Dalle sezioni del PCL
PCL PALERMO: BILANCIO DELLE ELEZIONI COMUNALI e COMUNICATO STAMPA SULLA NOSTRA INDICAZIONE DI VOTO PER IL BALLOTTAGGIO
14 Maggio 2012
Il Partito Comunista dei Lavoratori ha partecipato per la prima volta ad un’elezione amministrativa nella provincia di Palermo. Riteniamo il bilancio di questa esperienza assolutamente positivo. E non semplicemente perché siamo riusciti a superare le trafile burocratiche e a raccogliere in meno di un mese più delle 1000 firme necessarie alla partecipazione alla competizione elettorale, risultato raggiunto contro molti pronostici e nonostante il boicottaggio della altre forze politiche, soprattutto dell’area della cosiddetta “sinistra radicale”.
Il nostro bilancio è positivo non soltanto per essere riusciti a presentare la lista. Contrariamente a quanto sostenuto in ambienti riformisti, infatti, non siamo una forza politica votata alla mera testimonianza, ma lavoriamo quotidianamente con l’obiettivo di costruire una sinistra coerentemente anticapitalista che non tradisca le ragioni del mondo del lavoro. Come PCL abbiamo diffuso in questi anni le parole d’ordine della nazionalizzazione delle banche e del diritto all’insolvenza, contribuendo in maniera decisiva ad affermare in Italia dei principi rispetto ai quali oggi persino le forze riformiste sono costrette a fare parziali (quanto ipocrite) aperture. Ci siamo sempre battuti per la promozione di mobilitazioni e scioperi prolungati a oltranza nell’ottica del fronte unico di lotta, e per l’occupazione delle aziende che licenziano, contro il collaborazionismo di forze politiche e sindacali votate alla concertazione e alla “mediazione”, piuttosto che all’investimento nella rabbia popolare e nelle lotte.
Ed è sulla base di questo criterio che riteniamo positiva la nostra partecipazione alle elezioni comunali palermitane. I bilanci di un percorso si fanno infatti tenendo conto degli obiettivi che ci si è posti all’inizio di quel percorso. Non siamo un partito istituzionalista, non siamo elettoralisti. Non credendo nelle “istituzioni” borghesi non abbiamo come massima ambizione l’ingresso in quelle istituzioni, obiettivo unico di tutte le altre forze politiche. Non siamo un partito di massa ma un partito di militanti, fortemente caratterizzato sul piano delle idee e dei valori di fondo e, conseguentemente, sul piano del programma politico. Contrariamente ai partiti borghesi di massa (sia di centrodestra che di centrosinistra), tra i quali – al di là delle piccole sfumature – non è possibile scorgere reali differenze sul piano dei “valori” e degli indirizzi politici, essendo tutti orientati al neoliberismo, coerentemente con gli interessi dei banchieri e dei padroni (da cui sono sostenuti e ai quali devono rendere conto). Così come dimostrato dalle identiche politiche antipopolari (missioni militari, finanziamenti alle banche e alle scuole private, leggi che precarizzano il lavoro) portate avanti negli ultimi anni sia a livello locale che a livello nazionale dai partiti di tutti i colori, con la grave collaborazione persino di forze che si richiamano alla tradizione comunista (PRC-PDCI).
In relazione dunque agli obiettivi da noi prefissati all’inizio di questa “competizione elettorale”, possiamo tracciare un bilancio senz’altro positivo. In queste settimane, infatti, dapprima attraverso i banchetti di raccolta firme, e poi attraverso gli interventi pubblici dei compagni (in particolare del compagno candidato sindaco Marco Priulla) abbiamo fatto conoscere a tante persone il PCL e il suo progetto di radicale alternativa di sistema. Persone che nemmeno immaginavano la possibilità dell’esistenza di un’alternativa! Del resto, in questi decenni la propaganda borghese ha lavorato bene dalla sua prospettiva, contribuendo (grazie anche al suicidio politico della cosiddetta “sinistra radicale”) a delegittimare e denigrare il comunismo, manipolandone il senso e restituendo alla gente un’immagine deformata di esso. I nostri interventi pubblici sono stati spesso i più graditi (mentre le altre forze politiche ovviamente non hanno fatto altro che ripetere la solita solfa…), e le nostre proposte hanno ricevuto notevole gradimento. Tantissimi sono stati i contatti alla nostra pagina facebook, al nostro sito e, soprattutto parecchi sono stati i contatti di persone che hanno richiesto di conoscerci meglio o di avvicinarsi al partito. Abbiamo posto insomma le condizioni per l’allargamento della base militante del PCL a Palermo e questo elemento, per un partito rivoluzionario come il nostro, non può che essere positivo. Tanto più a Palermo (e in Sicilia in generale), dove il PCL esiste da poco tempo e dove le sue forze militanti risultano esigue, al contrario di alcune aree dell’Italia (soprattutto al settentrione) dove il PCL conosce una maggiore forza militante e un maggiore radicamento nel territorio. Tanto più se si considera che a Palermo (e in Sicilia) bisogna fare i conti con uno storico arretramento socio-economico, con uno strapotere delle forze conservatrici-reazionarie e con un’estrema frammentazione della galassia della “sinistra”. Forti di questa esperienza continueremo nel lavoro di costruzione del PCL, ben sapendo – come la storia insegna - che la crescita di un partito rivoluzionario non avviene in maniera lineare ma a salti, verità che le forze della “sinistra” riformista – votate unicamente all’ingresso del sistema a tutti i costi, ora e subito – non riescono proprio a comprendere.
Poiché consideriamo le elezioni un mezzo per la costruzione del partito rivoluzionario, e non un fine, non ci preoccupa il fatto che, a fronte di questi elementi positivi, il dato numerico delle preferenze espresse per la nostra lista non sia stato direttamente proporzionale. E’ risaputo infatti che nel sistema in cui viviamo il numero dei voti ottenuti alle elezioni (tutt’altro che democratiche, contrariamente a quanto sbandierato da mass-media e intellettuali organici al sistema stesso) non va di pari passo con le ragioni espresse da un partito e con la qualità della sua proposta politica, ma è il risultato di una serie di fattori che trascendono da tutto questo.
Il voto, soprattutto nelle zone economicamente più depresse, si dà spesso ad amici e parenti, senza che alla base del gesto politico ci sia una consapevolezza delle proprie responsabilità. Spesso si è obbligati a darlo ai padroni, sotto il peso del ricatto. E’ molto diffuso il voto di scambio, e i poteri forti, in primis la mafia, sono capaci di controllare grosse fette di elettorato. L’astensione assoluta dei detenuti delle carceri Ucciardone e Pagliarelli ne e’ esempio inquietante. E troviamo singolare che nelle molteplici analisi del voto sviluppate in questi giorni dai mass media e dalle varie forze politiche non si sia dato il giusto rilievo a questo fatto. Qualcuno è arrivato persino a interpretare questo episodio come un disimpegno da parte della mafia (!!!), che alle elezioni non avrebbe dato indicazioni di voto… Riteniamo più plausibile che la criminalità organizzata abbia voluto dare un segnale rispetto al suo “potere contrattuale” in vista del ballottaggio, ma ci riserviamo di riprendere più avanti questo argomento.
Rispetto alle dinamiche di voto, a quanto espresso in precedenza va aggiunta una diffusa disinformazione e una consistente passività rispetto al ricatto del voto “utile”, escamotage usato dal centrosinistra che, sventolando lo spauracchio della “destra”, riesce a incassare il voto di molti indecisi. Proprio per contrastare questo luogo comune, abbiamo detto e ripetuto nel periodo preelettorale che l’unico voto “utile” è il voto dato a una forza alternativa al sistema, mentre i voti dati alle forze di sistema (siano esse di centrodestra o di centrosinistra), che hanno già tradito e che in barba a ogni promessa lo faranno inevitabilmente anche in futuro (perché devono rispettare i diktat dei poteri forti) non sono soltanto inutili ma addirittura deleteri perché conservano il sistema stesso, legittimando e premiando le forze politiche corresponsabili del disastro.
Ugualmente deleterio, ai fini dell’orientamento dell’elettorato, risulta il luogo comune (ripetuto opportunisticamente anche da alcune forze della cosiddetta “sinistra radicale”) secondo cui le elezioni amministrative avrebbero una valenza diversa rispetto alle politiche. Come se i partiti che a livello nazionale difendono gli interessi dei padroni, a livello locale potessero cambiar pelle e mutare indirizzo politico venendo incontro agli interessi della collettività! Si tratta chiaramente di una menzogna, tanto più evidente oggi, in un periodo in cui la crisi del sistema capitalistico a livello internazionale fa sentire i suoi pesanti effetti a livello del microcosmo locale, con gli enti locali sempre più stritolati dalle politiche di “sacrifici” imposti dai governi centrali e sempre più succubi di quelle nazionali e internazionali. Eppure alle elezioni amministrative tante persone cascano in questo tranello dando la propria preferenza giusto alle forze politiche sostenitrici (a qualsiasi livello) delle politiche antipopolari.
Quanto a noi del PCL, non siamo procacciatori di voti: abbiamo invitato la gente a votarci, ma soprattutto ad aiutarci nella costruzione di una vera sinistra antisistema, appello che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare. Abbiamo chiesto di dare fiducia non tanto alle persone quanto alla lista, e al progetto di alternativa di sistema che la nostra lista e il nostro simbolo portano con sé. E gran parte dei voti del nostro elettorato sono andati per l’appunto alla nostra lista e al nostro programma, l’unico programma veramente di rottura del sistema, a fronte degli spot elettorali travestiti da programmi politici proposti da tutti gli altri partiti, mistificatori della realtà e della vera natura del problema in atto.
Va rimarcato infine come il reale vincitore di queste elezioni sia stato il partito degli astensionisti, visto che il 37% dei palermitani aventi diritto al voto non si è recato alle urne. Astensionismo in gran parte frutto di rassegnazione o protesta, ma che in entrambi i casi dimostra l’allargarsi della sfiducia verso le vie istituzionali e i suoi proseliti di ogni colore politico, e in generale verso il sistema.
Se rispetto ai nostri obiettivi accogliamo dunque positivamente la nostra esperienza “elettorale”, stessa cosa non possono certo dire quei partiti di massa che fanno dell’ingresso nelle istituzioni l’orizzonte ultimo del loro agire politico, e che non a caso – parate folcloristiche a parte – sono spesso assenti nelle lotte (facendosi vedere in giro soltanto sotto elezioni). Per chi ha come unico obiettivo le poltrone, per chi vuole ritagliarsi uno spazio dentro il sistema (sia pure per fingere di stare all’opposizione delle politiche padronali) e dunque guarda solo ai numeri e non alla sostanza, l’unico criterio per valutare la propria esperienza elettorale non può che essere quello del dato quantitativo. Ci riferiamo per esempio a forze politiche come il Movimento 5 stelle, SEL, Federazione della sinistra, giusto per limitarci a forze che a parole si dichiarano contro il sistema.
I grillini non riescono a capitalizzare come in altre realtà locali il malcontento diffuso e non raggiungono il quorum, minacciando ricorsi. Va male anche ai vendoliani, che dopo tentennamenti e contorsioni, avevano deciso di venire in aiuto a Ferrandelli, il candidato sindaco sostenuto dal PD dei Lumia e Cracolici, nonché da Vizzini (fermatosi pure lui poco sopra il 2%).
Anche la federazione della sinistra fallisce il tentativo di raggiungere la soglia di sbarramento del 5%, nonostante l’appoggio dato a un candidato vicino ai poteri forti come Orlando, leader di un partito liberale e populista come l’IDV, partito anch’esso (come la federazione della sinistra) gemellato quasi ovunque in Italia col PD dei banchieri, della TAV e dei Marchionne.
Nonostante il gemellaggio con Leoluca Orlando (destinatario di un consenso quasi bulgaro che costituisce l’ennesima dimostrazione di quanto da noi sostenuto), nonostante la pubblica ostentazione del supporto di “intellettuali” o sedicenti tali (in assenza di politiche di reale opposizione), e nonostante la scelta furbesca di inserire in lista candidati “indipendenti” conosciuti e apprezzati nel territorio, al fine di racimolare più voti possibili, la federazione della sinistra non riesce nel suo tentativo di piazzarsi in consiglio comunale, e al massimo dovrà accontentarsi di qualche poltrona assessorile per i burocrati di partito gentilmente concessa da Orlando ai fedeli servitori.
In tal senso si inquadra anche l’indecorosa campagna elettorale pro Orlando portata in piazza dai rifondaroli a forza di megafono in occasione del corteo del 9 maggio in memoria di Peppino Impastato, che la dice lunga sulla deriva del PRC. E che fa seguito ad azioni analoghe in occasione del primo maggio e, ancora prima, del 25 aprile quando, alla manifestazione in memoria della resistenza partigiana, i militanti di rifondazione ebbero il cattivo gusto di scendere in piazza con vistosi slogan elettorali (per giunta a favore del leader di un partito che è arrivato a rievocare la legge reale fascista!).
Significativo inoltre che anche alcuni fra i più noti esponenti locali dei Cobas abbiano fatto, sia pure a titolo personale, una massiccia e palese campagna elettorale a favore della federazione della sinistra e di Leoluca Orlando, candidato tutt’altro che anti-capitalista! Comprendiamo che ogni persona possa legittimamente esprimere una propria opinione politica, ma non accettiamo le menzogne portate avanti in difesa di interessi di parte. E’ assurdo per esempio asserire che il PRC abbia avuto coraggio a sostenere Leoluca Orlando (!), quando è risaputo che Orlando alla vigilia delle elezioni era di gran lunga il candidato più gettonato (e dunque più “utile” per arrivare alle poltrone).
Non si può fare un doppiopesismo spudorato: attaccare (legittimamente) Ferrandelli per i suoi “sponsors” (Vizzini e l’ala destra del PD), e nel contempo esaltare un politico democristiano e clientelare come Orlando, leader di un partito (l’IDV) che, oltre a essere legato in quasi tutta Italia al PD (come del resto Rifondazione), negli ultimi anni ha votato le peggiori politiche filopadronali: leggi sociali antioperaie (legge Treu, legge 30, tagli alle spese sociali), missioni militari, federalismo fiscale, insabbiamento delle indagini sulla mattanza di Genova, giusto per fare solo qualche esempio relativo all’Italia. Mentre in Europa (dove fa capo al gruppo liberale) l’IDV ha votato la proposta di allungamento dell’orario di lavoro a 65 ore, la legge Bolkestain di precarizzazione estrema del lavoro, la normativa di privatizzazione dei servizi pubblici.
Vista la difficoltà dei Cobas dopo i fatti del 15 ottobre, e tanto più a Palermo dove negli ultimi tempi hanno conosciuto una palese emorragia di iscritti e simpatizzanti, alcuni loro militanti cercano evidentemente di riguadagnare visibilità gemellandosi col PRC (altra forza da tempo in crisi) e con Orlando. Nell'immediato, questi militanti Cobas festeggiano per l'ingresso nella giunta orlandiana di una loro tesserata (inserita come “indipendente” nella lista del PRC), poi il tempo dirà se la loro scelta sarà fruttuosa dal punto di vista delle “tessere”. Di certo possiamo dire che è una scelta poco coerente, che oltre a creare inevitabili dissensi all’interno degli stessi Cobas, continuerà ad allontanare da quella organizzazione i compagni più avanzati, quelli che al di là della semplice iscrizione sarebbero in grado di garantire militanza.
In conclusione, in un consiglio comunale dove la forza più a sinistra sarà l’IDV (!!!), in compagnia di PD, PDL, UDC, MPA, PID, e il “Grande sud” di Miccichè, e in un periodo in cui la situazione economica è decisamente peggiore, e tendente a ulteriore peggioramento, rispetto a quella in cui operò in precedenza Orlando, ancora più urgente è la necessità di una vera sinistra a Palermo, che sappia fare una reale opposizione alle politiche filo padronali, anche e soprattutto al di fuori dei palazzi.
In questo senso rinnoviamo l’appello a tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento a livello cittadino, invitandole ad unirsi al Partito Comunista dei Lavoratori in una lotta di opposizione sociale attorno ad una piattaforma di mobilitazione popolare indipendente, che contrasti radicalmente le politiche antipopolari portate avanti dai padroni e dai loro partiti di riferimento, a partire dal PD. Questo continuerà a costituire il baricentro della nostra proposta politica immediata e del nostro intervento di massa.
COMUNICATO STAMPA
Il Partito Comunista dei Lavoratori, in vista del ballottaggio che si terrà il 20 e 21 maggio, coerentemente con la propria linea politica, non sosterrà nessuno dei due candidati a sindaco di Palermo, in quanto espressione di forze politiche organiche al sistema, e promotori di programmi politici populisti che nei fatti non potranno mai essere realizzati senza mettere radicalmente in discussione il sistema capitalista. Pertanto, il PCL invita gli elettori palermitani a recarsi alle urne e a votare scheda nulla, al fine di esprimere con fermezza il proprio malessere e il proprio rifiuto verso le politiche filopadronali .