Internazionale

Aborto in Spagna, la democrazia borghese supera in peggio Franco!

21 Dicembre 2013

Dal 20 dicembre, in Spagna, grazie alla legge approvata dal governo di destra di Mariano Rajoy (Partito Popolare) le donne potranno abortire esclusivamente su approvazione del personale ospedaliero solo in due casi: pericolo di salute per la donna e stupro. Questo incredibile attacco nei confronti delle donne fa ritornare la Spagna alla prima legge post-franchista emanata in materia, ossia a quella del 1985; ma in realtà la situazione, dal 20 dicembre 2013, è addirittura peggiorata rispetto agli anni Ottanta, perché allora era possibile abortire anche in caso di malformazione del feto, mentre ad oggi questa opzione è prevista solo nel caso in cui ciò comporti un pericolo per la salute della donna. La legge si inserisce, in generale, in un quadro di politiche europee che sta fagocitando quel discorso femminista borghese per cui la partecipazione e la visibilità delle donne nelle istituzioni va di per sé a legittimare tutto ciò che quelle istituzioni fanno (o non fanno) in materia di libertà ed autodeterminazione delle donne come genere storicamente discriminato. In Italia, questa politica ha trovato sua espressione, tra le altre, con la legge sul femminicidio, fortemente liberticida sia nei confronti delle donne stesse che nei confronti delle lotte, visto che prevede, tra le altre cose, un aumento della presenza dell'esercito sui territori.

La legge reazionaria spagnola in materia di aborto arriva dopo il divieto, anche questo imposto dal governo del Partito Popolare (che gode della maggioranza assoluta al Congresso dei Deputati e al Senato), di manifestare in prossimità dei luoghi di potere, legge che pone grossi limiti alla libertà di movimento delle lotte all'interno delle città spagnole; se apparentemente le due leggi non sembrano avere niente in comune, in realtà il segnale che lancia il governo Rajoy è univoco, ed è un segnale duro, che dà la misura di quanto anche in uno Stato democratico sia possibile limitare la libertà delle donne e degli individui senza nessun colpo di Stato ufficiale e relativa scomunica da parte degli altri Stati.

In molte ed in molti si troveranno a rimpiangere Zapatero, che con i suoi due mandati ha contribuito a fare della Spagna un Paese da molti invidiato, grazie all'importante impianto di diritti civili costruito dal primo ministro socialista tra il 2004 e il 2011; ma rimpiangere un governo riformista sarebbe un errore d'analisi, perché l'attacco che i diritti civili stanno subendo in Spagna ci dà la misura di quanto poco affidamento, in generale, si possa fare sulla democrazia, e soprattutto, in particolare, per questioni fondamentali circa la libertà della persona, istanze che animano i movimenti femministi e di genere, quelli che si occupano delle questioni LGBTQI e in generale tutte quelle forze che pongono problemi di libertà basilari: la soluzione che questi movimenti auspicano non è attuabile in nessun modo nella democrazia borghese, perché ogni legge emanata da parte di un governo (anche dal più progressista) può essere smantellata da un governo reazionario borghese, non per forza di destra, democraticamente eletto da un popolo impaurito dagli effetti della crisi capitalista.

L'unica vera vittoria che questi movimenti possono conseguire è quella per l’abbattimento della democrazia borghese, che ha storicamente ridotto le donne a portatrici di utero in cui gli interessi del nascituro sono sempre anteposti ai loro, al fine di mantenere sempre viva e immutabile l'idea di famiglia, unità basilare intoccabile del capitalismo, e contro le quali, in piena sintonia con gli umori della Chiesa cattolica (anche di quella “progressista” di Papa Francesco) e della borghesia più reazionaria, lo Stato borghese adopera tutti i suoi strumenti. Ma tale lotta va portata avanti solo insieme alle donne lavoratrici, alle casalinghe, alle studentesse e alle disoccupate, le quali vivono sulla loro pelle una vita difficile e piena di ostacoli, economicamente e socialmente; la legge infatti punta a discriminare proprio loro, che non hanno i mezzi per pagarsi un aborto clandestino privatamente, cosa che invece potranno fare le più ricche.

Due sono i nemici che lo Stato borghese deve temere: la classe operaia e le donne, esseri umani che ha storicamente ridotto in schiavitù in seno alla famiglia, a cui ha sempre vietato il diritto ad esercitare la propria volontà, e nei confronti delle quali ha sempre imposto la propria morale liberticida.

Nadia Vittoriani.
Simpatizzante PCL Sezione Roma

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