Dalle sezioni del PCL

Al contrattacco, gli insegnamenti del 15 ottobre

27 Ottobre 2011

Venerdì 28 ottobre, alle h.17, nei locali della ExQ, Assemblea/Dibattito sugli insegnamenti della manifestazione del 15 ottobre, organizza la sezione provinciale di Sassari del Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale.




Al contrattacco, gli insegnamenti del 15 ottobre

1)Libertà per gli arrestati, in galera i banchieri e gli industriali!
Innanzitutto la libertà per i compagni e le compagne arrestati per conto di un governo e di una maggioranza di banditi, di plurinquisiti e di complici che la morale comune ed il codice civile chiamano delinquenti. A questa logica delinquenziale non si sottrae neanche il centrosinistra con Penati, Soru, ed il candidato di M. Dalema, Alessandro Profumo ex presidente di Unicredit, inquisito come l’ex presidente della giunta regionale sarda per frode fiscale. L’inchiesta su Unicredit, secondo alcuni analisti, può diventare un’inchiesta “pilota” ed allora nelle aule dei tribunali borghesi ci finirebbe buona parte del sistema bancario italiano e dell’UE. Lo stesso metodo adottato fu adottato alcuni anni fa dalla Royal Bank of Scotland per sottrarre al fisco inglese e statunitense 500 milioni di dollari. Il 20 aprile di quest’anno, il sottocomitato delle inchieste giudiziarie del senato Usa ha reso pubblico un voluminoso rapporto, 650 pagine, sul crollo di Wall Street del 2008. Il volume, intitolato “Wall Street e la crisi finanziaria: analisi di un crollo finanziario”, stabilisce che il krac finanziorio e la recessione che seguì erano il risultato della frode e della truffa sistemica da parte delle banche e fondi investimento, di connivenza con le società di rating e con la complicità del governo e degli organismi di regolamentazione del credito. Il rapporto ha mostrato che la frode e la criminalità sono radicate profondamente all’interno di tutto il sistema finanziario e delle sue relazioni con il governo.
Da Obama a Sarkozy ci furono parole di fuoco contro i padroni di Wall Street per gli stipendi miliardari. Queste parole di fuoco servivano solo per dare soddisfazione al popolino e alla piccola borghesia di sinistra. Sul Corriere della Sera (21 ottobre 2011), a proposito degli stipendi dei banchieri scriveva: “Stipendi a prova di crisi per i dirigenti delle banche europee: mentre le quotazioni dei titoli bancari arrancano al ribasso, le remunerazione dei vertici degli istituti di credito galoppano a doppia cifra……I dirigenti di banca più pagati d’Europa, i britannici, hanno visto i propri emolumenti annui aumentare nel 2010 a quota 5,77 milioni di euro, dai 5,33 del 2009; seguono gli svizzeri. I manager delle banche italiane si devono accontentare della quinta posizione, dopo Spagna e Germania. Dagli 1,82 milioni di euro del 2009, sono passati a 1,89 milioni”(pag. 45). La stampa ed i telegiornali gridano allo scandalo per i 220 miliardi di “aiuti” dati alla Grecia, ma non dicono che la BCE e i 27 governi dell’UE hanno dato alle banche europee 4,285 miliardi di euro corrispondenti al 36% del pil dell’UE e il 10% del totale degli attivi bancari. I tre maggiori mercati bancari europei, inglese, tedesco e francese, che insieme fanno il 60% di quello europeo, hanno incassato il 60% di questa manna. La piccola Grecia rappresenta appena il 2% del PIL dell’UE e il suo debito appena il 3%. Su questo tacciono coloro che hanno sbraitato contro la violenza del 15 ottobre. Su questo tace il sindacato di polizia confederato alla CGIL, così solerte e ripetitivo nelle sue dichiarazioni in difesa della legalità borghese infranta dai membri del governo dei banditi.
2) Sull’uso della forza della classe salariata
Marco Ferrando, portavoce del nostro partito, nel dibattito organizzato dalla Fiom nella sua festa nazionale del 15 settembre scorso, ha posto la questione dell’uso della forza della classe salariata.
Con l’uso della forza e marciando verso i palazzi del potere sono stati rovesciati più governi in Egitto ed in Tunisia. Il centro di questa forza sono stati gli scioperi le occupazioni degli operai dell’industria. Solo perché l’uso della forza era praticato dalla maggioranza delle masse una parte della truppa, in entrambi i paesi, ha solidarizzato con gli insorti. In Grecia la marcia verso i palazzi del potere è una costante presente in tutti gli scioperi. Negli USA, il 27 febbraio di quest’anno i lavoratori e lavoratrici in lotta contro i tagli governativi hanno occupato il parlamento del Wisconsin, la loro parola d’ordine era fare come in Egitto e come in Tunisia. Gli studenti inglesi, alla fine del 2010, assaltarono la sede centrale dei conservatori e l’automobile di quei parassiti di Carlo e Camilla di Windsor. Gli Indignados spagnoli a giugno assediarono il parlamento. I pastori sardi il 19 ottobre 2010 assaltarono il palazzo della regione, il centro delle cospirazioni contro il popolo sardo, e si scontrarono con la truppa della repressione. Nel comitato organizzatore della manifestazione del 15 il nostro partito ha proposto che in quella giornata si marciasse verso i palazzi del potere:“Il salvataggio del faccendiere Milanese conferma la corruzione e l'impotenza di un Parlamento di nominati di fronte a un governo pronto a tutto pur di salvare il suo Capo.
Ma la piazza può riuscire dove il Parlamento ha fallito. Solo una mobilitazione sociale straordinaria, continuativa e radicale, può cacciare il governo e aprire dal basso una pagina nuova. La manifestazione di massa del 15 Ottobre si configura come un passaggio cruciale. Questa manifestazione può e deve reclamare il proprio diritto a dirigersi verso Palazzo Chigi e Montecitorio, al pari delle manifestazioni di Atene e di Madrid, tutte puntate sui palazzi del potere”(22 settembre, DOPO IL VOTO SU MILANESE: LA MANIFESTAZIONE DEL 15 OTTOBRE HA DIRITTO A DIRIGERSI VERSO MONTECITORIO).Di fronte al rifiuto della nostra proposta avvisammo “proprio il rifiuto pregiudiziale a rivendicare pubblicamente questo diritto,a premere per la sua affermazione, a preparare organizzativamente e unitariamente la gestione di piazza di questa rivendicazione, rischia questo sì di lasciare spazio a iniziative avventuriste “fai da te”, magari in ordine sparso, estranee ad una logica di massa, a scapito dell'impatto politico del 15 ottobre” ( 26 settembre, 15 OTTOBRE: RIVENDICARE IL DIRITTO A MANIFESTARE SOTTO I PALAZZI DEL POTERE ).
Il movimento di lotta mondiale della classe lavoratrice marcia verso i palazzi del governo perché ha intuito che per porre fine alla catastrofe capitalista ci vuole un completo rovesciamento dei rapporti di forza. La “sinistra radicale” e il gruppo dirigente della Fiom rimuovono questa dinamica mondiale e continuano a illudere e a illudersi che sia sufficiente una pressione di massa per ottenere qualche concessione e a cercare qualche appiglio per non riconoscere che la “borghesia buona” non esiste. Il Governo, la Confindustria e gli uomini delle questure, sapendo che quei gruppi dirigenti non hanno avuto e non hanno alcuna intenzione di rovesciare governi e dittatura delle banche, utilizzando il vandalismo e le pratiche nichiliste per impedirgli di portare il corteo al compimento prefissato e umiliandoli li hanno umiliati. La borghesia è isolata e odiata dalle masse si regge in piedi solo grazie alle forze della repressione, alla burocrazia sindacale e a quella sinistra che continua a sproloquiare sul pacifismo e sulla non violenza.

3) Chiarezza programmatica
L’abolizione del debito e la nazionalizzazione delle banche sono diventate una rivendicazione di massa mondiale. Il movimento farà un passo in avanti darà la risposta giusta alla domanda “chi abolisce il debito, chi nazionalizza le banche ?”. Dopo il comportamento del partito socialista greco e di quello di Zapatero solo delle luride carogne o dei mentecatti possono ancora sostenere che i governi di centrosinistra potrebbero essere, ancora, il ‘meno peggio’. Ancora oggi sentiamo i dirigenti di Attac elogiare quei dirigenti dell’UE che ogni tanto tirano fuori una “Tobin tax”, solo per pigliare per il culo i dirigenti della “sinistra radicale” e gli stessi dirigenti di Attac. Questi dirigenti facciano uno sforzo, guardino la realtà in modo disinteressato per liberarsi dall’ipocrisia e dalla vigliaccheria. La risposta giusta alla domanda posta sopra è che solo un governo dei lavoratori può abolire il debito e nazionalizzare le banche. Ma quale è la base socio-economica del governo dei lavoratori? Il controllo sulla produzione esercitato dalle lavoratrici e dai lavoratori stessi. Ecco perché alla rivendicazione dell’abolizione del debito ed alla nazionalizzazione senza indennizzo delle banche va aggiunta la nazionalizzazione senza indennizzo per le aziende che licenziano e sotto il controllo operaio. Come possiamo infatti rivendicare l'esproprio di quella parte di capitale costituita in forma monetaria, di titoli, prodotti finanziari ecc, senza al pari porre la questione del capitale cristallizzato nei mezzi di produzione. Un borghese o un riformista diranno ai lavoratori: “ma se aboliamo il debito è la catastrofe economica, le fabbriche inevitabilmente chiuderanno, perché il capitale va in crisi, dove prendiamo le risorse per rilanciare l'economia, stimolare i consumi, anticipare i capitali necessari alla produzione, ecc ecc, non resta altra strada, quindi, che fare necessariamente tutti quanti dei sacrifici, al massimo si può “colpire” la “speculazione” ( e quindi tobin tax ecc.).” Indubbiamente sarebbe così se noi ci limitassimo a proporre solo un'abolizione del capitalismo a metà, come nei fatti facciamo chiedendo solo la cancellazione del debito pubblico, e lasciando intatta la questione della proprietà! Sarà difficile allora rispondere a simili obiezioni. Mentre dovremo invece già essere pronti a rispondere perché anche da questo dipenderà la nostra credibilità tra i lavoratori. Ma la sola risposta efficace, come dice il PCL, è semplicemente questa: “noi non vogliamo l'esproprio di una sola parte del capitale ma di tutto il capitale: cioè la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle fabbriche.” La linea è quella dettata da un’operaio metalmeccanico della Fincantieri di Genova che al comizio della FIOM, in piazza S. Giovanni il 21 di ottobre, ha illustrato ai metalmeccanici la loro risposta alla chiusura dei cancelli da parte dell’azienda: “quei cancelli li abbiamo sfondati, ci siamo presi il cantiere e abbiamo cacciato via quei ruffiani dell’azienda che la cassa integrazione non l’hanno gatta mai”. C’è un’altra strada per lottare contro la disoccupazione, la precarietà, i bassi salari, la distruzione di scuola e sanità pubblica e contro il degrado morale in cui l’aristocrazia finanziaria precipita la società? Ci vuole un salto di qualità. Di questo discuteremo nell’assemblea di venerdì 28 ottobre, alle h. 17 nei locali della exQ.

Sezione provinciale di Sassari del Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale

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