Dalle sezioni del PCL

UNA VERA E AUTENTICA SVOLTA È LA NOSTRA UNICA POSSIBILITA’ DI SALVEZZA.

28 Ottobre 2011

Non è più tempo di chiacchiere, Servono soltanto fatti.

La “lettera” che il governo Berlusconi ha inviato ai padroni di Bruxelles, in nome del popolo italiano, non è un normale documento diplomatico, ma l’ultimo atto ufficiale della Repubblica Italiana intesa come Stato sovrano.

Infatti, anche se quella ignobile lettera può essere interpretata come una formale richiesta di armistizio, avente il solo scopo di far digerire e assimilare agli italiani il polpettone velenoso cucinato dai cuochi francesi e tedeschi della finanza europea, nella realtà si tratta di una vera e propria resa incondizionata, che condanna il popolo italiano ad un futuro di lacrime e sangue. I tempi e le modalità di attuazione di quelle vere e proprie imposizioni non sono più una nostra prerogativa.

Ciò che sta avvenendo in Grecia, a noi vicina non solo geograficamente, ne è la plastica rappresentazione, la prova che non si sta evocando una drammatica situazione da ipotizzare per un prossimo futuro, ma che siamo pienamente immersi in questa realtà concreta e attuale. Si tratta di subire una palese regressione di tutti i diritti civili, sociali e economici. Il ritorno ad uno stato di indigenza e al conseguente degrado sociale per larghissima parte dei cittadini, dei lavoratori, dei proletari e la condanna ad un futuro sempre più incerto e drammatico per le prossime generazioni. Un autentico salto all’indietro di decenni che vanifica e da il colpo mortale a tutto ciò che è stato conquistato con dure lotte e sacrifici da parte della classe operaia.

Avendo perso definitivamente ogni sovranità economica, qualunque coalizione che si appresti a governare l’Italia, non potrà intervenire in maniera significativa e autonoma sulle grandi questioni politiche e sociali a livello nazionale. Tutto ciò si ripercuoterà naturalmente anche sulle già ridotte possibilità di supporto delle amministrazioni locali. Quelle risorse che potranno essere ancora disponibili, dovranno essere utilizzate unicamente in funzione di politiche di rilancio economico e comunque soltanto a sostegno del sistema produttivo. Che, tradotto in termini pratici, significa soltanto la certezza e la garanzia di ulteriori profitti per quella categoria di grandi parassiti del capitalismo italiano, rappresentata dalle “tre M”, Marchione, Montezemolo e Marcegaglia. Oltretutto, Bersani e Di Pietro rappresentano “l’opposizione di sua Maestà” e comunque quasi esclusivamente rivolta alla “persona” di Berlusconi, del quale hanno finora condiviso, pur con qualche doveroso distinguo di facciata, la sostanza delle politiche economiche.

Ma anche Vendola, Ferrero, ecc., sanno benissimo che questa situazione, non è modificabile con gli attuali strumenti “democratici”, per cui le promesse di discontinuità di una loro ipotetica futura maggioranza di governo con Bersani, non sono altro che una mistificazione della realtà, un nuovo inganno, l’ennesima illusione da diffondere in larga parte di giovani, di studenti, di lavoratori, di proletari.

Una prova della loro inadeguatezza – e di tutte le associazioni e organizzazioni che gli ruotano intorno – a rappresentare le istanze dal basso della popolazione, soprattutto giovanile, si è avuta nella recente manifestazione di Roma – dove più che “indignados” erano presenti molti “desesperados” o comunque, adoprando un termine più nostrano, “incazzati” –. Anche in quell’occasione si è boicottata ogni possibile variazione, fosse pure anche soltanto simbolica, al solito stanco e innocuo rituale del corteo e del finale in Piazza S.Giovanni. Pensare che sia ancora possibile contenere e circoscrivere certe legittime ribellioni riducendole a semplici proteste, continuando a sostenere e a proporre questo tipo di manifestazioni, vuol dire aver perso il contatto con la realtà. E fa sorgere il sospetto che siano più interessati alla loro visibilità, diciamo così, che non all’ottenimento di risultati concreti. Infatti, che questa forma di protesta non sia più adeguata o sufficiente per ottenere risultati pratici, se mai lo è stata negli ultimi tempi, è dimostrato da quello che è successo anche dopo la grande manifestazione della FIOM nell’ottobre del 2010. Anche in quell’occasione, grandi cortei e Piazza S.Giovanni stracolma, ma Marchionne e compagnia brutta hanno continuato a fare tutto ciò che gli è parso fregandosene bellamente di tutta quella coreografia.

Questa è la situazione in cui versa l’agonizzante democrazia borghese. Per completare la già deprimente descrizione non poteva mancare la figura del Presidente della Repubblica, Napolitano. Schierato nettamente e apertamente dalla parte dei grandi poteri economici e finanziari europei, anche in questa occasione si è fatto interprete e garante in maniera scandalosa dei loro interessi, tradendo così il suo mandato che lo vorrebbe impegnato nella difesa del popolo italiano.

Di fronte a un quadro così desolatamente negativo e ad un orizzonte che più nero non si può, ci sembra evidente che nell’interesse delle classi subalterne sia necessario e urgente un deciso cambio non solo di guida politica istituzionale, ma soprattutto di prospettiva politica sociale e economica. E questo lo si può ottenere soltanto con una sollevazione di popolo, una rivolta sociale che, per prima cosa, ritenga imprescindibile e ineludibile l’abbattimento del potere delle banche.

“NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO”, non può essere ridotto ad uno slogan, ma deve essere interiorizzato e sentito come un impegno personale, come un obiettivo reale e concreto da perseguire con la massima tenacia da parte delle classi subalterne. Innanzitutto perché quel debito non è nostro, non è stato contratto dal proletariato, pertanto non ce ne dobbiamo fare carico e tantomeno sentirci “moralmente” in obbligo di onorarlo. Di conseguenza, almeno in questo campo, è fuorviante e stupido cercare di individuare “chi” o “come” deve pagare. Semmai questa ricerca va fatta seriamente e non solo a parole in ambito fiscale. E secondariamente perché quelle immense risorse di cui il sistema bancario e finanziario vorrebbe continuare ad appropriarsi, servono soltanto a incrementare e perpetuare il loro dominio economico, e dunque sociale, anche sulle generazioni future. Al contrario, quelle risorse vanno impiegate a beneficio e nell’interesse della maggioranza della popolazione, per esempio, per la tutela e la salvaguardia dei beni comuni, per il totale riassetto idrogeologico, in mancanza del quale ogni anno si succederanno sempre più estese catastrofi ambientali con il tragico corredo di vittime e immensi disagi per la popolazione. Quanto accaduto in Liguria e in Toscana in queste ultime ore ce lo rappresenta in maniera terribile. Ma sono tanti i campi su cui intervenire, tutti di importanza assoluta, nei quali devono essere indirizzate e investite quelle risorse finora destinate al parassitismo economico e finanziario.

Non agire in questa direzione significa lasciare un pesantissimo fardello in dote ai giovani di oggi e di domani, sui quali già grava una terribile situazione ambientale. E questo non possiamo né dobbiamo più permettercelo.

Il Partito Comunista dei Lavoratori fa appello a tutti i cittadini, giovani, studenti, lavoratori, precari, pensionati affinché si riconoscano in queste ragioni, che concentrino tutti i loro sforzi e tutte le loro risorse, individuali e collettive, verso questo obiettivo. Anche coloro che sono attivamente e lodevolmente impegnati in movimenti o associazioni che a vario titolo e in varie forme si occupano di problemi sociali, devono riconoscere che oggi, non in un prossimo futuro, c’è bisogno di iniziare una lotta che deve avere la priorità assoluta su tutto il resto. Che è quella di doverci affrancare completamente e definitivamente dal dominio del capitale e delle banche. Senza raggiungere questo risultato ogni altra rivendicazione, pur giusta e legittima, perde valore e consistenza, essendo di fatto irrealizzabile.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, rappresentando una forza autenticamente e nella maniera più assoluta anticapitalista, e dunque veramente alternativa all’attuale sistema economico e sociale, si propone come guida in questa battaglia per trasformare quell’indignazione e quell’incazzatura in una rivolta sociale, in una ribellione indirizzata verso una vera democrazia, cioè verso una prospettiva socialista.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - sezione di Pistoia

mario capecchi - PCL sezione di Pistoia

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