Internazionale

Un contributo per la conferenza europea

21 Gennaio 2013


Contro l’opportunismo
La nostra campagna elettorale è parte integrante di quella per la Conferenza europea.

Il punto centrale della strategia rivoluzionaria, oggi, nell'Unione Europea è che ogni rivendicazione della classe salariata per essere realizzata pone i temi e le tattiche della lotta per la conquista del potere e non genericamente "il problema del potere". In altri termini, fatta eccezione per il CRQI, tutte le forze che si richiamano al socialismo scientifico, rivendicano la nazionalizzazione senza indennizzo delle banche e delle aziende che licenziano ed il blocco dei licenziamenti ma evitano di dire che queste rivendicazioni devono essere esposte illustrando le tattiche per la conquista del potere. Ciò è necessario per rendere credibili quelle rivendicazioni stesse agli occhi dei lavoratori. Si tratta di essere realisti. Vediamo alcuni casi. Peter Taaffe del CWI in nome della teoria del "ritmo del movimento operaio che differisce da paese a paese" non ritiene attuale in Inghilterra l'iniziativa politica immediata per orientare e istruire agli strati più combattivi del proletariato inglese sulle tattiche per la conquista del potere. In un articolo su Socialism Today del novembre scorso criticava un cartello del National Shop Stewards Network dove nella sostanza si rivendicava uno sciopero politico generale: “Tuttavia, nonostante la profondità della crisi in corso e l’urgenza di sconfiggere il programma di austerità del governo, ciò sarebbe una fuga in avanti. Uno sciopero generale a tutto campo (all-out general strike) porrebbe la questione del potere: della classe operaia e delle sue organizzazioni di essere pronte a creare un governo alternativo e concentrando nelle sue mani le principali leve del potere economico e politico. La classe operaia non è ancora pronta per questo passo. E’ necessaria una fase preparatoria, forse una serie di fasi di preparazione prima di poter arrivare a quella situazione”. Peter Taaffe non riconosce che il ritmo del movimento operaio nelle crisi storicamente date ed in quella attuale non è lo stesso di quello dei "tempi normali". ". Sono i fatti della lotta di classe in Inghilterra a provarlo. Gli scioperi degli operai della Total nel Lincolnshire, che i media dipinsero come sciovinisti mentre sciovinisti erano burocrazia sindacale e governo laburista. Loro e non dei lavoratori in lotta era lo slogan "British Jobs for British Workers”. Gli operai hanno dato il via a scioperi selvaggi fuori dal controllo sindacale: dai 400 operai nella raffineria di ConocoPhillips di South Killingholme, all'assemblea degli 800 operai edili a Sellafield (British Nuclear Fuels) in fu approvata l’interruzione del lavoro in solidarietà con i lavoratori in sciopero nel Lincolnshire. Il governo laburista condannò quegli scioperi perchè non poteva manipolarli. Nell'aprile del 2008 ci fu lo sciopero degli insegnanti inglesi contro il governo del New Labour di Tony Blair. Da quel momento inizarono le mobilitazioni dei lavoratori del pubblico impiego e degli studenti: nel novembre del 2010 gli studenti assaltarono la sede dei Tory, cercarono di pestare Carlo e Camilla di Inghilterra quando bloccarono la loro automobile a Regent Street. Gli scioperi del pubblico impiego nel novembre del 2011 e nei primi mesi del 2012 hanno evidenziato una grande volontà di lotta. In ultimo la grande rivolta londinese dell'agosto del 2011, la prova che le masse sono disponibili a rompere con la legalità entro la quale la burocrazia sindacale le vuole tenere prigioniere.
L’aristocrazia finanziaria, al contrario dell’estrema sinistra, non ha avuto incertezze a riconoscere che la crisi inarrestabile avrebbe aperto una fase della lotta di classe in cui la resistenza operaia e popolare, per l’impossibilità di fare concessioni, evolve in guerra civile. In questa evoluzione sono in testa le masse greche e quelle dello stato iberico. Se come dice Taaffe la Gran Bretagna va ‘a rallentatore’ verso la Grecia, vuol dire che si trova nell’evoluzione dalla resistenza alla guerra civile. Questo è il punto. Per decidere se è possibile e opportuno porre la questione del potere bisogna capire se si è entrati in una fase di guerra civile, non se le masse sono sufficientemente coscienti e organizzate, in una parola”preparate” per conquistare il potere, perché questo è un altro problema. Per dirla con Trotsky “ la verità è che la guerra civile costituisce una tappa determinata della lotta di classe, quando queste rompendo il quadro della legalità si pongono sul piano di uno scontro pubblico e in una certa misura fisico delle forze in campo. Concepita in questo modo, la guerra civile abbraccia le insurrezioni spontanee determinate da delle cause locali, gli interventi sanguinari delle orde contro-rivoluzionarie, lo sciopero generale rivoluzionario, l’insurrezione per la presa del potere e il periodo di liquidazione dei tentativi di sollevamento controrivoluzionario. Tutto ciò entra nel quadro della nozione di guerra civile, tutto ciò è più largo della nozione di insurrezione e contemporaneamente più stretta della nozione della lotta di classe che sisvolge in tutta la storia dell’Umanità” ( I problemi della guerra civile, luglio 1924). Quando diciamo che bisogna trasformare ogni lotta parziale in lotta politica generale e poniamo la questione del governo dei lavoratori è perché siamo entrati in una fase di guerra civile. Questa è la differenza tra il PCL e le posizioni politiche come quelle di Taaffe. Noi abbiamo fatte nostre le lezioni della storia di tutta la storia di classe ed in particolare quando questa rompe in modo progressivo il quadro della legalità. Da parte di Taaffe il riconoscimento che l’insurrezione è un’atto in cui c’è il culmine di una fase preparatoria, serve a giustificare l’accucciarsi dietro la burocrazia dei sindacati. Perciò le organizzazioni marxiste in Inghilterra devono lavorare per convincere la maggioranza a fare lo sciopero generale e poiché il numero dei sindacalizzati è esiguo (26% nel settore pubblico e il 15% in quello privato) il lavoro sarà lungo. In altre parole il lavoro dei marxisti si dovrà limitare a convincere la maggioranza dei lavoratori a partecipare ad un prossimo sciopero generale indetto dai capi della burocrazia sindacale, contribuendo a mantenere le masse nel quadro della legislazione capestro di sua maestà britannica. Ma purtroppo per Taaffe non è uno sciopero generale di questo tipo a porre la questione del potere. Lo sciopero di massa non nasce da un decreto della burocrazia sindacale, costretta a proclamarlo per far sfogare e snervare le masse organizzate, perché questo è il suo compito. Taaffe si allinea idealmente a quelli che criticava Rosa Luxemburg: “ il progetto di intraprendere scioperi di massa come seria azione politica di classe solo con organizzati è assolutamente senza speranza. Se lo sciopero di massa deve, o piuttosto se gli scioperi di massa di massa devono, se la lotta di massa deve riportare un successo, essa deve diventare un vero movimento di popolo, cioè trascinare nella lotta i più larghi strati del proletariato”. Ciò che conta “non è tanto la disciplina, l’educazione, e la soluzione preventiva, il più possibile accurata dei sussidi e dei costi, quanto pittosto un’azione di classe decisa, veramente rivoluzionaria, che sia in grado di guadagnare e di trascinare la più vasta cerchia di masse proletarie non organizzate ma rivoluzionarie per la loro disposizione e la loro situazione”. Il lavoro dei rivoluzionari è diretto non a contribuire attraverso “una immensa manifestazione del potere della classe lavoratrice” a bloccare Cameron ma a rovesciarlo. Le masse rivoltose egiziane non chiedono a Morsi di rispettare le regole del del liberalismo, ma lottano per cacciarlo via. Certamente quando forze che si richiamano al marxismo perdono la testa e prendono fischi per fiaschi ostacolano l’evoluzione delle masse egiziane alla guerra civile. E’ il caso, in Egitto, del Socialista Rivoluzionario, Sameh Naguib che nel luglio del 2012 considerava l’elezione di Morsi “una grande vittoria perché aveva respinto il colpo di Stato(SocialistWorker.org).
In questa fase preparatoria della rivoluzione il lavoro politico deve essere quello di spiegare alle masse che oggettivamente ci muoviamo verso la guerra civile. Questa è la caratteristica politica del presente. E ribadiamo che spiegare che si va verso la guerra civile è una cosa, preparare tecnicamente un’insurrezione è un’altra cosa. Ma spiegare è preparare. All’opportunismo dobbiamo opporre la lezione di questi cinque anni: le lotte che ci sono state non hanno bloccato alcun governo dell’Unione europea né tantomeno il suo Direttorio. Ma, anche, qualora si riuscisse a bloccare l’offensiva borghese, non bisogna fermarsi. L’interruzione dell’offensiva servirebbe alla borghesia solamente per riorganizzarsi. Il rivoluzionario in una situazione siffatta dovrebbe spiegare alle masse che la forza messa in campo per bloccare l’offensiva può, anche, rovesciare il governo. Ipocritamente gli opportunisti si nascondono dietro l’affermazione che le masse non sono “preparate”. Ma, allora, bisogna “prepararle”. E il solido fondamento della preparazione è l’acquisizione che questa crisi inarrestabile è segnata dall’evoluzione della resistenza operaia e popolare verso la guerra civile. Procediamo spediti verso quella situazione in cui il tempo si misura non con gli anni, i mesi e le settimane, ma con le ore e i giorni. Per questa ragione la data fissata per la Conferenza Europea, il mese di giugno, è troppo lontana. La conferenza per noi deve tenersi in Grecia perché qui è il centro avanzato della lotta di classe nell’UE.

Il Nouveau Parti Anticapitaliste ha fatto di tutto per impedire che gli scioperi francesi dell’ottobre 2010 si trasformassero in un movimento che rovesciasse il governo Sarkozy. Invece di denunciare il tradimento permanente dei capi della burocrazia sindacale e organizzare i lavoratori contro questa. Ecco come una sua dirigente Ingrid Hayes giustificò la condotta del suo partito in quegli scioperi: “I’NPA difende l’idea di una politicizzazione attraverso le stesse mobilitazioni come esperienze politiche fondamentali, dimostrando la forza collettiva dei salariati, in un quadro il più possibile autogestito”. Ai tipi come Bertinotti queste formulazioni francesi fanno venire la bava alla bocca. Qualsiasi sciocchezza va bene per evitare l’iniziativa politica rivoluzionaria. La situazione in Francia dell’ottobre 2010 può essere riassunta dicendo che in Francia il movimento degli scioperi non ha rovesciato in modo rivoluzionario il governo Sarkozy perché è mancato il partito rivoluzionario. Invece, era attivo l’NPA per dare una copertura a sinistra alla burocrazia sindacale e al Partito Socialista. Questo partito, “per i suoi rapporti diplomatici con i dirigenti del Partito Socialista, non si è impegnato a cacciare via dai cortei operai e studenteschi i dirigenti del partito di Strauss-Khan, anzi gli ex trotskisti hanno apprezzato la presenza dei dirigenti del partito socialista”(WSWS.org). Besancenot e compagni utilizzano questi fatti per dimostrare che il PS rimane sempre un partito di sinistra. l’NPA non ha sollevato nel movimento degli scioperi dell’ottobre 2010, la questione dell’autodifesa per rispondere agli attacchi vigliacchi dei reparti antisommossa contro picchetti operai ai depositi di carburante. I’NPA, che si ammanta di retorica ‘autogestionaria’, non ha proposto alcuna assemblea nazionale dei delegati sindacali di opposizione, non ha proposto alcun coordinamento indipendente delle lotte. Un partito proletario rivoluzionario sperimentato, in ottobre, avrebbe lavorato per trasformare quegli scioperi in lotta generale per cacciare via Sarkozy. L’NPA non ha svolto quel compito. Il proletariato in Francia deve essere orientato, come in tutta l’Unione Europea, alla lotta rivoluzionaria contro il proprio stato e contro il direttorio dell’UE. Il principale ostacolo che deve essere rimosso per far diventare maggioritario l’orientamento rivoluzionario è il “sovranismo di sinistra”, difeso dalla “grande maggioranza delle formazioni a sinistra del PS”, “come se il conflitto espresso dal Patto di bilancio opponesse ‘la Francia’ e la sua Repubblica alla tecnocrazia di Bruxelles….L’UE non è quella ‘potenza straniera’ che cercano di dipingere queste organizzazioni di ‘sinistra’, ponendosi sul terreno dell’estrema destra” (Combattre le TSCG e l’austerità di Hollande, rifiutare la diversione di Malenchon, Nolwen Michel –Courant Communiste Revolutionnaire-Plateforme 4 del NPA). Ma il partito di Besancenot non conduce questa lotta nei modi dovuti. Il “sovranismo di sinistra” si batte costruendo,innanzitutto, un coordinamento operaio delle lotta nel settore automobilistico e siderurgico dell’UE. Questa è la base materiale della lotta al "Sovranismo di sinistra”. Ques’ideologia occulta il fatto che il proletariato europeo è multietnico e che il Partito socialista francese segue i lepenisti nella lotta contro il proletariato di origine araba e africana. Il ministro dell’interno Valls proibì su tutto il territorio francese le manifestazioni contro il razzismo anti islamico del film, L’Innoncenza dei Musulmani: “ Ho dato istruzioni inderogabili ai prefetti per impedire ogni assemblamento di questo tipo. Queste manifestazioni devono essere interdette e disperse”. Il Partito Socialista francese va combattuto a tutto campo ma questo l’NPA non lo fa: “ perché niente ostacola tanto lo sviluppo e il consolidamento della solidarietà proletaria di classe quanto l’ingiustizia nazionale”(Lenin). Fu sempre Lenin a scrivere la Dichiarazione dei diritti dei popoli di russia in cui si afferma, all’articolo 3, “ abolizione di tutti i privilegi e di tutte le restrizioni di carattere nazionale e religioso”. L’aggressione imperialista al Mali va combattuta col massimo di determinazione proprio per impedire divisioni multietniche nel proletariato europeo. La demagogia nazionalista è un’arma di cui la socialdemocrazia si serve per competere con i fascisti nella conquista degli strati sociali intermedi rovinati dalla crisi, in palio c’è il premio per il miglior servitore dell’aristocrazia finanziaria. In Germania, la punta di lancia di questa tendenza nella socialdemocrazia tedesca è Thilo Sarrazin sostenitore della “inferiorità intellettuale” degli immigrati musulmani a causa dell’abitudine, dovuta secondo l’ideologo socialdemocratico, “all’abitudine di contrarre matrimoni fra consanguinei”. Le argomentazioni, contenute nel suo libro “La Germania si distrugge da sè”, sono quelle dell’ormai tradizionale “darwinismo sociale”. Ma Sarrazin non è solo uno scrittore, è un economista che ha ricoperto importanti incarichi istituzionali. Dal 2002 al 2009 è stato Finanzesenator della città di Berlino, dal 2009 al settembre del 2010 ha fatto parte dell’esecutivo della Deutsche Bundesbank. Nel suo ultimo libro “La Germania non ha bisogno dell’Euro”, converge con la demagogia economica di Alba Dorata e del fascismo europeo. La socialdemocrazia contribuisce a rafforzare le condizioni che permetteranno ai fascisti di guidare le orde controrivoluzionarie dei ceti medi e della piccola borghesia contro tutto il movimento operaio. Il fascismo ha per obiettivo la liquidazione di tutte le istituzioni politiche, sindacali, associative e culturali create da tutto il movimento operaio, non, solamente, contro la parte rivoluzionaria ma, pure, contro quella riformista. Ad Utoya, il 22 luglio del 2011, furono ferocemente assassinati 69 attivisti all’organizzazione giovanile del Partito Laburista norvegese. Dovunque appaia l’orda della controrivoluzione bisogna schiacciarla sul nascere.
La lotta al terrorismo e allo squadrismo fascista, razzista e mafioso
Il proletariato europeo allo stato attuale non è organizzato per dare colpi assestanti allo squadrismo fascista, razzista e mafioso. Pensiamo alla strage di Castelvorturno del 18 settembre del 2008. Sono stati i proletari nigeriani con la rivolta del giorno dopo e la determinazione successiva a obbligare gli apparati repressivi a perseguire i responsabili della strage. Il movimento operaio nello stato italiano è rimasto inerte. Nessuna iniziativa adeguata è stata presa contro Casa Pound, dopo la strage di Firenze. Anzi, Casa Pound si presenta alle elezioni. Le giustificazioni della strage di Utoya, la lotta al “marxismo culturale”, fanno parte dell’armamentario del fascismo internazionale. Come l’oligarchia finanziaria europea intenda usare i fascisti contro il movimento operaio lo vediamo ben dispiegato in Grecia.
Siamo in grave ritardo nella lotta contro il fascismo greco. Per fare passi in avanti nella lotta per la conquista del potere, il proletariato greco deve contare sull’intervento di tutto il proletariato rivoluzionario europeo contro Alba Dorata. Ogni avanzata delle masse greche alla battaglia decisiva è un’avanzata di tutto il proletariato europeo.
Alba Dorata regge solamente perché gode della protezione di settori della polizia greca. Un anziano ufficiale della polizia greca, mantenendo l’anonimato, intervistato dal THE Guardian ha dichiarato che “i capi della polizia hanno avuto la possibilità di isolare e rimuovere queste piccole “sacche di fascismo” all’interno della forza di polizia ma hanno deciso di non farlo. Lo stato, ha detto, vuole tenere come riserva gli elementi fascisti ed usarli per i propri propositi.” Secondo l’ufficiale i vertici della polizia greca sono a conoscenza delle infiltrazioni di Alba Dorata nella stessa polizia. Tutto ciò era tollerato perché i vertici della polizia erano convinti che “i membri di Alba Dorata potessero essere usati contro la sinistra greca, che ha guidato le proteste di piazza popolari contro il governo e le misure d’austerità imposte dall’UE ”. Alba Dorata gode del sostegno di tutto il fascismo europeo con un’ottima base d’appoggio in Ungheria.
Per battere politicamente il fascismo non bisogna sbagliare di una virgola nella lotta contro i governi dell’Unione Europea. Conseguentemente il partito rivoluzionario va costruito dove le masse lottano e per avere successo deve impegnarsi in ciò che le masse in lotta chiedono: il fronte unico d’azione contro l’oligarchia capitalista Per batterlo militarmente lo strumento è quello le milizie popolari. Le milizie popolari devono intervenire in qualsiasi posto di lavoro in cui il padrone ricorra a intimidazioni, contro ogni aggressione e violenza a donne, omossessuali, immigrati e bambini. La costruzione delle milizie popolari è complementare all’iniziativa rivoluzionaria verso le la crisi che scuote l’apparato poliziesco. Le proteste contro la politica dei governi dell’UE che taglia salari e pensioni si sono estese anche alla truppa dei poliziotti in Grecia, in Inghilterra, in Portogallo anche i soldati, ed in Argentina. In quest’ultimo paese in forma di massa è evidente che neanche negli apparati della repressione antipopolare “il posto di lavoro non è più sicuro”. Ogni movimento di lotta ha la sua estetica, il quotidiano argentino Clarin hanno pubblicato una foto dove due giovani poliziotti prendevano a calci nel sedere un panzuto prefetto. Il Partido Obrero ha richiamato le forze della sinistra rivoluzionaria argentina al principio del socialismo scientifico che nessuna crisi è estranea al proletariato rivoluzionario e conseguentemente bisogna avere una politica per ogni crisi: “Non siamo davanti a un soviet di soldati, ma le rivendicazioni salariali della truppa hanno messo a nudo un aggravamento del tenore di vita della truppa e una lotta interna ai vertici della polizia e del governo…Conquistare una posizione organizzativa dentro le forze che eseguono in forma diretta la repressione statale, sulla base di una posizione classista, è tanto legittimo quanto è necessario come svolgerlo in una istituzione parlamentare o giudiziaria dello stesso stato”(Una crisis de Estado y los socialistas, Norberto E. Calducci, Prensa Obrera1243). La crisi nei settori legali della repressione ha avuto un ruolo importante nella caduta di Mubarak. Scioperi della polizia e momenti di fraternizzazione abbozzavano “una prospettiva di alleanza della classe operaia con la base dell'esercito, compresi ufficiali di livello inferiore. Queste tendenze mostrano l'apertura alare raggiunta dal processo rivoluzionario - e condizionano il processo politico che è incominciato” ( Egitto: la rivoluzione poggia sulle proprie gambe, J. Altamira, 17 febbraio 2011, Prensa Obrera 1165).


L’offensiva borghese non dà tregua

La borghesia francese da continuamente colpi in testa a Hollande, nonostante i servizi resi alla classe dominante. Nell’ottobre scorso il governo del PS capitola sulla tassazione di plusvalenze, ai primi di dicembre abbandona i propositi sulla nazionalizzazione-burletta del sito di Florange, a fine dicembre la Corte costituzionale boccia la tassazione del 75% del reddito personale dichiarato. Questa misura fiscale con cui Hollande voleva ammantarsi di socialismo, è solamente “un contributo eccezionale di solidarietà” per gli 2012-2013. Ma i suoi padroni non lo permettono. Nell’offensiva antioperaia non ci sono tregue. E’ significativo l’ultimatum del presidente della confindustria francese, Laurence Parisot, a Hollande sul sito di Florange: ““ tutta la nostra società è costruita su un principio essenziale, quello del diritto di proprietà. Scuotere un principio come questo è molto grave e, non dimentichiamolo, molto costoso…… Solo l’imprenditore può sapere ciò che è redditizio o meno”. La corte costituzionale francese si è mossa in seguito alle richieste del partito di Sarkozy, il cui governo nel 2011 aveva alleggerito i prelievi sui super-ricchi.
Nello stato italiano la borghesia ha dato il benservito a Bersani, della stessa famiglia politica di Hollande, l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici al Parlamento Europeo. Monti e coloro che lo hanno portato al governo hanno assegnato al partito di Bersani il compito di tenere di divdere le lotte attraverso la CGIl. I democratici per il loro sevizio si erano convinti di aver meritato l’approvazione piena dei vertici del blocco dominante. Ma Monti gli ha messo un ultimatum o la sottoscrizione dell’Agenda Monti o la ‘competizione’ con Monti. Il terrore di Bersani è quello di ottenere la maggioranza autosufficiente nelle due camere perché avrà come capo dell’opposizione M. Monti e non Berlusconi. Bersani ha capito che, una volta al governo, la borghesia non gli consentirà di fare concessioni ai settori operai e popolari che lo hanno votato. Il successo elettorale di Hollande si è rivelato una trappola per il PS e sarà pure una trappola il probabile successo elettorale di Bersani. Non ci sono margini di manovra per i capi dei partiti membri dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici al Parlamento Europeo. La stessa fine è risevata alla burocrazia sindacale. La lezione del Michigan dovrebbe sturare le orecchie ai burocrati sindacali di “sinistra”. E’ un duro colpo, per i capi della burocrazia di AFL-CIO, la legge che abolisce l’automatismo delle trattenute sindacali, anche per i non iscritti al sindacato, firmata dal governatore repubblicano del Michigan, Rick Snyder. Ancor più pesante dopo la sconfitta al referendum del 6 novembre scorso. I capi della burocrazia sindacale, in questo referendum, sono stati bocciati: proponevano un emendamento per inserire nella costituzione del Michigan il ruolo istituzionale del sindacato e il divieto di sciopero per i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego. Il Michigan è il 24 stato degli USA dove alla burocrazia sindacale è stato dato il benservito. Obama e Bob King, il capo dell’UAW facevano i risentiti contro quest’iniziativa repubblicana, ricordando, quasi trale lacrime i loro meriti nell’avere fatto accettare ai lavoratori della Crysler la riduzione dei salari, il loro dimezzamento per i neoassunti e il blocco degli scioperi fino al 2015. Per l’oligarchia finanziaria la burocrazia sindacale è diventata un costo insopportabile.
Il fallimento di Hollande, le difficoltà attuali del PD che diventeranno convulsioni, qualora il PD vinca alle elezioni, contribuiscono, dopo la lotta in Grecia e Spagna, a togliere dalla testa delle masse l’illusione che basti una pressione esercitata con mobilitazioni anche con l’uso della forza. La lotta dei minatori asturiani, condotta con vere e proprie battaglie nei paesi asturiani non ha fatto desistere Rajoy dal perseguire l’offensiva.
Quando nei documenti del CRQI si dice che la crisi economica si è fatta politica, significa che sono saltate tutte le forme con cui la classe dominante ha cercato di ottenere il consenso delle masse. Gli scioperi tra le forze di polizia e nell’esercito, dall’Egitto a Londra ed in Argentina sono il prodotto della crisi di quelle forma. Il posto di lavoro e lo stipendio garantito per essere uno sgherro ufficiale della classe dominante. Era anche questo lo ‘stato sociale’. Quelle garanzie sono finite. Trotsky, a cui non sfuggiva nessun lato della contraddizione, raccomandava di dedicare i nove decimi del lavoro militare del partito, nel periodo di preparazione rivoluzionaria, a “disaggregare l’armata nemica, a dislocarla internamente e per un decimo solamente a rassemblare e preparare le forze rivoluzionarie”( I problemi della guerra civile, conferenza tenuta alla Società delle Scienze Militari di Mosca (luglio 1924). Il proletariato rivoluzionario nell’UE moltiplicherà le sue forze, se queste verranno utilizzate per spezzare le barriere nazionali che le burocrazie sindacali utilizzano per dividere le lotte operaie. Alla classe operaia europea non manca la volontà di lotta, alla classe operaia serve ora, non nella prospettiva, una direzione rivoluzionaria che la guidi nella trasformazione della lotta difensiva in contrattacco. Il primo passo è far diventare la nostra Conferenza europea l’inizio della centralizzazione delle forze rivoluzionarie nell’UE per pianificare la lotta per il rovesciamento dei governi dell’UE.
Perciò va combattuta la linea stalinisti euromediterranei : “La nostra proposta concreta perché possibile e realizzabile, è quella di costruire un’area libera basata sull’interscambio alternativo e solidale, ALIAS cioè una vera e propria ALBA Mediterranea, costituendo un’alleanza internazionalista e uno spazio di sviluppo post capitalista intorno ai PIGS”( Roberto Battiglia - Commissione internazionale della Rete dei Comunisti). È una aperta rottura con l’internazionalismo. Da questa concezione viene espulso il proletariato francese e di tutto il nord-europa. Ciò significa contribuire ad alimentare spinte nazionaliste fra la classe operaia del nord e del sud dell’UE, a dividerla e ad indebolirla di fronte all’offensiva di tutta l’oligarchia finanziaria europea.
Quanto più s’intensificano l’offensiva della borghesia e la catastrofe del capitalismo tanto più si riducono a colabrodo tutti i tentativi teorici e politici per sfuggire alla questione centrale della lotta proletaria nelle svolte storiche: la trasformazione della lotta di resistenza alla crisi in lotte per la conquista del potere.

Gian Franco Camboni
Gian Marco Satta

CONDIVIDI

FONTE