Dalle sezioni del PCL
Lo sfacelo del parlamentarismo e l’illusione parlamentarista degli elettori del Movimento 5 Stelle
Alcuni punti di analisi del recente risultato elettorale e proposte per l’azione futura
6 Marzo 2013
1) Il risultato elettorale, che preoccupa banchieri ed industriali dell’UE e degli USA è che i due pilastri politici a salvaguardia del capitalismo(PD-PDL) hanno perso, in cinque anni, circa 10 milioni di voti. Con la caduta del consenso a questi due partiti, per l’aristocrazia finanziaria aumenta il grado di insofferenza per le procedure della democrazia politica. Già dal giorno dopo le elezioni negli ambienti del Quirinale circolavano voci riguardo probabili presidenti del consiglio: Visco, Saccomanni, Passera e F. Barca. Questi ultimi fuggiti da Carbonia in elicottero. Napolitano dirige in prima persona la pressione su Bersani affinché la smetta di inseguire Grillo e si vada ad un governo col PDL che prosegua l’offensiva contro tutti i salariati. La tenuta del PDL in Sicilia e Campania è dovuta alla mobilitazione elettorale di mafia e camorra.
2) Il Movimento5Stelle il cui successo è dovuto al rifiuto di massa del ceto politico e del parlamentarismo illude i suoi elettori ridando fiducia al parlamentarismo. Le manipolazioni di Casaleggio e Grillo, esperti in marketing ed in comunicazione, non avranno più successo e gli si ritorceranno contro. I capi del Movimento5stelle si troveranno di fronte al momento cruciale quando si dovranno confrontare con i propri elettori: nel Sulcis (31%), a Carbonia (33%), a Porto Torres (36%), a Mirafiori (31%), a Rivalta (36%), a Venezia-Marghera (29%), a Porto Tolle (29%), a Taranto (27%) e nel quartiere Tamburi di Taranto. Questi lavoratori, ingannati dalle illusioni parlamentari e traditi continuamente dai propri capi, scopriranno, dopo l’ipnosi televisiva e informatica di Grillo, per l’ennesima volta che i parlamentari non cambieranno il destino della classe lavoratrice. Per questo dobbiamo perfezionare il nostro lavoro nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro. Il lavoro politico nelle fabbriche è l’applicazione pratica della linea della centralità operaia nel rovesciamento del capitalismo su scala nazionale e mondiale. Il lavoro nelle fabbriche va pianificato centralmente ed eseguito regione per regione. La forza dell’illusione parlamentare coltivata dai socialisti collaborazionisti e poi dagli stalinisti si fondava su una storia mondiale di rivolte, scioperi e insurrezioni. L’illusione parlamentare di Grillo si fonda su un pensiero politico inconsistente al pari di quello della “sinistra radicale”.
3) La “sinistra radicale”, e prima di essa il gruppo dirigente cossuttiano del PRC, hanno la responsabilità di non aver utilizzato la forza organizzativa e finanziaria a loro disposizione per costruire il partito in fabbrica. Non averlo fatto ha indebolito il movimento operaio e rafforzato la borghesia. Se le manipolazioni di Grillo e Casaleggio hanno avuto un grande successo elettorale fra classe operaia delle più grandi fabbriche è perché Cossutta, Diliberto e Bertinotti hanno trasformato la forza di cui disponevano in un partito di assessori. La pochezza politica dell’operazione Ingroia è anch’essa il prodotto di ciò e la causa del proprio fallimento. Il PRC e il PDCI fanno quindi la fine che si meritano. Di fronte alla crisi inarrestabile ed all’offensiva reazionaria borghese hanno continuato ad accreditare l’illusionismo keynesiano e la possibilità della “ripresa”. Prima scompaiono è meglio è. Tra Cossutta, che nel 1993 voleva fare le barricate a Milano contro l’attacco della Fiat, e Pizzarotti che diceva che i padroni dell’inceneritore dell’Iren dovevano passare sul suo corpo non c’è differenza. Il Fronte di Sinistra in Francia e Syriza in Grecia non differiscono dalla “sinistra radicale” bertinottiana e postbertinottiana. In Francia, il Fronte di sinistra non si batte contro la burocrazia sindacale ed il PS che dividono le lotte operaie; in Grecia, Syriza, tra le altre cose, rifiuta la costituzione della Guardia operaia contro Alba Dorata e le forze della repressione. Sul giornale inglese New Statesman, l’ex alto diplomatico greco, Leonidas Chrysanthopoulos, già segretario generale dell'organizzazione cooperazione del Mar Nero ha previsto per la Grecia “scontri sanguinosi”: “…..ci sarà un'esplosione di agitazioni sociali. Sarà molto sgradevole ", dice, riferendosi a 15 incidenti armati negli ultimi dieci giorni. Nelle ultime settimane, gli uffici dei partiti di governo sono stati attaccati con bombe, così come le case di giornalisti filo-governativi. La sede del partito conservatore del primo ministro, Nuova Democrazia, è stato mitragliata, e qualche giorno dopo, una bomba è esplosa in un centro commerciale appartenente al secondo nella graduatoria dei più ricchi in Grecia, anche se nessuno è stato ferito gravemente dagli attacchi ….. “C’è una escalation di azioni”, e, preoccupandosi, aggiunge che si aspetta che molto presto si verificherà un’"esplosione". Prevede che la scintilla saranno le nuove imposte, retroattive e consistenti, in scadenza nei prossimi mesi, che la gente semplicemente non pouò pagare. "Ci saranno ulteriori aumenti delle azioni armate. Ci saranno dimostrazioni sanguinose." Per l’ex diplomatico greco “ "Queste azioni sono da condannare, ovviamente, ma credo che questo tipo di attività armata aumenterà fino a quando il governo continuerà ad imporre misure repressive contro il popolo greco". Nell’intervista rivela che i militari sono pronti ad intervenire. L’esercito greco è di leva. Nel 2008 in una Lettera al popolo greco dei giovani soldati dichiaravano che mai avrebbero sparato contro il popolo greco. Era un avviso. In questo contesto non fare l’agitazione per la fraternizzazione della truppa con il popolo in lotta sarebbe criminale.
La “sinistra radicale” è fallita perché si è ubriacata con il postmodernismo, con le “filosofie come quella di "genere” che negano o minimizzano la centralità della lotta di classe, con la mitologia della fine della classe operaia industriale e con la negazione della necessità della conquista del potere. Il PRC e il PDCI, quindi, non sono di nessuna utilità per il movimento operaio. E’ realistico supporre che la gioventù operaia ribelle e rivoluzionaria non permetterà più simili errori in futuro. Il movimento operaio rivoluzionario deve volgere a suo favore la catastrofe del parlamentarismo ed il campo di battaglia è, sempre lo stesso, la fabbrica e i luoghi di lavoro. Il partito deve mobilitare le sue energie in maniera pianificata nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro in lotta regione per regione; coordinamento regionale per coordinamento regionale, organizzare i comitati dei disoccupati dove non ci sono ed essere attivamente militanti dove ci sono, attaccare la burocrazia sindacale e formare la Guardia operaia. Per esemplificare, il 4 di marzo, durante il secondo volantinaggio alla centrale elettrica della E.ON di Fiume Santo (Rapporto sull’intervento nella lotta della centrale termoelettrica E-ON di Fiume Santo-13 Febbraio 2013), abbiamo incontrato un gruppo dei lavoratori di un’impresa esterna in sciopero che manifestano all’ingresso della centrale contro il padrone perché non ha corrisposto l’80 % della tredicesima e lo stipendio di gennaio e febbraio. Abbiamo proposto agli operai di radunarci sotto casa del loro datore di lavoro, Enrico Piras, per accusarlo pubblicamente del suo reato: affamare, rendere insicuri e tristi i lavoratori e le loro famiglie.
4) Il nostro partito deve concentrare le sue energie per preparare la Conferenza europea delle forze operaie rivoluzionarie che condividono l’analisi della crisi contenute nei documenti del CRQI. Non può essere rimandata la definizione di un piano per la costruzione di un fronte unico delle lotte nell’Unione Europea, lo strumento della controffensiva.
In allegato, di seguito, i due volantini diffusi a Fiume Santo
Bloccare i licenziamenti
Requisizione del sito E.ON di Fiume Santo da parte della Regione Sardegna e controllo operaio sulla produzione e sui libri contabili.
Siamo d’accordo con quel burocrate sindacale che ha chiamato i padroni dell’E.ON “prenditori e predatori”. Allora bisogna bisogna essere conseguenti e coerenti. La direzione della E.ON non ha alcuna intenzione di retrocedere dai licenziamenti annunciati nell’agosto 2011. Quando la direzione della E.ON fece questo sciagurato annuncio, l’utile al lordo di interessi, imposte e ammortamenti nei primi sei mesi del 2011 era pari a 4,3 miliardi di euro. Nella crisi i padroni si arrichiscono di più, aumentando lo sfruttamento, licenziando e prendendo a piene mani i soldi pubblici. dello sfruttamento. Nel settore industriale dell’UE tra il 2000 e il 2011 sono stati persi circa 2 milioni e mezzo di posti di lavoro: nel dettaglio, nello stato italiano sono stati persi 370mila posti, in Spagna 750mila, in Francia 750mila, in Germania 570mila.
Ai lavoratori della E.ON si impone una scelta:
seguire la fallimentare politica dei capi del sindacato che non sono stati capaci di impedire la devastazione dell’industria sarda dal Sulcis a Porto Torres oppure una lotta condotta con tutti mezzi possibili per obbligare la regione sarda a requisire il sito E.ON di Fiume Santo per bloccare i licenziamenti e assicurare un futuro al sito produttivo.
Perciò la direzione deve assumerla un comitato di lotta che utilizzi tutti i mezzi dell’organizzazione sindacale, il sindacato è dei lavoratori e non dei burocrati. Il Comitato di lotta deve diventare l’unica rappresentanza operaia che metta fine agli incontri a porte chiuse tra burocrati sindacali e i dirigenti aziendali, perché in quelle riunioni si mettono a punto le tattiche per fregare gli operai.
I lavoratori dell’E.ON devono riflettere su quanto segue: tutte le giunte regionali e tutti i partiti che sono stati al governo regionale si sono riempiti la bocca sull’autonomismo, senza mai applicarlo. L’unica cosa che hanno fatto e regalare soldi ai padroni. Sola la lotta, la forza organizzata di massa può applicare l’autonomia. Applicare l’autonomia significa requisizione da parte della Regione Sarda delle imprese che licenziano e controllo operaio sulla produzione.
I lavoratori della E:ON potranno vincere se chiameranno alla lotta tutti i lavoratori e le lavoratrici minacciati dai licenziamenti, organizzando un coordinamento delle lotte su tre obiettivi:
blocco dei licenziamenti, requisizione delle imprese che licenziano, controllo operaio sulla produzione e sui libri contabili.
Imponiamo alla Regione Autonoma della Sardegna la confisca alla proprietà il sito E.ON di Fiume Santo
Facciamo funzionare l’autonomismo
Coinvolgiamo la scuola e l’università contro i pescecani della E.ON
Lavoratori la direzione della E.ON va avanti nella realizzazione del suo obiettivo perchè i lavoratori della E.ON sono isolati nella provincia di Sassari. Il punto allora è come rompere l’isolamento.
Noi riteniamo che immediatamente si mobiliterebbe la scuola e l’università, in particolare gli istituti tecnico-professionali, i licei scientifici e le facoltà delle discipline scientifiche la cui applicazione è proprio l’industria energetica. Il sito E.ON va espropriato perché solamente la proprietà pubblica ed il controllo dei lavoratori sono in grado di assicurare la produzione e lo sviluppo. Bisogna ribadire la centralità dell’industria energetica nell’assicurare il progresso della specie umana.
E’ inutile chiedere il “sostegno delle istituzioni” perché non contano nulla. Riflettete lavoratori: le grandi conquiste del secolo XX sono state ottenute con la forza della classe lavoratrice guidata da un programma rivoluzionario e dalla fiducia nelle proprie capacità. La classe del lavoro salariato, del lavoro dipendente è la maggioranza della società, la nostra forza è immensa. E’ questa forza che va messa nel campo di battaglia e non i rappresentanti delle istituzioni. Gli unici salvatori di noi stessi, siamo noi stessi.
L’autonomismo vero, quello che imporrà alla Regione Autonoma della Sardegna di confiscare il sito E.ON, è quello della forza della classe lavoratrice e della sua intelligenza realistica e non annebbiata dalle illusioni sugli “imprenditori salvatori”. Inseguendo questa illusione la classe lavoratrice dell’industria sarda subisce sconfitte, una dietro l’altra. La forza dei lavoratori viene divisa e sfiancata in tante vertenze isolate, poi perse dai lavoratori.
L’azione dei lavoratori sarà vincente se sarà guidata dal principio politico che afferma che in tempi straordinari ci vogliono mezzi straordinari. La direzione della lotta va affidata a un Comitato di lotta indipendente eletto dall’assemblea dei lavoratori che inizi a contattare le RSU della scuola e dell’Università, richieda ai dirigenti delle federazioni sindacali provinciali dell’istruzione di organizzare assemblee e conferenze nella scuola e nell’università con i vostri rappresentanti per illustrare l’importanza della vostra lotta.
Siamo certi che se voi cercate alleanze sociali e sindacali le troverete perché tutti i lavoratori e le loro famiglie iniziano a comprendere che la crisi colpisce tutte le categorie del settore pubblico e privato. In tutta l’Unione Europea. Per esempio, in Germania, falsamente rappresentata come paese senza attacchi alla classe lavoratrice, sono in lottalavoratori di Thissen Krupp, E.ON, Commerzbank, Deutsche Telekom, Lufthansa, Air Berlin e della General-Motor del sito Bochum (3000 licenziamenti entro il 2014). Tutta la classe lavoratrice del settore industriale dell’Unione Europea è in lotta contro i licenziamenti e per difendere la produzione.