Dalle sezioni del PCL

Il processo rivoluzionario in Venezuela e la questione del potere operaio.

L’indipendenza da Chavez come presupposto per la rivoluzione

24 Ottobre 2006

Le prossime elezioni politiche in Venezuela del 3 dicembre 2006 è la campagna di Chavez per i 10 milioni di voti deve necessariamente riportare all’ordine del giorno (qualora non lo fosse già) la questione della rivoluzione venezuelana e della sua direzione.Da buona parte della sinistra ed anche da alcune organizzazioni sedicenti trotskiste c’è un sostegni incantato ed incondizionato nei confronti di Chavez, come di tutti i leaders,i caudilli,populisti o socialriformisti che in una maniera o in un'altra hanno raggiunto il potere neo propri stati sostenuti da mobilitazioni popolari.Per poter però comprendere quale possa essere il futuro del Venezuela e per poter avere una giusta posizione in merito,occorre comprendere le ragioni storiche che hanno fatto si che uno dei più profondi processi rivoluzionari degli ultimi anni portasse al potere un ufficiale militare come Chavez.Solo così potremo avere,per dirla nel linguaggio medico, una anamnesi,una diagnosi ed una prognosi del processo rivoluzionario in Venezuela.

I ritardi storici del Venezuela e le origini politiche di Chavez

Quando Chavez conquista la Presidenza della Repubblica nelle elezioni del 6 dicembre 1998 ha un programma piuttosto moderato per essere definito anche solo di sinistra:assemblea costituente,nuova costituzione,riforma agraria,stato sociale.E’ il programma della rivoluzione americana del 1776 e di quella francese del 1889.Praticamente in sostanza questo è il programma che le borghesie nazionali hanno avuto dalla fine del ‘700 fino ai moti del ’48 ed oltre,per tutti il ciclo delle rivoluzioni borghesi europee e sudamericane almeno fino alla prima guerra mondiale.Il programma di Chavez però non doveva sconfiggere il modo di produzione feudale e i vecchi lacci della società nobiliare ma si è ritrovato come primo nemico l’imperialismo americano.Il programma di Chavez era un programma per il quale la borghesia venezuelana,alta media e bassa, non poteva lottare.Automaticamente dietro Chavez si è ritrovata a schierarsi la stragrande maggioranza degli operai e dei piccoli contadini nonché larga parte della truppa dell’esercito, per lo più d’origine india.La domanda è:perché la borghesia venezuelana non può lottare su un programma “borghese”?
La risposta sta nel fatto che il Venezuela non ha avuto uno sviluppo industriale antecedente il fenomeno dell’imperialismo come quello in Europa e Stati Uniti,ma la propria crescita è dipesa dagli investimenti dell’imperialismo americano.Come spiega Trotsky, nei paesi arretrati,colonie o semicolonie,l’imperialismo introduce dei rapporti di forza tali da impedire alla borghesia nazionale una crescita autonoma da tale imperialismo, ma soprattutto è impedita nel poter portare a termine la propria rivoluzione democratico-borghese (assemblea permanente,costituzione,libertà formale per tutti i cittadini,riforma agraria,ecc…). Questo fa si che in tali paesi forza produttive più o meno avanzate siano alternate ad elementi storici di arretratezza materiale e culturale.Ovvero una classe operaia industriale moderna affiancata ad una piccola-borghesia contadina arretrata.Questo sviluppo contradditorio delle forze produttive e dei rapporti di produzione è definito prima da Marx ed Engels e poi da Trotsky sviluppo ineguale e combinato.
Nell’epoca dell’imperialismo è del proletariato l’unico ruolo rivoluzionario possibile.La rivoluzione di cui sarà artefice però non è una rivoluzione borghese ma una rivoluzione che inizia come borghese e continua,si trasforma,trascresce,senza soluzione di continuità, in una rivoluzione proletaria.Da tale caratteristica questa processo storico è definito “rivoluzione permanente”, o come originariamente la definiva Trotsky “rivoluzione ininterrotta”.La fase storica che vive il Venezuela è molto simile a quella che la Russia ha vissuto tra la rivoluzione di Febbraio e quella di Ottobre. Anche all’epoca il proletariato russo dovevo farsi carico di realizzare il programma della rivoluzione borghese che la borghesia russa (specie nei partiti dei cadetti e dei socialisti-rivoluzionari) non poteva portare a compimento perché per il carattere reazionario del blocco imperialismo francese ed inglese-zarismo-borghesia russa iniziare la rivoluzione borghese necessariamente significava spingersi sul terreno dell’abolizione della proprietà privata e dunque del capitalismo.Così come la borghesia russa era una sola cosa con l’imperialismo francese ed inglese,altrettanto la borghesia venezuelana è naturalmente schierata in un unico blocco di interessi con l’imperialismo americano.

La reazione in Venezuela e i tentati golpe

La borghesia venezuelana è impossibilitata a fare la propria rivoluzione è per questa non gli rimane altro che la reazione.Due volte ha tentato il colpo di stato mettendo in moto l’intero blocco d’interessi:l’ambasciata americana in rappresentanza dell’imperialismo yankee,le televisioni private appartenenti all’oligarchia industriale,i proprietari terrieri,larga parte degli ufficiali dell’esercito ostili a Chavez nonché i dirigenti della Pdvsa legati agli USA.Il primo tentativo di golpe risale all’aprile del 2002 ma una mobilitazione popolare riuscì a far fare un passo indietro ai golpisti e a liberare Chavez. La seconda volta ci provarono con una serrata padronale guidata dai dirigenti della Pdvsa i quali speravano di portare il paese ad una guerra civile e magari chiedere l’intervento di un paese amico, soprattutto gli USA o la Colombia,per far fronte al dopo Chavez.Ma anche stavolta una mobilitazione operaia e popolare costrinse i golpisti a ritirarsi.Ma il popolo venezuelano non potrà sconfiggere ogni volta la reazione imperialista perché il rifiuto di Chavez e del suo movimento (il MVR Movimento per la quinta repubblica), di spingersi sul terreno delle nazionalizzazioni sotto controllo operaio e popolare di tutti gli impianti industriali e di tutti i latifondi, ovvero sul terreno dell’abolizione della proprietà privata,da alla borghesia venezuelana e all’imperialismo americano la possibilità di organizzarsi per un golpe preparato meglio e, possibilmente per loro,risolutivo.Glia anni di governo di Chavez sono stati indubbiamente caratterizzati da un qualitativo passo in avanti per il popolo venezuelano sia dal punto di vista delle condizioni materiali di vita sia dal punto di vista della coscienza politica.Ma il governo Chavez indirettamente e involontariamente prepara la reazione che non farà fuori solo il gruppo dirigente dello stato e del governo,ma spezzerà la schiena all’avanguardia larga del proletariato che in questi anni è stata protagonista delle mobilitazioni operaie in sostegno del governo Chavez.Il proletariato per sconfiggere definitivamente la reazione imperialista e per preparare il terreno per il socialismo deve necessariamente organizzarsi in indipendenza ed autonomia dalla direzione Chavista e dalla democrazia piccolo-borghese.Deve necessariamente dotarsi di un partito rivoluzionario del proletariato.Esattamente come in Russia nel 1917 la questione è sconfiggere la reazione senza appoggiare la democrazia piccolo-borghese,sconfiggere Kornilov senza appoggiare Kerenskij, o nel caso venezuelano,sconfiggere l’imperialismo USA senza subordinarsi a Chavez.

La subordinazione delle forze di sinistra a Chavez e la necessità del partito rivoluzionario

Il grande consenso popolare nei confronti di Chavez oltre a dimostrare quanto siano maturi i tempi per la rivoluzione in Venezuela, ci dimostra anche che la classe operaia venezuelana è priva di un partito operaio rivoluzionario autonomo dalla democrazia piccolo-borghese.Le masse si sono schierate dietro Chavez proprio perché non avevano alcun altro riferimento politico, a causa della subordinazione a Chavez e alla logica del fronte popolare del PCV (Partito Comunista del Venezuela) e del MAS ( Movimento al Socialismo,scisso dal PCV nel ’71).Questi due partiti,benchè poi il Mas sia uscito dal governo, sono stati a rimorchio di Chavez e subordinandosi alla sua politica hanno privato la classe operaia di un riferimento politico autonomo ed indipendente che si facesse carico dei compiti storici della classe operaia.Esattamente come in Libano e Palestina dove l’assenza di una politica rivoluzionaria e proletaria da parte del Partito Comunista Libanese e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina,ha consentito rispettivamente a Hezbollah ed Hamas di poter essere a capo di un processo rivoluzionario che non possono portare a termine perché sono niente più niente meno che frazioni delle loro rispettive borghesie nazionali.La subordinazione dei sindacalisti stalinisti nella UNT, uno dei principali sindacati venezuelani, è tale da far si che soprattutto sul terreno sindacale essi privino i lavoratori di una strategia di indipendenza dal governo.La UNT non riesce a lottare contro Chavez,per esempio sul terreno dei salari e degli orari di lavoro, perché la propria burocrazia dirigente è politicamente legata al governo.L’unica conseguente opposizione politica allo stalinismo del PCV e ai Chavisti è il gruppo Opcion Obrera (sito internet www.opcionobrera.org ) che lotta soprattutto nella UNT per l’indipendenza del sindacato dal governo e per la costruzione di un partito rivoluzionario della classe lavoratrice.Solo così si potrà far fronte ai quei problemi che Chavez non ha risolto (disoccupazione,bassi salari,cattivo funzionamento dei servizi sociali,ecc…) e contemporaneamente gettare un ponte verso la rivoluzione,verso il socialismo.

DaniloTrotta - mcPCL Napoli

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FONTE

  • dantrotta@hotmail.it