Teoria

Sulla strada di Lenin. Appunti per la gioventù comunista

A sessant’anni dalla Lettera ai trotskisti di tutto il mondo del Socialist Workers Party

28 Ottobre 2013

1) Il centro della lotta politica nella IV Internazionale contro la frazione pablista

La Dichiarazione di Genova per la rifondazione della IV internazionale(Genova, 10 marzo 1997) pone come compito ai militanti ed alle militanti del socialismo scientifico la lotta contro “il Segretariato unificato della Quarta Internazionale (SuQI), che pretende di essere la continuità della Quarta Internazionale, non è la Quarta Internazionale né può essere trasformato, con un’azione di riforma, nella Quarta Internazionale. La rifondazione della Quarta Internazionale richiede la sconfitta politica del SuQI.” Se siamo qui a proseguire la costruzione del Partito della Rivoluzione Socialista Mondiale è perché sessant’anni fa i militanti della IV Internazionale formati dall’Internazionale di Lenin e di Trotsky spiegarono al movimento operaio internazionale che i contenuti della revisione di Michel Pablo e le conseguenti iniziative politiche avrebbero liquidato il partito rivoluzionario mondiale, fondato da colui che aveva guidato l’Armata Rossa alla vittoria.

Quei militanti portarono l’attacco al centro dei sofismi pablisti che tentavano di mascherarlo: “l’essenza del revisionismo pablista è la negazione di quella parte del trotskismo che Trotsky ha imparato da Lenin che è oggi la sua parte vitale. Il maggiore contributo di Lenin a tutta la sua epoca è la sua idea e la sua lotta determinata a costruire un partito d’avanguardia in grado di guidare i lavoratori nella rivoluzione. E lui non ha limitato la sua teoria al tempo della sua propria attività. E’ andato indietro fino al 1871,e ha detto che il fattore decisivo per la prima rivoluzione proletaria, la Comune di Parigi, era l’assenza di un partito d’avanguardia marxista rivoluzionario, capace di dare al movimento di massa una direzione cosciente e una direzione risoluta. È stata l’accettazione di Trotsky della concezione di Lenin del patito che ha fatto di Trotsky un leninista.Ed è quello che i pablisti cercano di buttare in mare sostenendo che le idee, in qualche modo, passeranno nella burocrazia traditrice, fra gli stalinisti ed i riformisti e, in un modo o nell’altro,nella “grande sera”, la rivoluzione socialista sarà realizzata e portata a conclusione senza un partito marxista rivoluzionario, cioè un partito trotskista-leninista. Questa è l’essenza del pablismo. Il pablismo è la sostituzione di un partito e di un programma con un culto e con una rivelazione” (1) Il Partito Comunista è “l’espressione cosciente del processo storico che può portare le masse alla vittoria” (2). Dalla morte di Lenin la guerra alla burocrazia traditrice del Cremlino è stato un compito dei comunisti perché la burocrazia usurpatrice è stata la principale forza materiale a deviare le avanguardie rivoluzionari dalla linea della vittoria alla linea delle sconfitte catastrofiche: le vittorie del nazismo, del franchismo, l’alleanza con Hitler, i venti milioni di cittadini e cittadini sovietici uccisi dalle orde di hitleriane, il tradimento della rivoluzione del 1943-45 nello stato italiano. La conclusione del regime stalinista in URSS e nel resto del mondo, dalla Cina a Cuba è la restaurazione del capitalismo. Il rapporto di forza nato dall’insurrezione d’Ottobre la burocrazia lo ha rovesciato a favore dell’aristocrazia finanziaria. La lotta allo stalinismo condotta prima dall’Opposizione di Sinistra e poi dalla IV Internazionale è stata una lotta politica e non una “battaglia delle idee”. La guerra è il proseguimento con le armi della politica e la politica è una guerra che ha per armi la propaganda, l’agitazione e la cospirazione. Pablo era convinto che le “idee” del trotskismo potessero influenzare settori della burocrazia sovietica e dei partiti allineati. Di conseguenza nella relazione congressuale del novembre 1951 poneva la domanda “possono i partiti comunisti trasformarsi in partiti rivoluzionari? La risposta è solo in “condizioni eccezionali”, e queste ultime si presentarono nella rivoluzione yugoslava.. Opponendosi alle direttive di Stalin, la direzione del partito yugoslavo condusse la guerra all’imperialismo tedesco ed alla guardia bianca della borghesia yugoslava, i cetnici. I problemi militari spinsero i comunisti yugoslavi alla conquista del potere, al contrario del ‘partito nuovo’ di Togliatti. Per Pablo la rivoluzione yugoslava era l’inizio di una fase della transizione dal capitalismo al socialismo caratterizzata da “due secoli di stati operai deformati” e la conclusione che ne trasse fu l’entrismo senza limiti, cioè la rinuncia ad andare avanti per costruire le sezioni della IV Internazionale. Ben altra fu la linea politica del Segretariato Internazionale, prima che diventasse uno strumento nelle mani dei pablisti, contenuta nella Lettera aperta al congresso, al comitato centrale ed ai membri del Partito Comunista Yugoslavo del 13 luglio 1948. Ne citiamo dei lunghi passi:
“Compagni,
nella sua ultima sessione il Cominform ha approvato una risoluzione che scomunica il vostro partito e la sua direzione. Questo ha suscitato l’indignazione dei membri dei partiti comunisti e degli operai di tutto il mondo. Infatti, come mai non si può rimanere stupiti da un tale brusco voltafaccia dei dirigenti del Cominform che improvvisamente hanno screditato un paese che sino ad ieri è stato proclamato il miglior modello di ‘democrazia popolare. Solo tre mesi fa, l’Humanitè, organo centrale del Partito comunista francese, cantava le lodi alla ‘terra di Tito’. Oggi l’Umanitè non riesce a trovare calunnie più vili con cui infangare il vostro partito……..
La prima via che vi è aperta, malgrado i gravi colpi che vi hanno inferto i dirigenti del partito comunista russo,…è di mantenere l’unità monolitica totale con la politica e con l’ideologia del PCUS. Molti dei vostri membri non mancheranno di proporre un tale corso e consiglieranno anche di chiedere scusa pubblicamente e una dichiarazione in cui si accettino le critiche del Cremlino, di modificare la vostra direzione e aspettare ‘una migliore occasione’ per difendere le vostre concezioni particolari nel seno della ‘grande famiglia comunista’. Una tale decisione sarebbe a nostro avviso un errore irreparabile e tragico e causerebbe il più grave torto non solamente al vostro partito e alla vostra propria classe operaia, ma anche al proletariato e al movimento comunista internazionale e soprattutto agli operai dell’URSS.
Una seconda via vi sarà sicuramente suggerita, consistendo essenzialmente nel rinchiudervi in Yugoslavia, nel respingere gli attacchi, la violenza del Kominform e dei suoi agenti e di tentare di ‘costruire il socialismo’ nel vostro proprio paese, intrattenendo rapporti commerciali tanto con i regimi dell’Europa dell’est che con quelli dell’Occidente imperialista. Noi non vi nascondiamo, compagni che noi consideriamo questa via altrettanto cattiva quanto la prima. E’ una completa utopia credere che è possibile ‘manovrare’ durante tutto un periodo tra gli USA e l’URSS senza essere nello stesso tempo assogettati a delle pressioni crescenti da parte dei due giganti. Il successo delle ‘manovre’ in ultima analisi dal rapporto di forze sul piano economico, politico e militare, rapporti di forza a voi non favorevoli L’imperialismo americano sarà felice di fare delle aperture in direzione vostra, perché ciò aumenterà il peso dei suoi rapporti con Mosca. Ma ciò che cerca, non è sostenervi contro l’URSS, ma di concludere un accordo con la Russia, a vostre spese se è necessario. Non solamente i dirigenti attuali del partito russo non avranno alcuna esitazione ad accettare un tale compromesso, ma essi lavoreranno anche con accanimento per crearvi le più gravi difficoltà economiche possibili per farvi capitolare o per consegnarvi all’imperialismo yankee per ‘dimostrare’ con ciò all’opinione della classe operaia mondiale che ogni rottura comn mosca significa passare nel ‘campo americano’.
In conclusione, rimane la terza via, la più difficile, la più irta di insidie, la vera via comunista per il partito e il proletariato yugoslavo. Questa è la via del ritorno alla concezione leninista della rivoluzione socialista, del ritorno alla strategia mondiale della lotta delle classi. Il primo passo, secondo noi, è una comprensione chiara del fatto che le forze rivoluzionarie yugoslave non possono diventare più forti e consolidare le proprie posizioni che con l’appoggio cosciente delle masse operaie, tanto del proprio paese che del mondo intero. Ciò esige prima di tutto comprendere che la forza decisiva sull’arena mondiale non è l’imperialismo,le sue risorse e le sue armi, né lo stato russo ed il suo formidabile apparato. La forza decisiva è l’immensa armata dei lavoratori, dei contadini poveri e dei popoli coloniali la cui rivolta contro gli sfruttatori non cessa di crescere e che non ha bisogno che di una direzione cosciente, di un programma d’azione appropriato e di una organizzazione efficace per condurre l’enorme compito della rivoluzione socialista mondiale ad un esito felice…….Impegnarvi in questa via significa, specialmente nella stessa Yugoslavia, basarsi apertamente e completamente sulla dinamica rivoluzionaria delle masse. I comitati del fronte devono essere organismi realmente eletti dagli operai delle città e delle campagne…..la sovranità completa dei comitati di fabbrica deve essere stabilita nelle fabbriche e un vero controllo operaio della produzione deve essere instaurato…Questa politica [della burocrazia del Cremlinino] ha spezzato il fervore rivoluzionario delle masse, che, in Francia, in Italia ed altrove nel 1944 ha eguagliato l’ardore che voi avete sperimentato nel vostro paese. Questo si spiega proprio con la revisione fondamentale della concezione stessa del socialismo operata dai dirigenti del Partito Comunista Russo. Mentre Lenin e l'Internazionale comunista nel suo periodo iniziale hanno considerato la rivoluzione socialista nel mondo capitalista il prodotto dell'azione di massa, l'attuale direzione del Partito comunista russo agisce esclusivamente per l'espansione militare, economica e territoriale dell'Unione Sovietica. Mentre Lenin e l'Internazionale comunista nel suo periodo iniziale consideravano il loro compito più importante per aiutare i partiti comunisti di altri paesi sulla strada della mobilitazione rivoluzionaria delle masse nei loro paesi, l'attuale direzione del Partito comunista russo, sprezzante con i partiti comunisti non russi e i lavoratori, come ben sapete sulla base vostra triste esperienza, non esita a sbarrare la strada rivoluzionaria e socialista degli altri partiti comunisti quando ciò sia richiesto dai propri sordidi interessi.. Questa rottura con la concezione leninista della rivoluzione mondiale è la maggior prova ideologica della profonda degenerazione della attuale direzione del Partito comunista russo e della sua completa rottura con gli interessi del proletariato mondiale. In base a ciò, gli attuali dirigenti del Partito comunista russo e del Cominform sono particolarmente cinici nell’accusarvi di incomprensione dell’ "internazionalismo proletario" e di seguire una politica nazionalista. Questa accusa è fatta da quegli stessi dirigenti russi la cui propaganda sciovinista, durante la guerra, non ha operato alcuna distinzione tra i lavoratori tedeschi e i loro macellai nazisti, ed è, massimamente, responsabile per l'assenza della rivoluzione in Germania, mentre in Jugoslavia il movimento partigiano è stato in grado di attrarre nelle sue file migliaia di lavoratori-soldati degli eserciti di occupazione. Quest’ accusa è fattada un Togliatti, che non ha esitato a lanciare, insieme ai fascisti autentici del MSI ( Movimento Sociale dell'Italia ), una campagna sciovinista per il ritorno delle ex colonie al suo paese capitalista. Questa accusa è fatta da un Thorez, la cui isteria nazionalista sulla questione dei risarcimenti per Francia imperialista, dà un’indicibile soddisfazione ai politici borghesi della tradizione Poincaré. In realtà, queste persone non sono, certamente, nella posizione di dare lezioni di internazionalismo a nessuno…..Compagni, ci rivolgiamo questa lettera a voi, perché siamo consapevoli del terribile dilemma in cui vi trovate, perché abbiamo capito esattamente la tremenda responsabilità che pesa su di voi, e perché riteniamo nostro dovere comunista di aiutarvi a risolvere l'attuale crisi del comunismo lungo linea proletaria e leninista. Abbiamo molte e importanti differenze con le vostre politiche passate e recenti. Noi siamo in completo disaccordo con la teoria e la pratica della "democrazia popolare" per noi crediamo che l’unica strada dal capitalismo al socialismo è dittatura del proletariato. Noi crediamo che l'uso e la diffusione di modi borghesi e piccolo-borghesi del vivere (lacchè, livree, titoli e decorazioni) possono servire solo a demoralizzare i veri comunisti. Siamo consapevoli delle enormi difficoltà che incontra una discussione tra di noi, a causa della separazione che c’è stata tra noi per tanti anni. Per questo motivo riteniamo nostro dovere farvi conoscere le nostre idee attraverso una lunga e fruttuosa discussione, nel corso della quale ognuno di noi può essere di aiuto all'altro con le proprie esperienze nella lotta rivoluzionaria e poter chiarire le divergenze fra noi con un autentico spirito proletario e di fraternità comunista. La nostra organizzazione, la Quarta Internazionale è nata dall'Opposizione di Sinistra del Partito bolscevico, che 25 anni fa ha visto già i germi della degenerazione del partito comunista russo, che si stanno scoprendo oggi. Nonostante fosse braccata, perseguitata, espulsa, l'Opposizione di Sinistra ha combattuto per dieci anni per il reinserimento nel movimento comunista ufficiale. Solo quando l'attuale direzione del Partito comunista russo, costrinse il proletariato tedesco alla resa, senza lotta, al carnefice Hitler, aprendo in tal modo un periodo di sanguinose sconfitte per la classe operaia mondiale, il nostro movimento è giunto alla conclusione che una nuova e internazionale rivoluzionaria doveva essere costruita. Da allora, i burocrati che dirigono lo Stato russo hanno riversato un flusso incessante di vili calunnie sulla nostra Internationale e per loro nessun crimine è stato troppo sordido nei loro tentativi di distruggerci. Proprio come oggi vi chiamano "agenti dell'imperialismo", così hanno etichettato noi come "spie fasciste", quando in realtà centinaia di nostri migliori quadri e dirigenti hanno dato la vita nella lotta contro il fascismo. Oggi cercano di assassinare il vostro capo, allo stesso modo con cui sono riusciti ad assassinare Lev Trotsky, l’organizzatore della vittoria d’ottobre, creatore dell'Armata Rossa, il più grande leader del movimento comunista dopo la morte di Lenin, Trotsky, che solo un pochi giorni prima della sua morte, ha espresso la sua devozione incrollabile al comunismo e alla vera Unione Sovietica degli operai e dei contadini nella sua commovente "Lettera ai soldati dell'Armata Rossa”. Ma tutti questi crimini non sono riusciti a distruggere la Quarta Internazionale, perché nulla può distruggere autentico leninismo! Oggi ha sezioni in 35 paesi nei continenti, composto da militanti comunisti rivoluzionari battaglieri e sperimentati che si sono distinti nel modo migliore per la loro classe. Sebbene debole di risorse materiali, il suo secondo Congresso Mondiale, tenutosi lo scorso aprile a Parigi, ha dimostrato di avere una forte coesione nella politica, nel programma e nella sua chiara comprensione della realtà attuale. Oggi si sta lanciando in tutti i paesi una vasta campagna di protesta contro le misure burocratiche che il Cominform ha preso contro di voi. Si rivolge a lavoratori comunisti di tutti i paesi per inviare le loro delegazioni in Jugoslavia, al fine di effettuare un controllo a campione sulla politica reale seguito dal vostro partito….. Chiede che si consenta a una delegazione della nostra direzione di partecipare al vostro congresso, al fine di stabilire un contatto con il movimento comunista jugoslavo e di creare legami fraterni che possono servire solo gli interessi della rivoluzione mondiale comunista. Compagni, la causa del comunismo, della emancipazione rivoluzionaria del proletariato è invincibile. Nessuna forza al mondo può impedire ai comunisti autentici da liberarsi dai calunniatori e aspiranti assassini in modo che possano andare avanti con coraggio verso il loro obiettivo rivoluzionario. Più veloce sarà la realizzazione di questo compito , più veloce sarà il trionfo rivoluzione mondiale”(3). In questo documento viene definita una linea politica che scaturisce da un’analisi della crisi dello stalinismo e delle potenzialità rivoluzionarie presenti in essa. Ma per attualizzare tali potenzialità è necessario un partito che apertamente si batta per l’egemonia, ed è questa la strada che viene indicata nella lettera aperta. Pablo ed i suoi avevano una concezione feticistica dell’oggettività, come vedremo più in avanti, e non prendevano in considerazione il fatto che l’oggettività contiene anche il soggetto, che è in grado di trasformarla. In proposito Trotsky scriveva nel 1940:
“….Un fattore importantissimo della maturità del proletariato russo nel febbraio e marzo 17 fu Lenin: E lenin non cadde dal cielo: impersonava la tradizione rivoluzionaria della classe operaia.: Perché le direttive di Lenin si facessero strada verso le masse, bisognava che ci fossero dei quadri, anche se pochi numericamente all’inizio, e bisognava che questi quadri avessero fiducia nella direzione, una fiducia basata su tutta l’esperienza del passato. Escludere dal calcolo questi elementi significa semplicemente ignorare la rivoluzione vivente, e sostituirvi un’astrazione, il ‘rapporto di forze’, dato che lo sviluppo della rivoluzione consiste proprio nel fatto che i rapporti di forza cambiano continuamente e velocemente sotto la pressione dei mutamenti che si producono nella coscienza del proletariato, dell’attrazione esercitata dagli strati più avanzati su quelli arretrati, dalla crescente sicurezza della classe sulle proprie forze. La molla vitale in questo processo è il partito, così come la molla vitale del partito è la direzione. Il ruolo e la responsabilità della direzione in una fase rivoluzionaria sono enormi.

Relatività della maturità
La vittoria dell’ottobre è stata una valida prova di’maturità’ del proletariato. Ma questa maturità è relativa. Pochi anni dopo, questo stesso proletariato ha permesso che la rivoluzione fosse strangolata da una burocrazia scaturita dalle sue stesse fila. La vittoria non è affatto il frutto maturo della ‘maturità’ del proletariato. E’ necessario sfruttarle condizioni propizie di una crisi rivoluzionaria per mobilitare le masse: partendo dal livello dato della loro ‘maturità’, bisogna spingerle avanti, far capire loro che il nemico non è affatto onnipotente, che è lacerato da contraddizioni, che dietro l’imponente facciata regna il panico. Se i bolscevichi non avessero fatto questo lavoro non si sarebbe nemmeno potuto parlare della rivoluzione proletaria: I soviet sarebbero stati schiacciati dalla controrivoluzione, e i sapientoni di tutti i paesi avrebbero scritto articoli e libri sul leit-motiv che solo dei visionari senza legami con la realtà potevano sognare in Russia una dittatura del proletariato, così esiguo numericamente e così immaturo”(4).



2)“Due secoli di stati operai deformati”

Subito dopo la lettera aperta al Partito Comunista Yugoslavo, il comitato politico del Socialist Worker Party approva una Dichiarazione, Gli eventi yugoslavi e la crisi mondiale dello stalinismo (3 agosto 1948). Questo documento è una manifestazione della piena consapevolezza delle potenzialità per la rivoluzione socialista mondiale che erano offerte dalla crisi mondiale dello stalinismo che la rivoluzione yugoslava portava all’apice.
La rivoluzione yugoslava provava che ciò per cui avevano combattuto gli operai comunisti dal marzo 1943, la dittatura del proletariato rivoluzionario, era a portata di mano e che Togliatti era un agente della controrivoluzione. Lo stesso vale per gli operai comunisti in Francia traditi da Thorez e umiliati dal patto Hitler-Stalin. La rivoluzione yugoslava era un dato oggettivo dirompente per dimostrare ai settori classisti antistalinisti del movimento operaio internazionale che il regime stalinista era solo un’ “eccezionalità storica” prodotta dalla sconfitta inferta dalla burocrazia usurpatrice al partito di Lenin e di Trotsky, approfittando, inizialmente, della sconfitta dell’insurrezione tedesca del 1923. La rivoluzione yugoslava provava agli occhi delle centinaia di migliaia di operaie e operai rivoluzionari che la responsabilità della vittoria del fascismo in Germania ed in Spagna ricadeva su Stalin e sui capi della socialdemocrazia. Provava che la sconfitta della rivoluzione nell’Europa occidentale era la causa primaria del potere della burocrazia usurpatrice sulle masse sovietiche. Dopo la sconfitta della classe operaia nello stato italiano ed in quello francese nel ’45, la rivoluzione yugoslava riapriva la lotta per il potere nell’Europa occidentale e innescava la miccia per la rivoluzione politica antiburocratica in URSS. Per i bolscevico-leninisti statunitensi erano due le principali caratteristiche della rivoluzione yugoslava: “1. al contrario della burocrazia russa o della maggior parte delle altre direzioni staliniste in Europa il PC yugoslavo ha nei fatti condotto una guerra civile vittoriosa applicando i metodi della guerra di classe, anche se in modo fortemente deformato. 2. Sotto Tito, i quadri dirigenti yugoslavi sono arrivati a vincere non con l’aiuto delle baionette dell’armata russa, ma attraverso la mobilitazione delle masse yugoslavew attorno ad un programma di rivendicazioni, che avevano, in molti casi, un carattere rivoluzionario”(5). Proprio per queste due caratteristiche della rivoluzione yugoslava “Il corso degli eventi lavorerà a favore dei rivoluzionari. Il regime in carica jugoslavo e’ stretto in una morsa. A dire il vero, Tito e dei suoi amici in possesso di una certa quantità di spazio di manovra non solo contro le masse a casa, ma anche per quanto riguarda sia il Cremlino e Washington. Ma il momento della decisione per la Jugoslavia non può essere rimandata all'infinito. Le alternative presenti in Yugoslavia, e per lo stesso regime di Tito, sono o capitolare di fronte a Washington o al Cremlino, o intraprendere una strada indipendente. Questa strada è quella di uno stato operaio e contadino indipendente, il primo passo verso una federazione socialista balcanica. Esso può essere raggiunto solo attraverso un appello alla classe operaia internazionale ed in unità con essa. In altre parole, può essere realizzato solo se la Yugoslavia si raccoglie sotto la bandiera della rivoluzione socialista europea e chiamando la classe operaia in suo aiuto contro la burocrazia del Cremlino e l’imperialismo. Per i rivoluzionari non è sufficiente individuare una grande opportunità. Questo è solo l’inizio del passo successivo, cioè comprendere ed intervenire, soprattutto al fine di elevare la coscienza di tutti i militanti della classe operaia nel mondo.
La logica della lotta tra Stalin e Tito è tale che spingerà i militanti in Yugoslavia, e altrove, non verso destra, ma a sinistra. Ciò si realizzerà indipendentemente da ciò che farà Tito spostandosi a destra o tentando di tenersi in equilibrio tra il Kremlino e l’imperialismo. Ma i fattori che determineranno l’ampiezza del movimento delle masse verso sinistra non dipendono solamente dai propri desideri o dal movimento spontaneo di queste, ma dall’abilità e dall’efficacia con cui l’avanguardia rivoluzionaria cosciente, i trotskisti nel mondo, interverranno, come fattore dinamico, nella situazione.
Per intervenire efficacemente noi dobbiamo cominciare a spiegare pazientemente il significato politico della rottura fra Stalin e Tito; noi dobbiamo rivelare le cause dello stalinismo, le sue origini, la sua natura reazionaria, la sua brutalità non dissimulata. In questo modo, introducendo il massimo di chiarezza politica nella situazione, che i rivoluzionari potranno intervenire con una rapidità ed un’efficacia estrema e che aiuteranno gli operai e i contadini militanti in Yugoslavia. Ciò che è in gioco, è ben più che la Yugoslavia. Gli eventi yugoslavi non sono che una componente dell’attuale crisi internazionale dello stalinismo. Le scosse che hanno luogo nei partiti stalinisti del mondo intero, una conseguenza della rottura tra Stalin e Tito, lo dimostrano. Queste scosse sono solo l’inizio. E non è affatto escluso che la catena degli eventi, il cui punto di partenza è rappresentato dalla Yugoslavia, continuerà a svilupparsi fino a quando la stessa Unione Sovietica verrà coinvolta. Ricordiamo che a lungo le masse sovietiche hanno atteso con ansia un aiuto dall’esterno contro i despoti stalinisti. In ogni caso, l’intervento efficace e vigoroso dei trotskisti sui fatti yugoslavi e la crisi matura dello stalinismo non può non facilitare e accelerare l’emergere sulla strada della rivoluzione socialista dei militanti operai e contadini della Yugoslavia, del resto dell’Europa orientale e di, conseguenza, di tutta l’Europa”(6).
La linea politica era stata delineata con chiarezza e distinzione, le sezioni della IV Internazionale nel mondo e, in particolare, in Europa occidentale dovevano applicarla con l’energia e la determinazione dovuta. Invece avvenne il contrario. La deteriore attività frazionistica di chi non aveva alcuna intenzione di intraprendere la strada difficile e pericolosa indicata dal Segretariato e dalla sezione statunitense della IV Internazionale-(partito operaio sperimentato e radicato nell’avanguardia combattiva della classe operaia Usa, con dirigenti che, insieme a Trotsky, avevano condotto lotte politiche e teoriche strategiche) venne allo scoperto nel dicembre del 1949 e i cui contenuti politici liquidatori erano esposti nel saggio di Michel Raptis ‘Pablo’, Sulla natura di classe della Yugoslavia:
“questa fazione, raccolta intorno a Pablo, lavora consapevolmente per distruggere e dividere i quadri formati dal trotskismo nei diversi paesi e liquidare la IV Internazionale”(7).
In questo saggio è contenuto quello che il trotskista cinese Peng Shzi indicava come il “ “‘fondamento teorico’ di tutto il suo [di Pablo] revisionismo. Tutte le concezioni revisioniste e liquidatrici di cui lui ed i suoi seguaci hanno eleborato in seguito, e le loro azioni, derivano logicamente da questa concezione o teoria fondamentale”(8). Per Pablo l’epoca della transizione dal capitalismo al socialismo “sarà più tortuosa e più complessa rispetto alle previsioni dei nostri maestri”(9). Tutti i tentativi, falliti, di revisione del socialismo scientifico hanno invocato ‘la complessità’. Il socialismo scientifico ha sempre combattuto il riduttivismo e lo dimostra il suo metodo della ‘analisi concreta dell’azione concreta’. Il socialismo scientifico è stato sempre in grado di spiegare ciò che è eccezionale rispetto alle linee generali dello sviluppo storico. Il revisionismo pablista scambia ciò che è ciò che è eccezionale come tendenza storica di fondo. Per fortificare il suo ‘fondamento’ afferma la sua continuità con Trotsky che “ fu in grado di darci un’analisi di uno stato operaio secodo la norma, ma di uno stato operaio degenerato. Fu in grado di definire le inevitabili modifiche introdotte nella norma dalle condizioni analoghe a quelle riscontrate nell’URSS, modifiche valide per un potere proletario che rimane isolato per lungo tempo. Queste conclusioni teoriche dell’analisi trotskista della rivoluzione proletaria e del potere proletario nell’epoca dell’imperialismo, valide sulla scala della storia, possono essere riassunte come segue. La rivoluzione proletaria può trionfare separatamente in un solo paese. Si può dar vita ad un potere proletario sulla base del rovesciamento dei vecchi rapporti di proprietà e la distruzione dell’apparato statale. Ma questo potere sarà inevitabilmente e rapidamente destinato a burocratizzarsi, e portare ad una completa espropriazione politica del proletariato se la rivoluzione rimane isolata in un paese circondato dall’imperialismo”(10). L’Urss, stato operaio burocratico degenerato, è tale perché è, innanzitutto, il risultato della sconfitta politica della frazione leninista diretta Trotsky nel partito comunista russo e nella Internazionale Comunista. A Trotsky la chiarificazione sulla natura dell’URSS non serviva per stabilire delle leggi storiche quanto per costruire in URSS il partito della rivoluzione politica antiburocratica, perché senza la sua vittoria in URSS sarebbe stato restaurato il capitalismo. La degenerazione burocratica era il primo passo per la restaurazione capitalista. Il “ crollo del muro di Berlino” ha confermato la previsione di Trotsky. Pablo dalla rivoluzioni in Cina ed in Yugoslavia e dall’occupazione militare burocratica dei paesi dell’Europa orientale ne ricava la seguente conclusione che l’epoca della transizione dal capitalismo sarà segnata non da stati operai secondo la norma fissata dai teorici del socialismo scientifico, ma da “stati operai necessariamente deformati”(11), e “questo periodo di transizione sarebbe durato probabilmente un paio di secoli”(12). Le rivoluzioni yugoslava e cinese provocando la crisi dello stalinismo e combinate con la “pressione delle masse”, in Urss e nei paesi sottoposti all’occupazione militare del Cremlino, avrebbero creato spaccature secondo statunitense Georges Clarke, ‘sommo sacerdote del culto di Pablo’ (13) e ciò lo indusse porre tre domande: “ lo sviluppo [della crisi della burocrazia del Cremlino] assumerà la forma di una sollevazione violenta contro il dominio burocratico in URSS? Oppure saranno le concessioni alle masse e la condivisione del potere – come è stato il lungo corso della rivoluzione inglese nel rapporto tra la nascente borghesia e la nobiltà in declino- a minare gradualmente la base del potere della burocrazia? Oppure l’evoluzione sarà una combinazione di entrambe le forme?(14).La transizione dal capitalismo al socialismo segnata da ‘un paio di secoli di stati operai deformati’ nega l’eccezionalità dell’URSS, quale stato operaio degenerato, ribadita, puntualmente, da Trotsky: “ Nella degenerazione burocratica dello Stato sovietico non sono le leggi generali della società moderna dal capitalismo al socialismo, che trovano espressione, ma una speciale rifrazione eccezionale e temporanea di tali leggi, nelle condizioni di una paese arretrato postrivoluzionario in un contesto capitalista. La scarsità dei beni di consumo e la lotta generale per ottenerli generano un poliziotto che si arroga la funzione della distribuzione. La pressione ostile dall’esterno impone al poliziotto il ruolo di ‘difensore’ del paese, lo dota di autorità nazionale, e gli permette doppiamente di saccheggiare il paese”(15).
Qual è l’errore contenuto nella radice teorica e storica del fondamento della revisione di Pablo? L’errore consiste nel pensare la transizione dal capitalismo al socialismo attraverso l’analogia con la transizione dal feudalesimo al capitalismo. Quest’ultima è una transizione meccanica con una coscienza alienata. Il capitalismo è costituito da rapporti sociali che appaiono come rapporti tra cose e l’origine del plusvalore rimane nascosta. Questa è la ragione per cui l’individuazione dell’origine del plusvalore è affidata alla scienza dell’evoluzione umana, il materialismo storico la critica dell’economia. Se l’origine del plusvalore fosse stata conoscibile perché evidente, la sua conoscenza sarebbe stata immediata e non ci sarebbe stato bisogno della scienza e dello strumento per la sua produzione, il Partito Comunista: “ ogni scienza sarebbe superflua, se l’essenza delle cose e la loro forma fenomenica coincidessero immediatamente” (16). Il Partito Comunista svela alla classe salariata che “il senso della società borghese consiste appunto in questo, che a priori non ha luogo nessun cosciente disciplinamento sociale della produzione. Ciò che è razionale e necessario per la sua stessa natura, si impone soltanto come una media che agisce ciecamente. E poi l’economista volgare crede di fare una grande scoperta se, di fronte alla rivelazione del nesso interno, insiste sul fatto che le cose nel loro apparire hanno un altro aspetto. Infatti egli è fiero di attenersi all’apparenza e di considerarla definitiva. A che serve allora una scienza? Ma qui la faccenda a un altro sfondo. Assieme alla introspezione nel nesso crolla, di fronte alla rovina pratica, ogni fede teorica nella necessità permanente delle condizioni esistenti. Qui vi è l’assoluto interesse delle classi dominanti di perpetuare la spensierata confusione. E a quale altro scopo sarebbero pagati i sicofanti ciarloni che non hanno altra carta scientifica nel loro gioco se non quella che nell’economia politica non è comunque lecito pensare?”.Gli esponenti intellettuali della borghesia non hanno alcun senso della storia. Nella sua ascesa rivoluzionaria abbattendo tutti gli ostacoli e le barriere poste dal modo di produzione feudale, la borghesia si rappresentò tale abbattimento come assoluto e non come il rovesciamento di limiti storicamente dati e di conseguenza il modo di produzione capitalistico fu assolutizzato. La legge del valore viene assolutizzata e nella coscienza alienata assume l’apparenza di una legge naturale.
La transizione dal feudalesimo al capitalismo è segnata da una rivoluzione sconfitta e da tre rivoluzioni vittoriose: la prima è la Riforma protestante in Germania le altre tre, vittoriose, nei Paesi Bassi nel XVI secolo, in Inghilterra nel XVII secolo ed in Francia nel XVIII secolo. La rivoluzione americana nasce e si sviluppa in un contesto non feudale, ma già capitalistico e contro la Gran Bretagna che aveva un regime politico borghese. I liberali delle colonie erano l’avanguardia del capitalismo ed i loro capi, conoscendo la rivoluzione inglese e la democrazia rivoluzionaria della piccola borghesia rurale e urbana, guidata dai Livellatori, si premunirono contro la pericolosità di una piena democrazia politica con un regime liberale ma antidemocratico in quanto escludeva il sistema elettorale proporzionale e razzista in quanto non emancipava gli schiavi. Solamente nella rivoluzione americana e francese la borghesia giustificherà la rivoluzione con una giustificazione non religiosa. In Germania, nei Paesi Bassi ed in Inghilterra le masse contadine, la piccola borghesia e la plebe urbane armi in mano si lanciarano contro la gerarchia della chiesa rivendicando la libera interpretazione della Bibbia. L’effetto è devastante per la più grande proprietaria di feudi: viene abolito l’ordine sacerdotale e di conseguenza non si pagano i tributi e si aboliscono le corvèes. Il passo successivo contro la feudalità laica fu breve. Compito del credente è quello d’impugnare la spada contro vescovi,abati, cardinali, papa e nobili. La libera interpretazione della Bibbia obbligava il credente, l’eletto, ad alfabetizzarsi. Al contrario di Hus, di Lutero e di Calvino, il raffinato ambiente culturale della borghesia urbana della penisola italiana non fu in grado di mobilitare le masse contro la Chiesa e lo Stato pontificio.
Engels ha datol’unica spiegazione scientifica dell’involucro religioso delle prime tra rivoluzioni borghesi. La regressione dell’alto evo “aveva fatto piazza pulita della civiltà, della filosofia, della politica e della giurisprudenza del mondo antico, per poter così ricominciare in tutto da principio. L’unica cosa che dal mondo antico ormai tramontato il Medioevo aveva ereditato era il cristianesimo e un certo numero di città semidistrutte e spogliate di tutta la loro civiltà. La conseguenza di questo fatto fu che, come in tutte le tappe primitive dello sviluppo storico, anche qui i preti acquisirono il monopolio della cultura, e con ciò la cultura stessa prese un carattere essenzialmente teologico. Tra le mani dei preti, la politica e la giurisprudenza, come tutte le altre scienze, rimasero semplici rami della teologia e furono trattate secondo gli stessi principi che avevano validità nella teologia. I dogmi della chiesa furono ad un tempo assiomi politici, e in ogni corte di giustizia passi della Bibbia ebbero forza di legge. Anche allorché si costituì una particolare classe di giuristi, la giurisprudenza rimase per lungo tempo ancora sotto la tutela della teologia. Questo sovrano potere della teologia in tutto il dominio dell’attività intellettuale fu ad un tempo la necessaria conseguenza della posizione della chiesa come sintesi universalissima e sanzione del dominio feudale.

E’ evidente, dunque, che tutti gli attacchi a carattere dichiaratamente generale mossi contro il feudalesimo dovevano rappresentare anzitutto attacchi contro la chiesa; tutte le dottrine sociali e politiche rivoluzionarie dovevano rappresentare anzitutto e squisitamente eresie teologiche. Quindi per poter toccare la struttura sociale esistente, bisognava togliere l’apparenza di cosa sacra”(17) . Per emanciparsi, limitatamente, dalla forma religiosa fu necessario passare dalla rivoluzione galileiana, ma l’Illuminismo e la filosofia dei diritti dell’uomo rimangono il “cristianesimo laicizzato di una democrazia pura’ ”( Trotsky).
Il regime politico della transizione dal capitalismo al socialismo è la dittatura del proletariato rivoluzionario su scala mondiale. La dittatura del proletariato per impedire la trasformazione dell’apparato in casta deve rinnovare continuamente l’apparato, impedirne la burocratizzazione ed a questo fine Lenin dava il compito di “in primo luogo imparare,in secondo luogo, imparare; in terzo luogo, imparare, e poi controllare ciò che si è imparato, affinchè la scienza non rimanga lettera morta o frase alla moda( come da noi, non v’è alcuna ragione di nasconderlo, accade molto spesso), affinchè la scienza diventi realmente carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, affinchè essa diventi in modo completo e reale parte integrante della nostra vita” (18). Un regime transitorio di Stati operai deformati non è la scienza in marciae per essi valeva il destino dell’URSS, stato operaio burocratico degenerato: la restaurazione capitalista o la rivoluzioni politiche antiburocratica. Non esistevano terze vie come sostenevano Pablo e la sua fonte d’ispirazione, la teoria delll’autoriforma della burocrazia sostenuta da Isaac Deutscher (1906-1967).
Cannon nel lungo articolo Trotsky o Deutscher ? Sul nuovo revisionismo e la sua fonte(1954) ricostruisce la filiazione di Pablo da Deutscher (iscritto nel 1926 al Partito Comunista polacco ne uscì nel 1932 perché non condivideva la linea di Stalin sulla Germania. Nel 1939 si trasferì a Londra dove lavorò all’Economist):
“Il creatore e la fonte del nuovo revisionismo, il moderno successore di Bernstein e Stalin è un ex comunista polacco, di nome Isaac Deutscher, che passato attraverso la periferia del movimento trotskista… La borghesia inglese ha ampiamente pubblicizzato i suoi scritti, e non è azzardato dire che il suo atteggiamento tattico verso il regime di Malenkov - un po’ diverso da quello di Washington- è in parte influenzato da loro. La borghesia inglese è più disperata di quella americana, più consapevole della nuova situazione mondiale, sente il bisogno di una teoria più raffinata di quella di McCarty e Dulles. I pensatori politici della classe dirigente britannica da tempo hanno abbandonato ogni speranza reale di poter ritornare alla vecchia gloria, per non parlare di una nuova espansione della loro prosperità e potenza….Questa è la ragione della loro politica estera nel breve periodo. A dire il vero, il programma a lungo termine della borghesia britannica è la stessa dei suoi cugini americani. Il loro scopo fondamentale è una restaurazione capitalista con un’azione militare, ma sono meno ottimisti circa le prospettive di successo nel momento attuale. Nel frattempo, vogliono cavarsela con una politica ditappabucchi con accordi parzisali, di ‘coesistenza’ e di scambi commerciali con il regime di Malenkov. Churchill e coloro per i quali parla, il rovesciamento dello stalinismo con una rivoluzione politica operaia che rafforzerebbe il sistema economico sovietico con i poteri creativi della democrazia operaia, potrebbe solo peggiorare le cose per loro, e per il capitalismo mondiale nel suo complesso Per questa ragione non vedendo niente di buono nella rivolta operaia della Germania orientale si sono opposti ad ogni tentativo di incoraggiarla. Lungi dal voler provocare o contribuire a questa rivoluzione, la borghesia inglese sarebbe interessata, senza dubbio, nel sostenere Malenkov contro di essa. Non v’è dubbio che la sezione principale della borghesia sovietica, per difendere i propri interessi, si alleerebbe con gli imperialisti contro la rivoluzione operaia. La borghesia ha in mente questo, ed è per ciò che prestano attenzione alle nuove rivelazioni di Deutscher, che promette che Malenkov eviterà rivoluzioni operaie interne con una serie progressive di riforme e che seguirà una politica di convivenza e di scambi commerciali con il mondo capitalista. Quanto gli imperialisti inglesi pensano sulla teoria di Deutscher è affar loro, e non è nostro dovere dar loro dei consigli. Il nostro interesse per Deutscher deriva dal fatto evidente che la sua teoria dell’autoriforma della burocrazia, che cerca di far passare come una versione modificata del pensiero di Trotsky, si è fatta strada nella IV Internazionale e a trovato dei sostenitori mimetizzati nella fazione guidata da Pablo. Lungi dall’essere originale, la fazione di Pablo è debitrice di Deutscher. Poiché il modo più sicuro per disarmare l’avanguardia dei lavoratori, in particolare nell’URSS, è negare alla IV Internazionale la sua funzione storica, questo nuovo revisionismo è diventato il problema numero uno per il nostro movimento internazionale” (19). Per illusioni sono dure a morire e nel 1987. Trentaquattro anni dopo la rivolta operaia nella Germania est, trentunno dopo la rivoluzione dei consigli in Ungheria, dopo il movimento antiburocratico del 1968 in Cecoslovacchia e le lotte operaie in Polonia negli anni settanta e primi anni ottanta, Ernest Mandel scriveva sulla politica di Gorbaciov: “A coloro che dicono che non si può andare troppo rapidamente senza incorrere in ostacoli sempre maggiori dovremmo rispondere – insieme con Gorbaciov che fino ad ora il movimento è stato troppo lento. Ai seguaci di Gorbaciov che dicono che il popolo non può soltanto abituarsi passo passo alla democrazia dovremmo spiegare che il paternalismo li conduce in un vincolo cieco” (20). Gli interlocutori di Mandel erano i cosiddetti riformatori gorbacioviani e non le masse da conquistare al programma della rivoluzione politica antiburocratica. I lunghi anni di egemonia pablista in Europa hanno bloccato la costruzione della IV Internazionale. Per questa ragione il movimento dei minatori sovietici del biennio 89-90 del secolo scorso che scosse i vertici della burocrazia non ha avuto una direzione rivoluzionaria. Prive di una direzione rivoluzionaria quelle lotte operaie sono state utilizzate con successo da Eltsin per conquistare il potere. Il movimento dei minatori adottò subito misure di democrazia rivoluzionaria contro la burocrazia: perquisizioni nelle case dei burocrati. Il movimento dei minatori sul piano politico rivendicò le dimissioni del governo, la soppressione di tutte le organizzazioni del PCUS dalle fabbriche, dalle scuole, dall’esercito, dal KGB e dal Ministero degli Interni, la nazionalizzazione delle proprietà del PCUS. Tra le masse non si rivendicava la restaurazione del capitalismo. Senza la direzione rivoluzionaria, il movimento dei minatori invece di attuare le sue potenzialità di avanguardia rivoluzionaria del popolo sovietico portò al potere un alcolista. Lo sviluppo delle forze produttive prodotto dalla rivoluzione galileiana, ma limitato dai rapporti sociali del capitalismo, ha aumentato il grado di padronanza dell’umanità sulla natura, ciò significa che il peso della soggettività nella storia umana e naturale diventa decisivo, questo intendeva Trotsky nel Programma di transizione: “ la crisi attuale della civiltà umana è la crisi della direzione proletaria”.
Per quanto riguarda l’analogia con la conclusione della Rivoluzione inglese, Clarke non teneva conto cheil compromesso “fra la borghesia ascendente e gli antichi proprietari feudali”(21) fu il risultato della sconfitta dei contadini inglesi, perché il partito dei Livellatori non agì come i giacobini. Questi ultimi ponendosi alla testa della guerra contadina, iniziata nell’estate del 1789, hanno fatto della Rivoluzione francese “la prima rivoluzione in cui si combattè realmente fino salla distruzione di una delle due parti in guerra, l’aristocrazia, e fino al completo trionfo dell’altra, la borghesia. In Inghilterra la continuità delle istituzioni prerivoluzionarie e postrivoluzionarie e il compromesso fra i grandi proprietari fondiari e i capitalisti trovarono la loro espressione nella continuità dei precedenti giuridici e nella conservazione piena di rispetto delle ‘forme legali feudali’ ”(22). In ultima analisi, Clarke e tutti gli altri liquidazionisti non tennero presente che dopo tutte le rivoluzioni borghesi non ci fu alcuna restaurazione feudale, mentre la burocrazia al potere in URSS era la prima tappa della restaurazione caèpitalista, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno della rivoluzione politica antiburocratica. La tesi di Clarke della condivisione del potere fra burocrazia e proletariato in Urss e negli altri stati operai deformati, reintroduceva un luogo comune del revisionismo della fase della Seconda Internazionale il gradualismo. In questo modo i pablisti evitavano di preparare i combattenti della classe operaia all’insurrezione antiburocratica: “Solo il sollevamento rivoluzionario vittorioso delle masse oppresse può rigenerare il regime sovietico e assicurare la sua marcia in avanti verso il socialismo. Solo, il partito della IV Internazionale è capace di condurre le masse all’insurrezione”( Il Programma di transizione).



3) “La realtà sociale oggettiva consiste essenzialmente del regime capitalista e del mondo stalinista”

Con l’approssimarsi del terzo congresso della IV Internazionale l’offensiva liquidazionista di Pablo assume un carattere politico stringente nello scritto “Dove andiamo?”(23).La tesi che argomenta è un esplicitazione politica di quanto contenuto in nello scritto del ‘49.
“Per il nostro movimento – sosteneva Pablo- la realtà sociale oggettiva consiste essenzialmente del regime capitalista e del mondo stalinista”(24). Per Pablo da parte della IV Internazionale c’era stata “la sopravalutazione delle forze effettive dell’imperialismo e la corrispondente sottovalutazione delle forze contrapposte. E’ con la guerra di Corea che il nostro movimento per la prima volta si rese conto che il rapporto di forze sulla scacchiera internazionale si sta evolvendo a svantaggio dell’imperialismo…..che il vero rapporto di forza tra l’imperialismo e le forze contrarie ad esso devono essere misurate non solo a livello delle risorse materiali e tecniche” e “lo spirito rivoluzionario delle masse diretto contro l’imperialismo come una forza supplementare, che completa le forze materiali e tecniche che si rivoltano contro l’imperialismo….Tuttavia, che ci piaccia o no,….la stragrande maggioranza delle forze contrapposte si trovano sotto la guida o l’influenza della burocrazia sovietica(25). Marcel Bleibtreu, della sezione della IV Internazionale nello stato francese, nello scritto “Dove va Pablo” svela i trucchi di Pablo:
1) alla contraddizione tra borghesia e proletariato, l’ultima epoca della preistoria umana, viene contrapposto l’antagonismo tra due mondi quello capitalista e quello stalinista. Viene negata l’identità della lotta del proletariato contro la propria borghesia imperialista con la lotta del proletariato sovietico contro la burocrazia usurpatrice;
2) il motore della rivoluzione, “lo spirito rivoluzionario dei 400 milioni di lavoratori cinesi, dei lavoratori vietnamiti, coreani e di tutto il popolo lavoratore del ‘mondo stalinista’ è la forza ausiliara del bastione socialista guidato da Stalin”(26).
La teoria dei blocchi di Pablo ha un’origine piccolo borghese: “nell’Europa centrale e occidentale, la piccola borghesia tende ad un orientamento ‘neutralista’, ovvero un adattamento alla burocrazia stalinista, che ammira per il prestigio del potere e delle vittorie in Asia, nella zona cuscinetto,ecc., e le cui forze materiali e tecniche sono vicine”(27). L’entrismo così come l’hanno pensato e praticato Pablo e i pablisti ha, anch’esso, un’origine piccolo borghese. I liquidatori adottarono quel loro proprio tipo di entrismo per ‘radicarsi nel movimento operaio’. Il problema del ‘radicamento’ è proprio dell’intellettuale piccolo borghese, il partito rivoluzionario pianifica la conquista delle masse al programma della dittatura rivoluzionaria mondiale del proletariato. L’entrismo come lo pensato Trotsky “era un mezzo tattico per costruire il nostro movimento in lotta contro i nostri avversari ideologici che si trovavano a controllare le organizzazioni molto più grandi allora la nostra”(28). Per Pablo invece“penetrare in profondità nel movimento di massa” è la condizione “per occupare le posizioni migliori possibili in vista del ruolo da svolgere soprattutto nella crisi rivoluzionaria gigantesca che risulterà in caso di guerra” (28). Abbiamo visto come Maitan e Turigliatto hanno applicato questa linea in Rifondazione Comunista. L’abbandono del materialismo storico ( la storia è storia della lotta di classe) porta alla sfiducia nella capacità delle masse di conquistare la propria indipendenza, ma questa non la potranno mai raggiungere se manca l’azione aperta, cristallina del partito rivoluzionario. I pablisti abbandonando il materialismo storico “non riconoscono il volto della rivoluzione. Hanno visto l’avanzata delle armate rivoluzionarie di Mao come un passo in avanti dello stalinismo. Essi non sono riusciti a capire che è l’azione delle classi che è fondamentale, che la storia la fanno le classi sociali e non gli apparati, e che l’azione delle masse una volta in movimento è più potente dell’apparato più forte”(29).
Quando Pablo riconosce che la maggioranza delle forze contrapposte all’imperialismo sono sotto l’influenza del ‘mondo stalinista’, riconosce un’ovvietà ma la conclusione è la rinuncia a battersi per l’egemonia. Ma proprio perché il movimento comunista era sotto il controllo sbirresco di Stalin è stata fondata la IV Internazionale. Nelle Tesi d’Aprile “riconoscere che il nostro partito è in minoranza, e costituisce per ora un’esigua minoranza” non significò proporre l’entrismo nei partiti che avevano l’egemonia nella classe operaia e nei contadini, ma lanciarsi nella lotta per conquistare le masse: “fino a che saremo in minoranza, svolgeremo un’opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro errori sulla base dell’esperienza”. A Lenin non gli passava per la testa che le idee del bolscevismo avrebbero influenzato i dirigenti e l’apparato dei menscevichi e del partito socialista rivoluzionario. Pablo invece era convinto che le “idee” della IV Internazionale avrebbero influenzato la burocrazia “sotto la pressione delle masse”. Le ‘idee’ Lenin le voleva diffondere tra le masse in lotta per scalzare coloro che in quel momento avevano l’egemonia.
L’abbandono del materialismo storico e la sua sostituzione con la concezione dei “mondi” contrapposti serviva a rimuovere scientemente l’azione controrivoluzionaria svolta da Togliatti e da Thorez dal 1943 al 1944, quando si riproponeva la lotta per il potere nell’Europa occidentale. Pablo riconosceva che nel 1943 si era determinata un’ascesa rivoluzionaria ma in tutti suoi testi comprese le tesi e relazioni approvate al terzo ed al IV congresso si sorvola sul ruolo controrivoluzionario del PCI e del PCF. In Ascesa e declino dello stalinismo approvato al IV congresso (luglio 1954) è scritto sui “P.C. nel mondo capitalista”: “quelli dell’Europa occidentale hanno registrato, alla fine della seconda guerra mondiale, importanti progressi con la loro partecipazione alla Resistenza. Negli anni seguenti, in tutta una serie di paesi, i PC hanno perduto il terreno conquistato. Tuttavia, in alcuni casi importanti hanno conquistato un’influenza sulla maggioranza della classe operaia e, malgrado certe vicende, l’hanno conservata”(30). Quali sono queste ‘certe vicende’?. L’ingresso di Togliatti, Gullo e Scoccimarro ai governi borghesi come premio per aver messo i reparti armati della classe operaia a rimorchio della borghesia? La tesi di Pablo che i PC in determinate condizioni potevano diventare rivoluzionari necessitava della rimozione della sconfitta della rivoluzione nell’Europa occidentale.

4) La rivoluzione in Occidente e la burocrazia sovietica

Ai primi di novembre del 1953 il Socialist Workers Party pubblicò un ampio documento, Contro il revisionismo pablista, in cui viene esposta la critica a tutti gli aspetti del revisionismo liquidazioni sta di Pablo. La prima parte è dedicata al rapporto tra la burocrazia sovietica e la rivoluzione in Occidente:
“La rivoluzione mondiale ha senza dubbio avuto una notevole rinascita dal 1943. La seconda guerra mondiale ha generato un’ondata rivoluzionaria di maggiore entità e persistenza di quella prodotta dalla prima guerra mondiale. La vittoria sovietica sul nazismo, le vittorie rivoluzionarie in Yugoslavia ed in Cina, l’estensione della nazionalizzazione negli stati dell’Europa orientale con un’azione burocratico-militare, la rivoluzione anticoloniale hanno inferto duri colpi al capitalismo mondiale e rafforzato enormemente il fronte anticapitalista. Tuttavia questa tendenza nella situazione mondiale si è combinata con altro. L’immenso movimento rivoluzionario che ha prodotto tali trasformazioni nell’Europa centrale, in quella orientale ed in Asia, è morto nell’Europa occidentale nello stesso periodo. La burocrazia sovietica è stata la principale responsabile di questa mortificazione in quanto ha tradito la rivoluzione europea. Ciò ha generato una serie di effetti opposti al dispiegamento della rivoluzione mondiale. L’offensiva proletaria fu frenata e la classe operaia divenne più debole, il capitalismo europeo occidentale è stato salvato, e si è relativamente stabilizzato per un certo periodo. Ciò ha permesso alla controrivoluzione imperialista diretta dagli USA di impossessarsi di questi paesi e di usarli come basi per i suoi preparativi di guerra e per potenziali attacchi contro i paesi anti-capitalisti e le forze rivoluzionarie. Così il processo rivoluzionario generato dalla seconda guerra mondiale ha conosciuto uno sviluppo diseguale e contraddittorio. Mentre la rivoluzione ha fatto avanzare un certo numero di paesi arretrati, ha trionfato in Yugoslavia ed in Cina, ha subito una battuta d’arresto nei paesi più avanzati. Le vittorie della rivoluzione sono avanzate dei rapporti di forza per la classe operaia e dei popoli oppressi. Ma devono essere considerati in relazione con la retrocessione della rivoluzione nell’Europa occidentale ed i suoi effetti in modo da avere un’analisi più precisa dei progressi della rivoluzione. Se la rivoluzione avesse vinto in uno o più paesi altamente industrializzati, dalla Germania all’Italia, con le vittorie ottenute nei paesi arretrati, il destino del capitalismo sarebbe stato segnato in Europa ed in Asia e la burocrazia sovietica non avrebbe avuto scampo. Il Cremlino è ben consapevole della minaccia alla sua posizione dominante implicita nella rivoluzione europea. Ciò ha motivato i suoi sforzi per bloccare e distruggere quello sviluppo rivoluzionario che continua fino ad oggi( lo sciopero generale in Francia). Ostacolare e prevenire un potere operaio socialista indipendente è la condizione indispensabile per preservare il dominio della burocrazia sovietica. Il Cremlino può, fino ad un certo, tollerare le rivoluzioni nelle colonie e nei paesi arretrati. Ma è terrorizzato dall’estensione della rivoluzione nell’Europa occidentale, perché ciò significa la sua condanna a morte”(31). Negli Usa con la guida diretta di Trotsky, di fatto, il Socialist Workers Party era la direzione della IV Internazionale:
“ non abbiamo solamente il compito di guidare la IV Internazionale nel nostro paese…Una combinazione di circostanze, piuttosto che un nostro merito speciale, ci ha imposto uesta responsabilità internazionale. Prima di tutto, avevamo maggiore libertà per lo sviluppo aperto e legale del nostro movimento. Mentre i nostri valorosi compagni, in un paese dopo l’altro, caddero sotto i colpi pesanti della persecuzione, furono soffocati e repressi, noi qui in America abbiamo avuto oramai dodici anni di lavoro ininterrotto. Praticamente, tra tutte le sezion della IV internazionale, siamo stati fortunati a cominciare non del tutto con persone nuove e inesperte. Abbiamo portato nel nuovo movimento della IV Internazionale alcuni quadri sperimentati formatisi nel movimento comunista dal 1918, e anche prima. Il nostro movimento è stato quindi preparato dal suo passato e da queste circostanze fortunate a stabilire una continuità ininterrotta tra il movimento di oggi e quello che lo ha preceduto. Tutte queste cose hanno preparato per noi il ruolo che dobbiamo giocare per favorire l’ulteriore sviluppo della IV Internazionale in tutti i paesi”(32). I trotskisti statunitensi con la guida diretta di Trotsky si erano preparati a trasformare la seconda guerra imperialista mondiale in guerra civile. Rispetto alla prima guerra mondiale imperialista “l’ordine capitalista ha raggiunto uno stadio molto più avanzato di decadenza ed è oggi più suscettibile di rovesciamento rivoluzionario. Inoltre, abbiamo il vantaggio di 26 anni delle più ricche esperienze storiche che sono state generalizzate da Trotsky. Queste circostanze ci permettono di andare più lontano, con parole d’ordine realistiche per far avanzare la lotta di classe in condizioni di guerra e di militarismo, rispetto alla prima guerra mondiale.trot6sky ha contribuito con elaborazioni estremamente importanti per l’avanguardia dei lavoratori di fronte alla seconda guerra mondiale: l’immediatezza della prospettiva rivoluzionaria in connessione con la guerra attuale e la necessità di parole d’ordine che possono servire a mobilitare le masse per l’azione indipendente”(33). Queste parole d’ordine erano quelle contenute nella Politica Militare del proletariato (sviluppo di quanto Lenin aveva esposto in Il programma militare della rivoluzione proletaria) “Noi andiamo dove vanno i lavoratori.
In condizioni di militarizzazione di massa l’operaio rivoluzionario non può sottrarsi allo sfruttamento militare non più di quanto possa sottrarsi allo sfruttamento in fabbrica. Non cerca una soluzione personale del problema della guerra eludendo il sevizio militare. Questo non è altro che un abbandono del dovere di classe. Il rivoluzionario proletario va con le masse. Egli diventa soldato quando gli operai diventano soldati, e va in guerra quando vanno in guerra. Il rivoluzionario proletario si sforza diventare il più abile fra i lavoratori-soldati , e dimostra nell’azione che si preoccupa del benessere generale e della tutela dei suoi compagni. Solo in questo modo, come in fabbrica, il rivoluzionario proletario può conquistare la fiducia dei suoi compagni d’armi e diventare un capo influente fra di loro…
Il nostro programma per questo periodo.
La strategia rivoluzionaria deve contrapporre un programma proletario al programma imperialista punto per punto. Lottiamo contro i lavoratori-soldati senza un’adeguata preparazione militare e tutto ciò che serve in guerra. Ci opponiamo alla direzione militare dei lavoratori-soldati da ufficiali che non hanno alcun riguardo per la loro vita. Chiediamo fondi militari per l’addestramento dei lavoratori e dei lavoratori-ufficiali sotto il controllo dei sindacati. Stanziamenti militari? Si, ma solo per l’istituzione di campi di addestramento dei lavoratori! Addestramento militare obbligatorio dei lavoratori? Si, ma solo sotto il controllo dei sindacati”(34).
L’assassinio di Trotsky, la galera per Cannon e per gli altri capi del Socialist Workers Party, l’assassinio di Tresso, la disorganizzazione e la disorganizzazionedella IV in Europa bloccarono la politica militare proletaria.
Livio Maitan, nel suo scritto Alla fine di una lunga marcia-dal PCI al PDS(novembre 1990), espose le condizioni politiche che rendevano possibile l’alternativa alla politica di Stalin e di Togliatti nel 43-45:
1)la posizione di chi riteneva “ che bisognava puntare sulla presenza determinante nei CLN stessi delle organizzazioni di massa o espresse dalla base, con lo scopo di ‘assicurare una reale egemonia della classe operaia’ ”. Giorgio Amendola fedele, a Stalin ed alla borghesia, in proposito riconobbe che “spinta alle sue estreme conseguenze questa linea, pur giusta nelle sue premesse democratiche, portava tuttavia alla rottura dei CLN, e a una contrapposizione col governo di Roma e con gli alleati. Era una linea che si muoveva nella direzione indicata dagli Yugoslavi. E l’esempio yugoslavo era motivo ricorrente di discussione fra di noi”;
2) la linea Longo-Secchia secondo cui si sarebbe dovuto fare dei CLN organismi di potere operaio;
3) raggruppamenti locali dell’area PCI contrari alla subalternità alla borghesia, in particolare:
– il gruppo Stella Rossa di Torino, attivo dall’inizio del ’43, 2.000 aderenti contro i 5000 della Federazione del PCI;
– una federazione comunista napoletana accanto a quella che ubbidiva a Stalin-Togliatti;
– ma il più rilevante è stato, a Roma, il Movimento comunista d’Italia(Bandiera Rossa). “ Fondato durante i 45 giorni in seguito alla fusione di vari gruppi preesistenti, questo movimento ha conquistato subito una larga influenza nelle borgate e alla fine del ’43, contava probabilmente un numero di militanti superiore a quello della Federazione del PCI, che aveva 1.700-1.800 iscritti (il suo giornale avrebbe tirato più dell’Unità) Alla liberazione di Roma sarebbe arrivato ad avere addirittura 6.000 iscritti, di cui 1.000 nella sola borgata di Torpignatara;
4) “Correnti o sensibilità di opposizione alla linea di unità antifascista e di collaborazione con i partiti borghesi sono emerse a più riprese nel Partito socialista. Prima dei 45 giorni era esistito addirittura un movimento separato, il MUP (Movimento di Unità Proletaria), in cui avevano una parte preminente uomini come Lelio Basso, Lucio Luzzato e Corrado Bonfantini. Ma anche dopo la confluenza del MUP nel partito unificato, denominato appunto PSIUP, alcuni mantenevano la loro opposizione. Lelio Basso usciva addirittura dal partito, su posizioni simili a quelle del movimento romano di Bandiera Rossa”(35)

L’elemento unificatore di tutti questi raggruppamenti “era il rifiuto della politica di unità nazionale, accompagnato dall’esigenza di un funzionamento democratico del partito. Nelle loro file si univano vecchi militanti, formati alla scuola degli anni ’20 e ’30, e giovani, per cui l’opposizione al fascismo assumeva la dimensione di una lotta contro la società capitalista. Erano alimentati non solo o non tanto da una differenziazione sul piano ideologico, quanto dalle conseguenze pratiche della scelta del partito. Il loro tallone d’Acchille era l’assenza di una visione strategica complessiva, dovuta, in sostenza, ad un’analisi sbagliata dell’evoluzione del PCI e soprattutto dell’Unione Sovietica” (36)
Maitan si guardò bene dallo scrivere che quell’assenza poteva essere colmata dalla IV Internazionale. La ragione è che Maitan avrebbe dovuto estendere al passato la scelta organizzative della fazione liquidazionista, l’entrismo. Ma ciò sarebbe stato ridicolo rispetto alla presenza di quelle forze che lui stesso elenca per provare cheera possibile l’alternativa a Stalin-Togliatti era. Quindi per non smentire le scelte della fazione pablista era meglio non dire nulla, perché l’alternativa possibile era il partito della IV Internazionale che avrebbe dovuto lavorare per integrare nelle sue fila le forze elencate sopra da Maitan.
In quel momento storico solo il Socialist Workers Party e gli antipablisti erano consapevoli che:
1)“L’epoca dell’agonia del capitalismo e l’inizio della trasformazione socialista è un’epocxa di militarismo universale”;
2) e che a quest’epoca deve corrispondere un partito operaio adeguato: “tutte le vecchie organizzazioni di partito sono state costruite per la pace. Esse non possono sopravivere in questa nuova epoca di militarismo universale. L’unico partito che può sopravivere è quello che che si adatta al militarismo universale e mira solo alla conquista del potere. Non può essere tentacolare, lento e indisciplinato: deve essere fortemente centralizzato, con ferrea disciplina nei suoi ranghi. Deve essere in grado di funzionare, se necessario, sotto tutti i tipi di repressione. Ha bisogno di una direzione forte. Dobbiamo selezionare fra i nostri ranghi sperimentati e di fiducia persone per le posizioni dirigenti e dare loro piena autorità. Solo così il partito sarà in grado di muoversi velocemente e colpire duro”. Il lavoro del partito in tutte le organizzazioni di massa del proletariato ed, in particolare nei sindacati, deve essere guidato dalla seguente lezione: “ tutte le grandi questioni saranno decise con mezzi militari. Questa è stata la grande lezioni di Trotsky nei suoi ultimi giorni di vita”(37).
Il rifiuto dei pablisti del metodo della politica militare proletaria gli fece compiere l’errore di elevare la guerriglia che è una tattica a concezione strategica. Invece di contribuire al mito di Ernesto Guevara, si doveva onore al grande dirigente e martire rivoluzionario, criticando l’estensione dell’esperienza guerrigliera cubana a strategia rivoluzionaria per tutti i paesi dominati dall’imperialismo. Ernesto Guevara era pienamente consapevole che la dipendenza di Cuba dal Cremlino avrebbe bloccato la rivoluzione, ma l’unico modo per rompere l’isolamento di Cuba, senza dipendere dal Cremlino, era quello di costruire ipartiti operai della rivoluzione permanente in tutti i paesi dominati. La guerriglia è solo una tattica che il partito deve pianificare negli obiettivi e nei tempi nella fase che precede immediatamente l’insurrezione, così la pensava Lenin nello scritto La guerra partigiana. Il Socialist Workers Party era stato educatoda Trotsky alla linea o la rivoluzione ferma la guerra o la guerra produce la rivoluzione, compresi gli USA. Se questa non si scatenò è perché il capitalismo americano si rilanciò sulla sconfitta della rivoluzione in Europa grazie agli agenti del Cremlino. Solo per la sconfitta della rivoluzione nell’Europa occidentale la burocrazia estese, con i benestare dell’imperialismo, il suo dominio con mezzi burocratico-militari nei paesi dell’Europa centrale e orientale per prevenire qualsiasi azione rivoluzionaria indipendente delle masse in quei paesi. Il pablismo è il prodotto dello smarrimento per la sconfitta della rivoluzione in Europa occidentale ed in Grecia. Questo smarrimento è la ragione della perdita di fiducia nell’azione indipendente delle masse. L’entusiasmo dei pablisti per la rivoluzione yugoslava, per quella cinese e per le rivoluzioni coloniali si combinava con la perdita di fiducia nella classe operaia europea e statunitense. Questo è un tipico atteggiamento piccolo-borghese per rimuovere la questione della direzione rivoluzionaria della classe operaia. Nel documento, Contributo alla discussione sulle prospettive internazionali del comitato politico del Socialist Workers Party si ribadiva l’interazione dialettica della rivoluzione nei paesi arretrati ed in quelli avanzati:
“i paesi arretrati, sia in Europa o in asia costituiscono solo uno dei principali canali dello sviluppo rivoluzionario. L’estensione della rivoluzione proletaria in uno o più paesi avanzati potrebbe alterare radicalmente l’intero quadro mondiale. Il ritardo della rivoluzione ed il suo onfinamento in un paese europeo arretrato era una condizione storica che ha in gran parte determinato il corso del mondo dal 1924: Ma oggi siamo alle oglie di una situazione completamente nuova. L’uragano senza precedenti delle rivoluzioni coloniali può sembrare rafforzare questa tendenza precedente. Il suo risultato finale, tuttavia, sarà quello di invertire tale scuotendo l’intera struttura imperialista mondiale e fornendo in tal modo un enorme stimolo per la rivoluzione socialista in tutti i paesi avanzati compresi gli USA. Lo scoppio della guerra non modificherà questa tendenza ma l contrario, rafforzerà notevolmente il processo rivoluzionario nei paesi avanzati e nei paesi arretrati. La scansione delle rivoluzioni coloniali deve essere direttamente collegata con le prospettive rivoluzionarie nei paesi avanzati. Allo stesso tempo va sottolineato che questa interazione dei paesi arretrati e avanzati aggraverà la crisi dell’imperialismo e dello stalinismo. La funzione politica centrale della crisi mondiale oggi è la crisi di direzione proletaria. Tutto dipende dalla risoluzione di questo compito storico. Le condizioni oggettive per la sua realizzazione sono ormai mature, ma il compito non sarà risolto automaticamente o meccanicamente o indipendentemente ma dal nostro intervento politico. Le tattiche proposte derivano il loro significato più pieno e importante in connessione con la soluzione di questo problema”(38)

5)L’insurrezione operaia nella Germania est e gli scioperi in Francia dell’agosto 1953

L’insurrezione operaia nelle Germania est

Trentasettemila operai di Berlino ovest, nella primavera del 1953, elessero comitati indipendenti di sciopero nelle imprese e nei quartieri per rivendicare aumenti salariali. La burocrazia sindacale bloccò lo sciopero. L’agitazione riprese a metà maggio per il nuovo contratto e dopo uno sciopero durato quattro settimane vinsero, ottenendo la garanzia che “non ci sarebbero state sanzioni contro gli scioperanti”(39). Fu la scintilla che incendiò la Germania est.
La burocrazia del Cremlino, al pari dei rivoluzionari, era consapevole che la guerra avrebbe prodotto sollevazioni rivoluzionarie in tutto il pianeta, ma ciò che la terrorizzava, particolarmente, erano quelle nell’Europa occidentale. I traditori del bolscevismo conoscevano, perché l’avevano vissuta, la dinamica rivoluzionaria dal febbraio all’ottobre del ‘17 e l’ondata rivoluzionaria dei primi anni venti nell’Europa occidentale. Sapevano bene come la conoscenza adeguata delle potenzialità rivoluzionarie delle masse da parte del partito del socialismo scientifico e la conseguente iniziativa politica fosse in grado di far compiere salti di qualità nella direzione della conquista del potere. Erano ben consapevoli che la lotta contro la barbarie nazifascista avrebbe prodotto il movimento della rivoluzione socialista e che la rivoluzione nell’Europa occidentale avrebbe innescato la rivoluzione politica antiburocratica. Per qesta ragione furono assassinati Trotsky, Tresso e Gramsci lasciato a morire in galera. Con l’occupazione militare della Germania orientale Stalin voleva raggiungere due obiettivi:
1) bloccare sul nascere la rivoluzione socialista (nello stato italiano ed in quello francese ci avevano lavorato Togliatti e Thorez);
2) rapinare risorse materiali ed umane al proletariato tedesco, la stessa logica di rapina degli imperialisti.
Walther Ulbricht, ben preparato a Mosca durante gli anni dell’esilio, fu il luogotente di Stalin per le operazioni di polizia nel partito comunista tedesco. Doveva essere ammutolita la maggioranza del partito formatasi negli anni venti e trenta legati alla tattica del fronte rosso:
“Dobbiamo fare i conti col fatto che la maggioranza dei nostri compagni è troppo settaria e che al iù presto possibile deve essere modificata la componente del partito mediante l’ingresso di antifascisti militanti disposti a lavorare sodo. Alcuni compagni non muovono politicamente che il loro dito mignolo, altri hanno la buona volontà ma sono rimasti fermi alla parola d’ordine del ‘fronte rosso’, mentre altri ancora, nei distretti difficili di Charlottenburg e di Wilmersdorf, parlano di potere ai soviet e cose simili. Noi abbiamo condotto energicamente la lotta contro le false concezioni, ma ricompaiono continuamente nuovi compagni che ricominciano da capocon i vecchi errori. Questi pochi esempi dovrebbero farti capire chiaramente quanta importanza abbia la rieducazione ideologica dei nostri compagni”(40). Per “modificare la componente del partito” le grandi aziende agricole d’Oltrelba dopo essere state espropriate furono ripartite fra 560.000 ex braccianti trasformati in coloni, cioè in piccola borghesia rurale, per restringere le forze della classe operaia.
La classe operaia industriale dopo la fine del nazismo mise autonomamente in produzione le fabbriche ricostituendo i comitati d’azienda, istituzioni cogestionarie della costituzione di Weimar. Se negli anni ‘20 e ’30 questa istituzione servì alla socialdemocrazia ed alla borghesia tedesca per mortificare la rivoluzione, nell’immediato dopoguerra questi organismi di cogestione rischiavano di diventare le incubatrici dell’indipendenza rivoluzionaria operaia. L’attaccamento operaio a questi organismi costrinse la commissione interalleata ad accettarla. Il regime burocratico di occupazione, alla fine del ’46, iniziò le manovre per porle sotto il suo controllo poliziesco. A tal fine furono costituiti i Comitati popolari di controllo con il compito di sorveglianza dei consigli d’azienda. Ancora una volta avevano ragione Trotsky e gli antipablisti, la contraddizione principale non era tra la burocrazia usurpatrice e la pianificazione economica, ma tra la burocrazia e l’azione indipendente delle masse. Nel novembre del ’47 i consigli d’azienda furono sciolti. Dopo la nascita formale della RDT nel ’49, venne intensificata l’offensiva contro la classe operaia per piegarla al alla pianificazione burocratica. I salari che fino ad allora avevano avuto un’ascesa ora subiscono un attacco attraverso l’introduzione a cottimo, l’aumento delle norme per irrigimentare il lavoratore e la costituzione del movimento stachanovista. Ma il regime incontrava la resistenza operaia. Il segretario del sindacato attaccò la federazione di metallurgici i cui “quadri provenivano dalla KPD, per le sue tendenze egualitarie nella questione dei salari”(41). Dopo la morte di Stalin, con l’avvento del regime di Malenkov, Ulbricht ridusse le tasse alla Chiesa e fece concessioni alla piccola borghesia rurale. Per Pablo il regime di Malenkov era la conferma positiva delle sue previsioni e della sua linea politica: “la dinamica delle loro[ di Malenkov e compari] concessioni è in realtà liquidatoria dell’intera eredità stalinista…In realtà gli eventi li obbligherà come è stato dimostrato nella Germania est, e in parte in Cecoslovacchia, aad accelerare e ad estendere le loro concessioni per bloccare le masse impazienti…Ma una volta che le concessioni sono ampliate, la marcia in avanti avanti verso una vera e propria liquidazione del regime stalinista minaccia di diventare irresistibile. Che forma prenderà? Sarà una crisi acuta e di violente lotte interburocratiche tra gli elementi che lotteranno per lo status quo, o per tornare indietro, e gli elementi sempre più numerosi condizionati dalla potente pressione delle masse?Negli anni avvenire, l’incastro tra le idee e le forze della IV Internazionale con gli elementi rivoluzionari finora organizzati e influenzati dallo stalinismo realizzerà in parte questa prima fase di questo rinnovamento. E’ in questa direzione che dobbiamo lavorare ora con la massima determinazione e il più robusto ottimismo”(42). L’occhio di Pablo era rivolto solamente alla burocrazia. Per lui l’azione delle masse si limitava alla sola pressione sulla burocrazia, e ciò avrebbe agevolato i pablisti nei rapporti con la parte ‘progressista’ della burocrazia. Da questa linea non si sposteranno neanche di una virgola dopo l’insurrezione del 16 e del 17 giugno 1953.
Alle concessioni di Ulbricht a chiesa e piccola borghesia agraria, il proletariato rispose con la lotta aperta. Il 12 giugno i delegati degli edili di Berlino rifiutano l’aumento delle norme e marciano organizzati in più colonne verso il palazzo del governo. Il 16 di giugno il governo fa marcia indietro sull’aumento delle norme, ma i lavoratori decisi ad andare avanti contro la burocrazia assaltano il quartiere dove si trovavano i ministeri. Non emerse nessuna lotta interburocratica e nessuna frazione della burocrazia lottò insieme alle masse dopo che il comando militare russo dichiarò lo stato d’assedio. La lotta si estese alle altre città tedesche e si formarono i coordinamenti tra le fabbriche.
Come in ogni moto insurrezionale furono assaltate caserme, prigioni e i centri più odiati del regime, nel caso della Germania orientale le sedi del Partito dell’Unità Socialista(SED). Il centro dell’insurrezione furono le grandi industrie chimiche e meccaniche della Sassonia. In tutte le città i comitati insurrezionali sostituivano le amministrazioni locali. L’assenza del partito rivoluzionario impedì la formazione di un’armata operaia che regolasse i conti con le truppe e i sicari della burocrazia. L’assenza di un’armata operaia ha permesso la repressione sanguinaria e la conservazione del regime.
Nella Lettera aperta ai trotskisti di tutto il mondo la posizione dei pablisti viene attaccata perché“invecedi esprimere chiaramente le aspirazioni politiche rivoluzionarie dell’insurrezione operaia della Germania est, Pablo ha coperto i satrapi stalinisti controrivoluzionari che hanno mobilitato le truppe sovietiche per sedare la rivolta”(43). Nella dichiarazione pablista si afferma che: “i dirigenti sovietici, quelli delle ‘democrazie popolari’ e dei Partiti comunisti non potranno più falsificare o ignorare il significato profondo di questi avvenimenti. Essi sono obbligati a perseverare nella via delle concessioni ancora più ampie e più reali per non rischiare di alienarsi per sempre il sostegno delle masse e di provocare esplosioni ancora più forti”(44). I pablisti “invece di chiedere il ritiro delle truppe sovietiche- la sola forza in grado di sostenere il governo stalinista-hanno favorito l’illusione che ‘i Gauleiter del Cremlino’ sarebbero disponibili a ‘più ampie e genuine concessioni’ (45).
La maggioranza antipablista della sezione francese della IV ( Partito comunista internazionalista) guidata da Marcel Bleibtreu e da Pierre Lambert nella sua dichiarazione Les prolétaires de Berlin se lèvent (46), raccolgono le aspirazioni rivoluzionarie degli insorti lanciando la parola d’ordine del ritiro di tutte le truppe di occupazione e per l’unità della Germania. Questa parola d’ordine unificava i proletari dell’est e quelli dell’ovest e smascherava l’anticomunismo della socialdemocrazia internazionale nascosto dalle critiche al ‘totalitarismo stalinista’. La dichiarazione pablista rivendicava la “democratizzazione reale dei partiti comunisti”. Ma come si poteva dare un’indicazione simile ai proletari dell’est che attaccavano le sedi dei satrapi stalinisti? In realtà i pablisti cercavano un’interlocuzione con quella presunta parte della burocrazia che secondo loro avrebbe potuto “condividere il potere con le masse”. Lo stravolgimento pablista della realtà arrivava a riconoscere l’esistenza del “consenso” delle masse al regime burocratico. Il solo consenso al regime proveniva dagli strati privilegiati non dalle masse proletarie. Il movimento proletario della Germania orientale voleva rovesciare il regime burocratico, che è ben diverso dall’esercitare la “pressione”. ”. La previsione della “transizione dal capitalismo al socialismo con stati operai deformati”, veniva smentita dall’insurrezione nella Germania orientale ma i pablisti si comportavano come gli astronomi della scolastica aristotelico-tolemaica, adattavano i fatti alla teoria per ostacolare la costruzione del partito operaio rivoluzionario. I liquidazionisti concentrano i loro sforzi intellettuali per dimostrare che le classi dominanti sono sempre in grado di bloccare le masse le masse rivoluzionarie con il riformismo.

Gli scioperi francesi dell’agosto 1953
Il governo conservatore di Joseph Laniel con dei decreti innalzò l’età pensionabile, “quasi cinque milioni di lavoratori risposero con uno sciopero, passando al di sopra degli apparati sindacali”(46). Nella Lettera aperta sullo sciopero viene dato questo giudizio: “ messo in moto dai lavoratori contro la volontà della direzione ufficiale è stato uno dei momenti più favorevoli nella storia della classe operaia per lo sviluppo di una vera e propria lotta per il potere. Oltre gli operai,anche i contadini francesi manifestarono la loro insoddisfazione per il governo capitalista”(47). Lo stesso giudizio lo dava la maggioranza della sezione della IV Internazionale. Ben differente era la posizione dei pablisti: “non c’è alcun dubbio che il movimento di sciopero ha sofferto di una mancanza terribile di politicizzazione su problemi precisi di prospettiva di governo e della generalizzazione delle lotte come mezzo di imporre un cambiamento di regime e l’instaurazione di un governo al servizio dei lavoratori”(48). I pablisti per giustificare la loro codardia criticavano le masse che soffrivano per “una mancanza di politicizzazione”. I liquidazionisti dimenticavano che le masse si politicizzano con l’iniziativa politica e con le parole d’ordine del partito rivoluzionario che per questo fine ha la sua ragione d’esistere. La sfiducia nelle masse, derivata dal’attribuirle dei compiti che non le sono propri è uno dei tratti propri del pablismo. Una generalizzazione di questa concezione Pablo la da proprio sulla rivoluzione nell’Europa occidentale: “se le forze importanti del movimento socialista europeo potessero diventare coscienti delle loro enormi possibilità e trovare la forza per distruggere gli ostacoli, che derivano dalla routine e dalla codardia verso l’imperialismo americano e la propria borghesia, e all’altezza dei compiti della storia, l’Europa socialista unita avrebbe la possibilità di realizzarsi prima che la terza guerra mondiale scoppi sulle sue rovine”(49). Questa fu la risposta dei trotskisti americani: “In altre parole, sta dicendo che le vittorie del proletariato in Europa possono fermare una terza guerra mondiale, ma se non si riesce la responsabilità sarà delle masse.Dobbiamo notare che anche qui per la prima volta fra i trotskisti le masse sono accusate di codardia. Questa è una tipica reazione della piccola borghesia, assolutamente estranea al nostro movimento, che accusa le masse e non la direzione per la sconfitta”(50). La questione della coscienza di classe che viene dall’esterno è tutta lì.
I trotskisti francesi agirono con la convinzione che “nell’agosto del 1953, per dare ordine alla loro lotta, i lavoratori avevano bisogno di una prospettiva politica chiaramente espressa. La questione decisiva era quella del potere, quindi quella di una parola d’ordine per il governo dei lavoratori”(51). L’11 di agosto quando lo sciopero si era generalizzato a tutto il proletariato del settore statale la maggioranza assunse questa posizione:
“ Bisogna che le direzioni sindacali della C.G.T. e di F.O., e politiche del P.S. e del P.C.F. della classe operaia realizzino un COMITATO NAZIONALE D’AZIONE per spingere, sviluppare lo sciopero generale iliitato della funzione pubblica e dei lavoratori dei servizi pubblici che caccerà il governo Laniel.
Qualsiasi tentennamento, esitazione su questa strada pregiudicherebbero le esigenze dei lavoratori e minerebbero le possibilità di vittoria contenute nel movimento delle masse.
Cacciare il governo Laniel, significherebbe assestare un colpo decisivo alla politicadel grande capitale, dei suoi rappresentanti sia che si chiamano Pinay, Raynaud, E.Faure o Mendès-France, tutti unanimi su decreto legge.
Cacciare il governo Laniel con l’azione delle masse, significa aprire la strada ad un governo dei lavoratori, al servizio dei lavoratori, emanazione el Comitato d’azione dei partiti operai e dei sindacati, che denuncerà il Patto Atlantico, fermerà la guerra in Indocina e accorderà l’indipendenza ai popoli coloniali oppressi.
Viva lo sciopero generale illimitato della funzione pubblica!
Viva il Fronte Unico Operaio!
Per un governo d’unione delle organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori !”(51)
Ma i trotskisti francesi “non si accontentavano di difendere questo orientamento con gli scritti. Nelle fabbriche, essi lottavano per il blocco immediato dela produzione, per la formazione di Comitati di sciopero, e per ogni iniziativa che andasse nel senso della realizzazione, da parte dei lavoratori stessi, dello sciopero generale…Dove la loro influenza si esprimeva a livello regionale, essa si traduceva con iniziative prese dai comitati di sciopero ai quali davano il carattere d’organismi embrionali di potere operaio, a Nantes per esempio…..Durante a fase ascendente del movimento, l’apparato della C.G.T. fu, a tutti i livelli, una palla di piombo ai piedi. Sarebbe bastato prenderne la direzione, proporre un programma generale di sciopero, di fare appello per la formazione di Comitati di sciopero, fino ad un comitato centrale dello sciopero generale, di dare l’ordine ello sciopero generale, di impossessarsi della strada, di unificare in una potente manifestazione di massa tutte le categorie in lotta per mettere tutta la classe in marcia. ‘Estremismo’. Chi non si rende conto di ciò che significano cinque milioni di lavoratori che si mettono spontaneamente in lotta, con i propri mezzi, non ha mai partecipato ad uno sciopero o è impermeabile alla comprensione della lotta di classe ”(52).
I pablisti a quest’uragano proletario risposero con un volantino infame diffuso nella fabbrica parigina della Renault in cui difendevano l’operato della C.G.T. perché faceva il suo mestiere di sindacato e non si poteva chiederle altro. Nel volantino la maggioranza antipablista veniva definita “ un gruppo che era stato espulso per indisciplina”. Nella Lettera aperta così viene denunciato Pablo: “nello sciopero più grande della storia francese, considera corretta una versione francese della politica borghese di Samuel Gompers di tener fuori i sindacati dalla politica. E questo nel 1953”(53).
I trotskisti cercavano e cercano il volto della rivoluzione per conquistarne la direzione, i pablisti non vedevano e non vedono il volto della rivoluzione perché non lo cercano, ma quando questo è evidente mettono in campo tutti i sofismi possibili per negare la situazione rivoluzionaria. Questa è la differenza.



Note:
1) Factional struggle and Party Leadership, discorso di James P. Cannon al Comitato Nazionale del Socialist Worker Party, novembre 1953, in Fourth International, Vol.14, N° 6, November-December 1953, pp.115-122 (ETOL)

2) Factional Struggle And Party Leadership, ivi

3) An open letter to the Yugoslav Communist Party, Segretariato della IV Internazionale, in Fourth International, august 1948, vol.IX, N° 88

4) Classe, partito, direzione, Lev Trotsky (1940 – Archivio internet dei marxisti)

5) Yugoslav Events and the World Crisis of Stalinism, Statement by the political Committee of the Socialist Workers Party, 3 august 1948 in Fourth International, vol. IX, n° 6 (ETOL)
6) ivi
7) A Letter to Trotskyists Throughout the World –National Committee of the SWP (16 novembre 1953) dal sito Etol ETOL
8) The Chinese Experience With Pabloite Revisionism And Bureaucratism- Peng Shuzi (30 dicembre 1953) dal sito ETOL.
9) On the class Nature of Yugoslavia pag.3 , M.Pablo. Dicembre 1949 – International information Bulletin- Socialist Workers Party (ETOL)
10) ivi, pag.2
11) ivi, pag. 3
12) On the Duration and the Nature of the Period of Transition from Capitalism to Socialism , giugno 1951 (Marxist Internet Archive)
13) A Letter to Trotskyists Throughout the World
14) Stalin’s Role – Stalinism’s Future , gennaio febbraio 1953Fourth International, Volume XIV,n° 120 (ETOL)

15) In defense of Marxism, The URSS in War , 1939 (ETOL)

16) Il Capitale, Libro terzo(3), settima sezione, capitolo XLVIII, pag.228, Le IDEE- EDITORI RIUNITI 1973
17) La Rivoluzione Russa, volume I, pag. 30, Mondadori , 1969

18) Meglio meno, ma meglio, Opere scelte, volume II, pag. 821, edizioni estere Mosca 1948

19) Trotsky or Deutscher? On the New Revisionism and Its Theoretical Source, Fourth International, vol. XV, n° 1, inverno 1954 (ETOL)

20) Gorbachev’s dilemmas, International Viewpoint, Febbraio 1987

21) L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza, pag. 30, Editori Riuniti 1970

22)ivi. pg. 32

23) Where Are We going, Marxist Internete Archive

24) ivi,

25) ivi
26) Marcel Bleibtreu, Where is Pablo going, giugno 1951(ETOL)

27) ivi

28) Letter of James P Cannon to George Breitman, marzo 1953

28) Risoluzione adottata dal terzo congresso della IV Internazionale

29) Marcel Bleibtreu, Where is Pablo going, giugno 1951(ETOL)

30) Ascesa e declino dello stalinismo, luglio 1954, archivio nternet di Bandiera Rossa

31) Against Pabloist Revisionism, in “Toward A History of The Fourth International” (ETOL).
32) James Patrick Cannon, Military Policy of the Proletariat, discorso tenuto alla conferenza del Socialist Workers Party, Chicago 27-29 settembre 1940, pubblicato in Socialist Appeal 12 ottobre 1940 (ETOL).
33) James Patrick Cannon, Lenin, Trotskyand the First World War, Dicembre 1940, Socialist Appeal (ETOL).
34) Resolution on Proletarian Military Policy, risoluzione adottata dalla Conferenza di Chicago del Socialist Workers Party, 27-29 settembre 1940. Lenin: “ La militarizzazione invade oggi tutta la vita sociale. L’imperialismo è una lotta accanita delle grandi potenze per la divisione e ripartizione del mondo; perciò esso deve inevitabilmente condurre ad un rafforzamento della militarizzazione in ogni paese…Che faranno contro di ciò le donne proletarie? Si accontenteranno di maledire ogni guerra e tutto ciò che è inerente alla guerra ed esigere il disarmo? Mai le donne di una classe oppressa veramente rivoluzionaria accetteranno una funzione così vergognosa. Esse diranno ai loro bambini : ‘ presto sarai grande. Ti daranno un fucile. Prendilo e impara a maneggiare bene le armi. E’ una scienza necessaria ai proletari. Ma non per sparare sui tuoi fratelli, gli operai degli altri paesi – come si fa nella guerra attuale, e come ti consigliano di fare i traditori del socialismo – ma per lottare contro la borghesia del tuo proprio paese, per mettere fine allo sfruttamento, alla miseria, alle guerre, non formulando pii desideri, ma riportando la vittoria sulla borghesia e disarmandola”(Il programma militare della rivoluzione proletaria – Opere scelte, vol.I, pag. 710, edizioni estere Mosca 1947).
35) Alla fine di una lunga marcia-dal PCI al PDS,Erre Emme edizioni pp. 51-52-53.
36)ivi, pp. 53-54
37) ) James Patrick Cannon, Military Policy of the Proletariat, discorso tenuto alla conferenza del Socialist Workers Party, Chicago 27-29 settembre 1940, pubblicato in Socialist Appeal 12 ottobre 1940 (ETOL).
38) Contribution to the discussion on international Perspectives by the Political Committee of A Letter to Trotskyists Throughout the World.
39) Marco Scacchi Alle origini della rivolta operaia a Berlino est del 1953.

40) Lettera di Ulbrict a W. Pieck, altro traditore del bolscevismo diventato nel 1949 presidente del Partito dell’unità socialista insieme all’ex socialdemocratico Grotewhol, in Marco Scacchi Alle origini della rivolta operaia a Berlino est del 1953.

41) ) Marco Scacchi, Alle origini della rivolta operaia a Berlino est del 1953.
42) Michel Pablo ,The Post-Stalin “New Course”, marzo-aprile 1953

43) A Letter to Trotskyists Throughout the World.

44) A Letter to Trotskyists Throughout the World.

45)Stephan Just, En défense du Trotskisme, 1965, (archive Marxist internet)

46)ivi

47) A Letter to Trotskyists Throughout the World.

48) Stephan Just, En défense du Trotskisme, 1965, (archive Marxist internet)

49) M. Pablo, Disunited Europe, Fourth International March-April 1952 (ETOL)

50) A.P. Detroit, The Revolutionary Perspective for America, Internal Bulletin n° 2 giugno 1952

51) Stephan Just, En défense du Trotskisme, 1965, (archive Marxist internet)

52) ivi

53)ivi

Gian Franco Camboni

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