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RESOCONTO ASSEMBLEA NAZIONALE DEL mcPCL DEL 14 E 15 APRILE 2007
30 Aprile 2007
Il 14 e 15 aprile 2007 si è tenuta la prima Assemblea Nazionale del Movimento Costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori, presso l’Hotel Helvetia di Rimini.
L’Assemblea si è aperta nella tarda mattinata di sabato (intorno alle ore 12) con una breve introduzione organizzativa da parte del compagno Luca Scacchi. L’intervento ha ricapitolato brevemente il percorso organizzativo dell’Assemblea: sono state tenute 49 assemblee locali (nella maggior parte dei casi provinciali, in alcuni casi riunendo compagni presenti di più province, a carattere immediatamente regionale per l’Abruzzo, il Molise, le Marche e l’assemblea del Veneto, che ha riunito anche i compagni del Friuli e del Trentino) e sono stati infine eletti 90 delegati/e per l’Assemblea Nazionale da parte delle diverse assemblee regionali (2 per l’Abruzzo, 10 per la Calabria, 4 per la Campania, 9 per l’Emilia Romagna, 7 dal Lazio, 10 dalla Liguria, 13 dalla Lombardia, 1 dal Molise, 4 dal Piemonte, 6 dalla Puglia, 3 dalla Sardegna, 5 dalla Sicilia, 7 dalla Toscana, 4 dall’Umbria e 3 dal Triveneto).
Il Movimento ha registrato, dal 18 giugno scorso (assemblea pubblica del cinema Barberini), una lenta ma progressiva espansione che non si è ancora arenata: siamo presenti con nostri nuclei in 18 Regioni (tutte eccetto il Friuli Venezia Giulia e la Basilicata), in circa 70 province italiane (più di 2/3 del totale); sono costituite 55 sezione provinciali e nonostante la scarsità delle risorse finanziarie dell’organizzazione sono al momento presenti circa 24 sedi territoriali sul territorio nazionale. In questo quadro la breve introduzione ha inoltre sottolineato l’importanza della risoluzione votata alla prima riunione del Coordinamento Nazionale del Movimento (novembre 2006), in cui era stato previsto di attivare un dispositivo di autofinanziamento periodico e regolare da parte delle sezioni del mcPCL a partire dalla conclusione dell’Assemblea Nazionale, per garantire la possibilità da una parte di sostenere il funzionamento dell’organizzazione e le iniziative nazionali e dall’altra una programmazione minima delle scelte finanziarie del Movimento.
Il dibattito è stato poi aperto da una relazione del compagno Marco Ferrando, del Comitato esecutivo, sui documenti in discussione e da una presentazione delle posizioni della maggior parte degli emendamenti da parte del compagno Germano Monti (presentazione prevista di una durata doppia rispetto agli interventi dei delegati). Nella giornata di sabato e nella prima mattinata della domenica, prima della replica dei compagni Monti e Ferrando, sono interventi 32 delegati/e: Anfossi (Pavia) , Pomari (Brianza), Di Carlo (Roma), Romagnoli (Umbria), Scacchi (Valle d’Aosta), Gemmo (Roma), Bortolozzo (Padova), Siccardi (Savona), Rossi (Mantova), Nobili (Brianza), Vannucci (Massa Carrara), Fabiani (Umbria), Piracci (Roma), Infurna (Frosinone), Caboni (Livorno), Borsato (Lodi), Cecchi (Pisa), Debetto (Torino), Siclari (Reggio Calabria), Sorge (Frosinone), Borra (Cuneo), Cattani (Lodi), Cardinali (Umbria), Oliverio (Cosenza), Terra (Bologna), Gasparro (Salerno), Romaro (Padova), Palumbo (Benevento), Caligiuri (Catanzaro), Zangoli (Cesena), Grisolia (Milano), Bacchiocchi (Bologna). Nel corso della giornata di sabato hanno inoltre preso la parola, per un intervento di saluto e dio contributo al dibattito, il compagno Matzas Savas del Parito operaio rivoluzionario di Grecia (prima di cena) ed il compagno Jorge Altamira del Partito Obrero argentino (al termine dei lavori nella tarda serata di sabato).
Nella seconda mattinata di domenica si è quindi proceduto alle operazioni di voto, che sono state divise in tre parti: ordini del giorno conclusivi del dibattito dell’Assemblea; ordini del giorno politico generali; documenti ed emendamenti. Per ogni ordine del giorno sono stati previsti un intervento di presentazione ed uno contrario di circa 5 minuti.
1. Ordini del giorno conclusivi del dibattito. Sono stati presentati alla votazione quattro ordini del giorno: due provenienti dalle assemblee regionali (Umbria e Veneto); due presentati nel corso del dibattito (uno dai delegati Aiello, De Paola, De Simone ed Oliverio ed uno da delegati Ferrando; Grisolia, Scacchi e Terra). Gli ordini del giorno, pur diversi ed in alcune parti antitetici, sono stati messi in votazione separatamente per la diversa caratterizzazione ed articolazione politico-organizzativa degli stessi.
a) 'O.D.G. PROPOSTO DALL’ASSEMBLEA REGIONALE DELL'UMBRIA: Tenere aperta la fase costituente
L’assemblea regionale dell’Umbria fa propri nel suo complesso gli emendamenti presentati dal compagno Monti al documento dell’esecutivo per l’assemblea nazionale di aprile. in quanto con essi si integrano e si rettificano analisi e proposte contenute nel documento dell’esecutivo che rappresentano un limite per lo sviluppo del movimento per la costruzione del partito comunista dei lavoratori. in particolare per cio’ che riguarda le caratteristiche del partito e la sua costruzione, l’analisi della realta’ nazionale e di quella internazionale, l’antimperialismo, il ruolo della Cgil e di tutto il sindacalismo concertativo, l’iniziativa e l’intevento di massa.
Il movimento per il PCL e’ un piccolo gruppo (1300 iscritti significano questo ordine di grandezza). La classe lavoratrice e il proletariato tutto, hanno bisogno di una organizzazione politica comunista di dimensione nazionale credibile che non si limiti a fare solo propaganda e che sia capace di dare luogo ad una svolta di massa.
Si puo’ partire anche da questo piccolo gruppo; per le condizioni attuali del movimento di classe e’ una buona base di partenza, ma bisogna arrivare ad una organizzazione politica nazionale comunista all’altezza dei compiti da assolvere nell’attuale fase del conflitto sociale.
L’ostacolo principale da superare e’ l’approccio scolastico alla costruzione del PCL, che e’ identificabile nella cosiddetta scelta del raggruppamento, che non e’ altro che la concezione di un piccolo "nucleo di ferro" che nelle intenzioni dell’esecutivo del pcl dovrebbe fare da calamita politica e determinare una svolta di massa.
In realta’ strozza la crescita del movimento e determina divisioni aprioristiche inaccettabili (nel linguaggio dell’esecutivo da una parte i comunisti rivoluzionari, dall’altra, centristi, stalinisti, nazionalisti ecc….), con il risultato di ancorare il movimento del pcl, oggi alla dimensione di gruppo di 1300 iscritti e domani ad una condizione numericamente e politicamente ancora piu’ insignificante.
Il metodo di esaltare le differenze e di utilizzare i limiti, gli errori di analisi e di proposta di chi, comunista ma altro da noi si pone in modi diversi sulla via rivoluzionaria al socialismo, per etichettarlo in termini negativi e costringerlo dentro categorie generali potenzialmente controrivoluzionarie, e al contempo, minimizzare le identita’ e le ragioni prime di una scelta di campo politico anticapitalista di chi si pone in ogni caso come nemico del bipolarismo e della concertazione, e’ sbagliato.
Il metodo di "sputare in faccia" al vicino di "casa" per convincerlo di essere nel giusto ( a parte il fatto discutibile che si possa essere nel giusto comunque su tutto ), non funziona, o perche’ non porta risultati o perche’ porta i risultati sbagliati ( la degenerazione autoritaria staliniana in russia e’ anche figlia di questo modo di fare ).
Bisogna invece partire da cio’ che ci unisce per poi verificare sul terreno della pratica della trasformazione sociale la verifica delle differenze.
Questo non sta a significare una meccanica unione di realta’ diverse, questo significa che il giusto concetto, di fronte, tra realta’ differenti, che si richiamano al comunismo, che dichiarano il loro anticapitalismo, che si oppongono ai governi della borghesia, non puo’ essere vissuto come statica e perenne giustapposizione di forze che non potranno mai trovare una sintesi piu’ avanzata, ma come la situazione espressa dalla realta’ di oggi, in tutta evidenza inadeguata, di rappresentanza politica della classe lavoratrice.
Come non significa neanche che noi in questo processo non portiamo le nostre ragioni politiche soggettive, anzi la nostra ambizione e’ esattamente quella di immettere dentro il percorso della ricostruzione della rappresentaza politica della classe operaia le ragioni fondamentali del movimento per la costruzione del partito comunista dei lavoratori al quale non casualmente abbiamo aderito.
Allo stesso modo, ovvero con lo stesso metodo e con lo stesso spirito va affrontato il dibattito interno.
Giudichiamo un gran brutto segnale il documento dei quattro compagni dell’esecutivo a proposito dell’intervento politico pubblicato su Contropiano a firma dei compagni Monti, Fabiani e Bortolozzo.
Non e’ in discussione il diritto dovere dei compagni dell’esecutivo di intervenire con argomenti e valutazioni anche forti, affermando come si e’ fatto che i compagni che hanno scritto su contropiano sono portatori di confusione politica, o come e’ stato in altre occasioni detto, stalinisti o quant’altro.
Quello che e’ inaccettabile e’ la ricerca e l’individuazione di un nemico interno come si e’ fatto scrivendo che vogliamo destrutturare il movimento per la costruzione. del partito comunista dei lavoratori, quando invece e’ assolutamente trasparente la nostra opposta intenzione, e cioe’, fare forte il pcl, giudicando inadeguato un percorso a nostro avviso viziato da scolasticismo.
Parimenti inaccettabili e gravi sono i due corollari che discendono da questa individuazione del nemico interno. la condizione dell’obbligo del silenzio pubblico ( tanto piu’ grave, quando sulla stessa rivista era stato pubblicato, nel numero precedente, un intervento di marco ferrando ) e la minaccia di conseguenze.
Molti di noi non sono usciti da rifondazione comunista per ritrovarsi per quello che riguarda la democrazia interna nella stessa situazione.
Politicamente riteniamo non solo che ogni approccio scolastico va combattuto e battuto, ma che la democrazia interna e la liberta’ di espressione pubblica siano parte integrante e fondamentale nella costruzione del partito comunista dei lavoratori.
Occorre recuperare il metodo di Marx e di Lenin dell’analisi concreta della realta’ concreta, per capire che fare, sulla base delle esperienze rivoluzionarie del ‘900, per individuare le caratteristiche dell’organizzazione rivoluzionaria, il concreto soggetto sociale oggi della trasformazione, le scelte di percorso e di lavoro politico.
La nostra lettura della realta’ e la nostra proposta politica si concentrano percio’ in questo primo momento su questi tre assi:
- Il bilancio dei tentativi fatti dai comunisti nel ‘900 per realizzare il socialismo e le ragioni della sconfitta. individuazione e valutazione degli errori tutti e di tutte le degenerazioni.
- Le caratteristiche necessarie all’organizzazione politica dei comuniti rivoluzionari oggi e la sua costruzione.
- L’analisi delle classi nel xxi secolo e il soggetto sociale della trasformazione rivoluzionaria, le caratteristiche del conflitto.
E’ percio’ necessario evitare ogni ingessatura e tenere aperta la fase costituente.
L’ordine del giorno è stato respinto con 9 voti favorevoli, 62 contrari e 3 astenuti.
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b) L’ORDINE DEL GIORNO PROPOSTA DALL’ASSEMBLEA REGIONALE DEL VENETO: Un passo indietro, per poterne fare due avanti!
Il processo costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori sta attraversando un momento difficile per l'incapacità evidente da parte degli organismi dirigenti di costruire sintesi politica, o per lo meno di strutturare le divergenze tra i diversi gruppi che hanno dato vita assieme a questo processo costitutivo, riconoscendosi tutti nei 4 punti programmatici che ne stanno alla base.
Una incapacità che ha le sue radici nella stessa definizione degli organismi dirigenti (direzione e esecutivo) da parte del primo coordinamento nazionale del mcPCL.
Una definizione frettolosa, in chiusura della riunione, che non ha tenuto in nessuna considerazione una discussione che aveva evidenziato numerose divergenze politiche.
Una definizione che quindi è stata più burocratica che politica, più rivolta al passato che al futuro. Come avevamo già sottolinenato nell'ordine del giorno approvato dall'attivo veneto il 16 dicembre scorso:
"... mentre il vecchio Comitato Promotore rappresentava la sintesi della tendenza interna al PRC che aveva condotto la battaglia per la scissione, e ancora più in specifico della Associazione Marxista Rivoluzionaria costituita all'interno di questa tendenza, la nuova Direzione Nazionale avrebbe dovuto rappresentare la sintesi di quanto è stato costruito in questi mesi al di fuori del PRC. Due processi politici diversi che non possono avere come risultato la stessa sintesi."
Nella stesso ordine del giorno individuavamo come radici di questo limite: "la mancanza di un dibattito sul Partito che vogliamo all'interno delle sezioni e soprattutto tra le sezioni."
Successivamente la situazione si è ulteriormente aggravata dal momento che la direzione, invece che rafforzarsi tentando una sintesi politica, ha deciso di produrre un documento congressuale che esplicita il solo punto di vista dei compagni della AMR Progetto Comunista.
Questo mentre l'esclusione di tutti compagni non-AMR dalla direzione e dal comitato esecutivo ha reso impossibile la presentazione di documenti alternativi, non essendoci alcun luogo politico, se non lo stesso coordinamento nazionale, in cui i compagni potessero dialettizzare le proprie posizioni e verificare la possibilità di presentazione di uno o piu' documenti.
Ma al secondo coordinamento nazionale non è stato chiesto di verificare questa possibilità e di lavorare in questa direzione, ma di arrivare alla riunione con documenti alternativi già pronti. Una richiesta impossibile, per il motivo detto sopra, a meno che non si pensasse, ma questo sì sarebbe stato un arretramento del dibattito, a documenti "locali" che si sarebbero dovuti contrapporre ad un documento "nazionale". In questo contesto il fatto che si siano presentati degli emendamenti grazie allo sforzo di alcuni compagni è servito a garantire, almeno in parte un dibattito, che in qualche modo comprendesse la totalità del mcPCL.
Nel periodo successivo si sono misurati ulteriormente i limiti di una direzione che è intervenuta nel dibattito solo ed esclusivamente a difesa della "propria parte" esasperando una frattura politica, in parte artificiale, tra la componente del mcPCL che proviene dalla AMR Progetto Comunista e il resto del mcPCL.
Certamente i limiti del mcPCL non stanno solo nella direzione nazionale e nel comitato esecutivo, ma chi si è assunto questo compito ha sicuramente responsabilità maggiori di altri nella degenerazione del dibattito interno.
Il processo costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori non può permettersi questa dinamica che ha poco a che fare con la costruzione di un partito che rappresenti politicamente e materialmente i lavoratori facendoli diventare protagonisti della loro stessa emancipazione.
Per questo pensiamo sia necessario un passo indietro, cioè una ridefinizione degli organismi dirigenti e una riorganizzazione del dibattito interno, per poter rilanciare con forza il processo costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori.
L’ordine del giorno è stato respinto con 9 voti favorevoli, 60 contrari e 3 astenuti.
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C) L’ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO DAI DELEGATI AIELLO, DE PAOLA, DE SIMONE ED OLIVERIO: Difendere la democrazia interna
La discussione che si è sviluppata negli ultimi mesi all’interno del McPcl ha avuto come esito la circolare del 30 marzo dell’esecutivo nazionale con la quale si dichiara l’incompatibilità delle posizioni espresse negli emendamenti al documento per l’assemblea nazionale rispetto ai quattro punti programmatici e con la quale si invitano i compagni che hanno sostenuto la pubblicazione su Contropiano del testo "Il comunismo, appunto..." a separarsi dal movimento.
Crediamo che una scelta di questo tipo non sia accettabile. Al contrario sottolineiamo l’importanza del dibattito democratico all’interno di un’organizzazione che si vuole comunista.
Ricordiamo che all’interno dell’associazione “Progetto Comunista” (dalla quale provengono la maggior parte dei compagni oggi iscritti al McPcl) si è consumata una scissione col gruppo che ha dato vita al “Partito di Alternativa Comunista” proprio sul tema, fra gli altri, della democrazia interna. I compagni che oggi compongono l’esecutivo nazionale del McPcl si erano fortemente schierati contro il monolitismo delle posizioni a favore di una visione del partito che contemplasse la possibilità di esprimere posizioni diverse all’interno della medesima organizzazione. In questo senso facciamo un invito alla coerenza ai compagni dell’esecutivo nazionale rispetto a quanto sostenevano in occasione dell’ultima assemblea dell’Amr “Progetto Comunista” sui temi del dibattito democratico nel partito e con ciò li invitiamo, inoltre, a fare un passo indietro . Invitiamo i compagni dell’esecutivo a fare un passo indietro rispetto alla circolare del 30 marzo soprattutto nella sua parte conclusiva.
E' anche scorretto, a conferenza quasi conclusa, ritenere incompatibili con il progetto del mcPCL gli emendamenti accettati in sede di Coordinamento Nazionale e discussi nelle diverse sezioni.
Inoltre, condannando l'e mail del compagno della sezione di Ozieri, laddove dichiara che i compagni emendatari devono essere cacciati dal Movimento, consideriamo rimproverabile la scelta di pubblicare la risposta, con tanto di offesa personale, sul sito internet della sezione di Roma.
Riteniamo altresì inopportuno e nocivo l'atteggiamento di chi, utilizzando strumenti di altre organizzazioni per divulgare le proprie posizioni politiche, rischia di ledere il libero confronto che democraticamente si sviluppa all'interno del movimento.
Abbiamo sempre creduto nel partito comunista come un’organizzazione dove ognuno ha la possibilità di esprimersi liberamente e anche di essere messo nelle condizioni migliori per potersi esprimere e portare eventualmente avanti nel partito una battaglia di tendenza senza per questo essere messo sull’uscio d’uscita, ma è indispensabile che chi porta avanti battaglie interne su posizioni differenti lo faccia nei termini della correttezza e del rispetto della democrazia..
Con ciò invitiamo tutti i compagni al buon senso nel cercare di ricondurre nell’ambito di un chiaro e sereno confronto democratico la diatriba che è venuta a crearsi.
L’ordine del giorno è stato respinto con 19 voti favorevoli, 48 contrari e 5 astenuti.
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D) L’ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO DAI DELEGATI FERRANDO, GRISOLIA, SCACCHI E TERRA.
La prima Assemblea Nazionale del mcPCL, riunita a Rimini il 14 e 15 aprile, conferma la scelta del movimento costitutivo centrata su un processo di raggruppamento a partire da alcuni elementi programmatici di fondo, condensati nei "4 punti" e nella loro premessa.
Il gruppo di compagni e compagne che hanno lanciato la proposta del movimento, raccolto nella maggioranza di Progetto Comunista (sinistra del PRC), poteva proporre altri percorsi politici ed organizzativi: ad esempio il lancio di una costituente dei comunisti, la chiamata a raccolta di tutta l'opposizione di classe al governo Prodi, la pura e semplice scissione della propria organizzazione dal Partito della Rifondazione Comunista.
E' stata fatta una scelta differente.
L'ipotesi di una costituente dei comunisti infatti rivendica un percorso storico complessivo del movimento comunista contro l'ennesima deriva governativa della sinistra riformista e l'ennesima mutazione identitaria con il passaggio del Prc nella Sinistra Europea. Un percorso che però ripropone un'organizzazione che ricerca un minimo comune denominatore impossibile tra percorsi teorici politici e strategici diversi ed anzi opposti.
Nell'impossibilità di affrontare e trarre un bilancio delle diverse esperienze, per non escludere nessuna delle diverse matrici storiche del novecento "comunista", si elude o rimanda la definizione di qualunque obbiettivo e programma, costruendosi sul vuoto.
Il tentativo di unificare l'opposizione di classe al governo Prodi in un soggetto politico di natura più o meno federale si propone di raccogliere le forze oggi disperse di una soggettività di classe scomposta e disgregata, che si esprime con modalità organizzative, obbiettivi politici e impostazioni teoriche profondamente diversificate (dal sindacalismo di base ai centri sociali, dalle realtà dell'autorganizzazione alle diverse organizzazioni dell'estrema sinistra strutturate a livello nazionale o, più spesso, in specifici territori). Un'ipotesi che ci sembra viziata dalla confusione tra il livello dell'unità di azione tra soggetti diversi attorno ad obbiettivi comuni, che va certo perseguita e rivendicata, ed il livello del partito, come progetto complessivo, memoria storica, strumento di sviluppo della coscienza politica anticapitalistica.
La scelta della scissione del PRC dell' AMR Progetto comunista poteva garantire la continuità di un percorso di elaborazione di un quadro programmatico ed organizzativo realizzato nell'esperienza decennale di opposizione dentro Rifondazione Comunista, percorso in cui si è definita progressivamente una proposta politica complessiva . che ha coinvolto centinaia di compagni e campagne. Ma l'ipotesi di una semplice scissione di questa esperienza non coglieva la rilevanza e l'estensione dei processi di crisi e di ricollocazione nell'avanguardia politica dovuti alla svolta del PRC, come, su un piano più vasto, non era in grado di interloquire da una parte con l'esaurimento dell'esperienza del "socialismo reale" e delle impostazioni neo-togliattiane, dall'altra con il fallimento dell'esperienze delle organizzazioni di estrema sinistra nate negli anni '70.
Per questo, e con chiarezza il mcPCL ha lanciato la sua costruzione sulla base dell'appello al raggruppamento di tutti i/le militanti rivoluzionari, quali che fossero le loro precedenti esperienze, in un partito marxista rivoluzionario che rigettando le fallimentari e traditrici esperienze della socialdemocrazia e dello stalinismo (vedi premessa ai 4 punti) basasse la sua prospettiva strategica sui fondamenti della politica comunista rivoluzionaria originaria dal marxismo di Marx alla rivoluzione russa.
Riaffermando questa impostazione di fondo del movimento costitutivo, l' Assemblea nazionale del mcPCL considera che il testa "II comunismo, appunto", pubblicato sul giornale Contropiano della "Rete dei Comunisti" presenti un progetto politico diverso ed alternativo a quello del raggruppamento programmatico.
Un progetto che esplicita, ed in questo senso supera, quello che sottendeva al complesso degli emendamenti per questa assemblea presentati dal campagna Monti. Un progetto che si è scelto di non esplicitare nel percorso dell' Assemblea, con la presentazione di un testo politico alternativo complessivo (del resto ipotizzato nel Regolamento dell' Assemblea dopo il voto contrario al documento A espresso dai compagni emendatari), ma in forma pubblica su un giornale di un'altra organizzazione politica.
Il testo in questione infatti rivendica apertamente il progetto di "destrutturare posizioni politiche identitarie... attivare una rase costituente del movimento ...di innovazione teorica-pratica e... di unità dei comunisti non identificabile in un accodamento ai detentori di verità proprie del ciclo di lotte alle nostre spalle" e indica pubblicamente l'avvio della "pratica di una nuova e diversa fase costituente del PCL".
In questo modo, al di là di ogni possibile discussione sulle modalità adottate per la pubblicazione ( e sui gravi comportamenti che hanno realizzati i compagni sostenitori del testo "il comunismo appunto" e della sezione di Roma che rendono oggettivamente impossibile una convivenza politica con gli altri militanti della sezione stessa) si evidenzia il fatto che i compagni firmatari propongono e intendono costruire una organizzazione diversa, un movimento costituente non su basi programmatiche ma proteso a "unificare i comunisti" sulla base della riapertura dell'elaborazione teorica del "movimento comunista" nel suo complesso. Una proposta politica incompatibile col progetto di costruzione programmatico del PCL quale indicato, fin dal suo inizio, come base di raggruppamento. Il bilancio liquidatorio sul novecento, la equiparazione implicita di stalinismo e antistalinismo, l'abbandono del metodo degli obbiettivi transitori e della battaglia per l'egemonia e la conquista della maggioranza del proletariato, espresse nei più significativi degli emendamenti, trovano nel testo pubblicato su "Contropiano" una nuova sintesi e progettualità complessiva.
Nessuna formale riaffermazione di adesione ai "4 punti" può eliminare questa realtà che con i quattro punti confligge nella sostanza e nella forma stessa. La proposta del raggruppamento ed il percorso del mcPCL emerge infatti dalla necessità di non contarsi sui percorsi e le appartenenze del passato, ma di convergere su un comune programma e comuni principi, aprendo su questa base comune, e grazie ad essa, un confronto di analisi e di elaborazione attorno alle scelte per il futuro. Per questo il processo costitutivo è stato avviato non su un indistinto appello all' opposizione a questo governo Prodi o su una generica raccolta dei comunisti anti-govemativi, ma a partire da alcuni elementi programmatici di fondo. Quattro punti che traducono a positivo un bilancio sostanziale dell' esperienza del movimento operaio novecentesco, il rifiuto delle sue derive socialdemocratiche e staliniste, orientando l'azione futura:
- l' opposizione al governo Prodi come a tutti i governi della borghesia: l' autonomia e l' indipendenza politica della classe operaia e dei suoi rappresentanti come asse centrale della propria collocazione
- la rivoluzione intesa come presa del potere politico: l' obbiettivo del cambiamento del modo di produzione capitalistico può essere raggiunto solo attraverso l'assunzione del potere politico nella forma del governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sull'autorganizzazione consiliare delle masse.
- la prassi politica della nuova organizzazione non deve dividersi fra propaganda di un programma massimo (la rivoluzione) ed obbiettivi minimi immediati: l'intervento politico contingente deve riuscire ad intrecciare le rivendicazioni di larghe masse con l'obbiettivo politico dell'abbattimento del modo di produzione capitalista
- il processo di costruzione dell'organizzazione sul piano nazionale è intrecciato e parallelo a quello internazionale: il raggruppamento a partire da elementi programmatici di fondo è un percorso da attivare contemporaneamente per il partito e per l' internazionale
La sola conclusione possibile è quella di una separazione con i/le compagni/e che assumano ed approvano il testo pubblicato su Contropiano ed il suo progetto politico, una separazione determinata da un livello di contrasto programmatico non riducibile sintesi. Ciò per due evidenti motivi.
Il primo è che se un partito fondato su basi programmatiche e progettuali deve avere il massimo di dibattito e confronto politico all'interno di tale quadro, verrebbe meno alla sua stessa natura se si aprisse a forze che tale programma non condividono, trasformandosi in un partito "contenitore".
I secondo è che nel quadro delle divergenze programmatiche così indicate si aprirebbe inevitabilmente nella nostra organizzazione una conflittualità permanente da esse sovradeterminata, a prescindere dal confronto strategico e tattico concreto, con risultati del tutto negativi per il processo positivamente in corso di costruzione del Partito.
Considerando quanto sopra l'Assemblea Nazionale dà mandato alla Direzione e al Coordinamento Nazionale di rendere operativa la separazione con i/le compagn@ che rivendicano il testo comparso su "Contropiano", proponendo loro, nel contempo, di realizzare un patto di collaborazione e consultazione politica (le cui modalità precise andrebbero definite comunemente) nella chiarezza, però, della differenza attuale di programma e progetto politico.
L’ordine del giorno è stato approvato con 52 voti favorevoli, 14 contrari e 9 astenuti.
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2) Ordini del giorno politico generali: sono poi stati approvati dall’Assemblea alcuni ordini del giorno politici su questioni specifiche (sul rovesciamento del sistema capitalistico patriarcale, presentato dall’assemblea dell’Emilia Romagna; sulla legge 30 ed il lavoro precario, presentato dall’Assemblea regionale della Campania; lettera aperta agli studenti universitari, presentato dai delegati Oliverio e Romagnino; sulla privatizzazione dell’acqua, presentato dall’Assemblea regionale della Campania, sul dibattito riguardante l’internazionale, presentato dall’Assemblea regionale della Calabria). Il testo di questi ordini del giorno sarà girato per mail e messo sul sito nei prossimi giorni (acquisiti nel loro formato telematico).
E’ stato inoltre posto in votazione un ordine del giorno politico conclusivo presentato dal compagno Marco Ferrando:
L’Assemblea Nazionale dei delegati, sulla base del documento politico approvato e dentro le sue coordinate generali di analisi e proposta, rilancia l’iniziativa politica del MCPCL nella prossima fase.
Senza rimuovere limiti e difficoltà, il MCPCL ha realizzato a partire dal 18 giugno una prima positiva accumulazione di forze, con un’estensione della propria presenza organizzata su scala nazionale, una crescita sensibile delle proprie sedi territoriali, lo sviluppo dell’iniziativa di massa delle proprie strutture, una presenza significativa nelle manifestazioni nazionali di opposizione al governo.
Si tratta ora di realizzare un investimento adeguato delle forze raccolte entro una situazione politica generale che può fornirci nuove preziose opportunità di crescita e favorire un salto necessario della nostra costruzione.
Il secondo governo Prodi si conferma una riedizione del primo con un baricentro ulteriormente spostato a destra e una ancor più netta subordinazione delle sinistre di governo al grande capitale e all’imperialismo. Il coinvolgimento italiano nella guerra afgana si approfondisce, giorno dopo giorno, nei fatti e nella percezione pubblica. La concertazione sociale e sindacale sulle pensioni si avvia ad una stretta annunciata, entro una dinamica di reciproca copertura tra PRC e CGIL. Nel mentre la finanziaria da poco approvata dispiega i suoi effetti antipopolari nell’esperienza pratica di vaste masse. I ristretti margini redistributivi dei risparmi fiscali (“tesoretto“), già in buona parte ipotecati da imprese e risanamento del debito, difficilmente riusciranno a garantire un recupero d’immagine del governo.
In questo quadro è necessario rilanciare con forza nella prossima fase la proposta del polo autonomo di classe e dell’iniziativa politica che le corrisponde: una politica che combina la denuncia della natura capitalistica del governo e della organica corresponsabilità delle sinistre di governo, con la capacità di proiezione di massa e di inserimento in tutte le contraddizioni che attraversano il blocco sociale del centro sinistra e i rapporti tra classi subalterne e apparati burocratici. L’iniziativa della cosiddetta “petizione popolare” davanti alle fabbriche e ai luoghi di lavoro – che ha registrato positivi riscontri _ va proseguita ed estesa con particolare riferimento al tema pensioni: le rivendicazioni contenute nella petizione vanno apertamente contrapposte ai 12 punti programmatici del secondo governo Prodi, quali esemplificazione di una proposta di classe alternativa, apertamente aniticapitalistica e al tempo stesso concretamente legata alle emergenze sociali di vaste masse. Parallelamente è importante dare continuità al nostro lavoro antimperialista, sia autonomamente sia in fronte unico con altre forze, con particolare riferimento alla denuncia dell’imperialismo italiano e del suo ruolo in Afghanistan e in Libano, assieme alla mobilitazione contro le minacce imperialiste contro l’Iran.
Nell’ambito di questa prioritaria proiezione del MCPCL sul terreno dell’iniziativa politica è importante lavorare a capitalizzare, ovunque possibile, la crisi profonda del PRC. Come previsto, la crisi del PRC ha conosciuto nell’ultima fase un nuovo approfondimento. La capitolazione sulla base di Vicenza, l’ancor più netta subordinazione al Prodi bis, la clamorosa compromissione pubblica all’ulteriore rafforzamento della presenza militare in Afghanistan, il caso dell’espulsione di Turigliatto al solo scopo di valorizzare la propria lealtà di governo agli occhi della borghesia, hanno prodotto nel loro insieme una caduta della credibilità pubblica del partito, sia nel rapporto col senso comune popolare, sia innanzitutto agli occhi di vasti settori di movimento. Gli stessi fischi a Bertinotti si collocano in questo quadro. L’accelerazione impressa dal gruppo dirigente del PRC verso una ricomposizione unitaria con la sinistra DS, sul terreno ormai esplicito di una rifondazione socialdemocratica, è anche il tentativo di delineare un punto d’approdo per il partito in crisi e al tempo stesso un fattore obiettivo di suo ulteriore logoramento. Questa dinamica proseguirà nella prossima fase.
Sarà importante, nell’ambito della nostra iniziativa politica, cercare di intervenire sulla crisi del PRC per conquistare al nostro movimento gruppi di compagni o singoli militanti che quella crisi potrà liberare: tanto più a fronte della totale capitolazione a Bertinotti dell’area dell’Ernesto e dell’eterno zigzagare di Sinistra Critica.
Sinistra Critica, a seguito del caso Turigliatto, ha raccolto nell’ultima fase un inedito capitale d’immagine. Ma il suo gruppo dirigente non sa in quale prospettiva politica investirlo. Sul piano politico ribadisce pubblicamente il proprio appoggio esterno, seppur critico, al governo del capitale finanziario, a riprova di una totale assenza di principi. Parallelamente rifiuta di rompere col PRC, nel momento stesso della sua massima compromissione pubblica e intolleranza interna, surrogando la rinuncia ad una prospettiva politica autonoma con la ricerca di un variegato “fronte critico” di movimento. Nei fatti Sinistra Critica si limita a prender tempo, teorizzando e praticando una linea anfibia rispetto al PRC che espone il suo stesso corpo di attivisti e referenti sociali ad una crescente empasse e disorientamento.
L’insieme combinato di questi fattori (crisi di consenso del governo presso vaste masse, aggravamento della crisi del PRC, incapacità delle forze centriste di costruire una reale alternativa di riferimento) confermano tutte le potenzialità di sviluppo della prospettiva di un partito comunista dei lavoratori e tutta l’attualità di questo progetto. E’ il momento di dire: “una sinistra è morta, occorre costruirne una nuova “.
L’Assemblea nazionale del MCPCL, conferma e rilancia la prospettiva di un partito coerentemente comunista e rivoluzionario, radicato nella classe operaia e tra le masse, quale strumento di lotta indispensabile per un’alternativa anticapitalistica e il potere dei lavoratori: un partito capace di fare di questa prospettiva rivoluzionaria, nazionale e internazionale, il fondamento della propria opposizione a tutti i governi della borghesia, del proprio lavoro quotidiano in tutte le lotte e i movimenti, della propria proiezione verso le larghe masse fuori da ogni spirito minoritario.
In questo quadro, sulla base dei quattro punti programmatici e del testo politico approvato, l’Assemblea nazionale dei delegati impegna tutte l’energie del MCPCL nella costruzione dell’itinerario che porterà in autunno al Congresso fondativo del PCL, intrecciando discussione congressuale, lavoro di massa, la più ampia proiezione pubblica. La stessa campagna elettorale che vede impegnate le nostre strutture nelle prossime elezioni amministrative, va investita in questa direzione. Tutti dobbiamo impegnarci a fare del Congresso fondativo del PCL un piccolo evento politico capace di registrare e sospingere un passo avanti della nostra impresa.
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità (in assenza dei compagni/e che avevano votato gli ordini del giorno delle assemblee regionali dell’Umbria e del Veneto, usciti dalla sala).
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3. Voto ai documenti ed agli emendamenti. L’assemblea ha infine preso atto formalmente dei risultati del voto ai documenti ed agli emendamenti tenuto nelle assemblee locali:
il documento A è stato approvato con il 99% dei voti favorevoli. Sui due documenti ci sono stati 8 astenuti.
I voti agli emendamenti nazionali al documento A sono stati i seguenti:
l’emendamento 3 è stato respinto (10.53% dei voti favorevoli).
l’emendamento 4 è stato respinto (11.21% dei voti favorevoli).
l’emendamento 8 è stato respinto (12.73% dei voti favorevoli).
l’emendamento 10 è stato respinto (13.37% dei voti favorevoli).
l’emendamento 11 è stato respinto (15.01% dei voti favorevoli).
l’emendamento 12 è stato respinto (11.99% dei voti favorevoli).
l’emendamento 13 è stato respinto (17.60% dei voti favorevoli).
l’emendamento 14 è stato respinto (12.03% dei voti favorevoli).
l’emendamento 15 è stato respinto (13.26% dei voti favorevoli).
l’emendamento 18 è stato respinto (11.67% dei voti favorevoli).
l’emendamento 19 è stato respinto (12.37% dei voti favorevoli).
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Visto l’orario ed i tempi ristretti per la discussione, l’Assemblea ha preso atto che gli ulteriori emendamenti votati nelle assemblee regionali non modificavano nelle sue linee di fondo il documento nazionale approvato nelle Assemblee locali ed ha di conseguenza delegato a maggioranza (24 favorevoli e 18 contrari) il Coordinamento Nazionale ha discutere ed approvare gli emendamenti proposti. Il Coordinamento Nazionale previsto nel pomeriggio, visti i tempi ristretti, è stato quindi rimandato a data successiva (12 e 13 maggio 2007 a Roma).
L’assemblea ha terminato i propri lavori intorno alle 14.30.








