del territorio (a partire dalla bonifica del Foglia), piano generale per attuare la raccolta differenziata dei rifiuti in tutti i quartieri della città. Non è vero che il lavoro non c’è: assistiamo oggi ad una schizofrenica situazione in cui sovrabbonda la necessità di interventi concreti sul territorio mentre allo stesso tempo esplodono disoccupazione e cassa integrazione, con centinaia di migliaia di lavoratori costretti a restare inattivi a fronte di una retribuzione pari allo zero o comunque non sufficiente a garantire nemmeno condizioni di vita decenti. Non è un panorama tollerabile. Il nuovo Ospedale rappresenta una truffa, che maschera dietro a fandonie di potenziamento di “poli di eccellenza” l’unico scopo tangibile: tagliare posti letto e prestazioni ad una sistema sanitario già di per sé carente, con l’aggravante delle regalie che vengono elargite al costruttore di turno che è in grado di aggiudicarsi l’appalto. Noi siamo per il mantenimento e il potenziamento delle strutture esistenti, tanto a Pesaro quanto a Fano. Allo stesso modo siamo contrari alla costruzione di un secondo casello autostradale a Santa Veneranda in quanto inutile regalo ai capitalisti di turno che dovranno occuparsi della sua realizzazione;
- Occorre promuovere una serie di servizi innanzitutto per i lavoratori salariati e pensionati e gli studenti quali: l'apertura di poliambulatori di quartiere, il potenziamento della prevenzione delle malattie; l'apertura di consultori che organizzino anche corsi sulla sessualità fin dalle scuole elementari, sottratti alle ingerenze della morale reazionaria della Chiesa, e la distribuzione gratuita di profilattici ai giovani; l'allestimento di nuovi spazi e di strutture ricreative per i bambini e per i giovani, nuovi parchi pubblici (oltre al mantenimento decoroso dei parchi già esistenti); l'assunzione di disoccupati per prestare assistenza domiciliare gratuita agli anziani; la completa gratuità per i lavoratori salariati, i pensionati e gli studenti di musei, mostre, di ogni servizio culturale; l'apertura delle biblioteche (assumendo disoccupati) anche di sera e nei festivi, perché possano essere utilizzate da chi lavora; il potenziamento delle biblioteche nei quartieri;
- i governi di centrodestra e centrosinistra hanno varato "pacchetti sicurezza" e norme razziste (come quelle del governo Prodi che criminalizzava i romeni): inventano una "emergenza" per distogliere l'attenzione dalla vera emergenza sociale e per contrapporre lavoratori nativi e immigrati.
La giunta pesarese si è macchiata di atti gravissimi nei confronti dei rom della città: inlcusi sgomberi in cui i padri sono stati separati dalle mogli e dai figli. Stop agli sgomberi e varo di un piano per i pieni diritti di tutti gli immigrati, affinché possano accedere a qualsiasi servizio comunale esattamente come gli altri cittadini del luogo;
- da qualche anno stiamo assistendo alla pericolosa crescita di gruppi neofascisti in città, con conseguenti aggressioni squadriste nei confronti dei compagni.
La polizia, locale e statale, tende sempre a chiudere un occhio nei confronti di questi personaggi che invece non devono essere tollerati da una città orgogliosamente antifascista.
E' urgente la creazione gruppi organizzati di autodifesa affinché i fascisti spariscano definitivamente dalle strade dei nostri quartieri.
A chi si chiede ove si possano trovare risorse per un programma così radicalmente di rottura rispondiamo che le strade sono molteplici, basta avere la volontà di rompere con la compatibilità di sistema: la rottura del patto di stabilità è il primo punto, cui si accompagnano, solo per citare le principali, misure quali la requisizione delle case sfitte in favore di un piano di redistribuzione popolare ad equo canone dal quale trarre la possibilità di incameramento di risorse, la rivisitazione fortemente progressiva della tassazione sulle seconde e terze case e, più in generale, di tutte le addizionali comunali a carico esclusivamente dei redditi più elevati e la razionalizzazione degli incarichi pubblici legando ogni carica dirigenziale ad un salario che non deve essere superiore a quello di un operaio specializzato.
Una simile giunta di svolta, e il suo programma- proprio per il loro carattere di rottura- incontrerebbero l'opposizione aperta dei governi nazionali (e regionali) di ogni colore. E dunque potrebbero essere imposti e realizzati solo da una mobilitazione di massa straordinaria in aperta contrapposizione alle classi dirigenti. Anche a questo fine, l'intera macchina comunale andrebbe rivista da cima a fondo: trasferendo il potere reale nelle strutture autorganizzate dei lavoratori e del popolo, quartiere per quartiere, e su scala cittadina. Una assemblea cittadina di delegati eletti nei posti di lavoro e nei quartieri, privi di ogni privilegio sociale, permanentemente revocabili dai loro elettori, sarebbe infinitamente più forte, più efficiente, più democratica, più economica, di qualsiasi vecchia macchina burocratica dello Stato. E' la prefigurazione di un altro Stato: non più lontano e nemico dei lavoratori, ma organizzatore ed espressione della loro forza.
Una simile giunta sarebbe a tutti gli effetti un organo di potere degli sfruttati contro sfruttatori. Per questo costituirebbe di per sé un fattore di richiamo per i lavoratori di tutta Italia e un atto di ribellione contro le classi dirigenti nazionali. Sarebbe solo un passo in direzione di una alternativa generale, uno strumento di lotta per un governo dei lavoratori in tutta Italia.
Tutti i problemi sociali dei lavoratori, precari, disoccupati pesaresi, possono essere risolti compiutamente solo su scala più grande. Lottare a Pesaro per questa prospettiva generale di svolta, non è “parlar d'altro”: è l'unico modo coerente di battersi per gli obiettivi e le esigenze dei lavoratori pesaresi. Fuori da questa prospettiva generale, ogni forma di radicalismo municipale rischierebbe, contro una sua apparente “concretezza”, di rimuovere la reale soddisfazione delle domande degli sfruttati.
Peraltro solo una lotta radicale generale per una alternativa anticapitalista può strappare cammin facendo risultati parziali e concreti. Le classi dominanti sono disposte a concedere qualcosa solo quando hanno paura di perdere tutto. Rivendicare “tutto” è l'unico modo concreto di strappare qualcosa. Respingere una prospettiva di lotta radicale è il modo sicuro di non ottenere niente, e dunque di continuare ad arretrare lungo una discesa senza fondo.
Per questo ci rivolgiamo a tutti gli sfruttati ed oppressi di questa città, a partire dalle persone più combattive, più generose, più coscienti, per dire loro la cosa più semplice: uniamo le nostre forze attorno ad un programma di vera opposizione e di vera alternativa. Anche attraverso il voto: perchè ogni voto al PCL rafforzerebbe quel programma. Ma soprattutto al di là del voto, nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle piazze: perchè lì si deciderà chi comanda e chi obbedisce nella società italiana. Noi vogliamo che al posto di comando vadano finalmente i lavoratori. Dare un partito a questo programma è l'impegno del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL).