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La lettera di due nuovi compagni di Livorno che hanno aderito al PCL

13 Marzo 2013

dal quartiere operaio di Shangay

Doppiezze, trasformismi, incongruenze, atteggiamenti presuntuosi. Tanto abbiamo visto e tanto abbiamo sopportato in nome dell’unità reclamata dopo scissioni a ripetere. Ma quando l’evolversi d’una ricerca di stampo borghese si è rifugiata nei Di Pietro e gli Altri, ci siamo spaventati e abbiamo lasciato il PRC.

Oggi dentro il P.C.L. ci sentiamo di nuovo ‘a casa’ e spinti dal gioioso orgoglio abbiamo contribuito alla campagna elettorale. Giorni tosti e a tratti alienanti date anche le condizioni meteorologiche (persino il tempo è fascista), e con tutto ciò, tenendo presente il quadro generale, il risultato circoscritto a quella zona in cui abbiamo lavorato, è stato buono. Sbalorditivo in quel di via N.Bixio del rione Shangai di Livorno con il 5,5% dei consensi! Probabilmente un fenomeno al momento irripetibile. Come abbiamo fatto? Partendo dal presupposto che il partito dei lavoratori deve esercitare le sue pratiche in mezzo alla gente, parlare con loro del più e del meno, dialogare, discutere accaloratamene, sviluppare un rapporto possibilmente umano. Le persone hanno bisogno di sentirsi stimate e perciò considerate a prescindere dalla loro collocazione sociale, mai guardare dall’alto in basso o viceversa. Il siamo tutti uguali è essenziale. Suggeriamo poi, data l’esperienza, di battere principalmente terreni vicini: amici, parenti, condomini, colleghi di lavoro, frequentatori di quel bar o di quel circolo, insomma persone viste frequentemente. E se anche qualcuno, trascinato dall’ignoranza o sottoposto a incantesimi mediatici, è lesto a provocare… tirare avanti senza scoraggiarsi.

Dino e Luciana - Livorno

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