Rassegna stampa

Dal quotidiano Corriere Adriatico del 24/03/2011 La Best chiude ad Albacina I 90 operai dello stabilimento trasferiti a Cerreto. Oggi le assemblee

L'intervento del PCL

24 Marzo 2011

Cerreto d’Esi Gianluca Possanzini della Cgil ha parlato di un accordo importante perchè scongiura i licenziamenti e prevede un piano di investimenti per oltre un milione di euro, ma ciò non basta a frenare le preoccupazioni di Youri Venturelli del Pcl che teme il rischio di una delocalizzazione in Polonia dell’attività produttiva. Fa discutere l’accordo siglato martedì scorso tra sindacati e rappresentanti della Best, l’azienda che produce cappe aspiranti, e che oggi verrà sottoposto all’attenzione dei lavoratori nel corso delle assemblee previste negli stabilimenti di Cerreto e Albacina. Il piano di riorganizzazione prevede la chiusura dell’impianto di Albacina e il trasferimento dei 90 operai nel vicino stabilimento di Cerreto.


Novantacinque esuberi su un totale di 360 addetti, con il ricorso alla mobilità volontaria. La Best e i sindacati di categoria Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno siglato martedì scorso un accordo per il rilancio dell’azienda di cappe aspiranti, alle prese con una profonda riorganizzazione interna. La società conferma che Cerreto resta centrale nell’amministrazione, nella ricerca e sviluppo e nel marketing, oltre che nella produzione di fascia medio alta della gamma. La mobilità volontaria sarà sostenuta da un incentivo di 19 mila euro lordi per chi lascerà il posto entro luglio, e 15 mila nei mesi successivi. Per un anno è attivata la cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, mentre l’azienda si è impegnata a investire in sviluppo e processi produttivi circa un milione e 200 mila euro. Verranno trasferiti a Cerreto d’Esi i 90 dipendenti attualmente occupati nel sito di Albacina.


La Best ora fa capo ad una multinazionale e a sentire il Partito comunista dei lavoratori “la paura che possa delocalizzare in Polonia si fa sempre più forte tra i lavoratori, anche se non viene denunciata apertamente da nessun sindacato. Per ora si dà credito all’azienda quando annuncia un programma di investimenti di un milione di euro, ma dei quattrocento dipendenti, novanta risultano già in esubero e verranno interessati dalla cassa integrazione a rotazione o dalla mobilità”. Una presa di posizione che equivale a un no sull’intesa raggiunta che pure scongiura i licenziamenti coatti. “Per la dirigenza e i sindacati tutto sembra sistemato, ma dal punto di vista degli operai e delle piccole aziende dell’indotto c’è da stridere i denti, visti anche i precedenti della Ardo - denuncia Youri Venturelli, operaio del Pcl - non sono i lavoratori che devono pagare la crisi. Dobbiamo rilanciare una moratoria per il blocco dei licenziamenti”.

Luca Animobono

pcl ancona

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