Dalle sezioni del PCL
FORCONI: CHE FARE? IL 25 FEBBRAIO TUTTI INI PIAZZA
2 Febbraio 2012
Lo sviluppo del “movimento dei forconi” ha potuto sorprendere solo chi non ha mai usato un metodo materialistico per analizzare le dinamiche della società. Esso è riuscito a coagulare il malessere di una polvere di umanità esacerbata dalla crisi economica e dalle draconiane misure adottate dal governo dei banchieri.
Ciò è avvenuto nello stesso momento in cui il PD legittima lo stesso governo come salvatore dell’economia nazionale e la burocrazia sindacale lascia la CGIL priva del pur minimo elemento di orientamento e di iniziativa,paralizzata dal timore di un suo ulteriore discredito di fronte agli occhi del movimento dei lavoratori e da quello,di segno specularmente opposto,di perdere,forse,l’ultimo treno della concertazione nella quale essa potrebbe per giunta esercitare un ruolo del tutto marginale e subalterno.
Mentre il movimento dei forconi,sviluppandosi esclusivamente sugli interessi specifici di corporazioni e consorterie,dice di essere neutrale di fronte al conflitto tra capitale e lavoro salariato,esso stesso si muove,in realtà,in una dinamica che,proprio per salvaguardare quegli stessi interessi,lo sta già portando sul terreno imposto dai gruppi di potere economico e politico oggi dominanti. Si compone dunque un fronte di massa potenzialmente reazionario che recupera tutti gli elementi più deteriori e pericolosi di un populismo antioperaio che,dopo un lungo periodo di torpore rappresentato dal berlusconismo,portando da un Meridione sempre più immiserito e lasciato da solo dai vari Bersani,Camusso e dai loro servi sciocchi;rischia di giocare pesantemente sui prossimi scenari politici italiani.
Infatti dopo il can-can sulle liberalizzazioni delle professioni e dei mestieri,Monti passa al piatto forte,alla madre di tutte le liberalizzazioni cioè alla completa destrutturazione dei rapporti di lavoro. La scomparsa della contrattazione nazionale,gli attacchi all’articolo 18 e a tutto lo statuto dei lavoratori vedono il movimento operaio quasi totalmente indifeso ed esposto ai rischi di una sconfitta epocale che al di là delle ipocrisie delle “politiche della crescita e dello sviluppo” toglierebbe ogni speranza di un futuro dignitoso alle giovani generazioni.
Il vento che oggi soffia è dunque gravido di minacce per milioni di uomini e donne in Italia come in tutta Europa.
Lo stesso Berlusconi,pur camminando a braccetto del PD e del Terzo Polo,nel sostegno parlamentare a Monti,cerca di smarcarsi usando i suoi fogli(il Giornale e Libero in primio) come cassa di risonanza di quel populismo reazionario di cui prima dicevamo.
Egli spera che dopo l’odierna navigazione di bolina,la sua vela domani possa raccogliere l’impetuoso soffio che spinge per una ricomposizione su un terreno di destra e ancor più autoritario e antioperaio,il quadro politico italiano.
Che fare?
Come PCL non solo spingiamo perché la CGIL rompa con il suo immobilismo suicida e,proclamando uno sciopero generale iniziale di una lunga vertenza,riaggreghi le forze del mondo del lavoro oggi scompaginate.
Come PCL chiediamo ai gruppi dirigenti delle varie sinistre radicali,centriste, di smetterla con i loro balbettii e con la loro malcelata speranza di un recupero di rapporti con il PD e li invitiamo non solo ad un confronto programmatico ma ad una iniziativa di massa contro la crisi.
Noi siamo convinti che di fronte alla bancarotta del capitalismo solo un programma rivoluzionario(annullamento del debito pubblico,nazionalizzazioni senza indennizzo) possa coagulare forze e bloccare una reazione politica e catastrofi sociali.
In questa ottica il PCL invita i lavoratori a partecipare ad una giornata di lotta indotta per il 25 febbraio a Reggio Calabria.
La scelta di questa iniziativa proprio a Reggio Calabria porta a un momento di riflessione. Reggio non è solo la città che registra il fallimento di un “modello di governo” affaristico-mafioso,Reggio è la città in cui l’inerzia e l’istituzionalismo della sinistra lasciò prive di risposta le aspettative di cambiamento e consegnò alla destra una grande base sociale che giocò un ruolo negativo nello scenario italiano per lunghi anni. Tutta la sinistra scenda dunque in piazza il 25 febbraio;è la sola maniera per svuotare i forconi,chiedere il licenziamento di Monti e per salvare la speranza di un’Italia governata dai lavoratori.
RC 30-01-2012