Dalle sezioni del PCL
PCL-GENOVA:BOLLETTINO FINCANTIERI/S.PONENTE LUGLIO 2011
“ PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNIAMOCI !! “ (K.Marx)
24 Luglio 2011
In questo bollettino la prima parte dell' editoriale,riguardante la Grecia, è presa dai bollettini dello stesso mese dei compagni francesi della "Frazione l'Etincelle", mentre la seconda parte dell'editoriale,sul debito pubblico, così come gli echi,riguardanti l' azienda e accordo 28 giugno, sul retro sono presi da comunicati precedenti di Marco Ferrando e del PCL Nazionale.
LATO FRONTE:Editoriale
GRECIA : UN PIANO DI SALVATAGGIO PER I BANCHIERI, UN PIANO DI AUSTERITA’ PER LA POPOLAZIONE
Il piano di austerità dettato dal FMI alla Grecia è stato votato il 1 Luglio dal Governo Papandreu, e con un simile piano i lavoratori greci rischiano di rimanere con la testa sottacqua: soppressione massiccia di posti nella funzione pubblica, congelamento o riduzione (fino al 20%) dei salari, età pensionabile spostata dai 60 ai 67 anni da qui al 2014, diminuzione delle pensioni e degli aiuti ai più poveri e agli handicappati, innalzamento dell’ IVA di 10 punti, prosecuzione della privatizzazione di tutti i servizi pubblici. Tutto questo in nome della crisi, ci dicono. Ma come hanno detto gli “indignati” spagnoli “non è una crisi, è una truffa!”. Perchè , ecco cosa succede: dopo aver generosamente soccorso le banche con miliardi di soldi pubblici, gli stati implorano un prestito dalle stesse banche per arrivare alla fine del mese. Allora, quella che è chiamata la “troika”, cioè la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e il FMI utilizzano il ricatto e la costrizione .
Alla cassa! Strangolate il vostro popolo! Fatelo pagare per proteggere la finanza.!
Berlusconi, Sarkozy, Merkel e consorti, fiancheggiati dagli ufficiali giudiziari del FMI, faranno in modo che lo stato greco rimborsi il debito, anche a tassi usurai. A questo proposito, tra il maggio 2010 e l’inizio della crisi greca, le banche italiane, francesi e tedesche hanno ricuperato milioni di euro soltanto di interessi del debito greco. E’ uno degli aspetti più cinici del circolo vizioso. Più i tassi d’interesse sono elevati, più gli stati hanno difficoltà a rimborsare i debiti, più sono costretti a prendere in prestito per pagare alle scadenze e più le banche ( e dietro di loro i grandi capitalisti ) aumentano nuovamente i tassi d’interesse, invocando il timore di non essere rimborsate.
Questo nodo scorsoio che sta strangolando la Grecia è più o meno all’opera in molti altri paesi europei.
La Gran Bretagna ha conosciuto il 30 Giugno uno sciopero inedito di lavoratori della funzione pubblica, che subiscono il congelamento dei salari per due anni e la soppressione di 300mila posti di lavoro. In Italia, il ministro Tremonti ha presentato lo stesso giorno un piano d’austerità di 43 miliardi di euro sotto forma di tagli di bilancio, congelamento dei salari e delle assunzioni. E le grandi lotte che avvengono in Spagna, in Portogallo, in Grecia e in Gran Bretagna non mancheranno di accadere in Italia come altrove. Alla scala europea, le reazioni dei lavoratori sono ancora lontane dall’essere all’altezza degli attacchi che giungono da tutti i governi, di destra come di sinistra. Ma il vigore e la persistenza delle lotte dei lavoratori greci sono un esempio delle lotte che potrebbero presto riguardare una larga parte della popolazione europea. A quel punto, l’indignazione potrebbe trasformarsi in rivolta generale.!
ANNULLARE IL DEBITO PUBBLICO VERSO LE BANCHE
La profondità della crisi economica e sociale richiede una risposta anticapitalista e liberatoria.
Il Governo Berlusconi-Tremonti-Milanese vara l’ennesima operazione di macelleria sociale per continuare a garantire ai banchieri strozzini il pagamento, ogni anno, di 80 miliardi di interessi.
E’ la politica commissionata da Bruxelles, invocata da Napolitano, condivisa dalle opposizioni parlamentari sempre più complici. A questa radicalità dei poteri forti va contrapposta una soluzione egualmente radicale: annullare il debito pubblico verso le banche, nazionalizzare il sistema bancario, investire le enormi risorse così liberate nei servizi sociali, nel lavoro, nella cura dell’ ambiente e della vita. E’ l’unica via d’uscita da una china rovinosa e senza fondo.
Altro che continuare a sacrificare la condizione del popolo sull’altare di un pugno di banchieri!
E’ ora di rovesciare il tavolo della loro dittatura per affermare una vera democrazia: che richiede, più che mai, un governo dei lavoratori.!
LATO RETRO:Echi
IN DIFESA DEL POSTO DI LAVORO !!!
Il 12 Luglio i lavoratori del cantiere navale Fincantieri di Palermo hanno scioperato per l’intera giornata, a seguito della notizia, trapelata il giorno prima, relativa alla mancata acquisizione di un’importante commessa di trasformazione navale.
Da ormai due anni non vengono acquisite commesse significative in questo settore che assieme all’attività di costruzione navale integra la missione produttiva del cantiere siciliano e contribuisce a garantire il pieno funzionamento del cantiere stesso.
La mancanza di risposte credibili da parte della dirigenza nazionale Fincantieri rispetto a questa situazione e a quelle di altri siti (Sestri, Riva, Ancona,ecc.), così come le affermazioni negative di rappresentanti del Governo in merito al mancato mantenimento degli impegni relativi la produzione complessiva dell’Azienda, contribuisce ad esasperare gli animi di lavoratori e lavoratrici in tutti i siti del gruppo. Questa situazione deve cessare!
E certamente, i lavoratori del gruppo continueranno a battersi perché ciò avvenga. Il Pcl sarà sempre dalla loro parte.
QUANTO COSTA A OPERAI O IMPIEGATI UN DIRIGENTE ?
Fincantieri ha proceduto in questi giorni alla nomina di 5 nuovi dirigenti. Forse anche queste nomine fanno parte di “ un piano migliore ed unico possibile per consentire il mantenimento ed il rilancio del capitale umano e tecnologico di Fincantieri”, come disse l’a.d. Bono a proposito del piano aziendale presentato lo scorso mese e duramente respinto dai lavoratori.
In realtà, si tratta dell’ennesimo schiaffo in faccia ai lavoratori, specie per coloro che sono in cassa integrazione da tempo, e per gli operai e gli impiegati che sono rimasti a lavorare, ma a cui da anni non è stata concessa nessuna opportunità di crescita nell’inquadramento professionale o in busta paga, con la scusa che ciò non era possibile in tempi di crisi.
In una fase difficile, dove si prospetta una pesante ristrutturazione e riorganizzazione del gruppo, tramite anche l’utilizzo degli incentivi per le uscite anticipate di operai e impiegati vicini alla pensione, si decide di aumentare il numero dei dirigenti complessivi nel gruppo da 193 a 198.!
Scelte di questo genere si commentano da sole .!
UN ACCORDO GRAVISSIMO!
L’ accordo raggiunto a fine Giugno da Susanna Camusso con Confindustria, Cisl, Uil è inaccettabile, sindacalmente e politicamente. Dal punto di vista sindacale, nega il principio elementare del potere decisionale dei lavoratori sulle piattaforme e gli accordi che li riguardano, oltre ad allargare la derogabilità del contratto nazionale e ad accettare limiti al diritto di sciopero. La soddisfazione di Confindustria misura la natura dell’accordo. Il titolo del “ Sole 24 ore” è chiarissimo : “Così si completa la svolta del 2009” e registra la pura verità: la Cgil ritorna all’ovile.
Dal punto di vista politico, l’accordo è se possibile persino peggio. Da un lato regala di fatto una sponda a un governo reazionario, delegittimato, e in gravi difficoltà, motivando le congratulazioni di Sacconi. Dall’altro, e soprattutto, investe nel futuro possibile governo di Centrosinistra: prefigurando quel quadro “normalizzato” di relazioni industriali e sociali che è necessario per consentire le politiche annunciate di “lacrime e sangue” dettate da banchieri e Confindustria. E di cui il PD è interprete sperimentato. Colpisce il silenzio di Nichi Vendola sull’accordo Camusso-Marcegaglia. La sua candidatura a premier del Centrosinistra già lo subordina alla concertazione.
Di certo la battaglia contro l’accordo annunciata dalla Fiom e dalla minoranza Cgil, avrà il pieno sostegno del PCL e dei suoi militanti, in ogni sede.