Dalle sezioni del PCL

GENOVA : 1^ BOLLETTINO PER FINCANTIERI " Lotta di classe ", Genova - S.Ponente, 7 Ottobre 2013

“ L' emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi!! “ (K.Marx)

7 Ottobre 2013

EDITORIALE :

PER LA COSTRUZIONE DI UN' OPPOSIZIONE SOCIALE RADICALE E DI MASSA

Il frodatore fiscale Berlusconi ha provato a far saltare il banco del governo per cercare di evitare la galera. Ma Letta ha chiesto ed ottenuto la “fiducia” per poter realizzare quel programma che Confindustria, U.E., FMI, e banchieri da tempo gli vanno chiedendo. Di conseguenza ha ottenuto il voto di fiducia di tutti i partiti borghesi italiani, tutti sul libro paga di industrie e banche, PDL compreso.

Dunque "tanto rumore per nulla": perchè l'unica cosa che non è mai stata messa in discussione è appunto la continuità dell'azione di rapina sociale che PD, PDL, SC, conducono insieme da due anni, con la benedizione di Napolitano e dei capitalisti.

Quella che ieri, con Monti, ha distrutto pensioni d'anzianità e articolo 18. E che oggi, con Letta, in soli quattro mesi, ha ulteriormente allargato la precarizzazione del lavoro (contratti a termine senza causale); ha diminuito i controlli sulla sicurezza dei lavoratori; ha regalato miliardi di esenzione fiscale alle case di lusso, scaricando l'onere su inquilini e comuni; ha annunciato ulteriori regalie al padronato attraverso una nuova operazione sul cuneo fiscale; ha annunciato nuove privatizzazioni industriali (con licenziamenti inclusi) per fare cassa e ridurre le tasse ai padroni; ha promesso al capitale finanziario nuovi tagli alla spesa sociale (es. sanità) per pagare puntualmente gli interessi alle banche; ha intrapreso una revisione costituzionale mirata a rendere più forte il governo di questa rapina, e più debole chi voglia opporvisi.

Il punto vero e drammatico oggi è se il movimento operaio trova la forza per rovesciare questa politica di rapina. Per imporre sullo scenario politico un proprio programma sociale indipendente, contrapposto al programma del padronato. Per spazzare via con un'azione di forza questo governo, e aprire il varco, dal basso, ad un'alternativa vera: in cui a comandare siano finalmente i lavoratori, e non i loro sfruttatori.

Oggi la forza del movimento operaio, già indebolita da tanti anni di compromissioni e cedimenti, viene tenuta congelata. 16 milioni di lavoratori salariati sono condannati dai propri dirigenti sindacali e politici non solo a subire passivamente la continuità della rapina di industriali e banchieri. Ma anche ad assistere passivamente da spettatori ad una partita politica tra i loro avversari (Berlusconi, Renzi, Grillo), giocata contro di loro.

La massima ambizione delle burocrazie sindacali di CGIL-CISL-UIL è oggi quella di battere cassa presso il governo per conto degli industriali (es. chiedendo l' abbattimento dell' IRAP, meno tasse sugli immobili d'impresa, agevolazioni fiscali per l'innovazione, la detassazione degli utili reinvestiti, ecc.).

Il risultato è che Grillo e Casaleggio, mentre corteggiano i banchieri di Cernobbio, possono continuare a presentarsi come l'unica “alternativa” a tanti operai e disoccupati. E che il populista confindustriale Renzi diventa un riferimento nel popolo della sinistra.

Occorre che il movimento operaio esca da questa situazione di immobilismo suicida. E' necessario che tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento rompano con gli avversari dei lavoratori, e uniscano le proprie forze sul terreno del rilancio della mobilitazione sociale.

Non bastano petizioni popolari o atti simbolici. Occorre mettere in campo la forza di massa di 16 milioni di lavoratori: unendo tutte le lotte di resistenza, e tutte le ragioni dell'opposizione sociale, in una mobilitazione prolungata e radicale, attorno ad un programma di lotta indipendente del mondo del lavoro. Che riconduca le rivendicazioni immediate ad una prospettiva apertamente anticapitalista.

Il PCL si impegnerà in ogni lotta e movimento d'autunno, in ogni iniziativa di massa, sociale e democratica, per affermare e costruire questa prospettiva radicale di svolta.

ECHI:

MARGHERA: CON LA LOTTA I LAVORATORI HANNO OTTENUTO UN ACCORDO MIGLIORE
Le numerose azioni di lotta (44 ore di sciopero, picchetti operai e cortei) che da Giugno ad Agosto i lavoratori del cantiere di Marghera avevano attuato - e grazie anche al sostegno di molti lavoratori degli appalti e di altre realtà di Venezia - alla fine hanno permesso di ottenere un accordo decisamente migliore rispetto a quello presentato dall' Azienda il 6 Giugno scorso. Bono e C., confidando sull' Accordo nazionale del 31 Maggio tra CGIL-CISL-UIL e Confindustria, e sui recenti accordi (peggiorativi) sottoscritti da FIM-FIOM-UILM e Azienda per i siti di Cast.re, Sestri P. e Ancona, pensavano di avere la meglio anche a Marghera. Ma così non è stato. Nonostante la minaccia aziendale di spostare a Monfalcone la commessa della Viking Star, e della cassa integrazione per 34 operai, la maggioranza dei lavoratori del cantiere ha reagito con determinazione, costringendo la Direzione a fare dei passi indietro.

I PASSI INDIETRO DELLA DIREZIONE
Il nuovo Accordo (2 Agosto 2013) garantisce la continuità lavorativa del cantiere grazie alla commessa Viking Star ed il rientro al lavoro per i 34 operai inizialmente messi in cassa integrazione. Inoltre respinge la proposta di spostare la pausa-mensa a fine turno e quella di misurare la produttività individuale. E stabilisce che l'orario plurisettimanale verrà limitato ai soli reparti di allestimento (APP, ELE, FAM, ASS) e per un numero limitato di persone anzichè all'intero stabilimento. Prescrive l' orario 6x6 ai soli addetti alle macchine da taglio e ai servizi collegati (circa 80 in tutto), per un periodo sperimentale di max 4 mesi per la costruzione della Viking Star.

MEGLIO STARE IN GUARDIA, C' E' ANCORA BISOGNO DI LOTTARE
Come hanno già fatto notare i compagni veneziani del Comitato di Sostegno ai Lavoratori Fincantieri (comitatosostegno@gmail.com), che in questi due mesi hanno sostenuto i lavoratori di Marghera, in questo accordo ci sono punti poco chiari, che potranno essere oggetto di nuovi conflitti tra Azienda e lavoratori. Innanzitutto, c' è il problema della compensazione salariale per gli 80 lavoratori coinvolti nel 6x6. Nell' accordo si parla di passaggi di qualifica, senza definire quanti saranno e quando avverranno. Col rischio che l' Azienda proceda in modo unilaterale e selettivo. Una seconda questione da definire è la durata del 6x6: si parla del 20 Dicembre 2013 come termine della fase sperimentale, ma deve diventare la scadenza finale, o può diventare l'inizio del 6x6 a tempo indeterminato e per tutto il cantiere. Un' altra questione è quella del ricorso alla cassa integrazione: un primo tentativo (le 34 lettere di Luglio) è stato respinto, ma sarebbe sciocco illudersi che Fincantieri non ci riprovi.

RISCHIO PRIVATIZZAZIONE ALL' ORIZZONTE
A tutto ciò si aggiunge il rischio della privatizzazione di Fincantieri, un provvedimento che, al di là della sopravvivenza o meno del governo Letta, circola da tempo negli ambienti della finanza internazionale, come per Finmeccanica, Telecom,...con licenziamenti allegati. (solo per Telecom si parla di 12mila esuberi). Già nel 2007-2008 l' allora governo Prodi ci aveva provato con Fincantieri, ma i lavoratori del Gruppo, con le loro lotte, erano riusciti ad impedirlo.
Ogni ulteriore tentativo di privatizzazione dell' Azienda o di attacco alle condizioni dei lavoratori del Gruppo e degli appalti, potrà essere respinto solo con la mobilitazione unitaria di tutti i cantieri, mediante la costruzione di un coordinamento nazionale dei lavoratori di Fincantieri, eletto dai lavoratori, che elabori una piattaforma nazionale di lotta da sottoporre al voto dei lavoratori. La lotta dei lavoratori di Marghera può diventare un incitamento per tutti, a riaprire una fase di lotta e di trattativa nazionale, per tutti i siti del Gruppo, facendola finita con questa mortifera logica di tenere isolati i cantieri, che porta inevitabilmente alla loro capitolazione, uno dopo l'altro.

BANGLADESH : LA GRANDE LOTTA DEL PROLETARIATO TESSILE
A Settembre centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici tessili del Bangladesh sono scesi in strada per rivendicare l'aumento del salario minimo mensile: portandolo a 77 euro mensili contro i 28 euro iniziali. Si è prodotta una dinamica di scontri con la polizia in diverse città, con centinaia di feriti e arrestati. Nella città di Gazipur una gendarmeria è stata presa d'assalto e distrutta dagli operai. La lotta del proletariato tessile non è una semplice lotta di categoria. Si tratta di 4 milioni di lavoratori, il 48% dell'intero proletariato industriale del Bangladesh. E si tratta in particolare di operaie, che rappresentano ben l'80% della forza lavoro del settore. La lotta in corso è un'espressione particolare dell'ascesa di lotta di larga parte del movimento operaio industriale dell'Asia contro il supersfruttamento capitalista. Ed è una risposta a quella sinistra intellettuale di casa nostra che straparla di “globalizzazione” ignorando la realtà e le lotte del proletariato internazionale (magari sentenziando...”la scomparsa della classe operaia”).


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PCL - GENOVA

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