Interventi

L' ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA E LA QUESTIONE DI GENERE

6 Dicembre 2012


Siamo convinti come trotskysti che il superamento del sistema
capitalistico non possa essere condotto attraverso l'autoriforma del
sistema attuale. Chi ci accusa di essere utopisti, perchè convinti
della rivoluzione, rispondiamo- tanto più oggi- che questa prospettiva
è molto meno illusoria(rivoluzioni arabe) di quanto si possa pensare.
E'possibile la riforma del sistema e delle sue oppressioni attraverso
la via parlamentare? E' possibile a colpi di decreti ripristinare e/o
guadagnare diritti per il mondo del lavoro? E' possibile scongelare il
fervente patriarcato -imboccato dal clero- che affligge il genere
femminile e le minoranze sessuali? Le organizzazione politiche della
sinistra, anche quella cosiddetta radicale, chiedono i voti con
"l'intento" di poter migliorare le condizioni delle persone meno
agiate, ma questo ha dimostrato la storia essere una falsità. I vari
Grillini, Luxuria (rappresentanti secondo l'immaginario collettivo
delle specificità di genere) non sono riusciti ad ottenere uno
straccio di legge che migliorasse le condizioni del genere femminile e
delle minoranze sessuali, anzi hanno sostenuto i privilegi fiscali
verso il clero; così i vari Diliberto, Ferrero, Bertinotti e Rizzo
hanno sostenuto e votato le peggiori "porcherie" hai danni del mondo
lavoro (CPT, GUERRE, LEGGI PRECARIZZAZANTI, ECC) . Dunque il tema
della rivoluzione è alla base di un'organizzazione rivoluzionaria.

IL PCL difende tutt@ gli/le oppresse/i del sistema capitalistica e le
difende, per così dire, in tutte le sue forme. Parlare
dell'oppressione capitalistica (economia, diritti, morti sul lavoro) è
un tasto più volte premuto dal PCL, così come rispetto ad altri
settori della sinistra abbiamo sviluppato delle argomentazioni
interessati sull'oppressione di genere nella società patriarcale,
forse se dovessimo fare una critica non con la dovuta costanza.
Detto questo un sano partito si misura anche nel suo interno, nel
linguaggio (senza ricadere nel finto strutturalismo), negli
atteggiamento e nel comportamento tra compagni e compagne. Duole
dirlo, ma anche nell'estrema sinistra a volte il "machismo" trova il
suo appiglio...magari dovuto ad un retaggio sovrastrutturale, ma
comunque non giustificabile.
Insomma la struttura dell'ideologia patriarcale e classista rimangono
legate in qualche modo, magari solo nella terminologia o nelle
categorie analitiche anche a chi le critica nel modo più fermo e
risoluto.
IL punto di base è sostanziale, non si tratta nella società borghese e
come riflesso sovrastrutturale nella sinistra, solo di oppressione di
un sesso su un altro, ma di privare il genere femminile delle sue
specificità

Si è detto più volte a partire da E. Reed che le donne sono
doppiamente oppresse, come classe e come sesso, e per questo hanno uno
straordinario potenziale rivoluzionario. Ma spesso la quantità di
oppressione non produce meccanicamente una sorta di spinta
rivoluzionaria, essa si produce se si combina con le capacità del
genere, in particolare le lavoratrici e disoccupate, con la volontà di
lottare per la rivoluzione.

Qualche volta durante i dibattiti anche interni alla sinistra sento
dire :" intanto liberiamoci del sistema capitalistico, che è interesse
sia degli uomini che delle donne, al resto vedremo poi". Ecco questo
separare il resto è una cosa profondamente sbagliata, non solo ha
farcito il peggio delle burocrazia stalinista (ove il ruolo delle
donne era solo un abbellimento), ma ha prodotto una sorta di
giustificazionismo sociologico al maschilismo. Questo va rovesciato,
partendo dai noi militanti. Dobbiamo avere più attenzione per le
parole, per i modi e gli atteggiamenti verso le minoranze sessuali.
Questo non vuol dire pensare ad esse "come specie protetta", ma
pensare ad esse come un genere diverso della specie umana con le sue
peculiarità e sgombrare il campo da squallide sovrastrutture piccolo
borghesi che vedono la donna come essere subalterno all'uomo.
Siamo rivoluzionari, rivoluzioniamo anche il modo di pensare che la
borghesia ci ha indotto...

Eugenio Gemmo

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