Dalle sezioni del PCL

Prendiamoci il nostro futuro.

23 Settembre 2011

Prendiamoci il nostro futuro.
Tutte le lotte fatte dai lavoratori e dai studenti in questi ultimi tempi non sono risultate, né adeguate né adatte, all’altezza dei tempi che corrono, soprattutto di fronte ad un Governo così reazionario.
La frammentazione delle classi lavoratrici in questi ultimi decenni e la loro divisione in più di 50 forme lavorative e contrattuali, hanno portato il risultato ben sperato dai “neo liberali” di rendere le classi sfruttate a non avere coscienza del pericolo che abbiamo di fronte e le sue ricadute, come sempre, sulle fasce più deboli della società.
Eliminata la muraglia dei”tutti uniti contro la crisi”, della “borghesia buona”, della “democrazia borghese”, la questione si riduce a questo: il dominio della borghesia è incompatibile con una democrazia vera. Quando i capitalisti controllano tutta la classe lavoratrice e tutta la base sociale, dobbiamo metterci bene in testa che questo modo, di pensare e vivere, non rientra al contrario di quanto si afferma, nell’ordine delle cose. Il rischio è: un’autentica regressione storica della classe operaia e delle giovani generazione, e quindi del paese.
La coesione sociale tanto voluta da tutta la classe dominante, sancisce e impone in maniera burocratica e reazionaria; l’inviolabilità delle banche e il loro sacro diritto a profitti favolosi. Come le grandi industrie e i loro cospicui prelievi, dalle tasche della maggioranza del popolo, per mantenere i loro profitti e il loro “status quo”. Con le politiche di tutti i governi e di ogni colore succedutisi in questi ultimi decenni, hanno portato proprio a questo: liberalizzazione dei licenziamenti, privatizzazione dei beni e dei servizi, decine e decine di miliardi tagliati al sociale, revisione liberista della costituzione, le classi dirigenti sono ovunque alleviate degli oneri di “responsabilità sociale”, ovunque le classi subalterne pagano di tasca proria il beneficio dei possidenti. Il beneficio di classe ha finanziato la rapina di classe. Una vera macelleria sociale, un vero atto di forza contro la maggioranza della società italiana.
Benché quasi tutti comprendano che hanno rinchiuso la nostra vita in una prigione fatta di sfruttamento e di stress, in un paese dove il debito pubblico ha raggiunto quasi i 2000 MLD, nessuno fa niente per combattere un “eventuale futuro disastro”. Le quattro notizie estrapolate dai media e dai giornali sono stati fatti per ingannare e deviare le vere necessità degli italiani, sono televisioni e giornali fondati e finanziati dai capitalisti nell’interesse dei capitalisti.
Non sono gli intollerabili privilegi dei parlamentari che aiuteranno a risolvere il problema, quelli sono soltanto la facciata che nasconde i veri privilegi che il parlamento e i Governi difendono: cioè quella classe che vive di profitto e di rendita, di sfruttamento e rapina, coloro che si giocano in borsa il nostro lavoro, le nostre pensioni, i “parassiti della società”. I partiti dominanti sono pagati e stipendiati da questi “parassiti e truffatori del popolo” in cambio della loro fedeltà, dando loro la garanzia che questa truffa che si chiama capitalismo imponga enormi sacrifici alla maggioranza della società. Non sono bastati trent’anni di sacrifici. Ma chi lo va a dire a un lavoratore, a un precario, pensionato che dopo tanto tribolare per un futuro fatto di belle promesse che i suoi figli avranno meno di niente e che dovrà pagare oltretutto ogni anno 80 miliardi di interesse ai banchieri detentori di titoli di stato?
Per questo il PCL lotta per un’Europa dei lavoratori con una prospettiva anticapitalista, chiedendo l’abolizione del debito pubblico verso le banche e la loro nazionalizzazione. Questa forma incompatibile con la struttura di sfruttamento capitalistica può essere realizzata sino in fondo solo da un governo dei lavoratori che hanno prodotto e creano ricchezza in ogni dove nel mondo e non sono certamente presenti sui libri paga dei sfruttatori. La democrazia borghese deve di fatto ogni giorno che passa, diventare democrazia rivoluzionaria, ossia, che vada incontro ai bisogni della stragrande maggioranza della popolazione, in modo che quel 10% di famiglie che detengono la metà della ricchezza nazionale restituiscano il dovuto con operazioni semplicemente trasparenti, come: abolendo il segreto bancario e punendo con la confisca dei beni l’occultamento dei profitti tanto per cominciare.
Questo è il primo pilastro nel quale le classi lavoratrici dovrebbero piantare le loro asce, cambiare si può, si può avanzare o indietreggiare, vincere o perdere, non possiamo più permetterci vie di mezzo contrattate sempre e solo al ribasso. Aver paura di andare avanti vuol dire andare indietro.
Il 15 ottobre alla manifestazione che si terrà a Roma, possiamo tutti insieme spazzare ciò che è vecchio e rigenerare, rinnovare in senso armonico questo paese, dando un vero futuro alle nostre nuove generazioni.
Il senso di questa prospettiva generale è il lavoro del Partito Comunista dei Lavoratori.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano

Youri Venturelli

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