Dalle sezioni del PCL
1°BOLLETTINO FINCANTIERI-S.PONENTE DI NOVEMBRE
“ PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNIAMOCI !! “ (K.Marx)
10 Novembre 2011
LATO FRONTE:Editoriale
LOTTA DI CLASSE
CONTRAPPORRE AL PIANO DEI PADRONI UN PIANO ANTICAPITALISTA OPERAIO E POPOLARE !!!
A tre anni dallo scoppio della crisi economica che non ha eguali dai tempi della Grande Depressione, ci troviamo alla vigilia di una nuova recessione, che per le masse popolari di tutto il mondo rischia di essere ancora più terribile di quella del 2008-2009. La vantata ripresa non ha portato ne lavoro ne crescita economica: in Italia, negli ultimi tre anni sono stati persi circa 560 mila posti di lavoro e i lavoratori precari sono quasi 4 milioni. Negli Usa vi sono 45 milioni di persone che vivono grazie ai buoni-pasto statali. In questo scenario, si inserisce il nuovo progetto annunciato dal governo Berlusconi, ormai agonizzante, che ha come scopo quello di voler far pagare la crisi ai lavoratori e ai pensionati italiani. Infatti, nella recente lettera inviata alla BCE, il governo italiano annuncia il seguente programma: massima libertà di licenziamento, nel settore privato e pubblico, il trasferimento coatto di dipendenti pubblici da un settore all’altro e l’introduzione sistematica della Cassa Integrazione; la cancellazione definitiva dei contratti nazionali e di ogni residuo di democrazia sindacale e di diritti del lavoro; un ennesimo attacco demolitore al sistema pensionistico; la privatizzazione dei servizi pubblici (in barba al referendum di Giugno); la svendita del patrimonio pubblico (demanio, beni culturali, artistici e ambientali, ecc.); e nuovi tagli all’istruzione pubblica.
La sedicente opposizione parlamentare (PD- IDV- Terzo Polo) di fatto, condivide appieno l’impianto antisociale complessivo della manovra e si è detta più volte disponibile a “governi di larghe intese” per sostenere tali provvedimenti, direttamente proposti da UE e BCE .
Contro questo piano è necessario dispiegare una mobilitazione di massa straordinaria e continuativa capace di bloccare davvero l’ Italia sino al ritiro delle misure annunciate.
Al piano dei padroni e della BCE bisogna contrapporre un piano operaio e popolare: che rivendichi il blocco dei licenziamenti, la nazionalizzazione senza indennizzo di tutte le aziende che licenziano,
l’annullamento del debito pubblico verso le banche e la loro nazionalizzazione sotto controllo operaio.
Solo questo programma anticapitalista può recidere le radici della crisi, solo mobilitazioni radicali possono imporlo e solo un governo dei lavoratori può realizzarlo.!
TRAGEDIA DI GENOVA : CRIMINE DEL CAPITALISMO
I morti di Genova e la devastazione della città non sono “responsabilità” dei mutamenti climatici come dichiara la sindaco Vincenzi, immemore delle alluvioni del 1970, che provocò 25 morti, o di quelle degli anni ‘ 93-’98 e 2000 che provocarono ingenti danni in varie zone della città. Senza poi dimenticare l’alluvione dell’anno scorso che devastò Sestri Ponente e quella recente avvenuta nello Spezzino. Sono tutte catastrofi causate dalla legge imperante del profitto: che ha tagliato le risorse per la ripulitura dei fiumi e per lo scollamento del Bisagno, ha autorizzato costruzioni edilizie a pochi metri dai corsi fluviali e massicce cementificazioni nelle zone costiere.
E’ un fatto indiscutibile, per es., che da diversi anni, in questa città e in buona parte della Regione, le Amministrazioni locali applicano tagli continui nel settore delle manutenzioni ambientali e della pulizia di strade e tombini. Governi nazionali, di centrosinistra e centrodestra, impegnati a pagare ogni anno 80 miliardi di interessi alle banche strozzine o a finanziare mega speculazioni come la TAV, hanno “risparmiato” sulla protezione della natura e della vita . Per questo sono i responsabili politici e morali di quanto è avvenuto. Assieme ai sindaci e ai governatori che li hanno coperti e assecondati: sono tenuti a dimettersi.!
Solo un governo dei lavoratori, rompendo con la legge del profitto , può investire uomini e risorse nel riassetto idrogeologico del territorio evitando altre tragedie.
LATO RETRO:Echi
“NOI SESTRI NON LA CHIUDIAMO”
Giovedì 27 Ottobre, oltre 2 mila persone, tra operai del cantiere e commercianti, si sono riuniti in p.zza Baracca per dare vita ad una manifestazione sul futuro del quartiere, alla quale ha partecipato anche il segretario della Fiom Landini. Opinione diffusa è stata la volontà di difendere l’occupazione del cantiere considerato fonte di ricchezza non solo per i diretti lavoratori ma anche per l’intero tessuto commerciale del quartiere. Da più parti si è ribadito che se non arriveranno commesse in tempi brevi per il cantiere “sarà lotta dura” a partire da Novembre.
Fatto importante che si riscontra ormai da un po’ di tempo, è la partecipazione unitaria dei lavoratori della Fincantieri e quelli delle ditte
d’ appalto, per lo più stranieri.
E’ un fatto importante perché solo lottando uniti si può vincere la battaglia per la difesa del posto di lavoro e si evita di lasciare spazio a quelle idee di tipo razzista, che vengono divulgate da chi invece vuole impedire l’unità di classe.
NO ALLE GUERRE TRA POVERI
L’amministratore Bono sta procedendo da settimane con la tattica dello spezzatino, allo scopo di dividere i vari cantieri, in una guerra tra poveri. Lo stabilimento che saprà offrire più esuberi, costi minori e salari più bassi potrà costruire nuove navi, gli altri si arrangino, questo sembra vogliano Bono e soci.In questo contesto ricattatorio, a fine Settembre le segreterie territoriali di Fim-Fiom-Uilm di Gorizia con le rispettive rsu di Monfalcone hanno sottoscritto un accordo di stabilimento che prevede la riorganizzazione interna del lavoro (orari,ritmi, ecc.) nel nome della competitività. Primo passo l’esubero prossimo di 300 operai sotto forma di fuoriuscite volontarie incentivate o pre-pensionamenti.
Sempre a Monfalcone, ad Ottobre, la polizia ha arrestato tre presunti “datori di lavoro” fuorilegge con l’accusa di caporalato, a seguito di denunce fatte da lavoratori asiatici.
La politica degli ultimi anni portata avanti da Fincantieri, fatta di tagli al costo del lavoro ed esternalizzazioni sistematiche, ha prodotto inevitabilmente una dinamica selvaggia sull’utilizzazione delle ditte in appalto, le quali sfuggono facilmente ai controlli e alla legalità.
A Riva Trigoso si preannuncia nei prossimi giorni la cassa integrazione straordinaria per 70 lavoratori: è il primo risultato negativo dopo l’accordo raggiunto a Riva e Muggiano a fine Settembre e firmato da Fim e Uilm.
Ad Ancona i lavoratori hanno iniziato un presidio permanente (ancora in corso) davanti ai cancelli del cantiere con l’obiettivo di vedere assegnate al cantiere le commesse annunciate nelle passate settimane senza il ricatto degli esuberi e del peggioramento delle condizioni
di lavoro.
A Castellammare, ad Ottobre, i lavoratori del cantiere sono tornati in piazza in maniera unitaria per chiedere alle istituzioni locali e nazionali commesse di lavoro per il futuro e ammortizzatori sociali a tutela dei 670 lavoratori diretti e i 1200 dell’indotto.
LAVORO E POVERTA’
Secondo l’ultimo rapporto Caritas (“Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia”) presentato Lunedì 18 Ottobre, nel 2010 i poveri in Italia ammontano a 8 milioni e 272 mila persone (il 13,8 % della popolazione totale), contro i 7 milioni e 800 mila del 2009 (il13 %). Il 70% (5 milioni e 600 mila) è di origine straniera. Inoltre, in soli cinque anni, dal 2005 al 2010, il numero dei giovani che chiedono aiuto ai Centri Caritas in tutta Italia è aumentato del 59,6 % e il 76% di questi giovani non studia e non lavora.
Ma anche per chi un lavoretto ce l’ha, la prospettiva per il futuro è grigia. Innanzitutto perché la retribuzione media mensile dei lavoratori atipici è di circa 336 euro, inferiore del 24% rispetto a quella di un dipendente standard a tempo pieno (1065 euro).
Secondo perchè i giovani che hanno iniziato a lavorare a metà anni ’90 matureranno solo verso il 2035 una pensione analoga a quella degli attuali pensionati con il minimo Inps, ossia di 500 euro.
Questi 8 milioni di persone che vivono in povertà sono ormai impossibilitati di fatto a costruirsi una famiglia, un’occupazione stabile e un tenore di vita gratificante.
Solo una rivoluzione sociale può invertire
questa rotta.!