Dalle sezioni del PCL

Rapporto sull’intervento nella lotta della centrale termoelettrica E-ON di Fiume Santo

13 Febbraio 2013

L’11 febbraio 2013 militanti del PCL Sassari e Olbia, e dell’USB ( tra cui un dirigente USB appunto, e un RSU FLC-CGIL aderente alla Rete 28 aprile) hanno volantinato all’ingresso della mensa dei dipendenti E.ON di Fiumesanto (10 km da Porto Torres), prima dell’assemblea di agitazione sindacale prevista per le 14.10 dello stesso giorno. L’agitazione dei lavoratori E.ON, multinazionale tedesca del settore elettrico ed energie rinnovabili, segue l’annuncio di già 60 esuberi a Fiume Santo fino a un totale di 120, e dell’annullamento della costruzione del quinto gruppo della centrale, oltre agli 8000 licenziamenti annunciati in Germania nonostante la società abbia fatto, nei primi sei mesi del 2011, 4,3 miliardi di euro di utili netti!
Il 13 novembre scorso dopo uno sciopero ci sono stati momenti di tensione con blocco dei cancelli, insulti, minacce di denunce, e blocco contro i mezzi che portavano lavoratori di ditte esterne e non appaltatrici chiamate dalla direzione E.ON a sostituire i lavoratori in sciopero (http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2012/11/14/news/e-on-sostituisce-gli-operai-in-sciopero-1.6029438)
Il volantino (rinviamo alla pagina del nostro blog per la lettura completa: http://pclsassari.wordpress.com/), diffuso dal PCL, può essere sintetizzato nelle sue rivendicazioni fondamentali:
“BLOCCARE I LICENZIAMENTI, REQUISIZIONE DEL SITO E.ON DI FIUME SANTO DA PARTE DELLA REGIONE SARDEGNA E CONTROLLO OPERAIO SULLA PRODUZIONE E SUI LIBRI CONTABILI” .
Volutamente abbiamo deciso di non portare le bandiere ed il materiale elettorale del partito, limitandoci solo a firmare il volantino, e far portare le sole bandiere dei compagni dell’USB per evitare che i lavoratori pensassero che fossimo andati lì per una delle solite passerelle elettorali a cui sono abituati, anziché per indicare la giusta linea politico-sindacale.
L’iniziativa ha avuto successo, nel senso che l’atteggiamento dei lavoratori andava dall’interesse per i contenuti del volantino alla manifestazione di aperta condivisione( si tenga conto anche che mai avevamo fatto iniziative tra questi lavoratori). Per di più, dopo il volantinaggio, siamo potuti entrare anche noi nella sala ricreazione e partecipare all’assemblea con gli altri lavoratori, grazie al loro favore e senza alcuna obbiezione da parte dei burocrati. L’assemblea è stata aperta da una relazione dei burocrati che hanno illustrato i risultato dell’incontro con la controparte avvenuto il giorno precedente, dove hanno chiarito che non c’era più alcuna possibilità di trattativa. Come già detto la società sostiene l’esistenza di 60 esuberi e la necessità di aumentare i turni, quando la controparte sindacale fa notare che non solo quegli esuberi non sono tecnicamente possibili, e che anzi il personale è già insufficiente, ma che sono privi di giustificazione economica visto che la centrale ha chiuso l’ultimo anno con un utile di circa 78 milioni di euro. Per cui la conclusione dei burocrati è stata quella di rifiutarsi di continuare a trattare e hanno proposto di iniziare azioni di lotta “dure” per spingere la giunta regionale a trovare un’altra società privata che rilevi la centrale. È stata quindi proposta come prima azione di pressione un’occupazione simbolica della sala controllo della centrale, per dimostrare che i lavoratori avevano il controllo dell’intera centrale e potevano spegnerla, volendo, in qualsiasi momento, come avvertimento per l’incontro con le controparti e la regione che si dovrebbe tenere il 12-02 (conclusosi poi con un nulla di fatto). [La centrale E.ON ha quattro gruppi, di cui due ad olio combustibile, obsoleti e fuori norma e che continuano a funzionare pur essendo inquinanti a seguito di proroghe dell’AIA, perché la società si era impegnata a sostituirli con un quinto gruppo moderno (salvo poi rimangiarsi tutto e annullare gli investimenti) ed altri due alimentati a carbone, che producono intorno ai 600 megawatt. Un loro spegnimento determinerebbe il black-out di tutta la Sardegna!]
Subito dopo l’intervento dei burocrati si è aperta la discussione tra i lavoratori (circa 150, su 240, alcuni erano assenti per via dei turni) ha chiesto la parola uno dei compagni del PCL presenti lì per il volantinaggio, qualificandosi come “disoccupato e militante del PCL”, senza obbiezioni da parte dei burocrati che presiedevano l’assemblea. Dopo aver ringraziato l’assemblea per la concessione della parola, ha concordato con la necessità della lotta e ha attaccato la linea sindacale di ricerca di un altro acquirente privato per la centrale proposta, come al solito, dai burocrati. Ha ribadito invece che la linea giusta era quella dell’esproprio da parte della regione e della gestione pubblica della centrale che avrebbe consentito l’incremento dei posti di lavoro necessari e mancanti alla centrale, e una fornitura dell’energia elettrica a prezzi economici per le famiglie e attività industriali. Ha ricordato che la stessa linea se usata in passato, invece di inseguire il fantasma degli acquirenti esterni, avrebbe potuto evitare la chiusura di altre fabbriche come l’Alcoa, o la Vynils, e che era necessario unificare le lotte in corso in Sardegna e creare un coordinamento delle lotte in Sardegna e con il continente perché i lavoratori dell’E.ON non sono soli, sono solo divisi come tutti gli altri, e proprio la divisione ha fatto fallire le lotte precedenti. Infine ha ribadito che anziché continuare con i soliti scioperi passeggiata e a battere i caschetti per terra (come proponevano ancora lì i burocrati), bisognava impiegare tutta la forza delle migliaia di lavoratori sardi che i dirigenti sindacali fanno sfilare ogni anno a Cagliari per fare i soliti appelli inutili alla giunta Capellacci, per imporre invece con ogni mezzo l’esproprio dell’E.ON, come dell’Alcoa, della Vynils e di tutte le altre fabbriche che chiudono e licenziano ecc. un piano generale di lotta, quindi, che unifichi tutte le vertenze in corso dai forestali all’industria, alla scuola e settore pubblico intorno a parole d’ordine comuni.
L’intervento del compagno è stato molto applaudito e seguito con attenzione dai lavoratori, mentre i burocrati hanno risposto alle nostre proposte definendole utopistiche. Dopo di ché l’assemblea si è sciolta senza altro dibattito e tutti i lavoratori della centrale sono entrati per attuare l’azione concordata fino alla sua sospensione seguita all’arrivo della DIGOS. Durante la scioglimento dell’assemblea, per dare un’idea dell’attenzione e dell’interesse suscitato dalla linea avanzata dal partito, tra i capannelli di lavoratori che discutevano mentre uscivano per occupare, qualche lavoratore commentava: “l’unico intervento sensato è stato quello di quel ragazzo che ha parlato.”
Questa esperienza dimostra quanto la linea del partito sia giusta e possa essere credibile agli occhi dei lavoratori, e quanto sia assolutamente urgente un’agitazione costante del partito e della sinistra sindacale nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro a partire dalle vertenze e agitazioni in corso. Nella misura in cui i lavoratori procedono con l’esperienza della crisi, si rendono ogni giorno più conto del fallimento e delle illusioni della linea sindacale dei burocrati (ultimo argine di fronte alla perdita di credibilità del ceto politico) e sono pronti ad ascoltare e anche a seguire la linea dei rivoluzionari.
La pianificazione precisa, generale e centralizzata, quindi, accompagnata da una verifica periodica e costante, di una campagna di agitazione del partito e della sinistra sindacale in tutti i luoghi di lavoro e delle fabbriche da noi raggiungibili, a partire dalla miriade di vertenze e di lotte di resistenza grandi e piccole presenti in tutto il territorio dello Stato italiano diviene sempre più urgente e necessaria. La Guardia di difesa proletaria, accanto alla cassa di resistenza ed alla rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo, del blocco dei licenziamenti, ecc, è l’altro elemento da inserire nell’agitazione, e da portare all’attenzione dei compagni della sinistra sindacale, per difendersi dalle future aggressioni e rappresaglie del padrone.
Per quanto ci riguarda proseguiremo nel lavoro di agitazione tra i lavoratori E.ON e di costruzione del coordinamento delle lotte dei lavoratori sardi.

PCL Sardegna

CONDIVIDI

FONTE