Dalle sezioni del PCL
Orsoni e le sue lodi alla "responsabilità" dei precari nei Musei
Articolo pubblicato da "Il Gazzettino di Venezia"
1 Maggio 2012
Orsoni e le sue lodi alla “responsabilità” dei precari nei musei
C’è da rimanere sconcertati rispetto a quanto riportato dai giornali sulle posizioni del sindaco veneziano Orsoni per l’ultimo sciopero indetto nei musei civici veneziani.
Il nostro “primo cittadino” ha lodato letteralmente la cosiddetta responsabilità dei lavoratori precari del circuito civico museale schierandosi apertamente con le ragioni aziendali e dando automaticamente un giudizio di irresponsabilità a chi ha, giocoforza, aderito alla giornata di sciopero.
Orbene, un sindaco che sposa posizioni di oggettivo “crumiraggio” a Venezia non si era ancora mai visto ma i punti da analizzare qui sono anche altri. Forse il sindaco finge di non comprendere le ragioni della mancata adesione allo sciopero di sabato da parte dei precari dei musei; figure che rischiano quotidianamente il loro posto di lavoro e che, molte di loro, attendono da anni, come un miraggio, di veder realizzate alcune promesse di stabilizzazione lavorativa all’interno di queste realtà.
Ad Orsoni sfuggono anche altre cose e questo non ci sorprende; nei musei manca ancora la totale applicazione del contratto nazionale di riferimento e questo comporta un ulteriore guadagno per le imprese cooperative (sempre le stesse) operanti da decenni nel settore e forti perdite salariali per tutti gli addetti.
Sul piano generale il nostro caro sindaco non desta alcuna sorpresa. E’ lo stesso che avvia la privatizzazione del casinò giustificando tale scelta allo scopo di supportare i costi del welfare locale che però risulta già abbandonato a prescindere dalle giustificazioni con le quali si sta letteralmente mettendo sul mercato un boccone prelibato per affaristi e speculatori di ogni risma e lasciando, oltremodo, nel panico le centinaia di figure professionali che vi operano all’interno. L’assistenza domiciliare, per esempio, sta scomparendo e questo non perché manchino solo i fondi o le entrate da Cà Vendramin–Calergi bensì perché l’amministrazione comunale , corresponsabile stessa dell’attuale penosa situazione finanziaria della casa da gioco locale, ha attuato una vera e propria scelta politica in tal senso e le parole dell’assessore alle politiche sociali Simionato, in merito alla vertenza in essere, sono eloquenti in tal senso: “questo è l’ultimo appalto per tali servizi che diamo alla città”.
Una giunta che marcia spedita, quindi, e che, dopo non aver fatto letteralmente nulla per Porto Marghera, agisce anche nel cosiddetto “centro storico” avvallando operazioni speculative non solo a livello di svendite di sedi e palazzi ad uso alberghiero (emblematico l’episodio del Fontego dei Tedeschi), ma non spendendo nemmeno una parola di solidarietà per quei lavoratori dell’ex Hotel Excelsior che stanno lottando duramente per non finire in mezzo ad una strada. Quest’ultimo esempio è l’esatta cartina di tornasole per comprendere quali siano le reali idee di sviluppo del Lido di Venezia (terra ormai privilegiata per affaristi e compratori d’alto bordo) e quanto stia a cuore a questa dirigenza politica locale la sorte effettiva di tutti coloro che risiedono in quest’isola e non solo.
Non bastano le passarelle mediatiche di fronte alla stazione cercando di rincuorare inutilmente i licenziati delle ferrovie (verso i quali va tutta la nostra più piena ed operante solidarietà) per risolvere i problemi del lavoro a Venezia così come non servono certe “sparate” sulla responsabilità civile di chi non può letteralmente permettersi il “lusso” di scioperare.
Urge trovare delle soluzioni più appropriate. Rimedi che appaiono distanti anni luce dalla sensibilità dimostrata dal sindaco della nostra città in simili frangenti. Primo fra tutti, la ricerca dell’ unificazione reale ed immediata di tutte queste vertenze e la rimessa in discussione di un piano di sviluppo politico locale che condensandosi nell’ultimo Piano di Assetto del Territorio, varato di recente dal consiglio comunale, non sembra proprio corrispondere a tali esigenze ed aspettative.