Dalle sezioni del PCL
La disperazione di Cappellacci
2 Agosto 2011
La disperazione di Cappellacci
Al presidente della regione sarda non è rimasto che aggrapparsi al melenso autonomismo interclassista a cui si sono aggrappati, sempre, i governi regionali democristiani sorretti dai togliattiani. Cappellacci e quella parte della borghesia sarda che lo sostiene sono spaventati per il trattamento riservato dal governo sulla questione della restituzione di una parte delle entrate fiscali e sulla compagnia di navigazione Tirrenia. Un assaggio della svolta autoritaria che preparano i vertici dell’UE.
Cappellacci e la sua parte politica conoscono le tensioni allo spasmo nei rapporti fra le classi in Sardegna. Gli scontri del 26 luglio davanti alla sede della giunta hanno fatto capire a Cappellacci e alla sua parte politica che si avvicina la tempesta sociale. Il Pd Sardo, fedelissimo a Giorgio Napolitano, invita Cappellacci a fare come Zapatero e si prepara, insieme alla maggioranza della burocrazia della CGIL regionale, in nome della “coesione nazionale”, ad evitare che la crisi del berlusconismo possa innescare la rivolta sociale.
I comunisti, la sinistra classista e libertaria, A Manca pro s’Indipendentzia, che hanno sfilato insieme a Sassari l’undici giugno scorso per la libertà di Bruno Bellomonte, devono fare un fronte unico nella lotta per rovesciare i rapporti di classe e conquistare un governo della classe lavoratrice in Sardegna. Per questa ragione la classe lavoratrice sarda dovrà creare i propri organismi democratici indipendenti ed organizzi insieme a tutta la classe lavoratrice dell’UE il rovesciamento dell’aristocrazia finanziaria europea .
Coordinamento regionale Sardo del PCL Cagliari 31 luglio 2011