Dalle sezioni del PCL

GENOVA : BOLLETTINO FINCANTIERI DI DICEMBRE 2012

" LOTTA DI CLASSE " Fincantieri - S. Ponente

17 Dicembre 2012

“ L' emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi!! “ (K.Marx)

EDITORIALE :

NEW DEAL O RIVOLUZIONE?

Il recente appello “Cambiare si può per una lista alternativa alle elezioni del 2013” ( il cd. movimento arancione) è l’ennesima riproposizione, in forma concentrata, di tutti i luoghi comuni del riformismo: nei loro presupposti teorici, nella loro traduzione politica, e persino nel loro vocabolario simbolico.
Tale appello rivendica la Costituzione italiana del 1948, propone il “Welfare” come “la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso”, fa un lungo elenco di “possibili” azioni virtuose per politiche solidali, di cura dell’ambiente e dei beni comuni, di buona amministrazione, ecc… Può essere che questo appello raggiunga il suo vero obiettivo politico: raggruppare un nuovo fronte politico elettorale che vada da Di Pietro a Ferrero, passando per De Magistris, funzionale alla salvezza o alla riconquista di una rappresentanza parlamentare. Di certo è che il contenuto dell’appello è un inganno politico e culturale, perché ripropone esattamente la subordinazione del movimento operaio e di tutti i movimenti ad un equivoco fallito, smentito dalla storia e tanto più utopico e improponibile oggi.

L’UTOPIA DEL RIFORMISMO
Sarebbe bene evitare di rileggere il secolo scorso con la lente delle proprie illusioni. Non sono stati Roosevelt, Keynes o il Welfare ad aver “risolto” la grande crisi capitalistica degli anni ’30. Tanto è vero che la stessa economia americana tornò in recessione nel ’37. Fu la guerra mondiale, con le sue gigantesche distruzioni e i suoi orrori, a rilanciare l’accumulazione capitalistica e a consentire il boom del dopoguerra. E’ vero che il New Deal si accompagnò negli USA ad alcune riforme sociali e che il Welfare si diffuse nell’Europa del dopoguerra, ma ciò fu possibile solo in presenza di circostanze straordinarie: sul piano economico l’enorme ricchezza di un capitalismo americano allora creditore e, in Europa, il grande boom economico innescato dalla ricostruzione postbellica; sul piano politico l’esistenza determinante dell’ Unione Sovietica, erede della Rivoluzione d’ Ottobre (nonostante i limiti e le deviazioni rappresentati dallo Stalinismo), quale fattore oggettivo di pressione sulle classi dominanti d’Occidente. Le riforme furono il sottoprodotto della rivoluzione russa, assai più che dei “riformisti” di ogni colore.
Come non vedere oggi che quella parentesi storica si è chiusa? Come non vedere che la grande crisi economica internazionale esplosa nel 2007, e tuttora irrisolta, dimostra che non siamo di fronte ad una semplice crisi delle “politiche liberiste”, superabile con qualche rimedio keynesiano. Siamo in presenza della crisi storica del capitalismo, e del fallimento clamoroso del gigantesco interventismo pubblico degli Stati a suo sostegno. Riproporre il mito liberal progressista di un possibile New Deal in un quadro capitalistico segnato dalla voragine generale del debito pubblico verso le banche, dalla feroce concorrenza fiscale tra gli Stati, dalla competizione sfrenata su un mercato mondiale gigantesco (per merci, lavoro, capitali) significa vagheggiare un’utopia senza senso e senza futuro.

L’ATTUALITA’ DI UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTA
Paradossalmente sono le stesse istanze di trasformazione poste dall’appello a richiamare la necessità di quella prospettiva anticapitalista che la sostanza dell’appello nega, e a porre la centralità di quell’azione di classe clamorosamente rimossa. Alcuni esempi: “diritto al lavoro”, “intervento pubblico a difesa dello Stato sociale”, “difesa di scuola e sanità pubblica”, ecc… sono tutte rivendicazioni che solo un governo dei lavoratori può realizzare, solo un governo che cacci assieme a Monti, e ai partiti che lo sostengono, anche gli industriali e i banchieri che li finanziano. Che si appoggi sulla forza e l’organizzazione diretta dei lavoratori. Che realizzi in definitiva la democrazia vera: il potere della maggioranza della società di decidere sul proprio futuro. Perché questo, in definitiva, è il bivio vero. Non quello tra il “realismo” degli obiettivi “possibili” in salsa riformista, e il “massimalismo” astratto di una “impossibile” rivoluzione anticapitalista. Ma tra il realismo di una rivoluzione difficile e l’utopia di un riformismo impossibile che si traduce, al di la delle parole, nella rassegnazione all’esistente. Ricondurre tutte le lotte immediate ad una prospettiva di rivoluzione, sviluppare in ogni mobilitazione la coscienza della necessità della rivoluzione come unica via di liberazione, è un compito imposto dallo scenario storico del nostro tempo. E’ il compito del PCL.

ECHI :

NESSUNA CERTEZZA SUI FUTURI CARICHI DI LAVORO
L’incontro del 26 Novembre tra Fincantieri e Sindacati si è concluso con un nulla di fatto: le varie commesse che erano state annunciate non sono ancora state confermate, sia nel settore civile sia in quello militare. L’Azienda ha fatto sapere che le commesse attualmente garantite non saranno sufficienti per garantire la continuità produttiva in tutti i siti e cantieri. Tale situazione porterà inevitabilmente ad un nuovo e massiccio utilizzo della Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) anche nel 2013.

BASTA COI TAVOLI CONCERTATIVI : LOTTA DI CLASSE !
Sono anni che i lavoratori si sentono dire, da Azienda e Sindacati, che bisogna stare buoni ed accettare la cassa integrazione e la mobilità, che si deve credere alla realizzazione del bacino di carenaggio (nel caso di Castellammare di Stabia), che nessun cantiere chiuderà, che ci saranno nuove commesse, ecc.. Ebbene, l’incontro del 26 Novembre ha dimostrato, ancora una volta, l’inconsistenza di queste promesse, confermando che il futuro che attende i lavoratori del settore è ancora un futuro di precarietà ed incertezze. Di fronte a ciò, quale prospettiva e quali indicazioni vanno date ai lavoratori?
Come Partito Comunista dei Lavoratori, contrariamente a quanto fanno i riformisti, ci sentiamo di dare un’unica indicazione: riprendere al più presto con le lotte e le mobilitazioni, radicalizzare lo scontro con l’Azienda, mediante scioperi ed occupazioni, a Genova e negli altri siti del Gruppo, perseguire obiettivi quali la suddivisione delle commesse esistenti o in programma tra tutti i vari siti, rivendicare l’aumento generalizzato dei salari di almeno 300 euro netti mensili, e se non arriveranno risultati, si decida l’esproprio, senza indennizzo, e sotto controllo operaio di tutti i cantieri a rischio chiusura o ridimensionamento.
Il diritto al lavoro e ad un salario dignitoso sono troppo importanti per essere sottomessi alle logiche del profitto, solo contrastando queste logiche i lavoratori potranno ottenere risultati positivi e duraturi.

NO AL VERGOGNOSO ACCORDO SEPARATO DI FIM - UILM
L’accordo separato che Fim e Uilm hanno sottoscritto recentemente con Confindustria, è fortemente peggiorativo della già dura condizione dei lavoratori. In sintesi prevede: un salario inferiore rispetto al costo della vita con la possibilità di pagamenti rinviabili di 12 mesi; l’aumento degli orari di lavoro con il furto di 3 giornate di Par; l’aumento dello straordinario obbligatorio, da 40/48 ore a 80 ore annue; l’aumento delle ore di flessibilità; penalizzazioni per i periodi di malattia breve. Si aumenta l’orario per chi lavora mentre crescono cassa integrazione e licenziamenti.! E’ un accordo in linea con quello del 28 Giugno 2011, firmato anche dalla Cgil, che ha aperto la strada ai contratti in deroga al CCNL.
Occorre perciò coniugare la lotta contro questo accordo separato a quella contro l’accordo del 28 Giugno e il recente Patto di Produttività. Solo coniugando la lotta per la difesa dell’occupazione con quella per la difesa del salario e della condizione lavorativa, si potrà ricostruire e riconquistare un Contratto Nazionale senza deroghe.!

FIRMA ANCHE TU PER CONSENTIRCI DI ESSERE PRESENTI ALLE ELEZIONI
Una legge antidemocratica impone alle forze che non sono in Parlamento la raccolta di un numero elevatissimo di firme per potersi presentare alle elezioni. E’ una legge truffa, a tutto vantaggio di quei partiti parlamentari, spesso corrotti, che ti svuotano il portafoglio, per riempire le tasche dei banchieri e dei grandi industriali. Il PCL ha come obiettivo il rovesciamento di questo sistema, per liberare la società dall’attuale dittatura degli industriali, dei banchieri e dei loro partiti.
E rimpiazzandola con un governo dei lavoratori: che cancelli tutte le leggi contro il lavoro; annulli il debito pubblico verso le banche; nazionalizzi il sistema bancario; liberi le famiglie dal cappio al collo di mutui usurai; espropri, sotto il controllo dei lavoratori, le aziende che licenziano, inquinano, calpestano i diritti; vari un grande piano di opere sociali finanziato dalla tassazione progressiva delle grandi ricchezze, organizzi uno Stato con deputati pagati col salario medio di un impiegato.
Per queste ragioni chiediamo una firma che consenta la presentazione, controcorrente, del nostro partito e del nostro programma.

Se sei interessato a darci la tua firma, ci puoi trovare tutti i giorni dopo le 17.30 in p.zza Campetto (centro storico), o contattaci all' indirizzo : pclgenova@libero.it

PCL-GENOVA

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