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In marcia verso dove?

Lettera aperta ai compagni e alle compagne di Sinistra Critica

15 Maggio 2006

Cari/e compagni/e,

Il Partito della Rifondazione Comunista , l’organizzazione alla cui costruzione tanti di noi hanno dedicato lunghi anni di impegno, si trova oggi in un momento cruciale per il proprio futuro. Tutti i nodi e le contraddizioni di 15 anni vengono al pettine. Il prossimo ingresso organico del nostro partito nel governo Prodi è la conclusione di un lungo processo che ha visto il PRC, pur tra vari zig-zag , scivolare sempre più a destra.
A partire dal risultato elettorale e in particolare dalla riunione della direzione nazionale del PRC del 12 aprile '06 abbiamo assistito a un’ulteriore salto di qualità nella linea di collaborazionismo politico con il centro e l’avversario di classe da parte di Fausto Bertinotti. Fino ad oggi il paravento dietro a cui nascondere la politica di collaborazione di classe era la prospettiva della “alternativa”. Oggi anche questo velo cade. Pressato dalla situazione oggettiva determinata dalla stentata “vittoria” elettorale dell’Unione, Bertinotti, temendo il rischio di “grandi coalizioni”, dichiara apertamente che l’asse strategico dei prossimi anni non è più “l'alternativa” ma l’alternanza. Insomma la modalità bipolare in cui la borghesia organizza il suo dominio politico. Esattamente quell’alternanza contro cui il PRC dichiarò alla sua nascita di sorgere, in funzione di “cuore dell’opposizione”.

Certo, per Progetto Comunista-Sinistra del PRC non si tratta di una sorpresa. Ciò che si rivela apertamente è quello che noi avevamo denunciato da sempre, contrapponendo una prospettiva programmatica di alternativa di classe e socialista; individuando nella formula espressa da Bertinotti fin dal 1994 del “compromesso sociale dinamico” con i settori “avanzati della borghesia”, la volontà strategica, di tipo socialdemocratico, di porsi nell’ambito della collaborazione di classe.
Ciò si era del resto espresso con chiarezza durante il periodo della partecipazione alla maggioranza di governo con il primo Prodi, dal 1996 al 1998, quando Rifondazione, come sappiamo aveva appoggiato le peggiori controriforme antioperaie e antipopolari ( finanziarie “lacrime e sangue”, “pacchetto Treu”, istituzione dei CPT per gli immigrati, diminuzione delle tasse per i ricchi e aumento per i poveri, taglio delle aliquote sulle rendite finanziarie, etc). Le successive "svolte" a "sinistra" non erano state altro che manovre e zig-zag funzionali a creare le condizioni del ristabilimento, su un piano più alto e negativo, della collaborazione con i liberali borghesi (ciò che del resto Bertinotti stesso espresse nella frase, riferita alla sua rottura con Prodi nel '98, "A volte per fare due passi avanti bisogna farne uno indietro").
Per questo abbiamo sempre mantenuto una costante opposizione programmatica, strategica e anche tattica rispetto alla maggioranza del PRC. Oggi i fatti , che "hanno la testa dura", danno pienamente ragione alla più che decennale battaglia di Progetto comunista contro il riformismo bertinottiano.
E proprio in questo momento che vede realizzarsi nel peggiore dei modi quelle scelte che, pur con posizioni strategiche diverse, tutte le minoranze al congresso di Venezia avevano combattuto, i gruppi dirigenti di Ernesto e Sinistra critica hanno rispettivamente rimosso o attenuato l' opposizione. Claudio Grassi e il gruppo dirigente dell’Ernesto hanno apertamente sostenuto l’ingresso del PRC nel governo e l’incarico a Bertinotti della Presidenza della Camera. Il gruppo dirigente di Sinistra critica pur affermando sommessamente la propria scarsa convinzione circa la scelta governativa, ha dismesso ogni opposizione all’ingresso dei ministri,(anzi addirittura riservando la critica alla “scarsità” numerica della presenza governativa del partito, come se questo fosse un criterio rispetto alla partecipazione ad un governo borghese), ha sostenuto Bertinotti presidente, si è attestato sulla richiesta di un governo dell’Unione che compia “scelte di radicalità e di svolta”. Una richiesta obiettivamente grottesca se rivolta a un governo del grande capitale che già annuncia il risanamento finanziario. Significativamente sia Ernesto che Sinistra critica hanno ricevuto il plauso del Segretario, quanto mai interessato a incassare una copertura a sinistra nel momento della massima accelerazione a destra. E altrettanto significativamente sia Ernesto che Sinistra critica hanno respinto, al fianco del Segretario, l’elementare proposta di una verifica democratica tra i militanti e gli iscritti sul programma dell’Unione, un programma che pure in passato avevano “criticato”. Nei fatti i gruppi dirigenti nazionali di Ernesto e Sinistra critica si adattano al quadro di governo dell’Unione: in parte su pressione del proprio nuovo ruolo istituzionale, in parte in attesa di contropartite nei gruppi dirigenti del partito.

Tutto ciò è la logica conseguenza, sia pur triste, di una politica che per quanto riguarda il gruppo dirigente di Erre ha costantemente visto un’atteggiamento di illusioni su Fausto Bertinotti e in generale sul PRC: una politica che pensa nei fatti che sia possibile “spostare a sinistra” i riformisti con una azione di pressione, che poi si traduce, nei momenti di strumentale “svolta a sinistra” di costoro in una politica di adattamento totale. Così la corrente all’origine di “Sinistra Critica” ( con cui il piccolo nucleo all’origine di Progetto Comunista ruppe nel 1993 esattamente in contrasto con la non volontà di sviluppare uno scontro aperto nel Partito contro il riformismo) ha continuato in una serie di zig-zag senza strategia alternativa. Una posizione di critica moderata alla linea di alleanza con la sinistra borghese al congresso del ’94, nell’ambito degli emendamenti di Paolo Ferrero; rapidamente seguita dal ingresso in maggioranza al seguito dello stesso Ferrero. Il ritorno all’opposizione di fronte alla realtà della politica antioperaia del governo Prodi nel ’96 (dopo aver appoggiato l’alleanza organica col centro sinistra alle elezioni e la scelta iniziale di voto a favore del governo, scelte a cui ci opponemmo solo noi- per la prima-, noi e la corrente di Bacciardi per la seconda), poi il rientro in maggioranza dopo la rottura del ’98 con un progressivo esaltarsi di fronte alla “svolticchia” strumentale di Bertinotti dei primi anni 2000.
Permetteteci compagni/e un solo esempio e una sola domanda. Di fronte all’affermazione del testo congressuale bertinottiano del 2002 (che pure altrove rivendicava il progetto di una alleanza di “alternativa”) della riapertura di una possibilità di rivoluzione in Europa i compagni dirigenti di Erre salutarono tali posizioni come un evoluzione irreversibile, indicando nel PRC un esempio per l’Europa di nuova formazione anticapitalistica, giungendo ad integrarsi addirittura nella “maggioranza della maggioranza” con la rinuncia a presentare anche un solo emendamento. Progetto Comunista contrappose invece un documento alternativo individuando nelle parole di Bertinotti, null’altro che un classico fumoso imbroglio verbale riformista, nell’ambito di una “suranchere” a sinistra puramente verbale tesa a creare le condizione per riaprire in migliori condizioni le basi di una politica di collaborazione di classe nell’alleanza con centro sinistra: Chi aveva ragione ? La risposta appare oggi evidente.

Ma il problema non è marcare punti per il passato, ma comprendere che la linea seguita oggi da “Sinistra Critica” perpetua, nella nuova situazione la strategia del passato, con la dispersione delle potenzialità di opposizione rispetto al nuovo devastante salto di qualità a negativo del PRC. Sappiamo che larga parte dei compagni e delle compagne di “sinistra critica” ha cercato e cerca una alternativa reale alla deriva irreversibile del PRC. Ma questa alternativa richiede, tanto più oggi, una svolta politica di fondo.
Oggi, 15 anni dopo, il PRC ha concluso la sua parabola entrando in un governo che nega alla radice tutte le ragioni sociali che il partito ha raccolto e tutte le sue bandiere fondative: un governo guidato dai massimi tutori dell’Europa di Maastrict, basato su un organica coalizione di alternanza ,fondato su un programma di concertazione e di “alleanza leale con gli Stati Uniti”. Un governo sostenuto dai vertici della Confindustria e dalle principali banche del paese.

A tutti questi compagni/e, nel profondo rispetto della loro storia, diciamo: costruiamo insieme un nuovo cammino. Alla costituente di una sezione italiana della Sinistra Europea nel segno della rifondazione di una socialdemocrazia di governo contrapponiamo insieme il movimento costitutivo di una nuova forza comunista di opposizione, sulle basi del marxismo rivoluzionario. Di una forza che stia, fino in fondo, dalla parte dei lavoratori e degli sfruttati.

Associazione Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista - sinistra del PRC

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