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Il 24 novembre una giornata di lotta per il partito comunista dei lavoratori in Sardegna Una giornata da militanti Comunisti
1 Dicembre 2012
Il 24 novembre una giornata di lotta per il partito comunista dei lavoratori in Sardegna
Una giornata da militanti Comunisti
I militanti del partito comunista dei lavoratori nella giornata del 24 novembre hanno partecipato alla manifestazione del popolo sardo indetta da cgil cisl e uil, che ha visto la partecipazione di 20.000 persone circa, secondo gli organizzatori.
Chiariamo da subito i motivi che ci hanno spinto a non partecipare allo spezzone separato indetto da alcune organizzazioni, partiti e associazioni della sinistra che tentava di dare risalto così alla causa della lotta palestinese.
Il sostegno alla resistenza del popolo palestinese e contro il governo sionista di israele sono da sempre un punto centrale della battaglia del Pcl in Sardegna, tant’è che i compagni della sezione di Cagliari e Decimomannu hanno partecipato nella giornata di giovedì ad un sit-in di fronte alla prefettura del capoluogo, indetto da un partito della sinistra indipendentista, A-Manca pro s’ Indipendenzia. Ma in precedenza la sezione di Decimomannu ha svolto diverse iniziative con volantinaggi e manifestazioni contro la Base militare presente nel territorio decimese dove non solo gli assassini sionisti, vengono ad esercitarsi ma anche i militari turchi che poi perpetuano la negazione dei diritti elementari del popolo kurdo, diritti e rivendicazioni che sosteniamo come sostiene la sezione turca del Coordinamento per la Rifondazione della 4 Internazionale, dove, tra l’altro, il nostro compagno Siar Risvanoglou si trova agli arresti per aver difeso, in quanto avvocato, militanti del PKK. Ma abbiamo manifestato fuori dalla base anche quando partivano i caccia per colpire la libia e mettere fine alle rivoluzioni africane.
Il motivo per il quale il PCL ha deciso di partecipare al corteo sindacale resta l’unico obbiettivo per il quale i comunisti del partito militano nei sindacati, Cgil o extraconfederali che siano, strappare dall’influenza dei riformisti, e conquistare i lavoratori alla causa della rivoluzione socialista. Per fare ciò abbiamo partecipato al corteo scandendo slogan contro Cisl e Uil che si sono macchiati dell’ennesimo tradimento nei confronti dei lavoratori, ma anche delle burocrazie Cgil che dividono e frenano le lotte.
Nei giorni precedenti il corteo abbiamo proposto alla sinistra politica e sindacale, che stava preparando il corteo separato pro Palestina, di organizzare una contestazione congiunta ai dirigenti sindacali e, usando l’enorme massa critica, prenderci il palco per trasformare un comizio di propaganda riformista in un’azione di agitazione di massa per la cacciata dei governi Cappellacci e Monti, l’appello alla difesa di Gaza, e alla conquista operaia del potere politico.
Hanno preferito fare un corteo separato, lasciando, per l’ennesima volta, migliaia di operai in balia delle bugie e delle illusioni di dirigenti sindacali collusi con i padroni e con il governo. Bisogna smascherare senza appello le forze dell’estrema sinistra a partire da Sinistra Critica Sarda che dietro un pallido radicalismo nascondono solo opportunismo o infantilismo. Questa organizzazione, in particolare, da quel che ci risulta ha sempre evitato in Sardegna una campagna di agitazione per l’esproprio e la nazionalizzazione, senza indennizzi e sotto controllo dei lavoratori, dell’Alcoa e di tutte le imprese che chiudono o licenziano. Ha aderito invece alla manifestazione del 7 novembre scorso promossa dal cartello elettorale che raggruppa le varie anime dell’indipendentismo sardo attorno ad un programma riformista ed a tratti reazionario (Zona franca) che tra i punti per “l’affermazione della sovranità” non contempla neppure la nazionalizzazione delle industrie e dell’intero sistema del credito sardo. La preparazione della manifestazione del 24 testimonia che la sua linea non si discosta di una virgola dal riformismo delle organizzazioni della sinistra radicale e che per questo motivo è incapace di costituire una direzione politica alternativa del movimento operaio e di far maturare i suoi settori e le avanguardie politiche e sindacali.
Noi, abbiamo comunque contestato i burocrati, assieme a tanti compagni e compagne, soprattutto della cgil scuola che ritenevano un affronto dare la parola nel palco proprio a chi nel loro settore aveva ritirato lo sciopero il giorno prima mentre loro erano in piazza rinunciando ad una giornata di salario.
Hanno anche tentato di fermarci mandando un gruppo di iscritti uil che cercavano la rissa, mentre di lato un reparto della celere si preparava, ma gli è andata male, il comizietto della segretaria regionale Uil si è concluso dopo pochi minuti. Il timore della burocrazia sindacale sarda di un’estensione della contestazione è testimoniato anche dal fatto che all’arrivo dei lavoratori Alcoa il rompete le righe era già partito da tempo e la piazza sottostante il palco era ormai quasi vuota, come questi stessi lavoratori anno denunciato con amarezza.
Ripiegati gli striscioni, i militanti del PCL si sono recati di fronte alla stazione delle f.f.s.s. dove un centinaio di studenti del CASC cercava di invadere la stazione, presidiata da un nutrito schieramento di Carabinieri e polizia, e da due blindati della polizia sull’altro lato. Il corteo ha deciso di proseguire per piazza del Carmine dove si è tenuta una breve assemblea, vista l’impossibilità di proseguire il corteo a seguito del sopraggiunte forze di polizia in viale Trieste.
I compagni del partito sono intervenuti in assemblea a più riprese, proponendo agli studenti un lavoro comune sulla unificazione delle lotte operaie e studentesche, quindi l’esigenza di effettuare volantinaggi nelle fabbriche della Sardegna per conquistare più operai possibili all’unita della lotta, partendo proprio da quelle del Sulcis dove la crisi aveva già prodotto i suoi effetti più disastrosi e gli operai hanno dimostrato una radicalità che non si vedeva da anni.
Con gli studenti di una scuola occupata l’impegno preso è stato quello di incontrarci per discutere gli sviluppi della lotta in una assemblea che si terra il 30 novembre, in quell’occasione riproporremo i temi dell’unificazione delle lotte e la cacciata del governo monti. La strada per la rivoluzione deve essere preparata, compito immediato del partito rivoluzionario è, tramite la sua agitazione ed intervento nelle lotte, distruggere le illusioni ancora diffuse dal riformismo tra la maggioranza dei lavoratori e chiarirgli che l’unica soluzione e l’unificazione di tutte le lotte per rovesciare il regime borghese. La cosiddetta sinistra radicale ha sempre rifiutato di confrontarsi con la questione della lotta per il potere, e cioè con il problema dei passaggi necessari alla sua conquista, perché rappresenta solo l’estrema sinistra del riformismo. Quella parte della gioventù organizzata nel movimento studentesco ha delle potenzialità enormi, che ancora sono acerbe e vanno coltivate ed orientate per guadagnare i giovani alla causa rivoluzionaria, ma oggi come ieri e come domani lavoreremo in questa direzione, sino alla conquista del potere da parte dei lavoratori, conquista che potrà avvenire solo se si costruirà un partito rivoluzionario per questo continua la costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori.