Dalle sezioni del PCL

Per un'etica comunista

Documento approvato dalla sezione di Venezia del PCL

17 Giugno 2013

“Non mostrare solo la meta, mostra altresì il cammino,
giacché la meta ed il cammino sono talmente uniti
che l’uno cambia con l’altro e si muove con lui.
E che un nuovo cammino rivela un’altra meta...”
(F. Lassalle. Franz Von Sickingen)

“Identificare il buono con l'utile significa che tutto è permesso,
e che invece del socialismo
prepariamo il dispotismo e una nuova barbarie”
(A. Heller. Morale e Rivoluzione)

“Il socialismo economico senza la morale comunista non mi interessa.
Lottiamo contro la miseria, ma lottiamo al tempo stesso contro l'alienazione”
(E. Che Guevara, intervista a Jean Daniel)


Non esistono valori morali eterni e assoluti, indipendenti dalle classi e dalla storia. Questa è una concezione che appartiene alla classe dominante, funzionale alle sue esigenze e che ha trovato nella religione e nella Chiesa, storicamente, validi baluardi per mantenere lo status quo. Forse per questo molti compagni, identificando con la morale della classe dominante la morale tout court, associano una qualsivoglia riflessione etica a forme di comportamento e di giudizio che non ci appartengono, e alle quali, giustamente, ci opponiamo. Ma noi comunisti non possiamo sottrarci al compito di affrontare un argomento di tale spessore, lasciandolo in mano alla parte avversa; non possiamo accontentarci di lasciare un vuoto al posto della morale borghese che rifiutiamo, quel vuoto dobbiamo semmai riempirlo di nuovi contenuti, dargli un nuovo significato. Non possiamo negare l'importanza di un pensiero etico proprio mentre procediamo nella battaglia per la costruzione di un mondo giusto, finalmente libero dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Il marxismo, prima ancora che da basi scientifiche, muove da questa esigenza, che è un'esigenza di giustizia profondamente etica.
Riteniamo che un'etica comunista si basi:
Sull'intima correlazione fra i fini da raggiungere e i mezzi da usare per ottenerli. Alcuni compagni sono convinti che un partito rivoluzionario si costruisca solo con la politica, e che le conseguenze delle nostre scelte e delle nostre azioni debbano essere valutate solo politicamente. Secondo questi compagni tutto ciò che viene valutato utile al proletariato è bene; ciò che gli è dannoso è male; e non c'è in realtà molto altro da aggiungere, riguardo al tema etico. Purtroppo, la valutazione delle conseguenze politiche di una qualunque decisione non è universalmente evidente. Politicamente, più o meno in buona fede, si può arrivare a giustificare qualunque atrocità, in nome del bene del proletariato. Gli esempi storici purtroppo non mancano: l'oppressione di milioni di uomini, lo sterminio degli oppositori, il patto con Hitler: tutto è stato fatto per il bene del proletariato, o quantomeno così è stato giustificato. “Identificare il buono con l'utile significa che tutto è permesso, e che invece del socialismo prepariamo il dispotismo e una nuova barbarie” (A. Heller. Morale e Rivoluzione). Quindi non è vero che qualunque mezzo va bene per raggiungere i nostri fini. I fini e i mezzi sono profondamente interdipendenti l'uno dall'altro. Gli unici mezzi che possiamo usare validamente per raggiungere i nostri scopi sono quelli che riflettono lo spirito dei nostri fini. Gli altri mezzi, ce ne allontanano. Ad esempio, non è possibile concepire di usare la calunnia, l'intrigo o la minaccia all'interno di un partito rivoluzionario, ancorché animati dalle migliori intenzioni, quali prevenire un arretramento ideologico o politico. Se si intraprendesse un simile cammino, cambierebbe anche la meta: non si starebbe più costruendo un partito rivoluzionario, ma un altro, del tutto differente.
Sul cosciente rafforzamento del processo rivoluzionario. Nessuna istanza morale è più alta di quella di combattere la società attuale, di volerne rovesciare la classe dominante e cambiarne il modo di produzione. Questa società che ogni giorno calpesta la dignità umana, mercificando ogni aspetto della vita sociale, in una spirale di continuo abbrutimento che pare non conoscere limiti. La base etica dell'atteggiamento di un rivoluzionario sta in una sensibilità sociale, nell'essere “...sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. E' la qualità più bella di un rivoluzionario” (E. Che Guevara. Lettera ai figli). Il primo dovere morale di ciascun militante è fare del proprio meglio per rafforzare il processo rivoluzionario.
Sulla verità scientifica e storica (nei limiti delle nostre capacità di comprensione). “Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria” (A. Gramsci, Democrazia operaia). Dobbiamo basare la nostra azione sulla concreta analisi della realtà, evitandone la distorsione deliberata, dettata da convenienza momentanea o personale, o semplice autoindulgenza. E' necessario poi intendersi su che tipo di verità intendiamo. Solo le verità religiose sono immutabili e calate dall'alto, ed eventuali dissensi passibili di scomunica; solo nei culti misterici e nei gruppi massonici le verità sono appannaggio di una ristretta minoranza di iniziati. Le verità scientifiche sono differenti, sono soggette a verifica e sono confutabili, con il progredire degli eventi e dell'analisi. Sono inoltre evidenti e sperimentabili da tutti, o quantomeno da tutti quelli che sono messi nelle condizioni di intenderle. Per questo sono fondamentali la libera circolazione delle informazion1i; il libero dibattito interno garantito dal rispetto dell'opinione politica altrui e del pieno diritto di ognuno al dissenso; e in special modo la crescita e la formazione dei singoli militanti. Sono fondamentali tutte quelle azioni che mettano in grado il singolo militante di avere una propria autonomia di pensiero, di trarre autonomamente le proprie valutazioni.
Sul rispetto, la coesione e la solidarietà fra compagni. Pur nell'eventuale asprezza del confronto politico e nella distanza fra le rispettive posizioni, i rapporti fra i compagni devono essere e restare sempre leali e fraterni; non devono trovare spazio l'insulto e l'arroganza; la comunicazione deve avvenire in modo franco e diretto. A volte, dopo una discussione troppo accesa, può essere utile anche un gesto di distensione o una parola di scuse; questo non significa confondere il terreno politico con quello personale, al contrario, significa delimitarlo, affinché nessuna bega personale sia di ostacolo all'azione politica. A partire dalla fiducia reciproca, i compagni possono e devono essere pronti a fronteggiare in modo compatto gli attacchi che la borghesia può portare anche a uno solo dei nostri compagni. La solidarietà reciproca, di classe e fra militanti, non può mai mancare.
Sul libero sviluppo delle potenzialità umane. Nella società attuale, l'uomo vive una condizione di alienazione. “Con la valorizzazione del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalorizzazione del mondo degli uomini. (…) In generale la proposizione che l'uomo è estraniato dal suo essere generico vuol dire che un uomo è estraniato dall'altro come ciascuno di loro dall'essenza umana”(K. Marx. Manoscritti economico-filosofici). E' a questa condizione umana che noi opponiamo il comunismo. “Il comunismo come soppressione positiva della proprietà privata intesa come autoestraneazione dell'uomo, e quindi come reale appropriazione dell'essenza umana da parte dell'uomo e per l'uomo; in quanto ritorno completo, divenuto cosciente, maturato entro tutta la ricchezza dello svolgimento storico precedente, dell'uomo per sé come uomo sociale, ossia umano.” (K. Marx, Manoscritti economico-filosofici) “Perché il socialismo non lo si sta facendo solo per avere delle belle fabbriche, ma per formare l'uomo integrale; l'uomo deve trasformarsi insieme alla produzione che avanza e non svolgeremmo un ruolo adeguato se fossimo solo produttori di articoli, di materie prime e non fossimo, allo stesso tempo, produttori di uomini” (E. Che Guevara. I giovani e la rivoluzione). Quando la società attuale verrà finalmente superata, sorgerà un uomo nuovo, capace di vivere in una dimensione compiutamente sociale, di valorizzare le azioni collettive superando i gretti egoismi individuali. Quest'uomo nuovo non apparirà magicamente dall'oggi al domani. “Il comunismo è una meta dell'umanità che si raggiunge consapevolmente; per cui l'educazione, la liquidazione delle tare della vecchia società nella coscienza della gente, è un fattore di enorme importanza...” (E. Che Guevara. Sul sistema di finanziamento di bilancio). Dobbiamo lavorare per rimuovere, e devono essere rimossi, tutti gli ostacoli, i pregiudizi, i dogmi, gli autoritarismi che possano di fatto inibire la libera evoluzione dell'uomo nuovo. Per un comunista non sono ammissibili comportamenti atti a discriminare in base a sesso, etnia, orientamenti sessuali, diversabilità. Maschilismo, razzismo, trans-lesbo-omofobia, eterofobia non hanno nulla a che fare con un'etica comunista, né con una qualsiasi etica in genere. E affinché queste non restino vuote affermazioni di principio, un comportamento etico implica una continua attenzione nelle relazioni, che devono essere improntate a una base di autenticità e non strumentali, per far sì che anche nella vita quotidiana non si cada vittime delle logiche, delle motivazioni o anche solo delle tradizioni culturali borghesi, ad esempio nella considerazione del ruolo della donna all'interno della famiglia.

Nel recente passato il movimento operaio è stato travolto dal dramma dello stalinismo, che, fra le altre tragedie e miserie, ha rappresentato una pagina nera anche dal punto di vista della morale, con pratiche quali la menzogna sistematica, la calunnia, l'eliminazione del dissenso. Anche l'idea che un dirigente sia intoccabile, che al dirigente vada applicato un trattamento differenziato, nella convinzione che sanzionare lui sarebbe come sanzionare il partito, è tipica dello stalinismo. Al contrario, un dirigente dovrebbe essere un esempio per tutti gli altri compagni, la sua condotta irreprensibile. Nel caso la sua condotta si configurasse contraria alla morale rivoluzionaria, o comunque nel caso di una violazione delle regole fissate dallo statuto del partito, deve essere sottoposto alle eventuali sanzioni esattamente come tutti gli altri compagni, senza attenuanti dovute a eventuali valutazioni politiche. Qualcuno pensa che questa sia una logica amministrativa; si tratta di etica, invece: se le regole non valgono per tutti, non sono regole. Dobbiamo distinguerci innanzitutto dalle macerie del passato, anche dal punto di vista morale, se vogliamo davvero costruire qualcosa. Dobbiamo far sì che nel partito rivoluzionario non possa trovare spazio nessun tipo di intrigo, di calunnia, di volontà di prevaricazione. Affinché il passato non si ripresenti, né come tragedia, né come farsa.

Enzo Tataranni

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